PARROCCHIA DELL’ANNUNCIAZIONE IN OLMO DI MARTELLAGO
15 aprile 2024 ore 20 30
GRUPPO DI DEVOZIONE ALLA DIVINA MISERICORDIA.
La chiesa cattolica il 16 aprile ricorda santa Bernadette Soubirous perché in quel giorno del 1879 muore a Nevers a 35 anni. Noi del gruppo di devozione alla Divina Misericordia non potevamo non ricordarla per l'attualità cogente del messaggio che la Vergine le ha lasciato: pregare per la conversione dei peccatori e recitare il Santo Rosario, possibilmente con il rosario brigidino che Bernadette usava durante le apparizioni.
La Vergine Immacolata nella grotta Bernadette Soubirous in una foto all’epoca delle apparizioni
CANTO DI INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO
Chi va all’inferno secondo Bernadette.
A Bernadette Soubirous chiesero che cosa fosse, per lei, "un peccatore". Tutti si aspettavano che rispondesse: « È uno che fa il male ». E, invece, questa la risposta della Veggente: « Peccatore è uno che ama il male ».
Risposta, a pensarci, profonda e consolante: quell'inferno contro il quale tanto violentemente si ribella il mondo moderno riduce così, e drasticamente, i suoi potenziali ospiti. Tutti noi - o quasi - "facciamo" del male. Ma quanti, tra di noi, davvero "amano" il male? Forse è vero che, come è stato detto, più che cattivi siamo (tutti quanti) un po' stupidi. Senza togliere nulla alla gravità del peccato, alla necessità di contrastarlo ogni giorno in noi. Bernadette, con la sua intuizione - che è propria dei santi - di che cosa sia davvero il vangelo, ci rassicura che non tanto praticare quanto amare il male è ciò che può davvero tagliarci fuori (e per nostra volontà stessa) dalla Misericordia.
A Lourdes, presso i santuari c’è un’ala del vecchio ospizio dedicata alla Misericordia di Dio, tutti i giorni sono a disposizione sacerdoti di tutte le lingue che amministrano il sacramento della Confessione. Anzi, il primo passo per iniziare il pellegrinaggio è proprio questo: accedere con fiducia alla Misericordia di Dio per iniziare un cammino di conversone.
La Santa Vergine che promise alla sua veggente la felicità nell’aldilà e permise tribolazioni nella sua vita terrena, offre la chiave di volta di un enigma che rimane irrisolto per tanta umanità di oggi, infelice e smarrita.
La triplice notte dell’anima verso la fine della vita di Bernadette, nel convento di Nevers, con la sofferenza fisica per la malattia, il “silenzio” della Madonna che più non le era apparsa e lo scrupolo di non aver corrisposto adeguatamente alla sua missione, è stato il pegno della promessa della Vergine alla grotta nella terza apparizione il 18 febbraio 1858: “Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell’altro”.
Ecco, ritengo di aver dato un bel contributo di chiarezza sul significato della sofferenza offerta a Cristo per la redenzione del mondo e la conversione dei peccatori, e su chi siano veramente le persone che ostinatamente si rifiutano di accettare la Misericordia del Creatore, escludendosi così dal mistero della salvezza che significa voler andare all’inferno per l’eternità.
CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA
INTENZIONI DI INTERCESSIONE
ALCUNE DATE DELLE APPARIZIONI DI LOURDES
14 febbraio: Maria sorride a Bernadette perché la piccola si era portata l’acqua benedetta per aspergere la bella Signora per essere sicura che non si trattasse del diavolo.
18 febbraio: la vergine chiede a Bernadette di andare alla grotta per quindici giorni e le promette di non renderla felice in questa vita ma nell’altra.
19 -23 febbraio: Maria e Bernadette pregano insieme, conversano tra loro e Bernadette non rivela nulla.
24 febbraio – 1° marzo: è tempo di Quaresima e la Vergine esorta Bernadette con le parole: “Penitenza, penitenza, penitenza. Pregate Dio per la conversione dei peccatori”. La Signora le ordina di camminare in ginocchio nella grotta, di mangiare erbe selvatiche, di scavare nel fondo della grotta con le mai nel fango, di sporcarsi il viso con quel fango, di scavare ancora fino alla scoperta della sorgente miracolosa e infine di lavarsi il viso e le mani. L’acqua della sorgente rappresenta la Grazia santificante che purifica dai peccati.
2 – 4 marzo: la Signora invia Bernadette in missione: “Andate a dire ai sacerdoti che si venga qui in processione e che si costruisca una cappella”. Durante le ultime apparizioni delle quindici promesse da Maria, avvengono i primi miracoli di guarigione.
25 marzo: Bernadette si sente richiamata alla grotta, è il giorno dell’Annunciazione . Bernadette chiede ancora di conoscere il nome della Signora. Il parroco vuol sapere. La Signora le dice: “QUE SOY ERA IMMACULADA CONCEPCIOU”: SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE! Bernadette, che non sapeva cosa volesse dire, va di corsa dal parroco a comunicarlo. Il parroco rimane sconvolto e crede a tutto quanto Bernadette gli aveva comunicato su incarico della Vergine Maria. È assolutamente straordinario che il 25 marzo la Madonna quando comunica chi è, lo fa allargando le braccia come nell’immagine della famosa Medaglia Miracolosa di suor Caterina Labouré, alla quale la Madonna nel 1830 a Parigi aveva dato ordine di coniare la medaglia con la giaculatoria: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”.
Le ultima due apparizioni avvengono il 7 aprile, subito dopo la Pasqua, e il 16 luglio giorno della festa della Madonna del Carmelo.
LOURDES NASCE CON LA MEDAGLIA MIRACOLOSA, È QUI CHE LA VERGINE SI MANIFESTA COME L’IMMACOLATA CONCEZIONE
La Medaglia Miracoloso che suor Caterina fece coniare su ordine della Madonna
La Chiesa e il Papa Pio IX non restarono insensibili alle manifestazioni della Rue du Bac, la Madonna aveva parlato chiaro, era stata concepita senza macchia originale. Così verrà proclamato il dogma di fede sull’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1854. Le intuizioni che il beato Giovanni Duns Scoto nel 1300 aveva elaborato dimostrando la verità teologica del dogma, trovano compimento dopo oltre cinque secoli. Questi sono i tempi di Dio e i tempi della Chiesa. Forse è utile e conveniente interiorizzare questi fatti, noi non siamo qui sulla terra per quei pochi anni che viviamo, siamo proiettati più avanti, l’eternità ci sta aspettando e conviene che ne teniamo conto per prepararci. .
Questa narrazione che ho voluto brevemente sintetizzare, ha un’importanza straordinaria anche oggi per la vita della Chiesa cattolica. Tutte le successive apparizioni della Vergine Maria hanno confermato cosa vuole dai suoi fedeli la Madonna: preghiera e penitenza per la conversione dei peccatori. La dottrina della Chiesa di Roma mutuata dal Vangelo e dalle scritture ebraiche, esprime con chiarezza che Dio Padre vuole che tutti gli uomini si salvino. Ha mandato suo figlio Gesù proprio per questo. Dio, infinita misericordia, vuole che gli uomini accettino gli insegnamenti di Gesù, che abbandonino la vita nel peccato e vivano nella gioia e nella grazia di sapersi amati e salvati per la vita eterna.
Ancora oggi, gli oltre cinque milioni di pellegrini che si portano a pregare ai piedi della grotta, hanno nel cuore questo desiderio e questa missione: conoscere la misericordia di Dio e farla conoscere al mondo.
Gesù ha voluto che sua Madre venga di nuovo sulla terra per comunicare al mondo come l’umanità possa salvarsi dalla disperazione e dalla morte dell’anima. Anche Maria è mediatrice di misericordia verso suo Figlio, anzi è Mater Misericordiae!
Ora, pare bello riportare anche il pensiero di un altro grande santo, Giovanni Bosco, suo contemporaneo, sul tema della salvezza e sul significato della sofferenza. Visto che a Lourdes gran parte dei pellegrini sono persone ammalate, molte nel corpo ma anche nello spirito. Sarà bene ricordarsi dell'ormai vecchio e malato don Bosco che nel 1886, a due anni dalla morte, si spinse penosamente sino a Barcellona per incontrarvi i molti benefattori spagnoli e per cercare nuovo denaro. Per obbedire all'ordine del papa, infatti, aveva dovuto caricarsi sulle ormai stanche spalle la raccolta di fondi per costruire la nuova basilica del Sacro Cuore al Castro Pretorio a Roma.
Sulla via del ritorno, il Santo si fermò a Grenoble, dove fu alloggiato nel seminario. Scorgendolo ansante, quasi disfatto, il Superiore gli disse: « La vedo molto sofferente, monsieur l'abbé. Certo, alla sua età, è ben duro un viaggio così: ma nessuno meglio di lei sa quanto santifichi la sofferenza».
Questa la risposta di don Bosco: « No, signor Rettore, non è così: ciò che santifica non è la sofferenza, ma la pazienza».
Cristianesimo non è amare il dolore: è dargli un senso. Non c'è uomo che, spesso in segreto, non porti la sua croce: convertirsi, non vuoi dire liberarsene, ma accettarla. Negare il dramma della vita, ribellarsi ad esso, significa trasformare quel dramma in tragedia, perché senza significato e senza speranza.
SUPPLICA ALLA MADONNA DI LOURDES
O Madre di misericordia,
che apparendo a S. Bernadette a Lourdes, hai manifestato la tua solidarietà
con l’umanità sofferente, ascolta la voce e la preghiera di tutti i tuoi figli infermi,
che oggi ricorrono a Te, fiduciosi di trovare una Madre che li ascolti e conforti.
Esaudisci le invocazioni che Ti rivolgiamo: guarisci le malattie che ci affliggono,
trasforma il nostro pianto in supplica e le nostre preoccupazioni in affidamento a Te; converti la nostra solitudine in fiduciosa attesa e il nostro turbamento in abbandono.
Ti affidiamo, in particolare, i malati dei virus di questi tempi e le persone che si sono ammalate a causa delle terapie sperimentali, i bambini e i giovani gravemente malati, quanti affrontano terapie salvavita i malati terminali e gli agonizzanti. Sii, per tutti loro, consolatrice degli affitti e un sicuro rifugio nel tempo della malattia.
Amen
CANTO: AVE MARIA DI LOURDES
INVOCHIAMO LA BENEDIZIONE DEL SIGNORE con la formula di san Francesco:
Il Signore ci benedica e ci custodisca, mostri a noi il suo volto e abbia misericordia di noi. Rivolga il suo volto verso di noi e ci dia pace. Nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito Santo. Amen.
Gesù Divina Misericordia tra Santa Faustina Kowalska e san Giovanni Paolo II
Pubblico questo articolo del domenicano fra RiccardoLufrani, docente alla LUMSA di Roma perché parla abbondantemente del modello economico divulgato nelle nostre pubblicazioni sotto la sigla WORLD-LAB.
Noi di World Lab siamo partiti dalle intuizioni del beato Giuseppe Toniolo con la enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII promulgata nel 1891 e dalla realizzazione della "Società delle Famiglie Cristiane" verso il 1870 del mistico David Lazzaretti assassinato dalle tuppe sabaude durante una processione religiosa, per pubblicare i nostri lavori di analisi e sviluppo di un nuovo modello economico denominato Civismo e che risponde totalmente a quanto delineato nei documenti pontifici sotto la definizione di Dottrina Sociale della chiesa cattolica.
Le nostre pubblicazioni, divulgate su questo sito nella cartella Econiomia Cristiana sono:
LA DIGNITA' DELLE NAZIONI, 2015, edito su Amazon,
MANIFESTO DEL CIVISMO, 2016, edito su Amazon,
BURGER ECONOMY, 2022, edito su Amazon,
VERSO UN MONDO NUOVO, 2022, stampato in proprio.
Inoltre sono visibili e acquistabili sul nostro sito: worldlabnetwork.org.
Nella nostra attività di ricerca abbiamo fatto tesoro delle intuizioni di Papa Francesco quando ha affermato nella Evangelii Gaudium che QUESTA ECONOMIA UCCIDE,e in una omelia a Santa Marta quando ha esortato: "OSATE, SIATE CORAGGIOSI, PERCHE' SOLO PENSANDO NUOVO E DIVERSO POSSIAMO SPERARE DI FARCELA".
Logo di World Lab che ricorda il logo di David Lazzaretti
Dimmi qual'è la tua metafisica, e ti dirò in che società vivrai!
Con questo adagio si potrebbe riassumere l’autorevole analisi che il nostro confratello Giorgio La Pira propose in un breve quanto chiaro saggio del 1945 dal titolo “Premesse alla politica”, dove il Servo di Dio mostra la catena logica che, partendo da una visione del mondo, produce necessariamente un determinato tipo di società.
La Pira considera l’esempio di tre sistemi filosofici e, passo dopo passo, dimostra come dalla filosofia di Hegel si arrivi ineluttabilmente alla dittatura razzista, dalla visione di Marx alla dittatura comunista, e dalla filosofia di Rousseau alla democrazia capitalista ed individualista, che porta alla concentrazione del potere economico e politico e all’oppressione dei più forti sui più deboli (cf. G. La Pira, Premesse alla politica, 1945, p. 127).
Se le tremende devastazioni del nazismo e del comunismo sono conosciute da tutti, anche il liberismo economico, nato con la Rivoluzione Industriale, mostrò subito le sue nefaste conseguenze sulla società, stigmatizzate chiaramente nell’Enciclica di Leone XIII Rerum Novarum del 1891. Da allora ininterrottamente in dieci Encicliche1, il Magistero della Chiesa continua ad avvertire della necessità di un’attività regolatrice del mercato, che permetta di godere dei vantaggi della libera competizione, e allo stesso tempo eviti la concentrazione del potere economico e politico, con il conseguente sfruttamento dei potenti sui più deboli, nonché la devastazione dell’ambiente.
Le politiche statali di molti paesi europei sono riuscite a mitigare le conseguenze nefaste del libero mercato sulla società, portando prosperità e benessere al nostro continente, ma, allo stesso tempo, la concezione dell’uomo liberale ha prodotto anche lo sfaldamento dei valori tradizionali, cominciato con una vera e propria rivoluzione copernicana dei valori propugnata da vari filosofi libertari, a partire dal poemetto satirico del 1724 dell’olandese Bernard de Mandeville, “La favola dell’ape: ovvero vizi privati, pubbliche virtù”, per passare all’evacuazione della morale dall’economia operata da Adam Smith, ed approdare all’attuale “economicizzazione” o “omnimercificazione” del mondo, come la descrive bene Serge Latouche nel suo saggio “L’invention de l’économie”, del 2005 (p. 225-9).
Un tentativo di evitare i danni del liberismo economico, senza ricorrere alla regolazione del mercato da parte degli Stati, si ritrova nella proposta di una corrente di pensiero statunitense, definita come neoconservatorismo, abbreviato in Neocon. Se le sue origini risalgono all’anticomunismo radicale degli anni ’50 del XX secolo, il pensiero Neocon si caratterizza dalla assoluta fiducia nell’attività autoregolatrice del mercato, identificando il problema del sistema capitalistico democratico nel ““caos spirituale”, alimentato dal dinamismo tipico delle istituzioni capitalistiche”, come afferma il politologo Neocon Irving Kristol (cf. Flavio Felice, “Prospettiva “neocon”. Capitalismo, democrazia, valori nel mondo unipolare”, 2005, p. 148).
La soluzione che permetterebbe di salvare il mercato libero, e allo stesso tempo preservare la società e l’ambiente, per i Neocon sarebbe quella di moralizzare con le virtù la vita degli agenti del mercato, cioè di tutta la società. Se questa proposta sembra a prima vista promettente, in realtà, quando si considerano i presupposti filosofici che vi stanno alla base e le finalità ultime che guidano il pensiero Neocon, si dimostra inefficiente, se non dannosa.
Come abbiamo visto, l’idea di uomo che è alla base del sistema capitalistico democratico è quella di Rousseau e dei filosofi liberali. Sovrapporre un’idea cristiana dell’uomo, come propone Michael Nowak, “profeta” del teoconservatorismo, per far sì che gli agenti del mercato si comportino cercando il bene comune è un’illusione destinata a fallire. L’incisiva azione politica negli Stati Uniti - e sempre di più anche nella Chiesa - degli ambienti Neocon e Teocon cerca di imporre alla società una morale delle virtù, ricorrendo spesso alla teologia di san Tommaso d’Aquino, operazione che consiste in pratica a cercare di “imprigionare” i vizi privati, che sono il motore dell’economia liberale, in una “gabbia” di virtù posticce.
È una sorta di assurdo contrasto tra due forze che spingono in direzioni opposte, da una parte sollecitando i vizi per far funzionare l’economia, dall’altra sviluppando le virtù, come se le virtù e i rispettivi vizi che vi si oppongono possano coesistere! Come essere casti e lussuriosi allo stesso tempo? Anche i Teocon cattolici cercano di sdoganare l’economia liberista all’interno della Chiesa, reinterpretando il Magistero sociale in modo che non infranga i dogmi del mercato autoregolato, del diritto assoluto alla proprietà privata e del primato del profitto. Un esempio in questo senso è dato dal libro “Les Papes de Léon XIII à Jean-Paul II et le capitalisme,” del nostro confratello fr. Maciej Zieba op, che sembra in tutti i modi voler presentare le encicliche sociali fino a Centesimus annus di S. Giovanni Paolo II, come suffraganti l’economia liberista, arrivando a svalutare l’insegnamento della Populorum progressio di Paolo VI, bollandola come simpatizzante delle ideologie di sinistra (p. 45-52), poiché chiaramente in opposizione ai dogmi liberisti.
fr. Riccardo Lufrani, O.P.
Ma quello che è più grave dell’ideologia Neocon è la strumentalizzazione della religione come regolatore sociale. Il credo religioso non è per i Neocon la fede che dà la forma alla vita degli individui e delle società, ma una religione di regole e leggi che servono a limitare i danni insiti al sistema capitalistico democratico stesso2. Invece di un’economia al servizio di Dio nel servizio dell’uomo, come prospetta la dottrina sociale della Chiesa, il programma Neocon prevede di servirsi di Dio per preservare il sistema capitalistico democratico. Si tratta di una vera e propria perversione ideologica!
Infatti, il progetto Neocon, da un lato non può riuscire nel suo intento di una moralizzazione delle virtù sulla società liberale, questa essendo fondata sui valori che tendono necessariamente all’individualismo, al relativismo e allo sviluppo dei vizi, dall’altro, dando l’illusione di una rigorosa religiosità, anestetizza la forza dirompente che la virtù teologale della fede suscita nei credenti, chiamati, attraverso la loro azione nel mondo sostenuta dalla grazia, alla evangelizzazione della società.
In un recente articolo sul fondamentalismo cristiano, Padre Antonio Spadaro SJ e il Pastore presbiteriano Marcelo Figueroa denunciano la strumentalizzazione della religione a fini politici, caratteristica comune alle numerose ideologie ultraconservatrici statunitensi: “Su quale sentimento fa leva la tentazione suadente di un’alleanza spuria tra politica e fondamentalismo religioso? Sulla paura della frattura dell’ordine costituito e sul timore del caos. Anzi, essa funziona proprio grazie al caos percepito. La strategia politica per il successo diventa quella di innalzare i toni della conflittualità, esagerare il disordine, agitare gli animi del popolo con la proiezione di scenari inquietanti al di là di ogni realismo.La religione a questo punto diventerebbe garante dell’ordine, e una parte politica ne incarnerebbe le esigenze. L’appello all’apocalisse giustifica il potere voluto da un dio o colluso con un dio. E il fondamentalismo si rivela così non il prodotto dell’esperienza religiosa, ma una concezione povera e strumentale di essa.”
In poche parole, l’ideologia Neocon si rivela essere un tentativo di preservare l’ordine del liberismo economico, usando la religione per cercare di far stare in piedi un edificio sociale che è minato alle fondamenta dalla natura stessa del sistema economico liberista. L’uso ideologico della religione da parte dei Neocon si spinge addirittura a cercare di dimostrare che il liberismo economico è insito nella natura dell’uomo, tanto da arrivare a studiare la “portata teologica del capitalismo democratico” e “della vita dello spirito che lo rende possibile” (cf. Felice, p. 153-4).
Ricercando un fondamento teologico e prospettando una rigida morale delle virtù, l’operazione Neocon, che si professa di ispirazione cristiana, in realtà si apparenta molto più all’islam politico, che propone di “addomesticare” il mercato “attraverso alcune precise regole,” che però sono “applicabili solo nell’ambito di una dittatura teocratica” (cf. World-Lab, Manifesto del civismo, 2016).
Se negli ambienti accademici e nei media, grazie anche a consistenti finanziamenti di ricchi mecenati, il liberismo economico è stato presentato per decenni come l’unico sistema praticabile, le evidenti conseguenze nefaste del liberismo senza freni (basti pensare alla crisi finanziaria del 2008) hanno suscitato diverse reazioni, che vanno dai movimenti no-global, alle teorie della decrescita felice, all’islamismo politico, alla proposta di una nuova economia “cristiana”.
Fino ad oggi, il Magistero della Chiesa non ha “consacrato” nessun sistema economico, ma si è limitato a presentare i principi cristiani che dovrebbero ispirare le società e le relazioni economiche, sottolineando i vantaggi e gli svantaggi dei diversi sistemi esistenti. Uno sviluppo nell’attitudine della Chiesa riguardo all’economia, si è manifestato già nel primo anno del pontificato di Papa Francesco, che ha stigmatizzato l’inequità del sistema economico dominante nel mondo, usando parole forti: “Questa economia uccide.”3
A più riprese il Sommo Pontefice, poi, ha incoraggiato tutti, e i fedeli in particolar modo, a pensare in maniera nuova per affrontare il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo. In questo senso, una riflessione sulla teoria e la prassi economica recentemente proposta da un gruppo di economisti cristiani, denominato World-Lab, delinea un’interpretazione della realtà economica attraverso un nuovo paradigma e propone una trasformazione della società e dell’economia dal basso, grazie anche alle nuove tecnologie, tenendo conto della dottrina sociale della Chiesa (cf. World-lab, Dignità delle nazioni, 2015). Con un secondo libro del 2016, “Manifesto del civismo”, lo stesso gruppo World-Lab “intende dar avvio ad una dinamica destinata a dar forma ad un sistema sociale inedito, denominato Civismo”, sistema sociale prodotto da un sistema economico “essenzialmente basato sulla naturale complementarietà fra il Mercato, lo Stato e le Collettività mutualistiche intermedie”, denominato dagli autori come “Economia cristiana” (cf. World-Lab, Manifesto del Civismo, 2016).
Conforme alla dottrina sociale della Chiesa, la proposta del gruppo World-lab sembra essere una promettente risposta al cambiamento radicale che il mondo sta sperimentando. Gli autori di questa proposta hanno sviluppato nei dettagli il percorso di realizzazione di una nuova economia dove l’auto-produzione, organizzata in quelli che sono chiamati Distretti di Sviluppo Locale, permetterebbe di combinare i vantaggi della competizione del mercato con quelli della piena occupazione, il tutto nel rispetto dell’ambiente.
L’interessante e promettente progetto di una nuova società fondata su un’economia conforme al Vangelo è solo al suo inizio, ma non ci sono motivi per pensare che, perfezionandosi man mano che si realizza, non possa riuscire nel suo intento, se crediamo veramente che la vita cristiana sia la vita che tutti gli uomini sono chiamati a vivere nella grazia che sopraeleva la natura di ogni persona umana.
L’iniziativa del gruppo World-lab risponde pienamente alle aspettative che La Pira formulò nel lontano 1945: “E se tutto questo è vero – ed è vero! – sorge per la cristianità il dovere di organizzarsi politicamente per assolvere questo compito preciso: preparare essa nuovi congegni economici, politici, giuridici e culturali che siano adeguati alle premesse metafisiche e religiose dell’Evangelo: cioè, preparare le nuove strutture sociali nelle quali – come dice Maritain – siano rifratte quelle esigenze di interiorità, libertà, e di fraternità che sono le esigenze insopprimibili della persona umana.” (cf. Premesse alla politica, p. 186).
La riflessione che proponiamo in questo breve articolo, spera di aver dato una doppia buona notizia: non siamo “condannati” al liberismo economico, e la fede non è destinata ad essere relegata al ruolo di “stampella” dei dogmi liberisti! La sacramentalità della Chiesa per il mondo passa attraverso l’incarnazione nella vita di ogni fedele del Cristo Crocifisso e Risorto, per diventare pietre vive del Corpo Mistico, fermento, lievito, sale e luce per il mondo.
Accogliamo allora con entusiasmo la forte e continua esortazione del Sommo Pontefice, che con il Cristo è Capo del Corpo Mistico,4 a capire il mondo contemporaneo e partecipare attivamente, ognuno secondo il proprio stato, i propri talenti e le proprie competenze, alla costruzione della nuova società.
fr. Riccardo Lufrani, O.P.
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1) Quadragesimo anno – 1931, Pio XI; Mater et magistra – 1961, Giovanni XXIII; Pacem in terris – 1963, Giovanni XXIII; Populorum Progressio – 1967, Paolo VI; Octogesima adveniens – 1971, Paolo VI; Laborem exercens – 1981, Giovanni Paolo II; Sollicitudo rei socialis – 1987, Giovanni Paolo II; Centesimus annus – 1991, Giovanni Paolo II; Caritas in veritate – 2009, Benedetto XVI; Laudato si’ – 2015, Francesco.
2) In questo senso si veda il paragrafo sulla religione nel succitato saggio di Flavio Felice: p. 89-107.
3) “Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi” ", Evangelii gaudium, 53.
4) Cf. Unam Sanctam, Bonifacio VIII, (Corp. Iur. Can., Extr. comm. I, 8, 1).
MONASTERO DELLA VISITAZIONE DI TREVISO
DE ANIMA: CONFERENZA TENUTA IL 10 FEBBRAIO 2024 ALLE SUORE DI CLAUSURA
(Relazione di Gianfranco Trabuio, poeta e pubblicista)
In questa relazione parleremo di Anima anche prendendo in considerazione le recenti scoperte scientifiche sull’uomo come persona e non solo come corpo.
Però prima di parlare di Anima provo a introdurre un’immagine che ne fa da prefazione e che può far scaturire in ognuno di noi delle riflessioni stimolanti per ulteriori approfondimenti personali.
Ora, secondo la nostra religione cattolica, ma non solo, l’Anima ha origine al momento del concepimento, quando il seme maschile incontra l’ovulo femminile e il tutto si annida nell’utero, possiamo pensare questo momento come l’atto divino della creazione.
Oggi ci sono correnti di pensiero che formulano ipotesi più complesse su questo tema, però per il momento ci atteniamo all’idea originaria della creazione come atto divino.
Quindi, l’anima è creata da Dio creatore, e Dio a ogni anima dona dei talenti che poi saranno messi a frutto dalla persona che li riceve.
Ed è affascinante pensare alla nostra esistenza terrena, alla nostra vita, secondo un’interpretazione geometrica.
Qualche tempo fa mentre ero nella mia chiesa di Olmo-Martellago stavo riflettendo sulla parabola dei talenti e sull’uso di questi, da poeta e da matematico mi è venuto naturale immaginare proprio quella interpretazione geometrica.
Vediamone la rappresentazione:
prendiamo in considerazione la figura geometrica dell’ellisse che gode di una particolare proprietà. Osserviamola:
sul sistema di assi cartesiani X e Y prendiamo due punti sull’asse delle ascisse X equidistanti dall’origine O degli assi e li chiamiamo fuochi F1 e F2, poi prendiamo un punto P sul piano e tenendo fisso questo punto lo facciamo ruotare sul piano in modo che i due segmenti F1P e F2P mantengano costante la loro somma, il risultato di questa rotazione è l’ELLISSE.
Ora, immaginiamo che Dio faccia il suo dono dei talenti, che sono situati nel punto F1 e la persona che si trova con quell’anima prenda la consapevolezza di darsi una missione durante la sua esistenza terrena nel punto F2.
Ecco che la vita di ciascuna persona può immaginarsi come un percorso lungo l’orbita dell’ellisse, cioè la vita è condotta sull’orbita che ha al centro l’origine, cioè Dio creatore.
Allora ognuno di noi è chiamato a vivere la propria esistenza in funzione dei talenti, dono di Dio, e alla missione che ciascuno si sceglie da sé per vivere in pienezza.
L’originalità di questa interpretazione della nostra esistenza lungo l’orbita dell’ellisse nasce dal fatto che i pianeti del nostro sistema solare hanno tutti un’orbita ellittica intorno al sole, che si trova in uno dei fuochi, e che con la sua energia tiene in equilibrio tutto il sistema solare.
L’universo è tutto un sistema di galassie in orbite ellittiche e rimane in equilibrio grazie all’equilibrio delle energie che lo governano.
A voler essere precisi anche il nostro pianeta, la Terra, è un ellissoide, non è una sfera.
Così la nostra vita è in equilibrio se una volta ricevuta l’anima nel nostro corpo viviamo in coerenza con i talenti ricevuti e la missione che ci siamo scelti, ambedue governati dalla volontà di Dio creatore che ci fornisce l’energia per percorrere l’orbita dell’ellisse rimanendo Lui al centro dell’orbita.
Ma non finisce qui l’affascinante immagine della nostra vita sull’orbita dell’ellisse; nel 1915 il fisico tedesco Arnold Sommerfeld ha dimostrato che anche gli elettroni hanno orbite ellittiche intorno al nucleo dell’atomo.
Perché partiamo da questa immagine dell’ellisse?
Perché siamo creature di Dio, è Dio che ha creato dal nulla tutte le cose.
In questi ultimi tre secoli, post illuminismo, molti scienziati hanno tentato di spiegare come si è creato il nostro mondo, la nostra terra, il nostro sistema solare, la nostra galassia e tutte le altre galassie…… Ancora non ci sono riusciti, ma hanno fatto scoperte sempre più interessanti.
Di recente alcuni scienziati hanno preso in considerazione che esista lo Spirito e che questo Spirito sia l’energia che ha formato l’universo, io mi permetto di fare una considerazione: allora Dio è energia!
Ecco perché ho pensato che fosse bello e stimolante mettere in relazione la nostra esistenza come creature di Dio e l’ellisse che è la figura geometrica dell’orbita dei pianeti del nostro sistema solare, ed è solo con questa orbita che questo sistema è in equilibrio e così ci viene garantita la vita su questa Terra.
Dopo questa introduzione poetica provo ad addentrarmi su un cammino che trae origine dal mondo delle neuroscienze, cioè dagli scienziati che studiano e fanno ricerche su come funzioniamo grazie ai nostri sistemi neuronali.
Noi non abbiamo un solo cervello contenuto nel cranio, abbiamo anche un cervello nel cuore e un altro a livello intestinale.
Sono cervelli perché hanno un sistema di neuroni come quelli del cervello.
È stato stimato che il cuore abbia circa 40.000 neuroni che costituiscono una rete di comunicazione all’interno del cuore stesso; mentre l’intestino è stato stimato che ne abbia 100 milioni che lavorano in asse col cervello.
Il cervello è stato stimato che sia costituito da 85 miliardi di neuroni.
Questo per farci capire la complessità del mondo che stiamo tentando di analizzare.
Ora, se pensiamo che le nostre cellule vivono scambiando reazioni biochimiche e che ogni reazione produce una carica elettrica e che ogni carica elettrica emette un’onda elettromagnetica e che le onde emesse non sono altro che energia che si propaga all’esterno delle cellule, ci rendiamo conto che il tema che stiamo affrontando è quanto mai ricco di stimoli per gli approfondimenti e affascinante oltremisura.
Questa nota si articola in tre parti, la prima di natura scientifica che ha come scopo quello di spiegare i meccanismi di funzionamento del nostro cervello e dei sistemi neuronali coinvolti, la seconda più propriamente mistica riguarda la relazione con la Divinità e infine la terza si concretizza nell’illustrare un esempio preso dalla testimonianza di una santa ritenuta dagli esperti una maestra di questa disciplina mistica.
PRIMA PARTE.
Per esemplificare tutti noi abbiamo conoscenza di come si analizza il comportamento del cervello, del cuore e dei muscoli. L’ingegneria biomedica ha realizzato apparecchiature sempre più sofisticate per studiare mediante elettroencefalogramma, elettrocardiogramma e elettromiografia il funzionamento degli organi analizzati.
Ma non solo, oggi proprio grazie a queste scoperte sono state costruite apparecchiature che analizzano il cuore e il cervello mediante la tecnica del magnetoencefalogramma e magnetocardiogramma, proprio sfruttando le conoscenze nel mondo delle frequenze e delle onde elettromagnetiche e facendo tesoro delle scoperte di oltre un secolo fa quando Einstein e gli altri scienziati che hanno rivoluzionato la Fisica con le scoperte della Meccanica quantistica, ha affermato che:
NOI SIAMO ENERGIA IMMERSI IN UN CAMPO DI ENERGIA.
Le scoperte della Fisica quantistica hanno consentito di andare oltre l’analisi dei semplici tracciati per esplorare addirittura gli effetti del pensiero sulla realtà fisica e non solo. Il nostro cervello fatto di miliardi di neuroni tutti dotati di carica elettrica ed emettenti onde elettromagnetiche, è la centrale dei processi comunicativi che avvengono a livello fisiologico dentro al nostro corpo, ma non solo, anche a livello di comunicazione del pensiero al mondo circostante, dal momento che il pensiero non è altro che una elaborazione prodotta dai nostri neuroni.
Ma c’è dell’altro, in questo contesto, ancora più affascinante. Scoperte recenti hanno messo in evidenza che il muscolo cardiaco ha un suo sistema neuronale in diretta connessione con quello cerebrale. Anzi, è stato dimostrato che il campo toroidale (circolare attorno all’organo) del cuore è molto più potente di quello cerebrale.
Gli scienziati dell’HeartMath dell’Università americana di Stanford, hanno fatto una scoperta forse ancora più grande riguardo al cuore. Hanno dimostrato che il cuore umano genera il campo energetico più ampio e potente di tutti quelli generati da qualsiasi altro organo del corpo, compreso il cervello all’interno del cranio. Hanno scoperto che questo campo elettromagnetico ha un diametro che si estende dai due metri e mezzo ai tre metri, con l’asse centrato nel cuore. La sua forma ricorda quella acciambellata di una toroide, forma spesso considerata la più unica e primaria dell’universo.
Il cuore genera il più ampio campo elettromagnetico del corpo.
I campi elettromagnetici generati dal cuore permeano ogni cellula e possono agire come un segnale sincronizzatore per il corpo in maniera analoga all’informazione portata dalle onde radio. L’evidenza sperimentale dimostra che questa energia non solo è trasmessa internamente al cervello ma è anche recepibile da altri che si trovino nel suo raggio di comunicazione. Il cuore genera il più ampio campo elettromagnetico del corpo. Il campo elettrico come viene misurato dall’elettrocardiogramma(ECG) è all’incirca 60 volte più grande in ampiezza di quello generato dalle onde cerebrali registrate da un elettroencefalogramma (EEG). La componente magnetica del campo del cuore, che è all’incirca 5000 volte più potente di quella prodotta dal cervello, non è impedita dai tessuti e può essere misurata a diversi metri di distanza dal corpo con uno Strumento a Superconduzione di Interferenze Quantiche (SQUID) basato su magnetometri. È stato anche rilevato che le chiare modalità ritmiche nella variabilità della cadenza del battito cardiaco sono distintamente alterate dall’esperienza di differenti emozioni. Questi cambiamenti nelle onde elettromagnetiche, nella pressione sanguigna e in quella sonora, prodotti dall’attività del ritmo cardiaco sono percepite da ogni cellula del corpo a ulteriore supporto del ruolo del cuore quale globale e interno segnale di sincronizzazione.
SECONDA PARTE
Ora, partendo dalle acquisizioni scientifiche sul funzionamento del nostro cervello e sulle scoperte della capacità del pensiero di influenzare gli eventi interni al corpo umano, e non solo, ma anche quelli esterni, possiamo fare alcune riflessioni sul significato della preghiera e della sua efficacia riguardo alle intenzioni per le quali, rivolgendoci alla Divinità, noi preghiamo.
Esperimenti su queste modalità di preghiera, soprattutto comunitaria, dove più persone si trovano per pregare Dio secondo quella certa intenzione, sono stati realizzati in particolare nei gruppi del Movimento ecclesiale del Rinnovamento Carismatico Cattolico e da quello del Rinnovamento nello Spirito Santo. I risultati sono stati evidenti e riportati come testimonianza nei loro Convegni: la preghiera influisce sugli eventi per i quali si prega.
Quale significato dare a questi risultati? Qui entriamo in un ambito fecondo di sviluppi straordinari sull’efficacia della preghiera, entriamo in un contesto dove entrano in gioco l’anima che ogni persona ha ricevuto da Dio creatore e Dio stesso. Significa che noi siamo in grado di comunicare con la Divinità e come siamo in grado di farlo con Lui, siamo in grado di farlo anche con la Madonna, con san Giuseppe e con tutti i santi della storia. Generazioni di mistiche e mistici testimoniano nelle loro biografie queste esperienze straordinarie di comunicazione tra l’anima della persona e le anime residenti in Paradiso nella visione beatifica del Creatore.
La scienza ha reso visibili e comprensibili le esperienze di generazioni di santi che hanno lasciato scritto quanto avevano sperimentato nella preghiera.
Sant’Efrem il siro, morto nell’anno 373 dopo Cristo, ha scritto un aforisma di grande efficacia mistica: “IL CORPO È IL TEMPIO DELL’ANIMA”.
Seguendo questa pista di lavoro e di ricerca riporto, ora, una testimonianza che un monaco mi ha rilasciato tempo fa quando andai ad intervistarlo su questo argomento.
“Credo che quando noi parliamo della preghiera dobbiamo parlare meno di onde cerebrali e più di anima. Cioè della dimensione profonda che è essa stessa forza, è essa stessa energia, l'anima, è per sua natura. Mentre le onde cerebrali sono prodotte dal cervello l'anima non è prodotta, l'anima c'è.
E quindi quando noi preghiamo nel profondo del nostro cuore è l'anima che prega, e prega in forza di un dono che la rende viva nello Spirito, lo Spirito del Signore. Se tu vuoi intercedere, supplicare, chiedere perdono, è importante che tu lo faccia all’interno di te stesso, quindi nella tua anima, non tanto nel pensiero, il pensiero può essere uno strumento che rivolge che indirizza la tua anima, il pensiero della tua volontà, ma la preghiera deve essere espressione dell'interiorità, quindi del cuore. Più che del cervello o della mente, del cuore.”
Molto spesso quando noi preghiamo non ci rendiamo conto dell’azione della preghiera, perché l'azione della preghiera sovrasta la nostra consapevolezza e sovrasta a volte anche le nostre intenzioni, quindi, pregare anzitutto facendo unità interiore, cioè calandoci dentro la nostra anima.
Esistono studi e sperimentazioni fatte in diverse università dove si è messa in relazione la dimensione spirituale con la dimensione della guarigione. Qui si apre una frontiera di grande fascino perché entrano in gioco le leggi della fisica quantistica che aprono scenari di grande interesse per comprendere il ruolo dell’anima.
Nella frase “Siate uno come lo sono col Padre mio” sembra risuonare fortemente l’idea del piano di coscienza non locale di cui ci parlano i fisici, così come l’idea che “Tutto ciò che chiedete pregando vi sarà dato”, sembra avere a che fare con l’idea che nello stato di preghiera esista una possibilità di co-creazione della realtà.
Anche le guarigioni che Cristo compie sono sempre connotate da una domanda: “Vuoi guarire?”. Così come nel prosieguo della guarigione, nella quale Gesù afferma “I tuoi peccati ti sono rimessi. La tua fede ti ha salvato. Vai in pace e non peccare più”, riecheggia fortemente l’idea quantistica del perdono, ovvero è la persona sofferente che chiede perdono alla malattia che la tormenta. Non è Cristo a guarire, ma la fede del guarito.
La fede intesa come la certezza di chi sa, piuttosto che come la speranza di chi crede.
Ed è per questo che è così importante la scienza, perché dà conoscenze alla mente razionale.
Questo gioco di parallelismi tra Vangelo e fisica quantistica non ha alcuna pretesa di scientficità, però la sua potenza evocativa è indiscussa perché ci conduce a una riflessione che è emersa in un convegno all’Università di Catania sulla Medicina Integrata nel 2016: le guarigioni straordinarie hanno necessariamente una componente spirituale, nel senso che la malattia pone essa stessa quesiti per l’anima tanto del medico che del paziente.
Oggi la fisica quantistica sembra ricondurci anch’essa lì, ALLA SOGLIA DELL’ANIMA.
TERZA PARTE
Concludo questa dissertazione sull’anima citando un pensiero di Santa Teresa d’Avila, carmelitana scalza e riformatrice dell’Ordine Carmelitano, tratto dai suoi scritti autobiografici. Santa Terresa è vissuta dal 1515 al 1582 e non aveva fatto studi di teologia o di altre discipline scientifiche, aveva frequentato il monastero di Avila e ricevuto la formazione dalle sue Maestre. Aveva avuto un grande maestro che l’ha accompagnata nel suo cammino di riformatrice e di mistica: San Giovanni della Croce.
Ecco la profondità e attualità scientifica del suo pensiero:
“La mente è inutilizzabile quando si tratta di trovare la strada che porta nelle acque mistiche. La tua mente è esausta dalla ricerca.
Devi finalmente permettere all’anima di tornare al suo posto.
Togli di mezzo la mente e fai spazio all’anima.
La mente semplicemente non è abbastanza forte per fare il viaggio.
Arrivare da Dio è il compito dell’anima.
E l’anima risvegliata si agiterà e ti spronerà finché non ti accingi con energia e inizi ad allungare la mano al divino…”
Estasi di Santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini nella chiesa di Santa Maria della Vittoria in via Venti Settembre, 17 a ROMA
Se ci pensate è particolare che tutte quelle persone che hanno fatto scelte importanti per stare vicino a Dio, qualsiasi sia il loro Dio (parliamo dei monaci e monache di clausura, monaci tibetani e di tutte le altre categorie di persone che possano venirvi in mente) rispettino un sacrale silenzio.
È il silenzio della mente e, nel silenzio della mente, si cela il segreto della vita, il mistero di ogni cosa.
Non c’è più bisogno di parlare, non c’è più bisogno di capire, c’è solo bisogno di sentire.
Lì fuori non esiste niente: non cercate mai più di cambiare lì fuori…
L’anima non pensa, l’anima sa.
L’SLAM E LA “PRATICA”……. E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
PUBBLICO QUESTA RIFLESSIONE DIVULGATA TEMPO FA PERCHE' RITORNA DI GRANDE INTERESSE PER L'ATTUALITA' DELLA STORIA CHE STIAMO VIVENDO. DA BUONO STATISTICO CHE HA FATTO RICERCA, E DA GIORNALISTA, MI SEMBRA MOLTO CURIOSO FAR NOTARE QUANTO DESCRITTO NELL'ARTICOLO NATO A SEGUITO DI UN'INTERVISTA FATTA AL FILOSOFO EGIZIANO E MUSULMANO HASSAN HANAFI.
“Pratica” nella nostra cultura è contrapposto a filosofia. Poiché nel mio ultimo articolo pubblicato su alcuni siti, compreso il mio, parlavo dell’”Islam e la filosofia”, illustrando un’intervista fatta al prof. Hassan Hanafi dell’Università del Cairo, oggi parlo di fatti disarmanti nella loro praticità.
Infatti, scrivo di un argomento molto concreto e che di recente ha fatto molto scalpore sui media e tra le persone informate di tutto ma che conoscono poco. Da esperto di modelli demografici ho visionato con interesse un video che gira da un po’ di tempo su You Tube: “Muslim Demographics”, dove vengono illustrate con numeri le previsioni demografiche in Europa e nel Nord America. Lo sconcerto degli intellettuali e dei giornalisti nasce dal fatto che il video è stato proiettato durante una sessione del Sinodo dei Vescovi in corso in Vaticano e convocati per progettare la Nuova Evangelizzazione.
Detto banalmente: mettere il mondo davanti alla cruda realtà dei numeri provoca una crisi di rigetto e un moto di ribellione contro chi illustra quei numeri, quasi che misurare col metro una distanza sia diventata un’azione diffamatoria e offensiva. Stiamo vivendo un periodo storico di paranoia sociale e di schizofrenia collettiva.
Il video illustra un’ipotesi di sviluppo demografico delle popolazioni di cultura occidentale, rispetto alle popolazioni di cultura islamica, basato sul quoziente di fertilità familiare. In questo modo viene dimostrato come nel volgere di pochi decenni (da due a quattro), le popolazioni di questi paesi saranno a maggioranza musulmana. Questo significa, per la Chiesa (Mater et Magistra), che si apre un nuovo orizzonte di impegno pastorale per far conoscere il Vangelo alle nuove popolazioni.
Con buona pace di tutti gli intellettuali e i giornalisti, che tutto sanno e poco conoscono, i futuri parlamentari saranno in buona parte di religione islamica. L’uomo della strada potrebbe chiedersi: “E allora dove sta il problema?” È perfettamente normale che le popolazioni si evolvano, che i costumi si modifichino, che la cultura cambi. Dov’è il dramma?
Moralmente parlando il dramma si è consumato nella persona del cardinale Peter Turkson del Ghana e Presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, che avendo avuto l’ardire di far presente uno scenario impegnativo per la Nuova Evangelizzazione, è stato accusato di islamofobia, solo perché i numeri dicono quello che sarà il futuro per chi si troverà a viverlo. Il povero cardinale è stato costretto a chiedere scusa per aver fatto presente il futuro dell’impegno della Chiesa di Roma verso la nuova configurazione sociale e demografica, come se fosse un insulto all’Islam far vedere che le famiglie europee hanno circa un figlio per coppia mentre le famiglie musulmane ne hanno più di quattro.
L’analisi demografica è impietosa perché i numeri non si contraddicono. Se in Italia da quando la legge 194 consente di eliminare il feto nel grembo materno, ci sono stati cinque milioni di aborti, non è colpa dei demografi. Se il Parlamento europeo legifera sulla distruzione della famiglia naturalmente intesa non si possono accusare gli statistici di dire con i numeri quale sarà l’esito demografico da qui a venti o quarant’anni. Il povero cardinale Turkson voleva solo far riflettere i Vescovi del mondo sulla dimensione non solo demografica, ma spirituale, sociale ed economica delle scelte dei parlamenti occidentali.
il cardinale Peter Kodwo Turkson
Anche dentro alla Chiesa cattolica sono ormai evidenti i segni di uno scollamento spirituale e teologico, che rincorrendo le mode culturali riguardo alla eliminazione della cultura della vita, della cultura della famiglia, della cultura dell’impegno sacerdotale nell’annuncio del Vangelo, rendono di fatto la Chiesa nel suo insieme come un agglomerato di forze contrapposte che alla fine si elideranno, elidendo anche la Chiesa come la conosciamo oggi. Fortuna vuole e fede conferma che non sono le strutture gerarchiche a dare fiato allo Spirito Santo. La storia ciclica della Chiesa ci conforta su questo: a momenti di dissesto teologico e morale succedono epoche di grande rinnovamento con l’avvento di figure carismatiche che non si intimidiscono di fronte alla cultura imperante del relativismo e dell’indifferenza. Grandi Santi hanno segnato le epoche di rinnovamento della Chiesa e dato slancio a una nuova missionarietà. A fronte del declino e del degrado delle vecchie famiglie religiose, grazie al Santo Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, nuove famiglie religiose nascono e si impongono con la carica vitale del loro entusiasmo giovanile. I Movimenti Ecclesiali che tanto disturbo recano a vescovi e cardinali si vanno diffondendo e masse di credenti sempre più numerose li seguono, manifestando una sete di fede e di speranza che in molti ambienti è ormai solo un ricordo del passato. Sarebbe sufficiente consultare i dati statistici sugli aspiranti sacerdoti nei seminari diocesani e dei tradizionali ordini religiosi per confrontarli con quelli delle nuove congregazioni religiose e movimenti ecclesiali per avere conferma di quanto Giovanni Paolo II, confidava a un amico: “Ormai molte delle congregazioni religiose hanno il termosifone spento”.
Le leggi della sociologia sono anche queste impietose, come la demografia e la statistica. I popoli non sono capaci di vivere e di progredire senza la dimensione religiosa dell’esistenza. Chissà che una sana iniezione di religiosità popolare come quella musulmana non riesca a smuovere le antiche memorie di un’Europa ormai decrepita e rinunciataria riguardo alle proprie radici. Non si era mai verificato prima, nella storia, che un parlamento , come quello Europeo, legiferasse per cancellare dalle proprie costituzioni i valori e i principi che avevano reso possibile lo sviluppo di una civiltà basata sulle radici greco-giudaico-cristiane. Forse aveva ragione il prof. Hassan Hanafi, nell’intervista pubblicata, quando prevedeva, da buon filosofo, che l’Occidente avrebbe avuto bisogno dell’Islam per ritrovare il filo rosso della riscoperta dell’importanza della dimensione religiosa del vivere e dell’esistere.
NOTA IMPORTANTE: il cardinale Turkson l'ho incontrato e conosciuto molto bene a seguito del patrocinio da lui accordato a noi di WORLDLAB in occasione del convegno realizzato a maggio del 2017 a Mestre dove abbiamo illustrato il nostro nuovo modello economico pubblicato nel libro LA DIGNITA' DELLE NAZIONI edito su Amazon e tradotto in inglese, russo, francese e spagnolo. Al convegno hanno partecipato come relatori docenti dell'Università di Venezia, della Santa Croce di Roma e di Lovanio.
Yang e Yin anche in Economia
Premessa
Nel Giugno 2015 l'associazione informale World-Lab ha pubblicato, in singolare concomitanza con l'enciclica Laudato si' di Papa Francesco, un volumetto dal titolo La Dignità delle Nazioni nel quale sono stati formulati i due Paradigmi economici fondamentali dell'Eteronomia (produzione per terzi) e dell'Autonomia (auto-produzione), fino allora inediti, e le Modalità economiche nelle quali ognuno dei due si declina (e cioè Mercato, Filantropia e Baratti per il primo e Collettività auto-produttrici pubbliche e private per il secondo).
Sono stati altresì evidenziati gli opposti comportamenti adottati dagli attori economici operanti nei due contesti e cioè, rispettivamente, la competizione e la cooperazione, nonché i principali effetti ascrivibili a tali comportamenti.
Dualismo economico e filosofico
Il dualismo rappresentato dai due Paradigmi economici fa il paio con quello filosofico espresso dai principi Yang e Yin che compongono il noto simbolo, bianco e nero, dell'armonia.
In effetti l'Eteronomia, a cui corrisponde la competizione, è facilmente associabile allo Yang (principio maschile e creativo) mentre lo Yin (principio femminile e protettivo), richiama il Paradigma dell'Autonomia a cui corrisponde l' auto-produzione e la cooperazione.
Così come l'armonia nei diversi fenomeni richiede l'interrelazione fra Yin e Yang, anche un sistema economico trova una sua armonia con il contributo di entrambi i Paradigmi attraverso le Modalità di questi che più si prestano.
I sistemi, disarmonici, della modernità
durante alcuni decenni del secolo scorso, con la scusa di realizzare l'utopia/distopia (sogno o incubo) comunista, il “fiume carsico” che da lungo tempo serpeggia condizionando larghi strati della collettività, è riuscito a far emergere, dove meno avrebbe dovuto stando alla teoria “scientifica” marxiana, un improbabile sistema economico, denominato Collettivismo, propinato come necessaria fase iniziale nell'avvento del Comunismo. Che si trattasse di un “errore antropologico”, così definito da Papa Wojtyla, è emerso ben presto, se rapportato ai tempi lunghi che generalmente si accompagnano ai profondi mutamenti economici e sociali.
È così che il detto “fiume carsico”, pur mantenendo la stessa meta che da sempre lo anima, ha repentinamente cambiato direzione con una sorta di retro-marcia ideologica, di facciata.
Tutto Yang:
si è così assistito, laddove il Collettivismo si era istallato, ad un rapido passaggio di proprietà dei mezzi di produzione, e non solo quelli, dal pubblico al privato. Un ribaltone gigantesco, ma ovviamente incruento, contrariamente a quanto accade nel verso opposto, in quanto la proprietà pubblica, cioè di tutti, è generalmente percepita come di nessuno.
Quella che è stata propagandata come lotta fra lo Yin (autonomia, in versione esclusivamente pubblica nella fattispecie) e lo Yang (liberismo, nella versione di un mercato capitalistico già ampiamente diffuso in Occidente) si è dunque conclusa con la vittoria di quest'ultimo togliendo ogni ostacolo alla diffusione del vincitore: fine della storia.
Capitalismo “buono”:
Tutto Yang, privo di ogni ostacolo, è forse un po' esagerato.
In effetti qualcuno si è opposto a una tale deriva:
trattasi dei cosiddetti “economisti di Dio” fautori di una Economia civile che, fondata su idee settecentesche, intende far da argine al dilagare dell'Economia incivile (sic) che fa seguito al Capitalismo selvaggio. Peccato che non sia dato sapere in che modo tale economia possa prender forma.
Per ora sembra che si conti sulla buona volontà degli agenti economici, spronati dall'incitazione: fate i bravi!
- Domanda: ora che il mondo, cominciando dall'Occidente apparentemente poco ricettivo all'Economia civile, si immerge sempre più nel Capitalismo selvaggio e senza frontiere, l'Umanità può dirsi soddisfatta?
Mala-crescita e mala-decrescita
L' opinione pubblica, occidentale ma anche mondiale, è oramai divisa in due parti:
a) chi crede a quanto propinato dalla politica, un pensiero unico che comprende sia la “destra” che la “sinistra”, secondo cui bisogna puntare alla crescita (aumento del Prodotto Interno Lordo, al netto dell'inflazione)
b) chi pensa che per salvaguardare l'Ecosistema, data la finitezza del nostro piccolo pianeta blu, occorra invece puntare sulla decrescita.
Vorremmo qui invitare a riflettere sul fatto che, stante l'attuale sistema economico in cui vige il Capitalismo selvaggio, se è assodato che la crescita contribuisce a distruggere ulteriormente l'ambiente, è anche vero che la decrescta che non serve incentivare attraverso particolari politiche, essendo già in atto e ancor più in prospettiva, risulta devastante sul piano sociale.
Crescita smart
Santa Klaus, attualmente insediatosi nelle montagne svizzere forse a causa del cambiamento climatico, propone un nuovo modello di sviluppo (stakeholder capitalism) ed anche un nuovo concetto di crescita che salvaguarda il pianeta e, contemporaneamente, soddisfa le principali parti in causa.
Si tratta della crescita pro-capite: cioè la crescita globale divisa per il numero dei diretti beneficiari.
Siccome l'aumento del numeratore di un tale rapporto, come detto, non è sostenibile, Santa Klaus, per incrementare l'indicatore, propone di ridurre il denominatore.
D'altronde lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale renderà inutile, se non dannosa, la presenza di gran parte della popolazione mondiale.
E le tecnologie per procedere in tal senso, oramai ampiamente sperimentate, non mancano.
Chi teme di far parte del denominatore, scriva una letterina a Santa Klaus.
Serve il “disaccoppiamento” fra crescita e impronta ecologica
Più seriamente, per avere una crescita del PIL senza una crescita dell'impronta ambientale è evidente che occorre cambiare in modo strutturale l'attuale sistema (Capitalismo selvaggio, tutto Yang) nella speranza di individuarne uno che, con l'introduzione di appropriate Modalità dello Yin, soddisfi, in una qualche misura, tale esigenza.
A questo proposito, se uno riflette sul fatto che schiere di economisti, fra cui molti premi Nobel ed altri di fama internazionale, non sono riusciti nell'ultimo paio di secoli ad individuare un tale “salvifico” sistema, c'è di che scoraggiarsi.
L'unica speranza è che i nostri eroi avessero come obiettivo tutt'altro che il disaccoppiamento fra crescita e impronta ecologica.
Comunque, non perdiamoci d'animo.
Una proposta “indecente” ...
Volendo cambiare strutturalmente un sistema economico “tutto Yang”, cioè poggiante interamente sul Paradigma dell'Eteronomia (e quindi vocato, in prospettiva, unicamente alla produzione di “valori di scambio”), non resta che individuare appropriate Modalità Yin, appartenenti al Paradigma dell'Autonomia (e quindi vocate all'auto-produzione, cioè alla produzione di “valori d'uso”) da inserire nel sistema, nei contesti ad esse più congeniali.
Fra le Modalità economiche del Paradigma dell'Autonomia, quelle di cui avvalersi per dare avvio alla metamorfosi del sistema non saranno certo quelle pubbliche, oggetto di programmi politici, sapendo che la politica attuata dalla democrazia “rappresentativa” è nelle mani di chi gestisce l'informazione, cioè i principali detentori del capitale che altro non vogliono, in termini di struttura del sistema, che quello a cui loro stessi hanno dato forma.
È giocoforza, pertanto, guardare alle Modalità economiche private dell'Autonomia e relative Prassi che, essendo attuabili con la normativa esistente, sono alla portata della società civile.
Questa è la “banalissima” proposta di World-Lab, l'associazione che ha anche elaborato le più adeguate Prassi del Paradigma, curiosamente inedite (o, meglio, soppresse nel sangue sul nascere a causa del loro successo: vedi Società delle famiglie cristiane fondata ad Arcidosso sul finire dell' 800 da Davide Lazzaretti).
Queste, oggi denominate Convivi, consistono in particolari cooperative di auto-produzione (Mutue) multi-attività operanti nell'ambito dei beni e servizi di prima necessità, costituite da cluster di Botteghe artigiane di nuova generazione (nelle quali i formatori e gli apprendisti sono soci paritetici) dove ha luogo anche una formazione sul luogo di lavoro (e per questo denominate anche Accademie Conviviali di Arti e Mestieri-ACAM).
Sono proprio queste strutture di formazione-lavoro, tragicamente mancanti nelle attuali economie capitalistiche, che occorre inserire, per prime, nel sistema.
Questa proposta, banalissima come detto, nelle varie occasioni in cui è stata presentata, è stata considerata … indecente!
Ci vuole coraggio, in effetti, se non una bella “faccia tosta”, per proporre a decisori della società civile (associazioni, parrocchie, Enti assistenziali …) di dare il loro patrocinio, nel 21-simo secolo, a soggetti dediti all'auto-produzione.
Più lungimiranti sembrano essere gli istituti di credito cooperativo radicati localmente in quanto, nel caso assai probabile di diffusione generalizzata e quasi simultanea sul territorio di tali cooperative di formazione-lavoro, operanti su spazi attrezzati di proprietà terza dietro pagamento di un canone d'affitto, gli investimenti miranti all'offerta di tali spazi darebbero luogo ad una dinamica economica assai sostenuta, comparabile a quella che caratterizza una ricostruzione post-bellica.
...che difficilmente si può rifiutare!
Se l'obiettivo di forze politiche responsabili è quello di eliminare, o comunque ridurre drasticamente l'elevato livello di inattività involontaria oggi esistente, e non quello di fare promesse demagogiche a finalità elettorale, non vi sono altre vie percorribili che quella sopra menzionata.
Una volta che un Convivio pilota, o un suo embrione significativo composto da un certo numero di attività produttive, sarà disponibile, il soggetto Attuatore, cioè una impresa (o un consorzio di imprese) a carattere commerciale il cui”core business” consiste nell'offerta di servizi agli investitori (architettura, edilizia, fornitura di attrezzatura ...credito), si incaricherà di diffondere il progetto presso i principali Patrocinatori, alcuni dei quali contribuiranno spontaneamente alla costituzione della compagine societaria del Convivio.
Altri, verosimilmente spinti a farlo dai potenziali beneficiari ...difficilmente potranno rifiutare!
LA PROPOSTA ARTICOLATA NELLE PUBBLICAZIONI EDITE A STAMPA SI TROVA SUL SITO www.worldlabnetwork.org e nel blog del pubblicista Gianfranco Trabuio www.gianfrancotrabuio.it nella cartella Europa Cristiana.
LETTERA APERTA A MASSIMO CACCIARI:
da Massimo Cacciari con il “Lavoro dello spirito”, Adelphi editore, al Convivio, nuovo modello economico pubblicato in “La dignità delle Nazioni” e “Manifesto del Civismo” editi su Amazon da un gruppo di esperti internazionali: riflessioni.
Caro Massimo,
con alcuni amici di Mestre, dopo aver visto e commentato alcuni tuoi video, e non avendo avuto la possibilità di incontrarti in occasione della conferenza organizzata dal CircoloVeneto presieduto da Cesare Campa, ho pensato di scriverti per farti partecipe di alcune conclusioni a cui, dopo una lunga riflessione, sono pervenuto, con alcuni colleghi, sui temi del futuro dell'Europa, alla luce dei tragici eventi bellici in corso, e del lavoro, da te trattato nel libro Il lavoro dello spirito.
Ora, per essere più possibile coerente con il tuo pensiero e poterlo comunicare ai lettori del mio blog riporto quanto pubblicato dalla Adelphi intorno alla sostanza del tuo illuminante saggio citato, prima di addentrarmi nello specifico della proposta che ti facciamo con la richiesta di un incontro a breve, visto che abitiamo nel veneziano.
“Tra il 1917 e il 1919 Max Weber tenne due conferenze dal titolo Die geistige Arbeit als Beruf, che potremmo tradurre «Il lavoro dello spirito come professione». Formulazione quanto mai pregnante, perché rappresentava l'idea regolativa, il progetto e la speranza che avevano animato il mondo della grande cultura borghese tra Kant e Goethe, tra Romanticismo e Schiller, tra Fichte e Hegel, e avrebbero costituito il filo conduttore dello stesso pensiero rivoluzionario successivo, da Feuerbach a Marx. Il «lavoro dello spirito» è il lavoro creativo, autonomo, il lavoro umano considerato in tutta la sua attuosa, operosa, potenza, e volgersi alla sua affermazione significa liberazione di ogni attività dalla condizione di lavoro comandato, dipendente, e cioè alienato. Ma il suo dissolversi nella forma capitalistica di produzione, nell'universale macchinismo, che fagocita quella Scienza che pure è l'autentico motore dello sviluppo, finisce col delegittimare la stessa autorità politica, che nella «promessa di liberazione» trova il proprio fondamento. La «gabbia di acciaio» è destinata dunque a imprigionare anche quel «lavoro dello spirito» che è la prassi politica? Lo spirito del capitalismo finirà col destrutturare completamente lo spazio del Politico, riducendolo alla forma del contratto? O tra Scienza e Politica sono ancora pensabili e possibili relazioni che ci affranchino dal nostro «debito» nei confronti del procedere senza mete né fini del sistema tecnicoeconomico? “
Ti dico subito che le conclusioni cui siamo giunti e brevemente esposte qui di seguito, inducono ad un relativo ottimismo, nel senso che l'Europa può dirsi perdente ma non perduta e la professione politica può ancora recuperare il suo alto valore.
In due parole, la conclusione a cui siamo arrivati prevede che una Politica orientata al cambiamento, per essere efficace, deve essere attuata in due fasi.
Una Politica prima alla portata della società civile (denominabile perciò Metapolitica) da questa attuata attraverso un adeguato strumento la cui diffusione sia socialmente desiderabile e il cui “sottoprodotto” consista, di conseguenza, in un consenso elettorale per le forze politiche che patrocinano la detta Metapolitica.
Una Politica seconda attraverso la quale le forze politiche in questione, forti del menzionato consenso elettorale, potranno attuare le riforme che rendono il sistema economico più etico.
Detto questo, se è oramai evidente che gran parte dei mali che affliggono l'intero ecosistema provengono dal sistema economico e sociale capitalista, oramai degenerato conformemente al suo DNA, è altresì evidente che occorre urgentemente sostituirlo...con qualcosa di migliore.
In che modo?
Visti i danni che hanno caratterizzato i sistemi nati da “rivoluzioni”, ad es. Francese e Bolscevica (comunque oggi, fortunatamente, impossibili in Occidente), è alquanto evidente che un cambiamento salvifico non può che venire da una opportuna “metamorfosi”, cioè da un cambiamento interno, più o meno rapido, al livello delle “singole cellule” del sistema, oltretutto la sola oggi non solo possibile ma anche di una banalità sconcertante (!), quantomeno sul piano concettuale.
Da notare, però, che le “singole cellule”, sopra menzionate, NON SONO, contrariamente a quanto qualcuno vuol far credere, le singole persone: si tratterebbe di una via impraticabile!
Si tratta, invece, di singoli “beni e servizi” di consumo famigliare di prima necessità : un “segreto” di cui nessun economista parlerà, sia esso in buona fede (per ignoranza) o cattiva fede (per divieto da parte dei suoi “padroni”).
Vediamo meglio.
Consideriamo che gran parte dei detti beni e servizi possono essere prodotti:
A - sia per essere destinati a terzi (“valori di scambio” oggetto di compravendita sul Mercato), e in questo caso siamo nel Paradigma dell'Eteronomia dove (teoricamente) vige la concorrenza fra produttori (aziende composte da Lavoro e Capitale dove quest'ultimo generalmente predomina: da cui l'appellativo Capitalismo) e dove il “pesce grande” mangia il “pesce piccolo” (la concorrenza, ipotizzata nella teoria, va scemando nella pratica, con conseguente concentrazione della ricchezza in poche mani).
B - sia per consumo proprio (“valori d'uso” destinati alla collettività produttrice, quale una famiglia o, in Occidente, una Cooperativa di auto-produzione, cioè una Mutua). Le collettività qui in questione sono quelle private : quelle pubbliche (costituite dai cittadini di Comuni, Regioni e Nazioni) sono vocate all'auto-produzione di servizi collettivi, indivisibili, come ad es. l'ordine pubblico, erogati gratuitamente e finanziati con la fiscalità.
Qui siamo nel Paradigma dell'Autonomia dove vige la solidarietà: non c'è competizione né interna (fra il Capitale e il Lavoro) né esterna (fra le diverse collettività auto-produttrici che tenderanno, anzi, a collaborare dato che “l'unione fa la forza”).
Ed ecco, finalmente, il modo (il solo) attraverso il quale si può cambiare il sistema economico e sociale in senso favorevole all'ecosistema:
“Occorre provocare una sua metamorfosi , attraverso una Metapolitica attuata dalla società civile, consistente nel trasferimento di un certo numero di beni e servizi di prima necessità dal Paradigma dell'Eteronomia a quello dell'Autonomia. E questo è possibile realizzando inedite Cooperative di auto-produzione (Mutue) multi-attività, denominate Convivi, caratterizzate, proprio grazie alla multi-attività, da una presenza relativamente elevata di soci-lavoratori (oltre che utenti). Tali Cooperative sono destinate a diffondersi ovunque coesistano “risorse produttive inutilizzate”, lavoro in primis, e “bisogni essenziali non soddisfatti”. Seguendo questa via, implicante la (re)localizzazione di molte attività produttive, ad esempio dell'agroalimentare, può essere eliminata l'inattività involontaria in un sistema economico, dove permane la libera iniziativa, e che tende alla sostenibilità ambientale, oltre che sociale.
Si ricordi qui la “profezia” di Alexander Langer: “La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”.
Detto altrimenti: la conversione ecologica potrà aver luogo non tanto per una diffusa, quanto illusoria, responsabilità sociale implicante un costo individuale (una strada in salita), bensì seguendo una via, ad oggi occultata (!), che porta all'interesse collettivo (comprendente la conversione ecologica) attraverso il perseguimento dell'interesse individuale tra cui un reddito da lavoro per chiunque lo desideri (una strada in discesa).
La Metapolitica imperniata sulla diffusione dei Convivi, attuabile dalla società civile, mira proprio alla sostenibilità socio-ambientale attraverso una particolare metamorfosi del sistema, nel quale l'auto-produzione (Autonomia), in un nuovo contesto di “competitività inter-paradigmatica”, riprende, né più né meno, il ruolo che le compete.
Da notare che una tale metamorfosi è non solo alla portata della società civile, ma quest'ultima è anche la sola che può attuarla, beninteso con la normativa vigente perché, in caso contrario, essa sarebbe alla mercé della “Politica seconda” la quale è nelle mani di chi dispone degli organi d'informazione e cioè dei fautori del rovinoso status-quo.
In altre parole le principali aspirazioni di una società, e cioè la piena attività permanente (disoccupazione zero) e la libera iniziativa economica, ottenute nel rispetto della natura (pilastri della Dottrina sociale cristiana), considerate inconciliabili (sic!) dalla cosiddetta “Scienza economica” sono esclusivo appannaggio di una Metapolitica (Politica prima), attuabile dalla società civile, e NON della Politica seconda, fosse anche impostata democraticamente, vocata unicamente alla formulazione delle norme.
Purtroppo la Scienza economica ufficiale dà per scontata la sola presenza del Capitalismo (da cui il dogma del TINA-There Is No Alternative, colossale “fake news” dei nostri tempi!
I Partiti politici che approvano gli obiettivi della detta Metapolitica ispirata alla“ Ideologia” cristiana, potranno fare, al più, da Patrocinatori, incorporando tale ruolo nel loro programma (mettendo così in pratica la Sussidiarietà, altro pilastro della Dottrina sociale cristiana) raccogliendo in tal modo il consenso elettorale, che costituisce il prezioso “sottoprodotto” della detta Metapolitica , e utilizzandolo a buon fine.
Potrà sembrare strano che la religione non abbia esaurito il suo ruolo nemmeno in Occidente ma questo, già profetizzato da Pasolini (“l'opposizione al nuovo potere non può che essere anche religiosa” ), è condiviso anche dai “Convivialisti” di Alain Caillé ed è anche ripreso nel tuo libro Il lavoro dello spirito (pag. 26-29).
Le argomentazioni sopra riportate fanno sicuramente sorgere alcune domande che saremo ben contenti di affrontare insieme con te, proprio alla luce della tua analisi pubblicata nel “Il lavoro dello spirito”.
Per approfondimenti si rinvia alle pubblicazioni disponibili gratuitamente, su richiesta, all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Grazie e a presto.
Gianfranco
P.S. per ulteriori approfondimenti sull'argomento puoi trovare articoli nel mio blog: www.gianfrancotrabuio.it all'interno della cartella "Europa Cristiana".
RIFLESSIONI STORICO-RELIGIOSE
Ad uso dei pellegrini
DA SANTA CATERINA LABOURÉ (LA MEDAGLIA MIRACOLOSA)
A LOURDES, DA GERUSALEMME A MEDIUGORJE E SAN NICOLÀS (ARGENTINA).
IN TRENO, DA VENEZIA ALLA GROTTA DI MASSABIELLE
UN’OCCASIONE PER RIPERCORRERE NELLA FEDE IL RUOLO DELLA MADRE DI GESÙ PER LA SALVEZZA DELL’UMANITÀ
Mille fiori gialli profumati
mi osservano mentre passo
il tuo aroma primitivo
mi raggiunge nei pensieri
mi seduce nella memoria
lontani mi raggiungono
messaggi ansimanti
di ansia
di passioni
solo il gelo è presente
su questo sentiero
e quel pettirosso
mi guarda curioso
anche lui ti cerca
sa quali coccole
mandano quegli occhi
socchiusi
appassionati
silenti.
È con grande entusiasmo che ho accettato l’invito di FLarte, da parte di Paola Salmaso Lucianetti, di scrivere qualcosa di molto importante nella storia culturale e umana di Francesco Lucianetti con riferimento al tema delle acque nella sua vasta e variegata produzione artistica.
Con Francesco Lucianetti, architetto, scultore, incisore, grafico e pittore, ho avuto una frequentazione artistica nel corso di quarant’anni, fino al termine della sua esperienza terrena, e condensare in un articolo un tema così composito della sua produzione artistica come quello delle acque è un’impresa certamente complessa.
Troppo intensa è stata la sua ispirazione su questa frontiera e molto articolata la sua produzione, proprio perché Francesco non si limitava ad un’unica strategia compositiva nelle sue opere. Era talmente grande il fuoco che aveva dentro la sua immaginazione e inesauribile l’amore per le rappresentazioni pittoriche, che certamente sarà ricordato come uno dei più rappresentativi artisti della nostra contemporaneità.
Prima di tutto è necessario ricordare come Francesco fosse un uomo che amava le acque in quanto navigatore esperto nell’arte della vela e appassionato vogatore, pertanto la sua frequentazione con quegli ambienti così suggestivi e stimolanti non poteva non influire sulle sue manifestazioni artistiche, che tento di semplificare trattandole come un sistema di coordinate in un iperspazio creativo dentro al quale lui poteva proprio navigare traendo le ispirazioni multifattoriali che poi manifestava in modo stupendamente aggressivo e provocante sulle tele e sulle carte. Bisognava viverci accanto quando lavorava alle sue espressioni artistiche per intuire quale vulcano avesse dentro il suo cuore di uomo innamorato della natura e della storia. Sì, perché per Francesco non c’erano separatezze tra i vari temi, la sua cultura era talmente vasta e articolata che comunque quello che produceva aveva un fascino straordinario, e non tutto quello che dipingeva o narrava con lo stilo era di facile comprensione. E quando qualche estimatore delle sue opere era in difficoltà a capire o a interpretare quello che aveva realizzato, reagiva quasi arrabbiato, a me è capitato.
Poiché con Francesco abbiamo lavorato insieme nel mondo dell'arte, non potevano mancare alcune mie poesie che lui da grande grafico ha illustrato in alcuni dei miei canzonieri.
Ora, ritornando a quella mia intuizione, di tipo matematico-geometrico, parlando di iperspazio provo a partire da una prima coordinata: le acque della sua amata città di Padova.
Credo che l’opera più emblematica sia la litografia sui porti lungo le vie d’acqua che qualche secolo fa attraversavano la città di Antenore. Ammirare l’opera significa immergersi nell’animo dell’artista che immagina di essere a bordo di un drone e fotografare Padova cinta dalle sue mura e percorsa dai suoi fiumi e dai canali di collegamento, in una visione di vita quotidiana, con le barche che fluiscono con le merci verso i porti, le attività industriose degli uomini, i palazzi importanti e imponenti, le porte di accesso alla città….. Il tutto cablato come in un mosaico dove l’antropologo e lo storico possono immergersi e narrare come in un film la vita pulsante della città degli uomini. Sì, perché Francesco aveva dalla sua una conoscenza straordinaria della storia e dei costumi che rappresentava con una minuziosità che solo l’occhio dell’esperto poteva vedere e vivere nella sua compiutezza.
Seconda coordinata: Venezia e la sua laguna. Francesco aveva avuto modo di immergersi nella vita e nella storia della Serenissima durante il suo percorso di studi presso l’Istituto Universitario di Architettura, aveva avuto modo di assaporare quel clima culturale magico che nei secoli innumerevoli poeti e paesaggisti avevano cantato nelle loro opere.
Francesco è stato un grande ritrattista di Venezia, città dalla quale partiva per le sue scorribande navali in Alto Adriatico. Di lei amava tutto: i palazzi che si specchiano sull’acqua, la nebbia sottile che pervade ogni angolo di Laguna, i colori sgargianti del Carnevale, il mistero che la combinazione di questi fattori dona a una città unica. L’ha rappresentata in tutti i modi: come maestosa regina della Laguna nella fierezza dei suoi cavalli di bronzo, come teatro di maschere arcane immerse nella nebbia dorata, come ancella fedele della sua tavolozza di colori, indomabile e allo stesso tempo domata dall’arte. Così era per lui Venezia. Francesco riusciva a incanalare con la sua tecnica sopraffina l’eterna bellezza di Venezia e delle sue acque. Per rappresentare tanta maestà Francesco preferiva i colori dell’oro, dell’argento, del verde smeraldo, fondendoli insieme per rappresentare la placidità delle acque della Laguna, i tremolii delicati della bruma o le superbe architetture, che così bene ritraeva nelle più ardite prospettive.
BORA
Dalla laguna eri emersa
e venivi a riva
altera
romantica
avvolta di mistero
fasciata di nero
lontana
intoccabile
appartenevi a un’altra casta.
E sei casta
intoccabile a un paria
che invano ha osato
guardare di dentro
scoprendo tesori preziosi
inaccessibili
ai generosi slanci
tutti negletti
e tu statua che vaghi
solenne
tra freddi di bora
ti allontani
lenta
perché sottile
sia il dolore.
(da "Canti Veneziani", Piazza Editore, Silea, 2021)
Terza coordinata: la Brenta e le sue ville. Come condensare in poco spazio l’immensa potenza espressiva di Francesco nella produzione di tutte le ville dei patrizi veneziani lungo il Naviglio della Brenta, da Padova a Venezia e ritorno. Come in tutte le opere del nostro artista non è sufficiente guardare l’insieme della rappresentazione per intuirne la poetica. Il lirismo emerge dai particolari della grafica che fa intuire la vita dei personaggi che hanno dato vita a quelle architetture solenni, a quei parchi, ai giardini, alle peschiere. Ma soprattutto la poiesis della poesia scaturisce dal lento fluire delle acque dalla dolcezza del clima culturale, dagli intrecci amorosi che generosamente quel clima provocava e dall’immergersi nella natura, nell’ambiente agreste.
SIDDHARTA
Hai così vaga l’anima
e
sei presente
con mille emozioni
su questo fiume
lento
manca Siddharta e
manca la barca
ma
io ti vedo
ninfa superba
sull’acqua
e mi lascio portare
tra i canneti
un andare infinito
verso una laguna d’amore.
( Da "Non varrà più la pena", Edizioni La Press, Fiesso d'Artico, 1991)
Quarta coordinata: le acque della campagna veneta. La pianura veneta è il biotopo delle risorgive, l’ambiente tanto caro a tutti i narratori della bellezza dei sentimenti e delle emozioni che scaturiscono dalla pace della campagna veneta.
Ed è in quella narrazione e in quell’ambiente che si innesta il polittico litografico che ben esprime la poesia della voga di due barche con i rematori in piedi a poppa nella tipica voga veneta, nelle placide acque della laguna e delle barene in questo paesaggio fluviale. Suggestiva per i sentimenti che trasmette è la figura femminile, nel più efficace messaggio muliebre, a prua di una delle barche mentre gioca con i cigni prossimi all’imbarcazione. L’ambiente da solo comunica la pace e la serenità tanto rare nelle opere di Francesco. E anche in questa scenografia suggestiva non manca il ranocchio come un cartiglio ai piedi del polittico a indicare la firma dell’autore.
MIO VENETO
Campagna amica mia
dai fuochi sui campi nebbiosi
di tralci potati da viti inesauste
mio Veneto mia terra
laborioso e solerte
ferace e fedele
gioioso ed arguto
generosa e mai stanca
questa mia terra amata
ti guardo dal treno
e mi mandi emozioni
ricordi vissuti con te
tenera amante
di corse sfrenate
di cime salite
di guadi nascosti
al tramonto che manda
gli ultimi slanci di un sole velato
una stretta al cuore
nostalgia di un’attesa
ma c’è un focolare.
(Da "Primavera di speranza", Piazza Editore, Silea, 2010)
Quinta coordinata: le barche a vela. Dulcis in fundo la quinta coordinata dell’iperspazio lucianettiano: le barche a vela. Da grande velista non poteva mancare nella iconografia di Francesco l’amore per la vela e per il mare. Il messaggio che traspare in queste immagini è la spinta del vento che gonfia le vele e spinge il nostro Francesco verso porti e approdi lontani, sempre comunque ricchi di novità per un artista mai sazio delle sue scoperte.
Concludo questa rassegna, senza dubbio breve e sintetica, sulla poetica delle acque in Francesco Lucianetti descrivendo il messaggio fortissimo che viene veicolato da una scultura bronzea: il celestial nocchiero. Un rematore, con due remi, emblema della voga veneta, in piedi a poppa, nella sua barca fantastica, in stile marinettiano futurista a rappresentare la inesauribile potenza espressiva del nostro artista.
Premessa
Il cambiamento d’epoca che con sempre maggior forza si annuncia, non potrà prescindere da una profonda metamorfosi del sistema economico attualmente dominante.
Potrebbe, anzi, proprio cominciare da una rapida e radicale trasformazione della sua architettura, intesa come Chi (Modalità economica) gestisce Cosa (bene o servizio) e in che Misura.
Le considerazioni sotto riportate, e soprattutto i suggerimenti conseguenti, sono indirizzati a chi intende entrare nell’agone politico con l’intento di orientare l’incipiente cambiamento epocale in un senso favorevole all’Uomo e alla Natura.
Modernità
Ciò che accomuna i sistemi economici della Modernità quali il Collettivismo e il Capitalismo, consiste nel fatto che in essi una sola Modalità economica risulta dominante (l’Auto-produzione pubblica nel primo caso e il Mercato capitalistico nel secondo caso).
Tali sistemi economici hanno fatto da supporto a due dittature, rispettivamente di Apparato e del Capitale, assolutamente non sostenibili, con una durata di vita di pochi decenni, accertata per il Collettivismo e assai verosimile per il Capitalismo, oramai in fase terminale.
E questa loro caducità si può facilmente far risalire all’esaltazione fideistica (deificazione) dell’una o l’altra Modalità economica alla loro base e, comunque, di un solo Paradigma economico di cui esse, seppur non da sole, fanno parte (rispettivamente Autonomia, cioè auto-produzione di “valori d’uso” da parte di una data collettività, privata o pubblica, ed Eteronomia, cioè produzione di “valori di scambio” destinati a terzi cioè, potenzialmente, all’intera umanità).
In effetti, come ben spiegato nelle pubblicazioni di World-Lab (www.worldlabnetwork.ru) inclusa l’ultima Burger economy in corso di edizione (vedi sintesi allegata), ogni Modalità economica ha una sua “genetica”, retaggio del Paradigma di cui fa parte, la quale fatalmente si manifesta con un comportamento (derivante dalla sua natura: non si può costringere un leone a diventare vegetariano) gli effetti del quale sono assai prevedibili (gli esempi sono, purtroppo, superflui).
Chi si ostina a credere nella possibilità di rendere sostenibile un sistema socio-economico imperniato essenzialmente, e sempre più esclusivamente, sul Mercato capitalistico è “fuori dal mondo”.
Fra essi spiccano gli “economisti di Dio” o “incantatori di Vescovi” i quali, pur non demordendo dal perseguimento dell’ammaliante miraggio in quanto forti del pensiero di economisti sette-ottocenteschi di provata fede cattolica, favoleggiano, per il breve termine, sul ruolo salvifico del “Terzo settore” (la nebulosa che va da Mani tese alle Fondazioni dei sedicenti “filantropi”: un contesto non-profit e, quindi, stando ai nostri, strapieno di etica).
Post-Modernità
Decisamente un sistema economico durevole va costruito in modo ibrido, lasciando sia al Paradigma dell’Autonomia (auto-produzione) che a quello dell’Eteronomia (produzione per terzi) lo spazio d’azione ad essi più congeniale.
Cioè, indicativamente:
Una economia ibrida, come insegna l’Islam del cui sistema sociale questa costituisce la base, può durare nei secoli.
Anche se attuata, come nella fattispecie, in forma maldestra, quanto meno secondo gli standard attuali, dato l’impiego della metà (femminile) della forza lavoro nazionale nelle più piccole collettività, cioè quelle famigliari, dell’Autonomia privata.
In realtà, come argomentato dal network World-Lab , le Modalità economiche da utilizzare oggi dovrebbero essere costituite da Mutue multi-attività.
Un ritorno alla Tradizione? Forse, ma … un ritorno al futuro!
O, per meglio dire, un superamento della Modernità.
Tali Mutue multi-attività (riscoperte da World-Lab e denominate Distretti di Sviluppo Locale, ma anche Accademie Conviviali di Arti e Mestieri o semplicemente Convivi) hanno avuto, storicamente, una prima (ed unica) realizzazione, la Società delle famiglie cristiane, ad Arcidosso (GR) ad opera di Davide Lazzaretti, scomunicato e poi ucciso, o giustiziato, con i suoi principali collaboratori, in modo mirato, dalle milizie sabaude, in quanto a capo di una processione religiosa, dell’Ascensione… non autorizzata.
Tale esperienza economica fu dunque soffocata nel sangue a causa del suo successo (sottraeva braccianti ai latifondisti locali).
Oggi, la situazione essendo completamente cambiata, in senso favorevole (anche dato lo sviluppo tecnologico) vale sicuramente la pena di rilanciare una tale Prassi (auto-produzione multi-famigliare e multi-attività, con buone possibilità di un suo rinnovato successo).
La gestione di detto insieme di beni e servizi da parte di un tale soggetto multi-famigliare (diciamo Convivio) dovrà avvenire spontaneamente, per un accertato interesse, non solo economico ma di varia natura, da parte dei potenziali soci, soprattutto i soci-lavoratori appartenenti a fasce deboli del mercato del lavoro, fatale sottoprodotto di una “economia dello scarto” quale quella che imperversa oggi su scala planetaria (gli “scartati” possono riscoprire, per questa via, la loro dignità e auto-stima, nonché la fierezza di rendersi autonomi e, forse, anche una volontà collettiva di riscatto).
Il problema della mono-attività
Oggi, molte Mutue di auto-produzione sorgono spontaneamente (ad es. Arvaia di Bologna in ambito agricolo, Camilla e Bees-coop rispettivamente di Bologna e Bruxelles, dedite alla distribuzione al dettaglio, ecc.).
Ma, nascendo “dal basso”, le Mutue ad oggi realizzate sono tutte dedite alla singola attività che ha guidato i promotori, e spinto i soci, all’auto-produzione cooperativistica.
Questa tipologia di Mutue mono-attività non è tuttavia in grado, qualunque sia l’attività in questione, di porsi come alternativa sistemica all’Eteronomia, cioè alle imprese del contesto concorrenziale, seppur negli ambiti ad esse più congeniali.
Se così non fosse, si saprebbe.
E’ invece attraverso la multi-attività, peculiare ai Convivi, che i soci possono cumulare i vantaggi dell’auto-produzione in più ambiti.
Dato che la nascita di un Convivio si fonda sull’interesse di tutti gli stakeholders (soci lavoratori e/o acquirenti, investitori proprietari delle strutture produttive date in affitto alle cooperative nonché la collettività nazionale tutta intera) vi è la fondata speranza che, per dar avvio ad una dinamica metamorfica dell’attuale sistema, possa bastare una realizzazione pilota da cui si possano evidenziare, quantificandoli, i vantaggi dell’auto-produzione multi-attività (non a caso sistematicamente praticata in ambito uni-famigliare, seppur in condizioni sfavorevoli, per mancanza di know-how, di mezzi di produzione efficaci e di economie di scala).
CHE FARE?
E’ presto detto:
- da parte di un soggetto Attuatore (un consorzio di startup specializzate in informatica, organizzazione aziendale, contabilità e fiscalità, credito, architettura ed edilizia, efficientamento energetico),
- con il patrocinio di un soggetto, nuovo o esistente (es. Parrocchie), che ambisca ad orientare, in senso favorevole all’Uomo e alla Natura, il cambiamento d’epoca imminente,
ad una “Politica prima” (cioè attuabile con la normativa esistente) consistente in una diffusione capillare dei Convivi sul territorio (previa realizzazione pilota, cioè il prototipo oggetto di produzione in serie: è tutto ciò che serve… scusate se è troppo!).
E questo, cominciando dalle numerose sacche territoriali in cui convivono risorse inutilizzate e bisogni primari non soddisfatti.
Nota:
La necessità assoluta, come affermato da World-Lab, di patrocinare (e questo basta!) una tale “Politica prima” come azione preliminare ad un fruttuoso ingresso nell’agone elettorale (“Politica seconda”), può destare qualche perplessità presso un soggetto (Movimento, Partito) animato dalla convinzione che per cambiare il mondo occorra, ma anche basti, operare con sufficiente influenza derivante da un congruo consenso sociale formatosi intorno ad un adeguato programma politico, dall’interno della “stanza dei bottoni”.
Si tratta di un duplice errore:
Al contrario, una “Politica prima” fondata su una diffusione capillare dei Convivi è perfettamente alla sua portata in quanto il successo del Convivio pilota, immancabile in quanto il Convivio è programmabile a tal fine, promuove automaticamente la sua diffusione (facilitata dalla sua natura standard, dalla sua viabilità economica e, soprattutto, dalla non necessità di innovazione, né di prodotto né di processo produttivo (trattandosi di produrre beni e servizi di consumo famigliare correnti con metodi ordinari).
In tal modo la forza politica in questione si doterà di una inedita Ideo-prassi denominata Civismo, quintessenza della democrazia diretta.
Consiglio:
Guai a non rispettare l’ordine delle due Politiche menzionate …l’insuccesso è garantito!
Basta guardare cosa succede a chi intende lanciare una “Politica seconda” (un terreno dove il “rapporto di forze” è chiaramente favorevole ai fautori dello status-quo che controllano la comunicazione) senza disporre di una Prassi che “dissodi” il terreno sociale da cui può nascere il necessario consenso e su cui può radicarsi un nuovo e duraturo sistema socio-economico.
Tutt’al più le due Politiche possono essere portate avanti in simultanea.
Qualche tempo fa mentre ero in chiesa a Olmo-Martellago vagavo nella mia storia di matematico e di poeta su una ipotesi di come la nostra esistenza potesse essere interpretata da una figura geometrica.
Meditando su questa idea ho avuto una illuminazione: potrebbe essere una ellisse opportunamente interpretata?
L’ellisse è una figura geometrica piana che gode di una proprietà specifica: LA SOMMA DELLE DISTANZE DEL PERIMETRO DAI DUE FUOCHI È COSTANTE. (Vedi figure)
Ora, ogni creatura costruisce la sua ellisse in base al primo fuoco (I DONI) e alla sua MISSIONE (secondo fuoco).
Ognuno di noi quando viene al mondo si porta un bagaglio di beni che provengono sia dalla genetica che dall’ambiente, dove per ambiente ci possiamo mettere sia quello esterno alla maternità, la cultura del luogo, la natura intesa nella sua accezione più ampia; sia quello interno alla madre, al suo vissuto esperienziale durante la gravidanza ma anche qualche mese prima dell’inizio di questa, e anche alcuni mesi dopo il parto.
Quindi, il nostro vissuto è multidimensionale già durante la gravidanza e dall’inizio dell’allattamento, per protrarsi per alcuni mesi dopo il termine.
QUESTI SONO I DONI.
Successivamente ognuno di noi fa esperienza del mondo che lo circonda e matura una consapevolezza che lentamente lo porta a progettare per sé il futuro della sua vita in una sorta di caleidoscopio dove si mescolano esperienze materiali e vissuti spirituali che costituiscono LA MISSIONE.
È la domanda classica di tutte le filosofie: da dove veniamo, cosa ci stiamo a fare, dove andiamo dopo.
Ora, ritornando all’ellisse, quello che è stimolante è il fatto che anche le orbite dei pianeti e degli astri, in generale, è ellittica.
Quindi, la Creazione ha questo modello per tutte le creature: uomini e astri.
Significa che se vogliamo davvero raggiungere il nostro equilibrio interiore dobbiamo naturalmente immedesimarci nella mente del Creatore.
Ovviamente senza fare affidamento all’astrologia o alla astromanzia che in questo contesto non c’entrano. Lascio agli specialisti della Cabala e della Numerologia l’incarico delle interpretazioni che sfociano nelle teorie del Referenziale di Nascita.
Concludendo questa mia intuizione: il tutto richiede una full immersion dentro di noi……. MA CHE CE STAMO A FA’.
BUON VIAGGIO, SUL PERIMETRO DELL’ELLISSE!!!
PER INIZIARE QUESTO VIAGGIO VI PROPONGO QUESTA LETTURA RAGIONATA CHE POTREBBE AIUTARVI A ENTRARE IN CONTATTO CON LA VOSTRA PARTE PROFONDA, CON LA VOSTRA COSCIENZA E PER PORTARVI ALLA CONSAPEVOLEZZA. DAI! CORAGGIO, MAI FERMARSI.
Siamo quello che siamo e dove siamo perché prima lo abbiamo immaginato
- Donald Curtis
Cara lettrice e caro lettore,
questo TEMA sull'ipnosi e l'autoipnosi è per condividere con te risorse e stimoli ed invitarti a conoscere in prima persona le nostre potenzialità.
Ma cosa è l'ipnosi? L'ipnosi è parte della nostra vita quotidiana. Si potrebbe addirittura dire che noi siamo ipnotizzati ogni giorno in qualche maniera.
Quando una trasmissione radiofonica o televisiva suggerisce l'acquisto di un certo bene e voi reagite a tale messaggio (come tutti hanno fatto durante la propria vita) voi avete lasciato che uno stato di maggiore accettazione della comunicazione esterna vi conducesse ad un comportamento ipnotico.
In quella che definiamo "ipnosi" di tipo formale, cioè nell'immagine dell'ipnotista che "ipnotizza qualcuno" si crea in realtà un’autoipnosi cosciente, guidata dall’esterno.
Possiamo quindi pensare che base di tutto è l'autoipnosi, uno stato che possiamo imparare a creare da soli su noi stessi.
Parlare di autoipnosi equivale a parlare sia di maggiore sviluppo della nostra coscienza, sia anche di immaginazione creativa e di accesso alle risorse interiori, a quello che è il nostro potenziale dormiente.
Il primo passo in questa via è prendere contatto con la nostra mente inconscia. Uno dei metodi più semplici perché si possa attuare questo stato mentale è il rilassamento profondo. Quando lo pratichiamo possiamo essere più recettivi alla parte spontanea di noi stessi, che possiamo chiamare "il nostro io interiore".
Imparando ad essere rilassati, impariamo anche ad essere aperti e sensibili a ciò che il nostro io interiore ci mostra e dice.
Quello che è utile è portarvi ad avere il potere su voi stessi. Quando definiamo noi stessi e decidiamo chi siamo, organizziamo una realtà che altrimenti potrebbe essere definita come “caotica”.
Detto in altre parole “siamo noi che definiamo chi siamo”...
Ma se siamo noi che determiniamo chi siamo, è allora andando a scoprire noi stessi che possiamo cambiare la nostra realtà.
Ora, questo processo può essere effettuato in maniera automatica ed inconscia oppure può essere guidato dalla nostra coscienza: questo è quello che facciamo con l'autoipnosi.
Possiamo allora interagire con questo nostro io normalmente inconscio.
Un metodo semplice è l'uso di immagini e simboli. Quando un’immagine colpisce l’inconscio e lasciamo da parte il giudizio e il ragionamento, la fantasia si intensifica e nuove risorse appaiono.
Per comprendere cosa in realtà sono le tecniche autoipnotiche e ipnotiche, sfatando l’idea che siano qualcosa di ignoto o di non spiegabile, ti invito a sperimentare.
Rimaniamo sempre e comunque noi i protagonisti di questa esperienza, sia che ci venga indotta, sia che se ce l’autoinduciamo.
E possiamo iniziare con un semplice esercizio di visualizzazione:
Createvi un’immagine chiara delle cose che volete e infondetela di emozioni prima di tutto, pensate che gli inventori riescono a vedere l’oggetto che inventano prima ancora di aver montato tutte le sue parti.
Ovviamente perché l'esercizio riesca la mente deve essere tranquilla:
PENSATE AD UN LAGO: quando la superficie è calma è facile vederne il fondo. Quando il lago invece è agitato dalle onde non si vede nulla. La stessa cosa accade con la mente: solo quando è tranquilla si può riuscire a leggere in noi stessi!
ECCO A COSA HA PORTATO UNA SEMPLICE RIFLESSIONE SULL'ELLISSE E L'IMMAGINE CHE POSSIAMO DARE ALLA NOSTRA VICISSITUDINE UMANA.
COME RILASSARSI
In una prospettiva comunicazionale, il sapersi rilassare significa potersi concentrare su sé stessi lasciando andare l’eccessiva tensione rivolta all’esterno. Quando siete rilassati potete porre maggior attenzione sulle vostre immagini mentali e qualsiasi esercizio auto-condotto ne viene potenziato. E’ importante imparare a rilassarvi; tutte le tensioni nel corpo e ella mente dovrebbero essere rimosse.
Sembra semplice, ma in realtà pochissime persone sanno come rilassarsi veramente. Finché non vi siete condizionati a far diventare ciò un'abitudine, il rilassamento deve, dapprima, essere uno sforzo volontario. L'esercizio che segue può essere molto utile.
Stendetevi sopra un letto o un divano. Decidete mentalmente che volete rilassare ogni parte del corpo. Respirate profondamente per un minuto o due. Poi sollevate il vostro braccio destro dal letto con un angolo di quarantacinque gradi, trattenetelo per pochi secondi, poi, di colpo lasciatelo cadere! Nel momento in cui cade pensate tra voi stessi, "braccio destro rilassati!". Poi sollevate, trattenete, fate cadere, e ripetete l'esercizio col vostro braccio sinistro.
Eseguite l'esercizio più volte finché non ottenete il grado di rilassamento nelle braccia che desiderate. Poi, sollevate la vostra gamba destra dal letto con un angolo di quarantacinque gradi, trattenetela per un momento, poi, di colpo, fatela cadere! Mentre rimbalza sul letto, pensate la frase, "gamba destra rilassati!". Poi sollevate e ripetete l'esercizio con la vostra gamba sinistra. Continuate l'esercizio un certo numero di volte finchè non raggiungete il grado di rilassamento che desiderate nelle vostre gambe.
A questo punto, rimanete tranquilli per alcuni minuti. Quando siete pronti, sollevatevi dalle anche, finché la vostra schiena non è sollevata dal letto di quarantacinque gradi. Trattenetelo, poi lasciatevi cadere indietro sul letto, pensando nello stesso momento, "muscoli del corpo rilassatevi tutti!".
Ripetete l'esercizio più volte finché non avete raggiunto il grado di rilassamento che desiderate nella vostra schiena. Poi segue il rilassamento dei muscoli del collo. Girate la vostra testa da lato a lato con un gentile movimento rotatorio.
Ogni volta che la girate ripetete la suggestione, "muscoli del collo, rilassatevi!". Poi lasciate che i vostri pensieri si dirigano al rilassare i muscoli della vostra testa e della faccia; pensate al formicolio della cima della testa, ai vostri occhi che si rilassano, ai muscoli delle vostre guance che cadono. Ripetete l'esercizio più volte finché non raggiungete il grado di rilassamento che desiderate nel vostro collo e nella vostra testa.
Troverete questi esercizi di rilassamento piacevoli; potete eseguirli tanto quanto desiderate.
Ora stendetevi quietamente sul letto e formatevi un'immagine mentale di tutto il vostro corpo completamente rilassato, e con un facile e volontario "lasciarsi andare", rilassate tutti i muscoli del vostro corpo insieme. Continuate in questo esercizio finché non riuscite a sentirvi sempre più rilassati e non avete più desiderio di muovervi; sentite quel delizioso languore che si diffonde lungo il vostro essere quando il rilassamento profondo si sistema nel vostro corpo. E mentre il corpo si rilassa anche la mente si rilassa e un profondo rilassamento fluisce nella vostra mente.
Questi esercizi forniscono un metodo molto efficace di ottenere rilassamento profondo. Presto sarete così abituati a rilassarvi a volontà che questa serie di esercizi deliberati non sarà necessaria; vi sarete condizionati a tal punto che il semplice pensiero del rilassamento del vostro corpo e della vostra mente automaticamente lo porterà. Conoscerete l'esperienza così intimamente tanto che il rilassamento avverrà istantaneamente.
Arrivati a questo punto potrete incominciare ad applicare la seguente tecnica per cambiare i vostri comportamenti.
Respirate profondamente, lentamente ed ampiamente pensando alla sensazione di calma. Arrivati ad una calma olimpica, incominciate a vedervi e sentirvi agire come vorreste agire.
Createvi delle immagini realistiche. A poco a poco potrete notare dei cambiamenti nel vostro comportamento quotidiano.
Vi è infatti qui un inizio di autoipnosi. Nello stato di intenso rilassamento la vostra mente logica è infatti rilassata ed è facile che nuove suggestioni siano accolte dall’inconscio.
Premessa
Questo scritto si limita ad elencare per sommi capi i risultati di una lunga riflessione mirante a correggere le storture dell’attuale sistema socio-economico, oramai di riferimento su scala planetaria, al fine di evitare il collasso dell’attuale civiltà, altrimenti inevitabile.
Approfondimenti sono disponibili nelle pubblicazioni della rete di esperti World-Lab (www.worldlabnetwork.ru), in particolare si fa riferimento al volume “La dignità delle Nazioni”, edito nel 2015 su Amazon e tradotto in inglese, francese, spagnolo e russo; al volume “Manifesto del Civismo” edito su Amazon nel 2016; agli articoli pubblicati sul blog www.gianfrancotrabuio.it nella cartella Europa Cristiana.
L’opportunità di questi suggerimenti risulta evidente dall’attuale crisi provocata dalla “pandemia” con lo scopo di resettare il sistema. Ma siccome non tutti i mali vengono per nuocere, ecco che sono nate in molte parti del mondo occidentale iniziative volte a rendere ottimali le scelte dell’autoproduzione di beni e servizi da parte di associazioni di famiglie. Queste scelte sono state mutuate dall’esigenza di riscoprire il senso dell’essere liberi di determinare le proprie vite in contrasto con il sistema politico che tende a eliminare i diritti naturali della persona come sanciti nelle “carte costituzionali”.
La traiettoria
Il fatto che la traiettoria conduca al collasso è oramai evidente.
In Francia, dal 2015, ha preso forma una nuova disciplina denominata “collassologia” che spiega, seppur sottotraccia, l’ineluttabilità del collasso (effondrement).
All’origine della traiettoria: interessi privati
Forti interessi privati (individui e corporazioni) prevalgono su quelli collettivi.
Su scala planetaria ciò rappresenta un assurdo (il collettivo include il privato e se la “barca” affonda non si salva nessuno). Ma l’essere umano, con la complicità della scienza, è come un bambino che gioca col fuoco.
Le civiltà nascono e muoiono: è inevitabile?
La tesi qui sostenuta, risultato di lunghe riflessioni, è : forse NO.
Il “forse” davanti al NO è motivato dal fatto che non è dato sapere se la via qui proposta sia stata già battuta o meno dalle civiltà scomparse.
Il NO, evidentemente, può avere un suo senso solo nel secondo caso. Comunque sia, val la pena di provare.
Il terreno che consente al seme malefico di svilupparsi
Questo consiste, come argomenteremo, nella “morfologia” del sistema economico predominante, frutto dell’ideologia liberista, nelle diverse sfumature.
La via salvifica consiste dunque nel dare un’altra “forma” al sistema economico.
Triplice domanda
Quali forme può assumere un sistema economico, quale è quella adatta e, sperando che non sia già stata adottata da civiltà scomparse, come si fa a porla in essere?
Risposta alla prima domanda
Premesso che il circuito di produzione-consumo dei diversi beni e servizi può essere gestito dall’uno o l’altro dei due Paradigmi economici fondamentali (Eteronomia, o produzione per terzi, ed Autonomia o produzione per sé) e, più precisamente, da Modalità economiche nelle quali questi possono essere declinati (essenzialmente Mercato ma anche Filantropia e Baratti per l’Eteronomia, e Collettività private e pubbliche per l’Autonomia), la forma che un sistema economico può assumere dipenderà dalle Modalità economiche adottate per la produzione-consumo delle diverse tipologie di beni e servizi.
Risposta alla seconda domanda
Considerando che il sistema attuale, destinato al collasso, tende ad affidare al Mercato la produzione-consumo di tutti i possibili beni e servizi (con l’eccezione dei servizi collettivi o indivisibili), va da sé che, nella ricerca del sistema più adatto, occorrerà orientarsi verso una alternativa che preveda la presenza di adeguate Modalità economiche del Paradigma dell’Autonomia sia nella gestione del circuito economico di beni che di servizi individuali (oltre a quelli collettivi di sua competenza).
La riflessione di World-Lab, portata avanti per eliminazione, ha portato a scartare un sistema che preveda la gestione della produzione-consumo della quasi totalità dei beni e servizi da parte della Modalità pubblica dell’Autonomia attuata dalle Collettività pubbliche, un exploit che solo esse possono realizzare.
In effetti un tale sistema, denominato Collettivismo, ha preso piede nel ventesimo secolo in gran parte delle terre emerse del pianeta ed ha potuto resistere per alcuni decenni, ma poi è imploso.
Non si sa in che misura hanno giocato, da un lato, i suoi vizi strutturali e, dall’altro, la necessità di un pesante confronto geo-politico con altre aree del pianeta, caratterizzate da economie gestite dal Mercato cioè dal Paradigma alternativo.
Risposta alla terza domanda
La riflessione di World-Lab si è perciò rivolta al possibile ruolo di altre Modalità economiche dell’Autonomia, cominciando ovviamente da quelle che già rivestono un grande ruolo in sistemi attuali per i quali si possono valutare gli effetti derivanti dalla loro morfologia.
Fra le diverse Modalità del Paradigma dell’Autonomia, dopo quella attuata dalle collettività auto-produttrici pubbliche, è stata presa in considerazione quella, all’estremo opposto, costituita dalle piccole Collettività auto-produttrici private, cioè le famiglie.
L’auto-produzione famigliare, o domestica, è oggi presente in modo massiccio (impiegando addirittura la metà della forza lavoro, femminile in particolare), da un lato (forse in mancanza di alternative viabili) nelle economie considerate arcaiche che caratterizzano i Paesi più poveri, ma anche, dall’altro, in Paesi dove essa è dovuta ad una precisa scelta, come nel caso dei Paesi islamici.
Considerata la difficoltà di diffondere un sistema in cui tale Modalità dell’Autonomia gioca un ruolo così importante (quanto meno in termini di forza lavoro impiegata) la riflessione si è orientata alle possibilità di ricorso alla Modalità attuata dalle Collettività auto-produttive private multi-famigliari.
Detta Modalità è stata caldeggiata addirittura nell’enciclica Rerum Novarum, ma gli economisti dell’epoca non hanno approfondito le potenzialità della Modalità stessa per poi trarne i possibili, e importanti, vantaggi.
Tale modalità ha comunque già fatto parte del sistema occidentale ma è stata poi gradualmente accantonata per il fatto di essere stata applicata in ambiti (creditizio, assicurativo, distribuzione al dettaglio) dove contano i grandi numeri, e quindi dove il Mercato, in cui l’offerta è rivolta a “terzi” (potenzialmente tutta l’umanità) ha più chance rispetto ad una offerta rivolta al gruppo alla base della collettività auto-produttrice privata.
La detta Modalità ha tuttavia rifatto capolino qualche decennio fa in un ambito inatteso, riguardante i beni, ed in particolare in agricoltura dove la qualità e la sua accertabilità hanno un peso importante.
Ma anche in tal caso la variante della Modalità privata dell’Autonomia, utilizzata in questo contesto, non ha dato un gran risultato.
Vedremo subito perché.
L’innovazione
L’introduzione di Modalità economiche dell’Autonomia nel sistema è, come detto, necessaria.
Ma il modo di introdurle, per essere efficace, deve seguire una logica nuova mai utilizzata nella nostra era (e, si spera, in nessuna delle civiltà scomparse).
Tale logica consiste banalmente nell’identificare le Modalità più adeguate e praticabili, previa determinazione di loro specifiche varianti, per gestire la produzione-consumo delle diverse tipologie di beni e servizi per poi, attraverso loro aggregazioni, togliere di mano al Mercato quelle essenziali alla vita e, così facendo, rendere obsoleto l’uso di altre Modalità dell’Eteronomia quali la Filantropia e il Baratto (essenzialmente multilaterale, ai giorni nostri, con l’utilizzo di monete complementari, o più propriamente denominabili monete interne, come le “Ore” utilizzate nelle Banche del Tempo), purtroppo necessarie in un sistema dove il Mercato la fa da padrone.
Secondo la riflessione di World-Lab la caratteristica essenziale che le varianti della Modalità auto-produttiva privata multi-famigliare devono avere è costituita dalla multi-attività.
In effetti l’attrattività di una variante risulterà incrementata da una tale caratteristica in quanto cumula il vantaggio dell’auto-produzione corrispondente alle diverse attività (non è un caso se la multi-attività è la regola perfino nell’auto-produzione uni-famigliare o domestica).
Si tratta insomma, ricorrendo ad una allegoria boschiva, di individuare le adeguate mutazioni inducibili in alcune specie, oggi soffocate dall’invasività di un solo albero, facendo sì che una volta geneticamente trasformate queste riescano a farsi spazio e prosperare, assieme ad altre specie naturali affini, in modo da contribuire alla resilienza dell’ecosistema attraverso una sua accresciuta biodiversità.
Una tale caratteristica non emerge spontaneamente nelle collettività auto-produttive private che si formano “dal basso” in quanto queste nascono sempre dall’aggregazione di persone sensibili ad un singolo tema specifico, ad esempio una alimentazione sana (che dà luogo alle cooperative auto-produttrici agricole).
Se invece l’obiettivo dell’introduzione nel sistema dell’auto-produzione multi-famigliare privata è quello di cambiare la “morfologia” del sistema è evidente che l’attrattività delle varianti utilizzate è necessaria per una massiccia diffusione delle stesse.
E, come detto, questa può essere ottenuta solo attraverso la multi-attività.
Ma la diffusione di cooperative auto-produttrici multi-attività può aver luogo solo per intervento di un soggetto Attuatore (il quale ha il ruolo della casalinga nell’auto-produzione domestica, sempre multi-attività).
Il pratica l’Attuatore sarà costituito da una impresa del contesto concorrenziale il cui core business consiste nell’erogazione di servizi (edilizia, credito, fiscalità…) agli investitori proprietari delle strutture produttive date in affitto alle cooperative auto-produttrici le quali remunerano tutti i fattori di produzione, incluso il capitale, e non sono soggette a mortalità d’impresa in quanto, come la casalinga, non necessitano di innovazione né di prodotto né di processo produttivo.
L’innovazione, tanto necessaria quanto banale, è invece quella di World-Lab consistente nel concepire il ruolo di un soggetto Attuatore senza il quale le Modalità private dell’auto-produzione multi-famigliare non potranno diffondersi in modo sufficiente a dar avvio, con gli effetti domino che faranno seguito, ad una metamorfosi del sistema tale da portarlo fuori dalla sua attuale rotta verso il collasso.
Riflessione
In conclusione e ritornando sul tema della enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII pubblicata nel 1891, è necessario aggiungere una piccola nota storica.
Premesso che il Papa ha utilizzato il pensiero del beato Giuseppe Toniolo, all’epoca docente di Economia Politica alla Normale di Pisa, è necessario precisare che il pensiero del Toniolo ha dato corso a quella che poi venne definita Dottrina Sociale della Chiesa cattolica e che dalla Enciclica sono nate le prime cooperative dei braccianti, le prime Casse rurali, le prime mutue assistenziali che negli anni hanno creato quello che poi venne chiamato Stato sociale.
Però il pensiero del Toniolo attingeva anche a una rivoluzionaria iniziativa nata proprio in Toscana da un mistico: David Lazzaretti che era un protetto di don Giovanni Bosco e del Papa Pio IX.
Il Lazzaretti ha provato a costituire una Associazione, originale per l’epoca, creando ad Arcidosso, sulle pendici del Monte Amiata, una Mutua multi-attività denominata “Società delle famiglie cristiane”, ma è stato vittima del suo successo.
Le interessanti opportunità di lavoro offerte a braccianti precedentemente al servizio di latifondisti locali hanno suscitato una reazione che ha messo brutalmente fine, in un grande bagno di sangue, ad una tale pratica socio-economica per evitare che si propagasse: il 18 Agosto del 1878 il Lazzaretti è stato assassinato dalle milizie sabaude, assieme ai suoi principali collaboratori, in quanto a capo di una processione religiosa… non autorizzata: aveva pestato i piedi a chi gestiva il potere e quindi la finanza del tempo.
Interessante e importante è divulgare un evento editoriale abbastanza recente che narra la storia di quanto accaduto all’epoca a David Lazzaretti: Simone Cristicchi ha pubblicato “Il secondo figlio di Dio. Vita, morte e misteri di David Lazzaretti. L’ultimo eretico”. Nel 2016 Mondadori ha pubblicato il libro e successivamente il geniale Cristicchi ne ha fatto anche un pièce teatrale che è stata rappresentata in tutta Italia.
Noi di World-Lab riteniamo che le intuizioni profetiche e rivoluzionarie, per l’epoca, del Lazzaretti siano strettamente collegate alle nostre pubblicazioni citate all’inizio. Nei nostri scritti non parliamo di intuizioni teologiche o filosofiche, ci limitiamo a elaborare un nuovo modello economico, ma è indubitabile che la nostra ideoprassi deriva da un bagaglio culturale che è maturato nella Dottrina Sociale della Chiesa cattolica.