LETTERA APERTA A MASSIMO CACCIARI:
da Massimo Cacciari con il “Lavoro dello spirito”, Adelphi editore, al Convivio, nuovo modello economico pubblicato in “La dignità delle Nazioni” e “Manifesto del Civismo” editi su Amazon da un gruppo di esperti internazionali: riflessioni.
Caro Massimo,
con alcuni amici di Mestre, dopo aver visto e commentato alcuni tuoi video, e non avendo avuto la possibilità di incontrarti in occasione della conferenza organizzata dal CircoloVeneto presieduto da Cesare Campa, ho pensato di scriverti per farti partecipe di alcune conclusioni a cui, dopo una lunga riflessione, sono pervenuto, con alcuni colleghi, sui temi del futuro dell'Europa, alla luce dei tragici eventi bellici in corso, e del lavoro, da te trattato nel libro Il lavoro dello spirito.
Ora, per essere più possibile coerente con il tuo pensiero e poterlo comunicare ai lettori del mio blog riporto quanto pubblicato dalla Adelphi intorno alla sostanza del tuo illuminante saggio citato, prima di addentrarmi nello specifico della proposta che ti facciamo con la richiesta di un incontro a breve, visto che abitiamo nel veneziano.
“Tra il 1917 e il 1919 Max Weber tenne due conferenze dal titolo Die geistige Arbeit als Beruf, che potremmo tradurre «Il lavoro dello spirito come professione». Formulazione quanto mai pregnante, perché rappresentava l'idea regolativa, il progetto e la speranza che avevano animato il mondo della grande cultura borghese tra Kant e Goethe, tra Romanticismo e Schiller, tra Fichte e Hegel, e avrebbero costituito il filo conduttore dello stesso pensiero rivoluzionario successivo, da Feuerbach a Marx. Il «lavoro dello spirito» è il lavoro creativo, autonomo, il lavoro umano considerato in tutta la sua attuosa, operosa, potenza, e volgersi alla sua affermazione significa liberazione di ogni attività dalla condizione di lavoro comandato, dipendente, e cioè alienato. Ma il suo dissolversi nella forma capitalistica di produzione, nell'universale macchinismo, che fagocita quella Scienza che pure è l'autentico motore dello sviluppo, finisce col delegittimare la stessa autorità politica, che nella «promessa di liberazione» trova il proprio fondamento. La «gabbia di acciaio» è destinata dunque a imprigionare anche quel «lavoro dello spirito» che è la prassi politica? Lo spirito del capitalismo finirà col destrutturare completamente lo spazio del Politico, riducendolo alla forma del contratto? O tra Scienza e Politica sono ancora pensabili e possibili relazioni che ci affranchino dal nostro «debito» nei confronti del procedere senza mete né fini del sistema tecnicoeconomico? “
Ti dico subito che le conclusioni cui siamo giunti e brevemente esposte qui di seguito, inducono ad un relativo ottimismo, nel senso che l'Europa può dirsi perdente ma non perduta e la professione politica può ancora recuperare il suo alto valore.
In due parole, la conclusione a cui siamo arrivati prevede che una Politica orientata al cambiamento, per essere efficace, deve essere attuata in due fasi.
Una Politica prima alla portata della società civile (denominabile perciò Metapolitica) da questa attuata attraverso un adeguato strumento la cui diffusione sia socialmente desiderabile e il cui “sottoprodotto” consista, di conseguenza, in un consenso elettorale per le forze politiche che patrocinano la detta Metapolitica.
Una Politica seconda attraverso la quale le forze politiche in questione, forti del menzionato consenso elettorale, potranno attuare le riforme che rendono il sistema economico più etico.
Detto questo, se è oramai evidente che gran parte dei mali che affliggono l'intero ecosistema provengono dal sistema economico e sociale capitalista, oramai degenerato conformemente al suo DNA, è altresì evidente che occorre urgentemente sostituirlo...con qualcosa di migliore.
In che modo?
Visti i danni che hanno caratterizzato i sistemi nati da “rivoluzioni”, ad es. Francese e Bolscevica (comunque oggi, fortunatamente, impossibili in Occidente), è alquanto evidente che un cambiamento salvifico non può che venire da una opportuna “metamorfosi”, cioè da un cambiamento interno, più o meno rapido, al livello delle “singole cellule” del sistema, oltretutto la sola oggi non solo possibile ma anche di una banalità sconcertante (!), quantomeno sul piano concettuale.
Da notare, però, che le “singole cellule”, sopra menzionate, NON SONO, contrariamente a quanto qualcuno vuol far credere, le singole persone: si tratterebbe di una via impraticabile!
Si tratta, invece, di singoli “beni e servizi” di consumo famigliare di prima necessità : un “segreto” di cui nessun economista parlerà, sia esso in buona fede (per ignoranza) o cattiva fede (per divieto da parte dei suoi “padroni”).
Vediamo meglio.
Consideriamo che gran parte dei detti beni e servizi possono essere prodotti:
A - sia per essere destinati a terzi (“valori di scambio” oggetto di compravendita sul Mercato), e in questo caso siamo nel Paradigma dell'Eteronomia dove (teoricamente) vige la concorrenza fra produttori (aziende composte da Lavoro e Capitale dove quest'ultimo generalmente predomina: da cui l'appellativo Capitalismo) e dove il “pesce grande” mangia il “pesce piccolo” (la concorrenza, ipotizzata nella teoria, va scemando nella pratica, con conseguente concentrazione della ricchezza in poche mani).
B - sia per consumo proprio (“valori d'uso” destinati alla collettività produttrice, quale una famiglia o, in Occidente, una Cooperativa di auto-produzione, cioè una Mutua). Le collettività qui in questione sono quelle private : quelle pubbliche (costituite dai cittadini di Comuni, Regioni e Nazioni) sono vocate all'auto-produzione di servizi collettivi, indivisibili, come ad es. l'ordine pubblico, erogati gratuitamente e finanziati con la fiscalità.
Qui siamo nel Paradigma dell'Autonomia dove vige la solidarietà: non c'è competizione né interna (fra il Capitale e il Lavoro) né esterna (fra le diverse collettività auto-produttrici che tenderanno, anzi, a collaborare dato che “l'unione fa la forza”).
Ed ecco, finalmente, il modo (il solo) attraverso il quale si può cambiare il sistema economico e sociale in senso favorevole all'ecosistema:
“Occorre provocare una sua metamorfosi , attraverso una Metapolitica attuata dalla società civile, consistente nel trasferimento di un certo numero di beni e servizi di prima necessità dal Paradigma dell'Eteronomia a quello dell'Autonomia. E questo è possibile realizzando inedite Cooperative di auto-produzione (Mutue) multi-attività, denominate Convivi, caratterizzate, proprio grazie alla multi-attività, da una presenza relativamente elevata di soci-lavoratori (oltre che utenti). Tali Cooperative sono destinate a diffondersi ovunque coesistano “risorse produttive inutilizzate”, lavoro in primis, e “bisogni essenziali non soddisfatti”. Seguendo questa via, implicante la (re)localizzazione di molte attività produttive, ad esempio dell'agroalimentare, può essere eliminata l'inattività involontaria in un sistema economico, dove permane la libera iniziativa, e che tende alla sostenibilità ambientale, oltre che sociale.
Si ricordi qui la “profezia” di Alexander Langer: “La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”.
Detto altrimenti: la conversione ecologica potrà aver luogo non tanto per una diffusa, quanto illusoria, responsabilità sociale implicante un costo individuale (una strada in salita), bensì seguendo una via, ad oggi occultata (!), che porta all'interesse collettivo (comprendente la conversione ecologica) attraverso il perseguimento dell'interesse individuale tra cui un reddito da lavoro per chiunque lo desideri (una strada in discesa).
La Metapolitica imperniata sulla diffusione dei Convivi, attuabile dalla società civile, mira proprio alla sostenibilità socio-ambientale attraverso una particolare metamorfosi del sistema, nel quale l'auto-produzione (Autonomia), in un nuovo contesto di “competitività inter-paradigmatica”, riprende, né più né meno, il ruolo che le compete.
Da notare che una tale metamorfosi è non solo alla portata della società civile, ma quest'ultima è anche la sola che può attuarla, beninteso con la normativa vigente perché, in caso contrario, essa sarebbe alla mercé della “Politica seconda” la quale è nelle mani di chi dispone degli organi d'informazione e cioè dei fautori del rovinoso status-quo.
In altre parole le principali aspirazioni di una società, e cioè la piena attività permanente (disoccupazione zero) e la libera iniziativa economica, ottenute nel rispetto della natura (pilastri della Dottrina sociale cristiana), considerate inconciliabili (sic!) dalla cosiddetta “Scienza economica” sono esclusivo appannaggio di una Metapolitica (Politica prima), attuabile dalla società civile, e NON della Politica seconda, fosse anche impostata democraticamente, vocata unicamente alla formulazione delle norme.
Purtroppo la Scienza economica ufficiale dà per scontata la sola presenza del Capitalismo (da cui il dogma del TINA-There Is No Alternative, colossale “fake news” dei nostri tempi!
I Partiti politici che approvano gli obiettivi della detta Metapolitica ispirata alla“ Ideologia” cristiana, potranno fare, al più, da Patrocinatori, incorporando tale ruolo nel loro programma (mettendo così in pratica la Sussidiarietà, altro pilastro della Dottrina sociale cristiana) raccogliendo in tal modo il consenso elettorale, che costituisce il prezioso “sottoprodotto” della detta Metapolitica , e utilizzandolo a buon fine.
Potrà sembrare strano che la religione non abbia esaurito il suo ruolo nemmeno in Occidente ma questo, già profetizzato da Pasolini (“l'opposizione al nuovo potere non può che essere anche religiosa” ), è condiviso anche dai “Convivialisti” di Alain Caillé ed è anche ripreso nel tuo libro Il lavoro dello spirito (pag. 26-29).
Le argomentazioni sopra riportate fanno sicuramente sorgere alcune domande che saremo ben contenti di affrontare insieme con te, proprio alla luce della tua analisi pubblicata nel “Il lavoro dello spirito”.
Per approfondimenti si rinvia alle pubblicazioni disponibili gratuitamente, su richiesta, all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Grazie e a presto.
Gianfranco
P.S. per ulteriori approfondimenti sull'argomento puoi trovare articoli nel mio blog: www.gianfrancotrabuio.it all'interno della cartella "Europa Cristiana".
Premessa
Il cambiamento d’epoca che con sempre maggior forza si annuncia, non potrà prescindere da una profonda metamorfosi del sistema economico attualmente dominante.
Potrebbe, anzi, proprio cominciare da una rapida e radicale trasformazione della sua architettura, intesa come Chi (Modalità economica) gestisce Cosa (bene o servizio) e in che Misura.
Le considerazioni sotto riportate, e soprattutto i suggerimenti conseguenti, sono indirizzati a chi intende entrare nell’agone politico con l’intento di orientare l’incipiente cambiamento epocale in un senso favorevole all’Uomo e alla Natura.
Modernità
Ciò che accomuna i sistemi economici della Modernità quali il Collettivismo e il Capitalismo, consiste nel fatto che in essi una sola Modalità economica risulta dominante (l’Auto-produzione pubblica nel primo caso e il Mercato capitalistico nel secondo caso).
Tali sistemi economici hanno fatto da supporto a due dittature, rispettivamente di Apparato e del Capitale, assolutamente non sostenibili, con una durata di vita di pochi decenni, accertata per il Collettivismo e assai verosimile per il Capitalismo, oramai in fase terminale.
E questa loro caducità si può facilmente far risalire all’esaltazione fideistica (deificazione) dell’una o l’altra Modalità economica alla loro base e, comunque, di un solo Paradigma economico di cui esse, seppur non da sole, fanno parte (rispettivamente Autonomia, cioè auto-produzione di “valori d’uso” da parte di una data collettività, privata o pubblica, ed Eteronomia, cioè produzione di “valori di scambio” destinati a terzi cioè, potenzialmente, all’intera umanità).
In effetti, come ben spiegato nelle pubblicazioni di World-Lab (www.worldlabnetwork.ru) inclusa l’ultima Burger economy in corso di edizione (vedi sintesi allegata), ogni Modalità economica ha una sua “genetica”, retaggio del Paradigma di cui fa parte, la quale fatalmente si manifesta con un comportamento (derivante dalla sua natura: non si può costringere un leone a diventare vegetariano) gli effetti del quale sono assai prevedibili (gli esempi sono, purtroppo, superflui).
Chi si ostina a credere nella possibilità di rendere sostenibile un sistema socio-economico imperniato essenzialmente, e sempre più esclusivamente, sul Mercato capitalistico è “fuori dal mondo”.
Fra essi spiccano gli “economisti di Dio” o “incantatori di Vescovi” i quali, pur non demordendo dal perseguimento dell’ammaliante miraggio in quanto forti del pensiero di economisti sette-ottocenteschi di provata fede cattolica, favoleggiano, per il breve termine, sul ruolo salvifico del “Terzo settore” (la nebulosa che va da Mani tese alle Fondazioni dei sedicenti “filantropi”: un contesto non-profit e, quindi, stando ai nostri, strapieno di etica).
Post-Modernità
Decisamente un sistema economico durevole va costruito in modo ibrido, lasciando sia al Paradigma dell’Autonomia (auto-produzione) che a quello dell’Eteronomia (produzione per terzi) lo spazio d’azione ad essi più congeniale.
Cioè, indicativamente:
Una economia ibrida, come insegna l’Islam del cui sistema sociale questa costituisce la base, può durare nei secoli.
Anche se attuata, come nella fattispecie, in forma maldestra, quanto meno secondo gli standard attuali, dato l’impiego della metà (femminile) della forza lavoro nazionale nelle più piccole collettività, cioè quelle famigliari, dell’Autonomia privata.
In realtà, come argomentato dal network World-Lab , le Modalità economiche da utilizzare oggi dovrebbero essere costituite da Mutue multi-attività.
Un ritorno alla Tradizione? Forse, ma … un ritorno al futuro!
O, per meglio dire, un superamento della Modernità.
Tali Mutue multi-attività (riscoperte da World-Lab e denominate Distretti di Sviluppo Locale, ma anche Accademie Conviviali di Arti e Mestieri o semplicemente Convivi) hanno avuto, storicamente, una prima (ed unica) realizzazione, la Società delle famiglie cristiane, ad Arcidosso (GR) ad opera di Davide Lazzaretti, scomunicato e poi ucciso, o giustiziato, con i suoi principali collaboratori, in modo mirato, dalle milizie sabaude, in quanto a capo di una processione religiosa, dell’Ascensione… non autorizzata.
Tale esperienza economica fu dunque soffocata nel sangue a causa del suo successo (sottraeva braccianti ai latifondisti locali).
Oggi, la situazione essendo completamente cambiata, in senso favorevole (anche dato lo sviluppo tecnologico) vale sicuramente la pena di rilanciare una tale Prassi (auto-produzione multi-famigliare e multi-attività, con buone possibilità di un suo rinnovato successo).
La gestione di detto insieme di beni e servizi da parte di un tale soggetto multi-famigliare (diciamo Convivio) dovrà avvenire spontaneamente, per un accertato interesse, non solo economico ma di varia natura, da parte dei potenziali soci, soprattutto i soci-lavoratori appartenenti a fasce deboli del mercato del lavoro, fatale sottoprodotto di una “economia dello scarto” quale quella che imperversa oggi su scala planetaria (gli “scartati” possono riscoprire, per questa via, la loro dignità e auto-stima, nonché la fierezza di rendersi autonomi e, forse, anche una volontà collettiva di riscatto).
Il problema della mono-attività
Oggi, molte Mutue di auto-produzione sorgono spontaneamente (ad es. Arvaia di Bologna in ambito agricolo, Camilla e Bees-coop rispettivamente di Bologna e Bruxelles, dedite alla distribuzione al dettaglio, ecc.).
Ma, nascendo “dal basso”, le Mutue ad oggi realizzate sono tutte dedite alla singola attività che ha guidato i promotori, e spinto i soci, all’auto-produzione cooperativistica.
Questa tipologia di Mutue mono-attività non è tuttavia in grado, qualunque sia l’attività in questione, di porsi come alternativa sistemica all’Eteronomia, cioè alle imprese del contesto concorrenziale, seppur negli ambiti ad esse più congeniali.
Se così non fosse, si saprebbe.
E’ invece attraverso la multi-attività, peculiare ai Convivi, che i soci possono cumulare i vantaggi dell’auto-produzione in più ambiti.
Dato che la nascita di un Convivio si fonda sull’interesse di tutti gli stakeholders (soci lavoratori e/o acquirenti, investitori proprietari delle strutture produttive date in affitto alle cooperative nonché la collettività nazionale tutta intera) vi è la fondata speranza che, per dar avvio ad una dinamica metamorfica dell’attuale sistema, possa bastare una realizzazione pilota da cui si possano evidenziare, quantificandoli, i vantaggi dell’auto-produzione multi-attività (non a caso sistematicamente praticata in ambito uni-famigliare, seppur in condizioni sfavorevoli, per mancanza di know-how, di mezzi di produzione efficaci e di economie di scala).
CHE FARE?
E’ presto detto:
- da parte di un soggetto Attuatore (un consorzio di startup specializzate in informatica, organizzazione aziendale, contabilità e fiscalità, credito, architettura ed edilizia, efficientamento energetico),
- con il patrocinio di un soggetto, nuovo o esistente (es. Parrocchie), che ambisca ad orientare, in senso favorevole all’Uomo e alla Natura, il cambiamento d’epoca imminente,
ad una “Politica prima” (cioè attuabile con la normativa esistente) consistente in una diffusione capillare dei Convivi sul territorio (previa realizzazione pilota, cioè il prototipo oggetto di produzione in serie: è tutto ciò che serve… scusate se è troppo!).
E questo, cominciando dalle numerose sacche territoriali in cui convivono risorse inutilizzate e bisogni primari non soddisfatti.
Nota:
La necessità assoluta, come affermato da World-Lab, di patrocinare (e questo basta!) una tale “Politica prima” come azione preliminare ad un fruttuoso ingresso nell’agone elettorale (“Politica seconda”), può destare qualche perplessità presso un soggetto (Movimento, Partito) animato dalla convinzione che per cambiare il mondo occorra, ma anche basti, operare con sufficiente influenza derivante da un congruo consenso sociale formatosi intorno ad un adeguato programma politico, dall’interno della “stanza dei bottoni”.
Si tratta di un duplice errore:
Al contrario, una “Politica prima” fondata su una diffusione capillare dei Convivi è perfettamente alla sua portata in quanto il successo del Convivio pilota, immancabile in quanto il Convivio è programmabile a tal fine, promuove automaticamente la sua diffusione (facilitata dalla sua natura standard, dalla sua viabilità economica e, soprattutto, dalla non necessità di innovazione, né di prodotto né di processo produttivo (trattandosi di produrre beni e servizi di consumo famigliare correnti con metodi ordinari).
In tal modo la forza politica in questione si doterà di una inedita Ideo-prassi denominata Civismo, quintessenza della democrazia diretta.
Consiglio:
Guai a non rispettare l’ordine delle due Politiche menzionate …l’insuccesso è garantito!
Basta guardare cosa succede a chi intende lanciare una “Politica seconda” (un terreno dove il “rapporto di forze” è chiaramente favorevole ai fautori dello status-quo che controllano la comunicazione) senza disporre di una Prassi che “dissodi” il terreno sociale da cui può nascere il necessario consenso e su cui può radicarsi un nuovo e duraturo sistema socio-economico.
Tutt’al più le due Politiche possono essere portate avanti in simultanea.
Premessa
Questo scritto si limita ad elencare per sommi capi i risultati di una lunga riflessione mirante a correggere le storture dell’attuale sistema socio-economico, oramai di riferimento su scala planetaria, al fine di evitare il collasso dell’attuale civiltà, altrimenti inevitabile.
Approfondimenti sono disponibili nelle pubblicazioni della rete di esperti World-Lab (www.worldlabnetwork.ru), in particolare si fa riferimento al volume “La dignità delle Nazioni”, edito nel 2015 su Amazon e tradotto in inglese, francese, spagnolo e russo; al volume “Manifesto del Civismo” edito su Amazon nel 2016; agli articoli pubblicati sul blog www.gianfrancotrabuio.it nella cartella Europa Cristiana.
L’opportunità di questi suggerimenti risulta evidente dall’attuale crisi provocata dalla “pandemia” con lo scopo di resettare il sistema. Ma siccome non tutti i mali vengono per nuocere, ecco che sono nate in molte parti del mondo occidentale iniziative volte a rendere ottimali le scelte dell’autoproduzione di beni e servizi da parte di associazioni di famiglie. Queste scelte sono state mutuate dall’esigenza di riscoprire il senso dell’essere liberi di determinare le proprie vite in contrasto con il sistema politico che tende a eliminare i diritti naturali della persona come sanciti nelle “carte costituzionali”.
La traiettoria
Il fatto che la traiettoria conduca al collasso è oramai evidente.
In Francia, dal 2015, ha preso forma una nuova disciplina denominata “collassologia” che spiega, seppur sottotraccia, l’ineluttabilità del collasso (effondrement).
All’origine della traiettoria: interessi privati
Forti interessi privati (individui e corporazioni) prevalgono su quelli collettivi.
Su scala planetaria ciò rappresenta un assurdo (il collettivo include il privato e se la “barca” affonda non si salva nessuno). Ma l’essere umano, con la complicità della scienza, è come un bambino che gioca col fuoco.
Le civiltà nascono e muoiono: è inevitabile?
La tesi qui sostenuta, risultato di lunghe riflessioni, è : forse NO.
Il “forse” davanti al NO è motivato dal fatto che non è dato sapere se la via qui proposta sia stata già battuta o meno dalle civiltà scomparse.
Il NO, evidentemente, può avere un suo senso solo nel secondo caso. Comunque sia, val la pena di provare.
Il terreno che consente al seme malefico di svilupparsi
Questo consiste, come argomenteremo, nella “morfologia” del sistema economico predominante, frutto dell’ideologia liberista, nelle diverse sfumature.
La via salvifica consiste dunque nel dare un’altra “forma” al sistema economico.
Triplice domanda
Quali forme può assumere un sistema economico, quale è quella adatta e, sperando che non sia già stata adottata da civiltà scomparse, come si fa a porla in essere?
Risposta alla prima domanda
Premesso che il circuito di produzione-consumo dei diversi beni e servizi può essere gestito dall’uno o l’altro dei due Paradigmi economici fondamentali (Eteronomia, o produzione per terzi, ed Autonomia o produzione per sé) e, più precisamente, da Modalità economiche nelle quali questi possono essere declinati (essenzialmente Mercato ma anche Filantropia e Baratti per l’Eteronomia, e Collettività private e pubbliche per l’Autonomia), la forma che un sistema economico può assumere dipenderà dalle Modalità economiche adottate per la produzione-consumo delle diverse tipologie di beni e servizi.
Risposta alla seconda domanda
Considerando che il sistema attuale, destinato al collasso, tende ad affidare al Mercato la produzione-consumo di tutti i possibili beni e servizi (con l’eccezione dei servizi collettivi o indivisibili), va da sé che, nella ricerca del sistema più adatto, occorrerà orientarsi verso una alternativa che preveda la presenza di adeguate Modalità economiche del Paradigma dell’Autonomia sia nella gestione del circuito economico di beni che di servizi individuali (oltre a quelli collettivi di sua competenza).
La riflessione di World-Lab, portata avanti per eliminazione, ha portato a scartare un sistema che preveda la gestione della produzione-consumo della quasi totalità dei beni e servizi da parte della Modalità pubblica dell’Autonomia attuata dalle Collettività pubbliche, un exploit che solo esse possono realizzare.
In effetti un tale sistema, denominato Collettivismo, ha preso piede nel ventesimo secolo in gran parte delle terre emerse del pianeta ed ha potuto resistere per alcuni decenni, ma poi è imploso.
Non si sa in che misura hanno giocato, da un lato, i suoi vizi strutturali e, dall’altro, la necessità di un pesante confronto geo-politico con altre aree del pianeta, caratterizzate da economie gestite dal Mercato cioè dal Paradigma alternativo.
Risposta alla terza domanda
La riflessione di World-Lab si è perciò rivolta al possibile ruolo di altre Modalità economiche dell’Autonomia, cominciando ovviamente da quelle che già rivestono un grande ruolo in sistemi attuali per i quali si possono valutare gli effetti derivanti dalla loro morfologia.
Fra le diverse Modalità del Paradigma dell’Autonomia, dopo quella attuata dalle collettività auto-produttrici pubbliche, è stata presa in considerazione quella, all’estremo opposto, costituita dalle piccole Collettività auto-produttrici private, cioè le famiglie.
L’auto-produzione famigliare, o domestica, è oggi presente in modo massiccio (impiegando addirittura la metà della forza lavoro, femminile in particolare), da un lato (forse in mancanza di alternative viabili) nelle economie considerate arcaiche che caratterizzano i Paesi più poveri, ma anche, dall’altro, in Paesi dove essa è dovuta ad una precisa scelta, come nel caso dei Paesi islamici.
Considerata la difficoltà di diffondere un sistema in cui tale Modalità dell’Autonomia gioca un ruolo così importante (quanto meno in termini di forza lavoro impiegata) la riflessione si è orientata alle possibilità di ricorso alla Modalità attuata dalle Collettività auto-produttive private multi-famigliari.
Detta Modalità è stata caldeggiata addirittura nell’enciclica Rerum Novarum, ma gli economisti dell’epoca non hanno approfondito le potenzialità della Modalità stessa per poi trarne i possibili, e importanti, vantaggi.
Tale modalità ha comunque già fatto parte del sistema occidentale ma è stata poi gradualmente accantonata per il fatto di essere stata applicata in ambiti (creditizio, assicurativo, distribuzione al dettaglio) dove contano i grandi numeri, e quindi dove il Mercato, in cui l’offerta è rivolta a “terzi” (potenzialmente tutta l’umanità) ha più chance rispetto ad una offerta rivolta al gruppo alla base della collettività auto-produttrice privata.
La detta Modalità ha tuttavia rifatto capolino qualche decennio fa in un ambito inatteso, riguardante i beni, ed in particolare in agricoltura dove la qualità e la sua accertabilità hanno un peso importante.
Ma anche in tal caso la variante della Modalità privata dell’Autonomia, utilizzata in questo contesto, non ha dato un gran risultato.
Vedremo subito perché.
L’innovazione
L’introduzione di Modalità economiche dell’Autonomia nel sistema è, come detto, necessaria.
Ma il modo di introdurle, per essere efficace, deve seguire una logica nuova mai utilizzata nella nostra era (e, si spera, in nessuna delle civiltà scomparse).
Tale logica consiste banalmente nell’identificare le Modalità più adeguate e praticabili, previa determinazione di loro specifiche varianti, per gestire la produzione-consumo delle diverse tipologie di beni e servizi per poi, attraverso loro aggregazioni, togliere di mano al Mercato quelle essenziali alla vita e, così facendo, rendere obsoleto l’uso di altre Modalità dell’Eteronomia quali la Filantropia e il Baratto (essenzialmente multilaterale, ai giorni nostri, con l’utilizzo di monete complementari, o più propriamente denominabili monete interne, come le “Ore” utilizzate nelle Banche del Tempo), purtroppo necessarie in un sistema dove il Mercato la fa da padrone.
Secondo la riflessione di World-Lab la caratteristica essenziale che le varianti della Modalità auto-produttiva privata multi-famigliare devono avere è costituita dalla multi-attività.
In effetti l’attrattività di una variante risulterà incrementata da una tale caratteristica in quanto cumula il vantaggio dell’auto-produzione corrispondente alle diverse attività (non è un caso se la multi-attività è la regola perfino nell’auto-produzione uni-famigliare o domestica).
Si tratta insomma, ricorrendo ad una allegoria boschiva, di individuare le adeguate mutazioni inducibili in alcune specie, oggi soffocate dall’invasività di un solo albero, facendo sì che una volta geneticamente trasformate queste riescano a farsi spazio e prosperare, assieme ad altre specie naturali affini, in modo da contribuire alla resilienza dell’ecosistema attraverso una sua accresciuta biodiversità.
Una tale caratteristica non emerge spontaneamente nelle collettività auto-produttive private che si formano “dal basso” in quanto queste nascono sempre dall’aggregazione di persone sensibili ad un singolo tema specifico, ad esempio una alimentazione sana (che dà luogo alle cooperative auto-produttrici agricole).
Se invece l’obiettivo dell’introduzione nel sistema dell’auto-produzione multi-famigliare privata è quello di cambiare la “morfologia” del sistema è evidente che l’attrattività delle varianti utilizzate è necessaria per una massiccia diffusione delle stesse.
E, come detto, questa può essere ottenuta solo attraverso la multi-attività.
Ma la diffusione di cooperative auto-produttrici multi-attività può aver luogo solo per intervento di un soggetto Attuatore (il quale ha il ruolo della casalinga nell’auto-produzione domestica, sempre multi-attività).
Il pratica l’Attuatore sarà costituito da una impresa del contesto concorrenziale il cui core business consiste nell’erogazione di servizi (edilizia, credito, fiscalità…) agli investitori proprietari delle strutture produttive date in affitto alle cooperative auto-produttrici le quali remunerano tutti i fattori di produzione, incluso il capitale, e non sono soggette a mortalità d’impresa in quanto, come la casalinga, non necessitano di innovazione né di prodotto né di processo produttivo.
L’innovazione, tanto necessaria quanto banale, è invece quella di World-Lab consistente nel concepire il ruolo di un soggetto Attuatore senza il quale le Modalità private dell’auto-produzione multi-famigliare non potranno diffondersi in modo sufficiente a dar avvio, con gli effetti domino che faranno seguito, ad una metamorfosi del sistema tale da portarlo fuori dalla sua attuale rotta verso il collasso.
Riflessione
In conclusione e ritornando sul tema della enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII pubblicata nel 1891, è necessario aggiungere una piccola nota storica.
Premesso che il Papa ha utilizzato il pensiero del beato Giuseppe Toniolo, all’epoca docente di Economia Politica alla Normale di Pisa, è necessario precisare che il pensiero del Toniolo ha dato corso a quella che poi venne definita Dottrina Sociale della Chiesa cattolica e che dalla Enciclica sono nate le prime cooperative dei braccianti, le prime Casse rurali, le prime mutue assistenziali che negli anni hanno creato quello che poi venne chiamato Stato sociale.
Però il pensiero del Toniolo attingeva anche a una rivoluzionaria iniziativa nata proprio in Toscana da un mistico: David Lazzaretti che era un protetto di don Giovanni Bosco e del Papa Pio IX.
Il Lazzaretti ha provato a costituire una Associazione, originale per l’epoca, creando ad Arcidosso, sulle pendici del Monte Amiata, una Mutua multi-attività denominata “Società delle famiglie cristiane”, ma è stato vittima del suo successo.
Le interessanti opportunità di lavoro offerte a braccianti precedentemente al servizio di latifondisti locali hanno suscitato una reazione che ha messo brutalmente fine, in un grande bagno di sangue, ad una tale pratica socio-economica per evitare che si propagasse: il 18 Agosto del 1878 il Lazzaretti è stato assassinato dalle milizie sabaude, assieme ai suoi principali collaboratori, in quanto a capo di una processione religiosa… non autorizzata: aveva pestato i piedi a chi gestiva il potere e quindi la finanza del tempo.
Interessante e importante è divulgare un evento editoriale abbastanza recente che narra la storia di quanto accaduto all’epoca a David Lazzaretti: Simone Cristicchi ha pubblicato “Il secondo figlio di Dio. Vita, morte e misteri di David Lazzaretti. L’ultimo eretico”. Nel 2016 Mondadori ha pubblicato il libro e successivamente il geniale Cristicchi ne ha fatto anche un pièce teatrale che è stata rappresentata in tutta Italia.
Noi di World-Lab riteniamo che le intuizioni profetiche e rivoluzionarie, per l’epoca, del Lazzaretti siano strettamente collegate alle nostre pubblicazioni citate all’inizio. Nei nostri scritti non parliamo di intuizioni teologiche o filosofiche, ci limitiamo a elaborare un nuovo modello economico, ma è indubitabile che la nostra ideoprassi deriva da un bagaglio culturale che è maturato nella Dottrina Sociale della Chiesa cattolica.
BURGER ECONOMY
Alla ricerca di una alternativa realistica … da mordere!
Sintesi della Sintesi
Il circuito di produzione-consumo dei diversi Beni&Servizi (B&S) può essere gestito da una o più Modalità economiche.
Queste appartengono ognuna ad un determinato Paradigma economico fra i due possibili:
- Eteronomia (produzione per terzi attuata da una collettività di soggetti in competizione reciproca)
- Autonomia (produzione per sé, o auto-produzione, attuata da un soggetto collettivo).
Nel sistema economico occidentale attuale gran parte dei B&S, con l’eccezione dei Servizi collettivi (indivisibili), sono gestiti, in misura sempre crescente, dal Mercato che, assieme alla Filantropia e ai Baratti, fa parte del Paradigma dell’Eteronomia.
Data la naturale tendenza del Mercato alla mondializzazione e alla finanziarizzazione (tendenza oltretutto favorita dallo sviluppo tecnologico), la sua eccessiva presenza nel sistema può essere considerata la “madre” di tutti i mali, per l’uomo e l’ambiente.
Ergo
non resta che accrescere la presenza nel sistema dell’Autonomia attraverso le sue Modalità più opportune.
MODALITA’ DELL’AUTONOMIA
a- Collettività private
a1) Auto-produzione domestica (uni-famigliare e multi-attività)
a2) Auto-produzione mutualistica (multi-famigliare e mono-attività)
a3) Auto-produzione comunitaria (multi-famigliare e multi-attività)
b)- Collettività pubbliche
PECULIARITA’ DELLE MODALITA’ DELL’AUTONOMIA
(intese come strumento del cambiamento)
Campo d’azione Impatto atteso Viabilità
a1 limitato quasi nullo elevata
a2 molto limitato quasi nullo scarsa
a3 ampio elevato elevata
b massimo nullo nulla
COMMENTI
a1: NO
Per uscire dall’attuale deprecabile situazione non conviene puntare sull’auto-produzione domestica:
- richiede un grande dispendio di energie per convincere al boicottaggio dell’offerta del Mercato e il passaggio all’auto-produzione
- il campo d’azione in cui ciò può aver luogo è comunque limitato, data l’attuale scarsità di mezzi di produzione e di know-how, ad una piccola parte dei beni e servizi di prima necessità
- l’impatto atteso, date le abitudini al consumo passivo oramai radicate, è conseguentemente trascurabile nonostante l’elevato grado di viabilità di questa Modalità economica.
a2: NO
Una tale Modalità economica ha sempre avuto un campo di applicazione ristretto (servizi previdenziali, credito, distribuzione al dettaglio).
Nel passato aveva comunque un senso in quanto rendeva accessibili, o comunque vantaggiosi, i detti servizi ai soci.
Recentemente l’auto-produzione mutualistica, specialmente in ambito previdenziale (assicurativo) e creditizio, è stata in gran parte fagocitata dal Mercato.
Se oggi non ha senso tentare di ripristinare tale Modalità economica, essa potrebbe tornare di attualità se la Modalità a3 prendesse piede.
Recentemente il suo campo di applicazione si è esteso all’agricoltura biologica con la nascita delle Community Supported Agricoltura (CSA), ma tali “mutue” vanno viste come un “seme” per la nascita della Modalità a3.
a3: SI
Questa Modalità economica, dal carattere “rivoluzionario”, è oggi assente (forse proprio per questo) nell’attuale sistema economico occidentale, nonostante una sua prima realizzazione di successo, fine ‘800 ad Arcidosso (Grosseto), soffocata nel sangue.
O, per meglio dire, l’auto-produzione comunitaria sembra rispuntare, sia con realizzazioni spontanee (Cooperative di comunità e Co-housing, ispirati ai Kibbutz) sia nelle proposte di intellettuali visionari (Maurizio Pallante in Monasteri del terzo millennio, Rod Dreher in Opzione Benedetto) ed esperti (World-Lab ne ha proposto una variante, denominata Distretto di Sviluppo Locale ma anche Accademia Conviviale di Arti e Mestieri o semplicemente Convivio, concepita in vista di una sua massiccia diffusione essendo economicamente sostenibile, standard, e non necessitando di innovazione, né di prodotto né di processo).
Detta Modalità economica va seriamente presa in considerazione dalla società civile.
Questo, dato il suo impatto atteso elevato derivante, da un lato, dall’interesse che tutti gli stakeholders (soci lavoratori e/o utenti, investitori proprietari dei mezzi di produzione, Attuatori e Patrocinatori) ne possono trarre e, dall’altro, dall’ampio spettro di beni e servizi che è in grado di ritrasferire dal Paradigma dell’Eteronomia a quello dell’Autonomia e, soprattutto, data la sua elevata viabilità inserendosi in modo ortodosso nell’attuale quadro normativo seppur costruito, quest’ultimo, su misura per il Mercato e l’Eteronomia.
Una volta disponibile una sua realizzazione pilota, o quantomeno un suo embrione significativo, la sua diffusione, simultanea e generalizzata, dovrebbe essere garantita (sembra l’unica “strada in discesa” oggi esistente).
b: NO
Nonostante tale Modalità economica sia caratterizzata dal massimo campo d’azione (potendo essa gestire la totalità dei Beni e Servizi, inclusi quelli collettivi, cosa che faceva nei sistemi collettivisti oggi scomparsi) e, conseguentemente da un impatto potenzialmente elevato, il suo impatto atteso è da considerarsi nullo in quanto nulla è anche la sua viabilità.
A parte i Servizi collettivi che sono di sua specifica competenza, essendo erogati a prezzo zero coprendo i costi con la fiscalità, gli altri Beni e Servizi sono bipartiti fra:
- quelli per i quali la Modalità a3 (auto-produzione comunitaria) può fare meglio del Mercato ma anche meglio della Modalità auto-produttiva pubblica, oltre che delle altre Modalità dell’Autonomia
- quelli (ad alta intensità di capitale) per i quali la Modalità a3 è fuori gioco e la Modalità auto-produttrice pubblica farebbe ben meglio, per la società e l’ambiente, rispetto al Mercato.
Nel primo caso la società civile ha interesse a concentrarsi sulla Modalità a3 non fosse per il fatto che fa meglio di tutte, indipendentemente dal Paradigma di appartenenza.
Nel secondo caso, nonostante la Modalità b sia la sola, nel Paradigma dell’Autonomia, in grado di far meglio del Mercato (soprattutto in alcuni comparti produttivi) e nonostante il suo impatto potenziale possa considerarsi elevato, essa dovrebbe essere posta in secondo piano, quantomeno inizialmente, dalla società civile, in quanto il suo impatto atteso è nullo data la sua viabilità nulla (dipendendo questa dalla politica la quale dipende dall’informazione e dal potere finanziario che privilegia il Mercato in quanto tale potere prospera sulla moneta che costituisce la “linfa vitale” del Mercato stesso).
Dato che le Modalità dell’auto-produzione comunitaria a3, e la sua variante Convivio, sono apparse da poco e non fanno certo oggetto di divulgazione da parte dei media, si assiste, invece, ad una tendenza generalizzata alla politica come sola via da battere, non tanto per aumentare il ruolo del Paradigma dell’Autonomia tutt’ora ignoto, ma per porre un freno alla degenerazione del Mercato nella speranza di arrivare in tal modo ad un cambiamento del sistema.
Oggi, insomma, vige la “lotta all’attuale sistema” (fondato sull’Eteronomia) mentre invece servirebbe crearne uno alternativo (comprendente un maggior ruolo dell’Autonomia saggiamente applicata) in modo da rendere obsoleto il sistema attuale (un approccio non-violento, cristiano o Ghandiano, di comprovato successo).
Mentre il primo approccio, incoraggiato dalle élite in quanto portano il dissenso sul campo da loro scelto e a loro favorevole, va considerato una via in salita (se non addirittura senza uscita, per quanto detto), così come lo sono le Modalità a1 e, se nulla cambia, la a2.
SUGGERIMENTO STRATEGICO AGLI ADDETTI AI LAVORI
Probabilmente meritevole del noto acronimo TINA
- DAPPRIMA cominciare a patrocinare e ad attuare le prime realizzazioni dimostrativo-sperimentali del Convivio la cui diffusione (di cui beneficeranno i patrocinatori e gli attuatori stessi) comporta già una buona parte della trasformazione strutturale del sistema e, soprattutto (data la valenza pedagogica di una tale trasformazione che toccherà, seppur in diversa misura, gran parte della popolazione), rende evidente il ruolo positivo dell’Autonomia, col razionale impiego delle sue Modalità (non c’è solo l’alternativa fake “Mercato o Stato”) sulla società e sull’ambiente.
- E POI, una volta generato un sufficiente consenso potenziale, concentrare le energie sull’azione politica. La scelta di puntare direttamente ed esclusivamente sulla politica ha già ampiamente dimostrato la sua inefficacia per la duplice ragione seguente: il consenso su un programma di reale cambiamento è difficile da ottenere e comunque, anche una volta ottenuto e conquistato lo scranno del potere, un tale programma dovrà essere accantonato ... con le buone o con le cattive.
I protagonisti di tale expoit, dopo aver fatto diversi danni al sistema socio-economico, cadranno presto nell’oblio e … nella vergogna.
ACCORATO APPELLO AI POLITICI VECCHI E (SOPRATTUTTO) NUOVI
Non sottovalutate il suggerimento di cui sopra: ne beneficeranno tutti… voi inclusi!
A CURA DEL GRUPPO DI LAVORO WORLD-LAB (settembre 2020.
Caro Papa Francesco buongiorno,
faccio seguito alla mia precedente nota che ti ho inviato l’anno scorso in occasione del proclamato Convegno sul tema in oggetto e previsto per il 26-28 marzo 2020 sospeso a causa della pandemia in corso.
Siamo tutti presi da questa crisi mondiale che tocca da vicino la salute nostra e dei nostri cari e che sta avendo, e avrà ancora di più in futuro, conseguenze piuttosto dirompenti sul modello economico ultraliberista in vigore.
D’altra parte nella tua importante enciclica “Laudato si’”, avevi messo ben in evidenza quale scenario si profilava all’orizzonte del sistema economico mondiale devastato dallo strapotere dei pochi centri decisionali della finanza internazionale: un concentrato di egoismi e interessi tutto teso a mantenere e accrescere la ricchezza dei pochi e la povertà e la miseria dei molti.
Però, come in ogni crisi, noi siamo chiamati a coglierne le opportunità.
La nostra speranza, teologicamente fondata nella nostra dottrina sociale cattolica, è che il rinsavimento da te auspicato venga preso sul serio in considerazione.
Ed è proprio per questo che l’anno scorso ti ho informato dei risultati della nostra ricerca su di un modello economico alternativo a quelli esistenti nello scenario mondiale.
Infatti con i colleghi del network di esperti internazionali di World-Lab, proprio contemporaneamente all’uscita della tua enciclica “Laudato sì’” abbiamo dato alle stampe su Amazon il nostro libro “LA DIGNITÀ DELLE NAZIONI” e l’anno dopo, 2016, un altro libro “MANIFESTO DEL CIVISMO”, col quale abbiamo divulgato le modalità di realizzazione di questo nuovo e inedito modello, sempre pubblicato su Amazon.
Ora, ti informo nuovamente, che nel 2016 i risultati della nostra ricerca sono stati presentati in Segreteria di Stato nella persona di monsignor Osvaldo Neves de Almeida incaricato dal card. Parolin per questa udienza, e pochi giorni dopo li abbiamo presentati al card. Peter Appiah Kodwo Turkson prefetto del Dicastero Pontificio per il servizio dello sviluppo umano integrale, e grazie anche al suo patrocinio a maggio 2017 abbiamo realizzato un convegno internazionale dal titolo “Un modello di Sviluppo Cristiano per una Ecologia Integrale”, nella sede prestigiosa della Conferenza Episcopale Triveneta a Zelarino-Venezia.
Nella precedente lettera ci siamo rivolti anche al Comitato organizzatore del rinviato Convegno mondiale di Assisi con l’intento di poter presentare i risultati e le proposte del nostro lavoro. Purtroppo, a causa della nostra età, non è stato possibile essere accolti in quanto diversamente giovani, mentre al Convegno erano invitati i giovani a presentare le idee innovative per un’economia che rispettasse l’ambiente e l’uomo.
Oggi, a causa della crisi devastante della pandemia, ci viene offerta un’opportunità straordinaria per ritornare alla carica nei tuoi confronti e far conoscere, grazie a te, a una platea più allargata le proposte divulgate a suo tempo nei due libri citati. Addirittura, consapevoli dell’importanza dei risultati, il primo volumetto è stato stampato in inglese, francese, spagnolo e russo giusto perché in tutto il mondo c’è un’attesa spasmodica per liberare l’umanità dalla “Economia che uccide”.
Questa crisi può generare nuovi comportamenti soprattutto a livello di relazioni economiche. I segni della decadenza del sistema economico ultraliberista si compendiano nella distruzione dei valori sui quali era nato e si era ancorato per un paio di secoli: la famiglia come cellula fondamentale della società, la difesa della vita dal concepimento al termine naturale, la solidarietà intergenerazionale ...... tutti valori nati dentro all’etica di origine cristiana, con buona pace di tutti i negazionisti sulla matrice divina dell’uomo.
La crisi deve essere un’opportunità per introdurre nella società quel cambio di paradigma economico che noi di World-Lab abbiamo messo a punto nei due volumetti citati e che qui ancora adesso divulgo per te, Papa Francesco prima di tutto, ma anche a tutte le persone coinvolte in questi processi di cambiamento, compresi gli “economisti di Dio” che sono interpellati come consultori nei vari Dicasteri Pontifici, perché è dalla implementazione nel tessuto sociale che può rinascere un’economia a servizio dell’uomo e della natura.
A questo punto una precisazione è necessaria per evitare fraintendimenti, il modello elaborato dagli specialisti di World-Lab non prevede l’intervento del livello politico per contributi o finanziamenti e consiste, oggi, nell’ APPOGGIO della CHIESA : incaricare una adeguata Parrocchia che collabori con W-L, promuovendo presso i parrocchiani, che nulla avrebbero da perdere e semmai tutto da guadagnare, la graduale realizzazione di un Convivio sperimentale...niente di più!
Si tratta di un progetto di natura socio-economica, il ruolo del quale non esiteremo a definire “storico” e quindi ineludibile per il quale, a giudicare dall’attualità, è giunto il tempo di una sua realizzazione.
Questa prende avvio, in due parole, con la diffusione di un originale contesto formativo/auto-occupazionale, economicamente sostenibile, standard e realizzato su base locale (tecnicamente denominato Distretto di Sviluppo Locale, ma anche Accademia Conviviale di Arti e Mestieri e, più semplicemente, Convivio).
Questo è fondato su una inedita variante, multi-famigliare e multi-attività, dell’auto-produzione, paradigma economico misconosciuto dove vengono prodotti “valori d’uso” e dove l’imprenditorialità, esercitata su base esclusivamente comunitaria, mira alla massima efficienza dell’intero circuito di produzione-consumo.
Nei Convivi; ed è ciò che spiazzerà l’intellighenzia economica nazionale ed internazionale che da sempre sostiene l’inconciliabilità fra la libera iniziativa e la disoccupazione zero; possono trovar posto tutte le risorse umane involontariamente inattive, già numerose e in tendenziale aumento, in quanto ad esse si aggiungono quelle che molte imprese del contesto concorrenziale devono estromettere a ritmo crescente, rimpiazzandole con le macchine e l’intelligenza artificiale, per mantenere la necessaria competitività in un contesto mondializzato.
È così che, con la diffusione dei Convivi sul territorio, ovunque richiesto, prenderà avvio una dinamica che, accompagnata da specifici effetti domino, sfocerà in un sistema in cui regna la libera iniziativa e in cui ognuno può accedere all’imprenditoria nelle sue variegate forme ed evitare, in ogni caso, la stigmatizzazione implicata dall’assistenza sociale.
Si tratta dunque di un progetto che, di primo acchito, può apparire, se non utopico, comunque eccessivamente ambizioso, ma che, di fatto, si rivelerà assolutamente realistico non appena ne daremo evidenza, seppur sommariamente, nella nota che segue.
Questa consiste nella diffusione sul territorio della Città metropolitana di Venezia, inteso come area pilota, di una inedita struttura di “formazione e auto-occupazione” denominata Accademia Conviviale di Arti e Mestieri (ACAM) o semplicemente Convivio.
Il Convivio va considerato come una Istituzione mancante la cui funzione consiste nell’accompagnamento all’operatività, attuato col metodo imparare lavorando, in una o più attività produttive sia di giovani, che di meno giovani che lo necessitano (es. lavoratori in ricollocazione).
Tale preziosa funzione, tradizionalmente svolta dalla famiglia o dal piccolo artigianato di prossimità, è oggi tragicamente assente nelle nostre società occidentali.
E questo fa sì che gran parte dei giovani, leoni da tastiera, non sappiano tenere in mano un cacciavite o una cazzuola e, ciò che è peggio, sviluppino un senso di rigetto verso l’attività manuale da cui sono totalmente avulsi.
La peculiarità del Convivio risiede nel fatto che la sua produzione, la quale copre un’ampia gamma di beni e servizi di consumo famigliare corrente, viene assorbita prioritariamente dalle famiglie dei numerosi soci operanti a vario titolo nelle diverse unità di produzione della struttura, la quale viene così a configurarsi come una “Mutua”, cioè un soggetto auto-produttore multi-famigliare e, nella fattispecie, multi-attività il quale, come ogni Mutua, risulta economicamente autonomo, in quanto impresa creata dagli utenti stessi.
Il Convivio perciò consente, come spiegato altrove in dettaglio, di creare occupazione aggiuntiva nel sistema e quindi attraverso una sua diffusione rapportata alle necessità, attuabile dalla società civile data la sua viabilità economica, diventa possibile eliminare totalmente la disoccupazione ed altre forme di inattività involontaria, fenomeno altamente deprecabile specialmente presso i giovani.
Una volta portata a termine una realizzazione dimostrativo-sperimentale del Convivio, questa potrà essere facilmente replicata, data la sua natura standard, sia all’interno del comprensorio veneziano che in altre aree del territorio nazionale e oltre.
Consapevoli di quanto sta maturando negli ambienti della Conferenza Episcopale Italiana, con riferimento a un modello di dottrina economica della Chiesa cattolica, che rinviando agli interventi di natura politica quanto previsto denota una sua improbabile realizzazione, come risulta da consolidata esperienza storica, noi suggeriamo di realizzare un’economia cristiana direttamente dalla società civile di cui la Chiesa fa parte.
Nella nostra accezione nell’economia cristiana parte dei beni e servizi di prima necessità sono autoprodotti da collettività private intermedie (Convivi) e dove le collettività pubbliche auto-producono non solo i servizi collettivi, ma anche un consistente numero di beni e servizi strategici oggi in mano ad imprese multinazionali orientate esclusivamente al profitto.
Solo qualche ambito cattolico (Domenicano, nella fattispecie, e non Francescano) sembra conoscere, ed apprezzare, il pensiero di World-Lab. Vedi articolo del domenicano Riccardo Lufrani: “La evangelizzazione dell’economia dalla gabbia dell’ideologia liberista alla vera libertà di una economia cristiana".
PS: In World-Lab ci siamo chiesti come mai Papa Francesco non promuova, assieme ai responsabili di altre chiese cristiane o di altre religioni, un movimento studentesco di "protesta-azione" (e non di "protesta-richiesta" come quello di Greta Thunberg che lascia il tempo che trova) come quello descritto (Work For Planet) in un prossimo articolo che segue esattamente il consiglio del Papa stesso (e cioè non lamentarsi per gli effetti del sistema attuale ma girargli le spalle e costruire un sistema economico diverso che renda obsoleto quello vigente).
Cosa facile: basta diffondere l'auto-produzione, multi-famigliare e multi-attività, dove possibile e ... conveniente (secondo la logica dell' homo oeconomicus).
Il resto (compreso " l'uomo nuovo") viene da sé, successivamente.
Per ogni informazione sull'Economia cristiana e World-Lab non esitare a contattarci a questi indirizzi:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Per ulteriori approfondimenti vedi sul sito www.gianfrancotrabuio.it, nella cartella Europa Cristiana, gli articoli pubblicati:
1- L'ATTUALE SISTEMA ECONOMICO NON VA COMBATTUTO, VA RESO, PACIFICAMENTE, OBSOLETO.
2- LETTERA DEL CARDINALE PETER K. A. TURKSON PER IL CONVEGNO.
3- UN MODELLO DI SVILUPPO CRISTIANO PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE.
4- CRISTIANESIMO E QUESTIONE SOCIALE : UNA NUOVA VISIONE DELL'ECONOMIA.
La festa di San Martino, vescovo di Tours, in Francia, è uno dei capisaldi della tradizione religiosa delle nostre campagne, ancora oggi.
Nell’intorno dell’undici novembre è tutto un fiorire di feste e sagre paesane dove trovano spazio e godimento i frutti della terra e i loro appassionati degustatori.
È interessante per i cultori della storia e delle tradizioni venete, riandare alla vita di questo santo vescovo cattolico per capire qualcosa di più della struttura portante della nostra antropologia culturale, ovvero, perché san Martino è così famoso e così venerato nelle nostre campagne.
SAN MARTINO DI TOURS, DIPINTO DEL MAESTRO PAOLO CANCIANI
NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI SORRIVA DI SOVRAMONTE (BL)
Ecco, allora, venirci in aiuto la sua storia, quella narrata da lui in prima persona e raccontata qualche secolo dopo da uno scrittore veneto, certo Venanzio Fortunato da Valdobbiadene.
Martino nasce in Pannonia, l’attuale Ungheria, verso il 316, figlio di un funzionario dell’impero romano, e si arruola da giovane nelle legioni romane di stanza in quei territori, si muove al seguito dell’esercito nei territori dell’impero. Conosce la religione cristiana e si fa catecumeno, desidera prepararsi a ricevere il Battesimo, quando in una giornata fredda incontra un povero intirizzito e mosso a pietà, divide il suo mantello per lui, tagliandolo a metà con la spada. La stessa notte, Martino, legionario romano, ha una visione: gli appare Gesù che lo ringrazia per aver diviso con lui il suo mantello. Subito dopo si fa battezzare, abbandona l’esercito e si mette sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers (anno 339), studia, diventa sacerdote e fonda il primo monastero dell’Occidente a Ligugé nei pressi di Poitiers (360). Nel 372 diventa vescovo di Tours e esercita il suo ministero pastorale fino all’età di ottanta anni. Viene sepolto l’11 novembre del 396, e noi ancora oggi facciamo memoria di questo grande personaggio proprio in questa data.
Già in vita Martino fece miracoli che sono rimasti negli annali della sua biografia. In particolare la risurrezione da morte di un monaco del suo monastero, la risurrezione di un suicida e quella di un bambino portato in braccio dalla mamma, tutti avvenuti di fronte a numerosi testimoni, questi fatti provocarono un’emozione fortissima e numerosissime conversioni.
Ora, vediamo perché il vescovo Martino ha mantenuto fino a oggi la fama di uomo di Dio, soprattutto tra la gente dei campi.
Bisogna riandare con l’immaginazione a quegli anni, quando la vita nelle campagne era quanto mai misera e le persone che vi vivevano erano sottoposte a ogni genere di difficoltà, sia dalla precarietà delle colture e del clima, sia dalle angherie dei “cittadini” proprietari delle terre, sia dagli eserciti in perenne movimento da un territorio all’altro.
Martino rappresenta il primo esempio di “pastore” che concentra la sua azione pastorale tra gli uomini della campagna. Il cristianesimo non era ancora diffuso in quei territori, Martino rappresenta, quindi, la guida, il pastore, l’apostolo, il tutore di quelle genti, esposte più di altre alla povertà e alla miseria.
La sua fama di soldato e di monaco colpisce grandemente la sensibilità di quelle genti, lui che ha diviso con la spada il suo mantello per darne metà a un povero, rappresenta qualcosa di rivoluzionario, perché i soldati usavano la spada per fare violenza e non per fare la carità. Questo fatto, ancora oggi rappresenta un elemento di grande rilevanza nel sistema di valori della “gente dei campi”.
A questo bisogna aggiungere l’incessante opera di evangelizzazione e di promozione sociale dei contadini e dei pastori.
Oggi, dopo oltre 1600 anni, questa fama permane e si alimenta con la fede delle persone legate alla terra da vincoli di lavoro e di affetto. Fede nella Parola di Gesù, fede nei valori della condivisione e della responsabilità.
Però, è interessante un ulteriore approfondimento su questa figura di Santo, fondatore del primo monastero in Occidente. Per noi Veneti è di straordinaria importanza ricordare la storia di questo Santo, che ora brevemente riprendo parlando di Venanzio Fortunato da Valdobbiadene, scrittore del sesto secolo che scrive la biografia di San Martino verso il 560. Ebbene, Venanzio e un suo amico, certo Felice di Treviso, si recano in pellegrinaggio a Ravenna, cammin facendo ambedue si ammalano agli occhi, la fede li porta nella chiesa di San Giovanni a Ravenna dove nella cripta c’è una lampada a olio che arde davanti a una statua di San Martino, loro si ungono gli occhi con l’olio della lampada e miracolosamente guariscono. I due ritorneranno, quindi, nel trevigiano e si faranno promotori della venerazione del Santo vescovo di Tours. Felice, successivamente diventerà vescovo di Treviso.
Ecco spiegato in modo semplice e storicamente fondato il grande impatto di San Martino nella fede e nella cultura delle persone dedite alla coltivazione dei campi e all’allevamento degli animali.
Nel nostro Veneto è invocato anche come protettore delle mamme in attesa, proprio in ricordo di quel miracolo famoso citato, oltre ad essere titolare di centinaia di chiese sparse su tutto il territorio dal Polesine al Bellunese, infatti a san Martino è dedicata anche la diocesi di Belluno.
Ma non è finita qui la storia di San Martino, continua con recenti acquisizioni d’archivio nelle quali si riporta l’azione di tutela svolta da questo Vescovo nei confronti dei contadini del tempo, avendo elaborato una specie di contratto di mezzadria ante litteram tra proprietari terrieri e lavoratori della terra.
Nel nostro costume veneto e nella nostra tradizione agricola, famose e tristissime sono ancora oggi le migrazioni dei mezzadri che a fine campagna agricola, proprio a cavallo di San Martino, lasciavano la casa e la terra che avevano coltivato, per spostarsi presso un’altra campagna di un altro proprietario per ricominciare daccapo una nuova ardua fatica, e lo spostamento avveniva portandosi dietro la famiglia e le poche suppellettili su di un carro trainato da una mucca e a piedi portando a spalle quanto non ci stava sul carro.
È utile riflettere, oggi, in questo Veneto, locomotiva ancora trainante dell’economia nordestina, quali e quante fatiche e quali insegnamenti ci hanno lasciato i nostri vecchi e le nostre vecchie, quanto coraggio e quanta fede hanno avuto per reggere le avversità, che solo a pensarci fanno venire i brividi.
DISOCCUPAZIONE ZERO
Da una Grande Opera di alchimia socio-economica
Premessa
Nel giugno del 2015 il network di esperti internazionali World-Lab (www.worldlabnetwork.ru) ha pubblicato, in singolare concomitanza con l’enciclica di Papa Francesco Laudato si’, il libro La Dignità delle Nazioni, disponibile su Amazon in 5 versioni linguistiche ( EN, FR, IT, RU, SP), nel quale presenta il percorso della Grande Opera di alchimia socio-economica che ha condotto alla scoperta della “pietra filosofale”: il Convivio.
Trattasi, in estrema sintesi, di un soggetto economico, curiosamente inedito, inizialmente denominato Distretto di Sviluppo Locale (DSL), costituito da una grande cooperativa multi-attività (beni, e servizi di consumo famigliare corrente di prima necessità) i cui soci, di cui buona parte sono soci-lavoratori, sono destinatari della produzione che possono acquisire a prezzo di costo.
In ambito auto-produttivo il Convivio va dunque oltre l’esistente finora costituito, da un lato, da soggetti multi-attività ma uni-famigliari (è il caso dell’auto-produzione domestica la cui importanza va scemando, quantomeno in Occidente) e, dall’altro, da soggetti multi-famigliari ma mono-attività (ad esempio le Mutue previdenziali oramai gradualmente entrate nel contesto concorrenziale, ma anche le nuove cooperative ortofrutticole basate sulla logica dalla Community Supported Agriculture).
Una ulteriore peculiarità del Convivio, derivante dalla multi-attività, consiste nel fatto che la sua struttura produttiva ha un carattere modulare, essendo costituita da una ventina di unità di produzione tematiche (moduli), tecnicamente indipendenti ma a bilancio unificato, nelle quali operano fianco a fianco un socio senior, pensionato, dotato di capacità professionali con funzione di formatore-tutore e alcuni soci in qualità di apprendisti-lavoratori (per questo motivo il Convivio è stato anche denominato Accademia Conviviale dei Mestieri).
Dette unità produttive si configurano pertanto come Botteghe artigiane di nuova generazione nelle quali la formazione professionale è basata, come nella tradizione, sulla trasmissione intergenerazionale dei saperi con la grande differenza che essa ha luogo fra soci paritetici al servizio di altri soci tutti accomunati dall’interesse che questa avvenga in modo efficiente e nei tempi più brevi.
Il Convivio viene qui allegoricamente qualificato di “pietra filosofale” in quanto, nell’ambito ambito socio-economico a cui appartiene, risulta dotato delle tre peculiari proprietà del detto oggetto alchemico.
In effetti:
- rappresenta, per il Sistema economico che lo adotta, un elisir di lunga vita (garantendogli la sostenibilità socio-ambientale, come argomentato nel libro La Dignità delle Nazioni)
- infonde negli operatori, data la sua forte valenza pedagogica, la capacità di discernere ciò che è bene da ciò che è male, a conferma del suo attributo “filosofale”
- consente di trasmutare in oro (Lavoro di Cittadinanza -LdC) un metallo vile quale il piombo (Reddito di Cittadinanza-RdC).
In questa breve nota ci soffermeremo specificatamente su quest’ultima proprietà del Convivio per il solo fatto che sollecita maggiormente l’attenzione popolare.
Vedremo in particolare come mai il RdC, che nasce con l’encomiabile obiettivo di avviare il massimo numero di beneficiari verso un percorso di formazione-lavoro, possa dare il meglio delle sue potenzialità solo se la modalità di implementazione adottata è rappresentata dal Convivio il cui uso consente addirittura la seguente trasmutazione :
RdC + Convivio = LdC
con il triplice effetto consistente:
- nel portare, ipso facto, il sistema alla Disoccupazione Zero
- nel dare contemporaneamente avvio ad una dinamica virtuosa mirante a minimizzare quantitativamente l’uso del “vile metallo” di partenza (RdC), e cioè ridurre il costo pubblico del provvedimento fino ad azzerarlo (il Convivio è stato concepito per essere economicamente sostenibile, e il RdC serve solo come abbrivio alla sua messa a regime)
- nel far sì che gli ex-disoccupati creino essi stessi ed occupino impieghi nuovi, aggiuntivi nel sistema (*).
Il Reddito di Cittadinanza (il piombo)
Nell’attribuire al Reddito di Cittadinanza (RdC) la natura di un “vile metallo” quale il piombo non intendiamo certo disprezzarlo.
Ciò significa, al contrario, attribuirgli il ruolo di necessario elemento di partenza, suscettibile di evolvere variamente, a seconda delle modalità adottate per la sua implementazione, inclusa la possibilità, come appena anticipato, di essere trasmutato in metallo nobile quale l’oro rappresentato, nella presente allegoria, da un Lavoro di Cittadinanza (LdC).
Va detto che le modalità di implementazione, miranti tutte ad avviare i beneficiari ad un percorso di formazione-lavoro, formano un insieme ampio e variegato.
Queste tuttavia, al di là di differenze di piccola entità e non determinanti, possono essere distinte in quattro grandi categorie:
a) quelle che prevedono la sospensione del RdC una volta che il beneficiario trova un lavoro congruamente remunerato
b) quelle che prevedono l’attribuzione permanente del RdC e ammettono il cumulo fra questo e un eventuale nuovo reddito da lavoro
c) quelle che prevedono l’attribuzione permanente del RdC purché associata ad un lavoro non retribuito
d) quelle che prevedono l’attribuzione provvisoria del RdC, solo in fase iniziale e purché associata ad un lavoro non retribuito, e la sua graduale sostituzione con un un reddito da lavoro fino ad azzerarlo (Convivio e modalità analoghe)
Implementazione del RdC attraverso modalità di tipo a)
L’evoluzione del RdC derivante da modalità di implementazione appartenenti alla prima categoria sembra, di primo acchito, la sola in grado di trasformarlo in un “metallo” sicuramente più nobile del piombo (l’aspetto assistenziale, nell’allegoria alchemica qui adottata).
Il problema che, però, sembra porsi in tutta la sua evidenza, consiste nella scarsa viabilità delle modalità di implementazione di questo tipo.
In effetti, da un lato, il beneficiario che già percepisce un reddito (purtroppo generalmente concepito come il fine) sarà reticente ad accettare un lavoro (il mezzo) per arrivare, sostanzialmente, allo stesso fine.
Né risulta facile, dall’altro, “imporre” l’accettazione di un lavoro, anche nell’ambito di una “rosa” di congrue possibilità offerte (non fosse che per la difficoltà di comporre la detta “rosa” in tempi di scarsa attività quali quelli attuali che, per ciò stesso, giustificano tali provvedimenti).
Le modalità di implementazione in questione sembrano dunque “ far acqua” sia dal lato della domanda che, e forse più, dell’offerta, e perciò incapaci, in buona sostanza, di avviare un significativo numero di beneficiari verso un percorso di formazione e di lavoro durevole.
Implementazione del RdC attraverso modalità di tipo b)
In ragione di quanto appena esposto, l’attenzione degli addetti ai lavori si è perciò spostata, nei Paesi in cui sono stati adottati provvedimenti analoghi al RdC, verso le modalità di implementazione della categoria b).
E’ il caso della Finlandia che, avendo adottato un provvedimento analogo al RdC, e avendo constatato la scarsa viabilità delle modalità di implementazione di tipo a), ha dato avvio alla realizzazione sperimentale di una modalità di tipo b) limitandola ad un lasso di tempo predeterminato (due anni).
Ovviamente tali modalità di implementazione, pur di riuscire ad avviare un sufficiente numero di beneficiari del RdC verso un percorso di formazione-lavoro, lasciano sulle spalle della collettività il fardello rappresentato dal costo del provvedimento.
Ma è anche vero che si tende, spesso e volentieri, a sottostimare il fardello che grava sulla società a seguito della disoccupazione, del quale i costi dei dispositivi del welfare-state, rappresentano solo la punta dell’iceberg.
Detto questo, la menzionata sperimentazione condotta in Finlandia ha mostrato, per quanto incredibile possa sembrare, che anche la modalità di implementazione del RdC di questo tipo ha dato chiara prova... di scarsa viabilità!
Le chance di una sua adozione in Italia sono perciò assai ridotte.
Implementazione del RdC attraverso modalità di tipo c)
Recentemente è apparsa una proposta del sociologo De Masi pubblicata in un suo libro dal titolo sorprendente: Lavorare gratis per lavorare tutti.
In realtà il termine “gratis” va precisato e la proposta, espressa per esteso, si traduce nell’adozione di un RdC e nella sua non sospensione nel caso in cui il beneficiario trovi un lavoro tenuto conto, e qui sta la novità della proposta, che egli lo offrirà... gratis.
Fra le tipologie di implementazione del RdC anche questa, come la precedente, prevede l’attribuzione permanente del RdC ma è senz’altro, rispetto a quella, ben meno appetibile per il beneficiario.
Dovrebbe però essere più appetibile per le imprese inducendole ad offrire, a tali condizioni, molte più opportunità di lavoro, anche se verosimilmente poco qualificato.
La proposta ha comunque due evidenti punti deboli in quanto c’è il rischio, da un lato, che le opportunità di impiego offerte provengano da licenziamenti (con la conseguente creazione di nuovi candidati al RdC) e, dall’altro, che la rinuncia a ridurre il costo pubblico del provvedimento prima o poi si ritorca, attraverso la fiscalità, sulle imprese (facendo sì che la possibilità di disporre di manodopera gratuita si traduca, per queste, in una sorta di “polpetta avvelenata”).
Implementazione del RdC attraverso il Convivio (la “pietra filosofale”)
Venendo ora all’implementazione del RdC attraverso il Convivio, potrà sembrare assai curioso scoprire che, quantomeno nella fase iniziale, anch’essa è basata sulla logica del “lavorare gratis per lavorare tutti”.
Ma è evidente che, essendo i beneficiari del RdC stessi soci titolari dell’impresa cooperativa dove andranno a formarsi lavorando e della quale, con le loro famiglie, costituiranno parte della clientela, il fatto di lavorare gratis è un regalo (consentito dal RdC) che fanno a sé stessi.
Considerando che le attività avviate nel Convivio comportano un’elevata quantità di manodopera, il fatto che questa non gravi sui costi di produzione, che sono i prezzi di acquisizione per i soci dei beni e servizi auto-prodotti, si può ben capire come ogni Euro del RdC speso nel Convivio possa incrementare notevolmente il suo potere d’acquisto.
E’ così che i beneficiari del RdC che non avessero trovato un lavoro gradito fra quelli loro proposti, associandosi con l’aiuto di un ente coordinatore esterno, potranno tutti trovar posto, nessuno escluso, in Convivi di prossimità.
Grazie al RdC e al Convivio, il LdC diventa dunque possibile, quanto meno, inizialmente, su un piano formale.
E’ importante osservare che i lavori svolti nel Convivio hanno ben poco da spartire con i Lavori Socialmente Utili (LSU) in quanto i primi, a differenza di questi, richiedono una professionalità che nel Convivio viene appunto trasmessa da una generazione all’altra.
Per quanto riguarda poi il finanziamento pubblico di entrambi è ovvio che nel caso dei LSU questo deve essere permanente mentre nel Convivio esso è utilizzato solo nella fase iniziale, cioè quando nelle diverse “Botteghe artigiane” ha luogo un’attività essenzialmente formativa.
Va da sé che quando questa può dirsi conclusa e quando, di conseguenza, la produttività aumenta, il RdC può gradualmente essere ridotto fino ad azzerarlo dato che il Convivio è economicamente viabile.
Sarà allora che il LdC potrà dirsi propriamente acquisito, grazie alla diffusione dei Convivi sul territorio.
Da osservare che questa potrà aver luogo, in tempi relativamente brevi, non appena sarà disponibile una realizzazione dimostrativo-sperimentale, un Convivio pilota da utilizzare come prototipo per una sua diffusione su ampia scala.
E dato che una tale realizzazione prende tempo, converrebbe darne avvio nei tempi più brevi, cominciando, ovviamente, da uno “studio di fattibilità” (di fatto un suo progetto esecutivo).
Il Convivio, dopo quanto detto, più che come procedimento di implementazione del RdC va visto come strumento che permette di evitare il RdC dando luogo ad un sistema economico compiuto, sostenibile sia sul piano sociale che ambientale.
La non sostenibilità di una economia priva di un tale elemento strutturale è oramai evidente.
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(*) Può essere utile sfatare il pregiudizio, assai diffuso fra i non addetti ai lavori, secondo il quale l’attività lavorativa dedicata all’auto-produzione (contesto dell’Autonomia) sopprime lavoro sul mercato (contesto dell’Eteronomia).
Si crede cioè che la casalinga che si dedica, ad esempio, all’auto-produzione di pane sottragga occupazione sul mercato.
In realtà la famiglia della casalinga, nella misura in cui non riduce la sua spesa sul mercato ma la modifica (trasformando, ad esempio, la precedente spesa per pane in spesa per cultura) si limita a trasferire occupazione, nel Paradigma dell’Eteronomia, dal comparto della panificazione a quello della cultura (con un bilancio occupazionale nullo in questo contesto).
Questo implica che l’attività svolta in ambito auto-produttivo, cioè nel Paradigma dell’Autonomia, è netta aggiuntiva al livello del sistema economico nel suo complesso.
Lo stesso vale, di tutta evidenza, per quanto riguarda tutte le altre forme di auto-produzione incluso, ovviamente, il Convivio.
Da non trascurare il fatto che, con riferimento a quest’ultimo, la sua diffusione sul territorio comporta notevoli investimenti privati miranti a fornire gli spazi attrezzati, cioè le strutture produttive, prese in affitto dalle unità produttive dei Convivi. Trattasi di una nuova domanda elevata, solvibile e sicura, emanante dai Convivi, alla quale le imprese del mercato potranno rispondere creando a loro volta ulteriore occupazione in tale contesto dando luogo ad uno sviluppo economico di entità paragonabile a quello riscontrabile solo in tempo di ricostruzione post-bellica.
Il positivo effetto derivante dalla diffusione dei Convivi non si limita, inoltre, agli aspetti occupazionali. In effetti la diffusione dei Convivi, in quanto soggetti auto-produttori, implica la re-localizzazione di molte attività economiche, in primis dell’agroalimentare, con grandi vantaggi in termini di salute umana ed ambientale.
Caro Papa Francesco buongiorno,
queste note che mi permetto di inviarti nascono dalla ottima intuizione che hai avuto per la organizzazione dell’evento di Assisi del 26-28 marzo 2020.
Mi permetto di informare Te e il Comitato organizzatore che l'economia cristiana, centrata sull'uomo e sulla cura del creato, è stata già identificata sul piano teorico da un network di esperti cattolici (www.worldlabnetwork.ru) ed è descritta nei due volumetti allegati in copertina (il primo in più lingue per eventuale diffusione).
I vertici della chiesa cattolica (che fra le chiese cristiane è oggi quella che può realizzarla nei tempi più brevi, max. 5 anni, semplicemente patrocinandola attraverso le sue Parrocchie sparse su scala planetaria) sono stati messi al corrente.
Infatti sotto gli auspici vaticani (Cardinale Peter Turkson) è stata organizzata in Venezia da World-Lab una giornata di studi sul tema nel Maggio 2017 (disertata dal Patriarcato di Venezia che ha declinato l'invito) che ha visto la partecipazione della Chiesa russo-ortodossa e di esperti di livello internazionale, come da locandina allegata.
Ora, se Tu Papa Francesco hai indetto il Convegno mondiale in Assisi dal 26 al 28 Marzo 2020 sul tema "Economy of Francesco" in vista di delineare le grandi linee di una economia cristiana è evidente che non sei al corrente dei risultati scientifici di World-Lab (pur avendo impartito la Tua benedizione agli autori del Manifesto del Civismo, attraverso la Segreteria di Stato, come appare dal sito-web di World-Lab). E molto probabilmente non ne sono al corrente neanche gli “economisti di Dio” che svolgono la loro attività come consultori dei vari Dicasteri Pontifici.
Solo qualche ambito cattolico (Domenicano, nella fattispecie, e non Francescano) sembra conoscere, ed apprezzare, il pensiero di World-Lab. Vedi articolo del domenicano Riccardo Lufrani: “La evangelizzazione dell’economia dalla gabbia dell’ideologia liberista alla vera libertà di una economia cristiana".
Questo può essere deleterio per l'umanità e l'ambiente ma anche, e forse ancor più, per la Chiesa cattolica in quanto non è da escludere che l'iniziativa (economicamente viabile) di lanciare l'Economia cristiana sia presa, in ambito cristiano, da altre chiese, o sedicenti tali, quali la JWO (Testimoni di Geova) o altre ancora.
Oserei dire che l'evento in questione potrebbe tradursi in un boomerang constatando che le "personalità scientifiche", diversamente giovani, che terranno banco durante il convegno sono tutti "market oriented" (e ben sapeva Maometto che chi dice Mercato dice denaro, sterco del diavolo, e conseguente potenziale accumulo di ricchezza) incluso perfino il "banchiere (usuraio?) dei poveri" che diffonde la competizione dove vigeva la solidarietà, propagando la "guerra tra poveri" e un "capitalismo dai piedi scalzi" o, come dicono a Roma, "capitalismo con le pezze ar culo".
Sperando di sbagliarmi...
PS: In World-Lab ci siamo chiesti come mai Papa Francesco non promuova, assieme ai responsabili di altre chiese cristiane o di altre religioni, un movimento studentesco di "protesta-azione" (e non di "protesta-richiesta" come quello di Greta Thunberg che lascia il tempo che trova) come quello descritto (Work For Planet) in un prossimo articolo che segue esattamente il consiglio del Papa stesso (e cioè non lamentarsi per gli effetti del sistema attuale ma girargli le spalle e costruire un sistema economico diverso che renda obsoleto quello vigente).
Cosa facile: basta diffondere l'auto-produzione, multi-famigliare e multi-attività, dove possibile e ... conveniente (secondo la logica dell' homo oeconomicus).
Il resto (compreso " l'uomo nuovo") viene da sé, successivamente.
Per ogni informazione sull'Economia cristiana e World-Lab non esitare a contattarci a questi indirizzi:
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Per ulteriori approfondimenti vedi su questo sito nella cartella Europa Cristiana gli articoli pubblicati:
1- L'ATTUALE SISTEMA ECONOMICO NON VA COMBATTUTO, VA RESO, PACIFICAMENTE, OBSOLETO.
2- LETTERA DEL CARDINALE PETER K. A. TURKSON PER IL CONVEGNO.
3- UN MODELLO DI SVILUPPO CRISTIANO PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE.
4- CRISTIANESIMO E QUESTIONE SOCIALE : UNA NUOVA VISIONE DELL'ECONOMIA.
L'ECONOMIA PASSA DALLA CONOSCENZA: dal reddito di cittadinanza al reddito da lavoro.
Come tutti i titoli giornalistici anche questo ha l'obiettivo di suscitare un certo interesse sull'attualità della politica economica del governo giallo-verde. Lunedì 11 febbraio nella Sala consigliare del Comune di Chioggia c'è un avvenimento che certamente susciterà l'interesse dei molti che in questi giorni manifestano perplessità e dubbi sulla compatibilità economica del reddito di cittadinanza.
Saranno presentati i risultati di inchieste giornalistiche che stanno suscitando molto interesse tra gli addetti ai lavori e che finalmente aprono uno squarcio di comprensione sul "globalismo economico" che sta diventando un tormentone a livello mediatico.
Come si può leggere nell'invito la presenza di uno degli autori, la giovane e brillante scrittrice e giornalista Tiziana Alterio, provocherà certamente uno scossone nel già terremotato scenario dell'economia internazionale e alle sue documentate analisi farà da contrappunto un rappresentante del network di ricercatori di World-Lab con la presentazione sintetica dei due volumi finora pubblicati: "La dignità delle Nazioni" e "Manifesto del Civismo", il prof. Gianfranco Trabuio, statistico e pubblicista.
L'incontro che si terrà nella Sala consiliare del Comune di Chioggia a partire dalle ore 17 vedrà la partecipazione della consigliera regionale dei 5 STELLE, Erika Baldin e di consiglieri comunali che numerosi hanno dato la loro adesione.
Proprio in questi giorni ci vengono veicolati dal “media system” alcuni fatti emblematici del fenomeno culturale che si sta delineando all’orizzonte del nostro mondo italiano.
Mi riferisco ad almeno tre di questi eventi che stanno scuotendo dalle fondamenta il sistema valoriale di riferimento contenuto nella nostra Carta Costituzionale, ma ancor prima gli stessi principi erano stati fatti propri dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo deliberata dall’ONU nel lontano 1948.
Il sistema di potere oggi in Italia sta perseguitando chi non si allinea al “politicamente corretto” come risulta dai seguenti eventi:
1- i medici che si permettono di porre il problema della efficacia o della pericolosità delle vaccinazioni multiscopo vengono radiati dall’ormai famigerato Ordine professionale dei Medici; questo comporta per quei medici la impossibilità di esercitare la loro professione pena la denuncia alle autorità competenti e la correlata condanna, trattandosi di un reato penale secondo la nostra legislazione;
2- un’associazione validamente costituita per promuovere la conoscenza scientifica della vita dal concepimento alla morte naturale, viene perseguita penalmente con il reato di diffamazione, per aver esposto un manifesto gigante che illustra un fatto naturale e scientificamente provato come il “prodotto del concepimento” che sta crescendo nell’utero materno;
3- una laureata in medicina e chirurgia, psicoterapeuta e scrittrice di successo, che si permette di divulgare le acquisizioni scientifiche raccolte in anni di libera professione intorno al tema della omosessualità, viene denunciata per diffamazione dalle associazioni del variopinto mondo dell’omosessualità, del transessualismo e correlati movimenti ormai diventati virulenti nel corpo sociale del nostro mondo occidentale.
Ora, una domanda sorge spontanea: ma il diritto alla libertà di pensiero, il diritto alla libertà di parola, il diritto alla libertà di espressione che venivano tanto strombazzati qualche decennio fa dal sistema culturale facente capo alle lobbies della sinistra italiana e europea che fine hanno fatto?
E un parallelo dubbio sorge altrettanto spontaneo: ma ci stiamo islamizzando? Ovvero, sta prendendo il sopravvento la Carta dei diritti dell’Islam secondo la quale i diritti sopra menzionati vigono nelle comunità islamiche a patto che non contraddicano la Sharia, la legislazione mutuata dalle Sure del Corano?
Nel nostro Occidente post-cristiano il sistema di potere ha abiurato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo promulgata dai fondatori degli Stati Uniti d’America e fatta propria dall’ONU, per sottomettersi alla nuova dittatura del “politicamente corretto”? Ebbene, sembra proprio di sì.
E qui, ora, non posso fare a meno di citare il buon Voltaire nel suo Dizionario Filosofico: " ... ma il fatto è che ci sono molti uomini destinati a ragionar male, altri a non ragionare affatto, e altri a perseguitare quelli che ragionano".
Troppi sono i fatti che ci colpiscono nella loro rivoluzionaria perversione che mira a distruggere quelli che solo alcuni decenni orsono erano i fondamenti valoriali delle nostre legislazioni. Oramai il sistema di potere a livello internazionale sta imponendo le sue innovative coordinate basate sulla costituzione del “Nuovo Ordine Mondiale”, tutto basato sulla dittatura del relativismo filosofico e etico che prevede la eliminazione delle religioni e dei principi sui quali l’Occidente si è formato nei secoli e ha prodotto lo sviluppo, non solo economico, del quale noi siamo stati i beneficiari e i promotori.
Per tentare di capire questa complessità siamo tutti invitati a partecipare all’incontro promosso dal PDF: Partito della Famiglia, che si terrà domenica pomeriggio presso la sede dell’Università Salesiana nella località Gazzera a Mestre, proprio con la dottoressa Silvana De Mari in attesa di processo per il reato di diffamazione e denunciata dal Circolo Mario Mieli di Roma e con l'avvocato Gianfranco Amato, fondatore del PDF: Partito della Famiglia.
Non sarà che il vento della Storia sta cambiando?
Proemio.
Dopo dieci anni di crisi economica terribile che ha provocato qualche milione di disoccupati e un depauperamento dei redditi di milioni di famiglie, e dopo i ripetuti allarmi pubblicati in libri e convegni di ricercatori indipendenti dalle lobbies accademiche e finanziarie, si è arrivati alla consapevolezza che bisogna intraprendere un cambiamento di paradigma in economia se si vuole veramente migliorare la condizione delle persone e rispettare l’ambiente.
Dal liberismo selvaggio al capitalismo delle élite della finanza apolide, dal collettivismo forzato di marxiana memoria al cripto comunismo all’italiana, dal socialismo dal volto umano all’assistenzialismo dalla culla alla bara; finalmente c’è la possibilità, dimostrata scientificamente, di passare all’Economia della Famiglia e in questo articolo scritto dagli specialisti del World-Lab Network lo rendo noto a tutti, specialisti della materia e semplici uomini della strada.
I risultati di questi studi sono stati pubblicati su Amazon nel 2015 e nel 2016: “LA DIGNITÀ DELLE NAZIONI” e “IL MANIFESTO DEL CIVISMO”, mentre a maggio 2017 è stato realizzato un Convegno a Venezia dal titolo: “UN MODELLO DI SVILUPPO CRISTIANO PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE” con i contributi di esperti del mondo accademico italiano e europeo.
Oggi, dopo aver assistito in casa cattolica ai tentativi di superare i vecchi schemi dell’Economia Politica e della Macroeconomia, gli economisti di Dio consulenti dei Dicasteri vaticani vista la inconcludente prassi realizzata, stanno orientando i loro sforzi scientifici e operativi sul modello denominato "TRASFORMAZIONISMO", recentemente divulgato, al quale gli esperti di World-Lab potrebbero fornire supporto scientifico e programmatico per poter realizzare quello che gli stessi esperti hanno denominato: l’Economia della Famiglia.
Premessa
Il sistema economico e sociale occidentale, in espansione su scala planetaria, sta andando, con velocità crescente, in una direzione palesemente avversa all'Uomo e al Creato: “questa economia uccide”, sintetizza magistralmente Papa Francesco.
.
PAPA FRANCESCO
Cosicché il tragico esito che ci attende, se nulla cambia, appare ogni giorno più imminente. pone dunque, con sempre maggior urgenza, la necessità di un deciso cambio di direzione.
Ammettendo ottimisticamente che una tale salvifica svolta sia ancora possibile, per cercare di capire come questa possa aver luogo, possono essere utili un paio di constatazioni relativamente banali.
La prima è che una parte non trascurabile dell'umanità rappresentata dal mondo islamico, appare tutt'oggi, pur con le sue sfumature, sostanzialmente immune dalla corsa verso il baratro sopra evocata.
La seconda è che in Occidente, quando questo era ancora sinonimo di Mondo cristianizzato, cioè solo qualche generazione fa, la vita non era molto dissimile, nei suoi aspetti più propriamente economici e sociali, da quella dei Paesi islamici.
In particolare, ciò che accomunava con più evidenza le due realtà era il grande ruolo rivestito, in entrambi casi, dalla famiglia.
Questo, a riprova che una società, quando è ispirata da un Magistero religioso al suo servizio, può dotarsi di un sistema socio economico in grado di farla uscire, anche in un mondo preindustriale, dalla povertà materiale e, non ultimo, spirituale.
Mentre, al contrario, quando le società sono ispirate, ma meglio sarebbe dire “plagiate”, da Magisteri parassitari che mirano esclusivamente al potere delle élite che li presiedono, esse sono condannate, in ogni tempo, o al sottosviluppo cronico o ad una crescita materiale apparentemente senza fine ma, in realtà una corsa insensata verso un “miraggio” davanti il quale c'è il baratro.
Tornando alle società islamiche odierne e a quelle occidentali del passato, viene spontaneo chiedersi come mai il sistema socioeconomico delle prime è rimasto sostanzialmente immutato nei secoli mentre quello delle seconde è stato letteralmente stravolto nella sua struttura, con l'emergere di un Mercato debordante su tutti i possibili ambiti il quale ha sostanzialmente annullato il ruolo della famiglia e di altri soggetti fondati sulla solidarietà reciproca sostituiti, nel Mercato dove tutto è ridotto a merce, da rapporti fra terzi mediati dal denaro.
E queste si trovano ora, dopo che il “miraggio” si è rivelato tale, lanciate, volenti o nolenti, in una corsa cieca verso il baratro (dove rischia seriamente di finire tutta l'Umanità e l'intero Ecosistema che pullula di vita innocente).
Dato che mai come oggi la società occidentale è stata così lontana da un modello socio-economico che possa dirsi conforme al messaggio evangelico e quindi al Magistero cristiano, appare evidente che in Occidente si è infiltrato, come un lupo in veste di agnello, un Magistero diverso da quello cristiano, chiamiamolo il Materialismo ateo, il quale, servendosi del “miraggio” della crescita infinita, ha indotto in errore la gente conducendola sulla via della perdizione.
E come mai questo non è successo nel mondo islamico?
Per due ragioni entrambe note.
La prima è che l'Islam si è dotato, fin dalla sua nascita, di precetti religiosi, poi imposti alla società, con funzione, da un lato, di baluardo invalicabile per il Mercato (basti pensare che la metà femminile della popolazione attiva è impiegata nell'auto-produzione domestica la quale copre l'intero arco del consumo famigliare corrente) e, dall'altro, di possenti anticorpi (rappresentati, questi ultimi, da altrettanti ben noti precetti regolatori della finanza islamica) nei confronti dell'aggressione virale del denaro (sterco del diavolo), linfa vitale del Mercato la quale, quando prende il sopravvento, risulta letale per una società che viene rapidamente ridotta ad una massa acefala e senz'anima dominata dalle élite della finanza apolide che presiedono al Magistero di Mammona.
La seconda ragione, altrettanto nota, è che il Magistero cristiano essendo incentrato sulla persona umana, con la sua dignità, non può prescindere dal libero arbitrio e dal lasciare alle singole famiglie e alla collettività la piena libertà nella gestione degli aspetti più specificatamente materiali della vita.
Non a caso, il Magistero cristiano si è dotato di una sua dottrina sociale ma non di una dottrina economica destinata ad essere da esso imposta il che, tradotto nel linguaggio corrente, significa che esso rifugge la dittatura (teocratica, nella fattispecie) e privilegia lo Stato laico e la democrazia esercitata in un contesto di questo tipo.
A questo punto una domanda cruciale sorge, come si suol dire, spontanea: l'Occidente, ampiamente scristianizzato in superficie ma non certo (seppur a sua insaputa) nelle sue radici, deve forse scegliere fra una dittatura, laica ma dotata di dispositivi di de-potenziamento della finanza e di “riposizionamento” del Mercato sui contesti economici, e non sono pochi, che più gli sono congeniali (in molti dei quali è, di fatto, insostituibile)? O vi è una via salvifica di uscita, democratica e, magari, di matrice cristiana che, quindi, comporta anche l'eliminazione della povertà e l'avvento di una società meno diseguale e più giusta?
Ebbene...sì!
E non è certo la via della rivoluzione, strumento violento della variante collettivista del Materialismo ateo condannata dalla Storia, né quella del riformismo, di provata inefficacia, privilegiata dalla variante individualista del Magistero appena menzionato per buttar fumo negli occhi della gente, bensì la via trasformazionale (*)
La via trasformazionale
Trattasi di una via che può senz'altro dirsi radicale in quanto prevede nientemeno che un rifacimento della macchina economica (una sua vera e propria trasformazione) implicante la sostituzione di importanti “pezzi” obsoleti nella loro funzione con altri di concezione inedita creati ad hoc.
Questa via, preconizzata da Zamagni, non ha per ora un grande seguito anche se può vantare un testimonial di eccezionale importanza, è proprio il caso di dirlo, nella figura di Papa Francesco.
Fra i “pezzi” obsoleti figura innanzitutto il welfare state il quale va sostituto con il Welfare society passando in tal modo da un welfare distributivo, sostanzialmente assistenziale, ad uno generativo che punta, con spirito di impresa, alla creazione di nuovo valore.
Anche se può sembrare inappropriato cominciare con questa sostituzione che pare più un fine che un mezzo per cambiare il funzionamento della macchina, facciamo qui questa scelta per il duplice motivo che detta sostituzione, come vedremo, non dipende necessariamente dalla politica e per il fatto che quest'ultima, come asserito giustamente da Zamagni, è piena di “politicanti” che guardano al breve termine e non da “statisti” caratterizzati da una visione più ampia sotto molteplici aspetti.
il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero Pontificio per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale
L'avvio di un welfare generativo, stando ai risultati di una ricerca condotta dal network World-Lab (**) può aver luogo per intervento di soggetti della società civile (Enti non-profit e imprese for-profit) con la diffusione di un inedito soggetto standard economicamente viabile (non richiede l'impiego di fondi pubblici a fondo perduto ma investimenti privati, anche di tipo crowdfunding, oltretutto sicuri e redditizi) denominato Distretto di Sviluppo Locale (o, più famigliarmente, Convivio, per evidenziare la sua natura di grande famiglia essendo esso esattamente calcato, nonostante la molteplicità di famiglie coinvolte, sullo schema dell'auto-produzione domestica).
Tale soggetto consiste in una cooperativa di utenza a produzione multi-settoriale (beni e servizi di consumo famigliare corrente destinati unicamente ai soci, lavoratori e/o utenti) composta da una serie di “botteghe artigiane” di nuova generazione operanti in solido dove, attraverso un accompagnamento all'operatività, ha luogo la trasmissione intergenerazionale del saper fare.
Dato che, come argomentato da World-Lab, ad ogni Convivio realizzato corrisponde una creazione netta di ricchezza e occupazione (analogamente a quanto avviene con l'avvio di una nuova attività auto-produttiva nell'ambito di una singola famiglia), una loro simultanea diffusione sul territorio nelle aree, e non sono poche, dove l'inattività involontaria abbonda (e il Sud dell'Italia è notoriamente una di queste) è suscettibile di creare consenso presso le istanze, verosimilmente di area cristiana ma, ovviamente, non solo, che comunque condividono l'approccio trasformazionale dell'economia e della società (la “stella polare” degli anni a venire).
Detto approccio prevede un ruolo attivo delle famiglie che, aggregate in Convivi, da semplici consumatrici passive diventano auto-produttrici dei beni e servizi essenziali alla vita e che, aggregate in un movimento politico (è di questi giorni la nascita su scala nazionale di un movimento di questo tipo, il Popolo della famiglia), possono contribuire in modo diretto alla trasformazione del sistema economico e sociale in un senso ad esse favorevole (piena attività permanente per l'eliminazione della precarietà del reddito e sradicamento definitivo della povertà, per un ritorno a tassi di natalità compatibili con la sopravvivenza). Insomma sia l'Economia che la Politica riscoprono la famiglia finora considerata la Cenerentola da entrambe: un segno di tempi che cambiano?
Il menzionato consenso sociale suscettibile di emergere a seguito della diffusione dei Convivi è ovviamente la base indispensabile su cui poggiare le politiche di trasformazione (sostituzione di “pezzi” obsoleti) necessarie, in primis quelle, identificate da Zamagni, della formazione universitaria (ancor oggi impostata su una logica fordista) e della fiscalità.
A questo proposito può essere utile osservare che una adeguata politica fiscale può risultare essenziale per avviare le imprese verso la graduale adozione del sistema partecipativo in sostituzione del sistema salariale e in tal modo, con l'accresciuto controllo sociale del Mercato che ne consegue, indurre nelle imprese del contesto concorrenziale una maggiore responsabilità sociale (Corporate Social Responsibility) facendone, assieme ai menzionati Distretti di Sviluppo Locale fondati sulla solidarietà mutualistica i “pilastri” portanti di una auspicabile Economia solidale di mercato o Economia civile.
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(*) Vedi Stefano Zamagni: Non basta il reddito di inclusione per sconfiggere la diseguaglianza. Settimanale Vita del 12 Febbraio 2018.
(**) Vedi World-Lab: La Dignità delle Nazioni, Giugno 2015. Tali risultati hanno fatto oggetto di un convegno, tenutosi a Venezia nel Maggio 2017 sotto gli auspici del Dicastero pontificio per il servizio dello sviluppo umano integrale.
Nella mia visione filosofica della Statistica nulla avviene per caso: finalmente possiamo andare a votare senza turarci il naso (come profetizzava il grande Indro Montanelli).
Era ora! Dopo un paio di legislature farlocche pilotate dalle ex potenze coloniali ( Francia, Gran Bretagna e Germania) e dalla finanza internazionale si torna a votare nella nostra amata Italia.
Inutile dire con quanto interesse si sta svolgendo questa campagna elettorale, e segno evidente dell’eccitazione è la formazione di nuovi partiti che sono riusciti a presentare simboli e liste in tutta Italia e quasi tutte indipendenti dalle aggregazioni multipartito che aspirano a conquistare la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Infatti, le tante liste indipendenti che si presentano difficilmente saranno presenti nelle Camere, data la complessità della legge elettorale approvata a fine corsa dal Governo attuale con l’appoggio dei partiti tradizionali. E allora perché tanto coinvolgimento delle nuove formazioni politiche nella sfida elettorale se la posta in gioco è sì alta ma molto difficile da conquistare?
Molto dell’interesse di queste nuovi partiti e movimenti si gioca sul fatto che i grossi partiti che governano e hanno governato le nostre istituzioni, in molti casi, hanno dato prova di non essere all’altezza delle sfide che i territori e le popolazioni richiedono alla politica.
In particolare uno di questi movimenti politici nasce dalle importanti manifestazioni a favore della famiglia che in questi ultimi anni hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di partecipanti, non solo cattolici ma anche laici che hanno a cuore i valori della nostra cultura occidentale cristiana. È da queste straordinarie occasioni di incontro sui valori che è nato il POPOLO DELLA FAMIGLIA, aggregazione politica che è riuscita a essere presente in tutte le circoscrizioni elettorali dell’Italia.
Si tratta di un Movimento nato da un’esperienza di un popolo di madri, padri, nonni, figli e nipoti, che preoccupati per il destino delle loro famiglie hanno deciso di non assistere passivamente alla rivoluzione antropologica che sta devastando la nostra Italia.
Queste donne e questi uomini, armati solo della fede nella difesa della vita, nella libertà di educazione e nella tutela della famiglia naturale come previsto dalla nostra Costituzione, hanno deciso di impegnarsi concretamente per proporre politiche a favore di quei principi, per tentare di arrestare le politiche mortifere approvate dal Parlamento in questi ultimi anni e per porre un argine alla “dittatura del pensiero unico” imposta dalle potenze internazionali che promuovono la dissoluzione dei valori umani e cristiani nei popoli della nostra Europa, una volta cristiana.
Il POPOLO DELLA FAMIGLIA, oggi, è l’unico partito che ha assunto in merito ai principi non negoziabili, cari a San Giovanni Paolo secondo a al Papa emerito Benedetto XVI, (vita, famiglia, educazione), una linea chiara, inequivoca e inflessibile. Tutti gli altri partiti hanno linee contrarie alla visione antropologica cristiana, in particolare tutta la sinistra dove militano i sedicenti cattolici adulti, i Cinque Stelle e altre formazioni minori di ispirazione vetero-marxista, mentre l’area moderata lascia libertà di coscienza, che sfocia nell’astensione o nell’assentarsi dall’aula al momento del voto.
Molti si stanno chiedendo cosa ci sia dietro all’adozione di leggi da parte degli ultimi due governi non eletti dagli elettori, così apertamente contrarie alla cultura diffusa nel popolo italiano.
Ebbene, è necessario un piccolo riferimento al ruolo della finanza internazionale e ai media da questa finanziati e supportati nella divulgazione dell’ideologia contraria alla famiglia naturale e favorevole a tutte le tipologie di famiglie omosessuali, all’ideologia del “Gender”, ovvero alla eliminazione dell’identità sessuale e con l’insegnamento scolastico che propone che non esiste più la distinzione tra maschio e femmina, all’ideologia della distruzione della vita quando fa comodo, dall’aborto in qualunque fase della gravidanza e all’eutanasia.
Ora, è necessario fornire qualche chiave di lettura di quanto si sta svolgendo sotto i nostri occhi in questo tragico momento storico dove viene divulgata l’ideologia del Nuovo Ordine Mondiale. Questa non è la sede, per ora, per sviluppare questo argomento, ma un invito lo faccio ai lettori di questo blog: documentatevi su quanto prevede il Piano Kalergi nel merito e troverete qualche spunto di riflessione. Certo giornali e televisioni non parlano di questo tema scottante ed è naturale, chi dirige e governa l’informazione deve stare al gioco di chi dirige il gioco.
Ma, ritornando al tema di questo articolo sulle elezioni e alle proposte del POPOLO DELLA FAMIGLIA si può evidenziare come l’obiettivo prioritario del partito sia tutta la legislazione sulla famiglia come nucleo fondante della società. Consolidare la famiglia vuol dire mettere in crisi i “poteri forti” cui fa comodo al posto della famiglia lo Stato mamma che decide su tutto quello che nella nostra cultura cristiana invece è riservato ai genitori. Ecco perché l’ultimo governo ha così tanto insistito sull’insegnamento dell’ideologia “Gender” nelle scuole, a partire dalla scuola materna. Perché così prepara i futuri cittadini ad essere vittime consapevoli di uno Stato che vuole tanti piccoli “robot” obbedienti e non cittadini consapevoli dei diritti e dei doveri previsti nella nostra costituzione.
Finalmente oggi tutte le persone amanti della nostra cultura occidentale cristiana, credenti e non credenti, hanno la possibilità di contribuire a recuperare quei valori che in questi ultimi anni hanno subito attacchi fortissimi per essere cancellati dalla legislazione del nostro Paese.
Al riguardo ritengo utile far conoscere un evento che si è realizzato di recente a Varese. Grande successo di pubblico per la serata organizzata dal Popolo della Famiglia di Varese che si è ritrovato con i candidati, militanti e simpatizzanti al Palace Hotel domenica sera per una serata molto particolare insieme al Segretario Nazionale del movimento Gianfranco Amato ed il cantante Giuseppe Povia.
Oltre 300 persone hanno assistito al format che come definito da Amato e’ un “infotainment all’americana ” che portano in giro ormai da più di un anno in cui si sono alternati l’avvocato ed il cantante in una conferenza unica nel suo genere.
Amato ha spiegato i cavalli di battaglia del movimento dall’importanza della Famiglia nella società alla teoria gender, mentre Povia ha cantato le canzoni che lo hanno reso famoso da “Vorrei avere il becco” vincitrice del festival di Sanremo, a “Dobbiamo salvare l’innocenza” scritta dopo aver ascoltato alcune conferenze di Amato in cui si parlava proprio della teoria gender per finire con la famosissima “I bambini fanno ooh”.
Concludo questo articolo mettendo in risalto come il POPOLO DELLA FAMIGLIA si sia consacrato formalmente alla Beata Vergine Maria con una celebrazione avvenuta il 16 maggio 2016 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.
Il sito del PDF è www.ilpopolodellafamiglia.it
Gli esperti della rete WORLD-LAB, dopo l’importante Convegno realizzato a Venezia sul tema “UN MODELLO DI SVILUPPO CRISTIANO PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE, svoltosi nella giornata del 7 maggio 2017 e che ha visto la preziosa partecipazione di docenti universitari italiani e stranieri con relatori di istituzioni importanti come la Pontificia Università della Santa Croce, assessori regionali, membri di realtà associative operanti nella società civile, ha elaborato lo studio che segue per rendere fruibile a tutti la strategia che lo stesso World-Lab ha messo a punto per realizzare una alternativa praticabile alla “economia che uccide”. È importante sottolineare che il Convegno è stato patrocinato dall’UCSI del Veneto (Unione Cattolica della Stampa Italiana), e agli organizzatori è arrivata una lettera di incoraggiamento e di encomio da parte del Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Pontificio Consiglio per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Fra i sostenitori del Capitalismo, oggi trionfante e dilagante nella sua forma sempre più prossima al suo stadio terminale, i più convinti, adepti del TINA (There Is No Alternative), scommettono sulla sua fatale egemonia su scala planetaria, salvo forse nelle aree islamizzate, quantomeno sul breve termine.
E questo, in quanto convinti dell'assoluta impraticabilità di ogni altro eventuale Sistema alternativo, concepito o concepibile, destinato perciò, per quanto desiderabile su carta, a restare mera utopia.
Essi dormono, perciò, sonni tranquilli.
Nel maturare tale convinzione essi sono stati indotti in errore dagli intellettuali del variegato mondo antagonista generalmente impegnati a produrre sofisticate analisi e che, nei rari casi in cui azzardano proposte, ben si guardano dal tener conto della loro concreta praticabilità, un tema indiscutibilmente centrale in ogni proposta, ma ancor oggi incredibilmente sottovalutato, quando non addirittura rimosso dagli intellettuali antagonisti.
Questi, di tutta evidenza, danno erroneamente per scontato (come, del resto, la stragrande maggioranza della gente) che ogni cambiamento (qualunque esso sia) possa aver luogo UNICAMENTE (!) combattendo (politicamente), seppur ad armi impari, lo “status quo” imposto dal Sistema vigente.
E cioè:
a) aprendo, preliminarmente, gli occhi alla gente con una informazione libera sulla necessità di un cambiamento (espresso da una breve lista di provvedimenti auspicabili),
b) adoperandosi con tutti i mezzi (libri, conferenze) per coalizzare un'aristocrazia di “risvegliati” in grado di elaborare un progetto politico condiviso, e tradotto nel programma di un Partito, articolato in pochi punti largamente condivisibili, anzi pochissimi punti larghissimamente condivisibili... al limite anche un solo punto unanimemente condiviso ( es. attuazione dell'Art.1 della Costituzione),
c) convincendo la “maggioranza” della gente a votare il Partito in questione, per andare al governo ed... attuare il programma
Credere nella viabilità di una tale sequenza, in un regime come l'attuale (che molti osservatori non esitano a definire, nei fatti, dittatoriale) è un pio desiderio, quando non una “pericolosa illusione” (copyright Papa Francesco). D'altronde, se così non fosse...si saprebbe!
Recentemente è però emersa una proposta “fuori dal coro” , formulata dal network informale di esperti World-Lab (W-L), che potrebbe non solo turbare il sonno dei menzionati adepti del TINA, ma trasformarsi per loro in un vero e proprio incubo, vissuto, però, in stato di veglia.
In effetti W-L sostiene, e in questo risiede l'originalità della sua proposta, che all'attuale “Economia che uccide” (copyright Papa Francesco), cioè un Sistema “Tutto Mercato Mondializzato e Finanziarizzato” si possa sfuggire ma che, per farlo, occorra battere una via apparentemente ambiziosa ma, in realtà, la sola percorribile .
Questa consiste, non tanto nel tentare di modificare il comportamento del Sistema vigente (il quale altro non fa che seguire la sua genetica e la sua morfologia: un leone non diventerà mai vegetariano), bensì nel dare avvio all'edificazione di un Sistema alternativo più favorevole all'uomo e alla natura (e destinato, ovviamente, a rendere obsoleto quello in vigore), cosa che si può fare senza seguire la sequenza a), b), c) menzionata.
Per meglio capire la novità dell'approccio, servendoci di una allegoria, immaginiamo l'uomo occidentale chiuso in una gabbia invisibile, ma reale, che si restringe continuamente limitando la sua libertà di movimento (capacità di auto-determinazione). Questa potrà sembrare un'allegoria azzardata dato che la propaganda di regime parla di una economia sempre più “libera e mondializzata”. Ma, per renderci conto che siamo in una gabbia, basta pensare che oggi, se uno vuole mangiare un uovo, è obbligato a recarsi in un supermercato e comprare un uovo “libero, mondializzato e, più o meno...avvelenato!”.
Riprendendo, dunque, la (fondata) allegoria possiamo dire che seguire la sequenza a), b) e c) equivale, al più, a battersi per “evitare che la gabbia si restringa ulteriormente” nell'intento di salvaguardare un minimo di auto-determinazione (ad esempio regolamentando un Mercato, che si vuole libero, attraverso l'apposizione di etichette sui prodotti con informazioni sulla data di scadenza e sul Paese d'origine: un uovo avvelenato ma... fresco e nostrano!).
Mentre, sempre seguendo l'allegoria, si può dire che W-L ha “aperto la porta della gabbia” che consente a chi lo vuole di godersi, seguendo quanto proposto da W-L, il massimo di libertà.
La proposta, assolutamente banale ma inedita, consiste nel ricorso alla cooperazione mutualistica per auto-produrre (produrre per sé) tutto ciò che conviene (!), a cominciare dai beni e servizi di prima necessità (contrariamente a quanto si pensa, o vien fatto credere, il gruppo umano che produce per sé, per soddisfare bisogni individuali e collettivi dei propri membri, non è solo la famiglia ma può essere anche un insieme di famiglie, associate in una Mutua, o addirittura la Collettività pubblica, di ogni livello geografico).
La proposta, perfettamente realizzabile (le Mutue non sono certo una novità, anche se finora si sono concentrate sui servizi previdenziali), lungi dal pretendere ambiziosamente di modificare il comportamento dell'attuale Sistema “Tutto Mercato Mondializzato e Finanziarizzato” (facendo in modo, ad esempio, che si “de-finanziarizzi” e/o si “de-mondializzi”) punta dritto ad una sua “de-Mercatizzazione” (dalla “produzione per terzi” alla “produzione per sé”) il che significa intervenire sulla sua morfologia al fine di dar gradualmente vita ad un Sistema alternativo, con meno Mercato e più auto-produzione e, di conseguenza, con un comportamento diverso... per sua natura (nell'auto-produzione vige la programmazione per produrre solo quanto richiesto evitando sprechi, la parsimonia per richiedere solo quanto necessario e l'attenzione alla salute umana e, conseguentemente, ambientale).
W-L, focalizzandosi non tanto sugli effetti ma sulla causa, propone dunque l'avvio di una metamorfosi dell'attuale Sistema.
Un Sistema nuovo, con meno Mercato, si realizza, ovviamente e come anticipato, affidando la gestione del circuito di produzione-consumo di una parte di Beni e Servizi, a Modalità di produzione-consumo basate su una logica (Paradigma) diversa da quella consistente nel “produrre per terzi” (Eteronomia) sulla quale si basa il Mercato. E qui non c'è scelta, in quanto la sola logica alternativa, ed opposta, alla precedente è quella che consiste nel “produrre per sé”, nota come auto-produzione (Autonomia).
Un Sistema che fa volutamente un largo ricorso all'auto-produzione (domestica, nella fattispecie) è, ad esempio, quello islamico che, per precetto religioso, impiega in questa Modalità, alternativa al Mercato, circa la metà (femminile) della forza lavoro nazionale. Ne consegue che gran parte dei Beni e Servizi di prima necessità, auto-prodotti a livello domestico, restano inaccessibili al Mercato.
Per capire come mai questo effetto sia voluto basta considerare che il Mercato è una Modalità di produzione-consumo, che è diretta filiazione della moneta (non potrebbe esistere senza di essa) ed è, altresì, condizionata da questa (la leva monetaria è un noto strumento di politica economica).
Occorre inoltre considerare che la moneta, da un lato, ha una natura immateriale e, dall'altro, è dotata di una vita propria.
Il che significa che, se la sua “materializzazione” (consistente nel crearla dal nulla ed inverarla, cioè trasformarla in credito esigibile) cade in mani “diaboliche”, può rendere il Mercato ipertrofico e debordante su ogni aspetto della vita umana rendendo l'uomo, tramite il Mercato, schiavo delle entità che l'hanno creata (denominate, con terminologia ecclesiastica, “sinagoghe di satana” da Papa Pio IX che probabilmente aveva in mente le logge “giudaico-massoniche” oggi denominate, in modo “politicamente corretto”, élite finanziarie).
Non a caso la moneta è stata profeticamente definita “sterco del diavolo” dal “progettista” del Sistema islamico il quale, avendo probabilmente riservato per sé e la sua discendenza il ruolo di “padrone del mondo”, l'ha combattuta e domata, da un lato, facendo argine al Mercato, suo cavallo di Troia, nell'ambito dei beni e servizi essenziali alla vita dandoli in gestione all'auto-produzione domestica (la quale riduce drasticamente l'uso della moneta confinandolo agli input di produzione provenienti da Mercato) e, dall'altro, limitando il potere di chi (sistema bancario) la crea e la presta (attraverso il precetto di condivisione di guadagni e perdite), impedendo (col precetto di abolizione dell'alea) sue appropriazioni indebite attraverso la speculazione parassitaria e, infine, impedendo (con il divieto dell'interesse sui prestiti) che la moneta generi sé stessa.
World-Lab propone dunque di dar gradualmente avvio ad un inedito Sistema economico il quale, pur comprendente una congrua dose di auto-produzione come l'Economia islamica, è ben diverso da questa, essendo, in particolare, compatibile con i principi cristiani (tra i quali la laicità dello Stato), e per questo denominato Economia cristiana, oltre che ben diverso, ovviamente, dalla ”Economia che uccide”, da cui è urgente uscire.
E' importante ribadire che la Modalità auto-produttiva da propagare, in graduale sostituzione del Mercato (anche se limitatamente agli ambiti economici, e non sono pochi, dove essa si dimostra non solo più performante di esso, ma ben più utile), non viene attuata né a livello domestico (come nell'Economia islamica) né tanto meno a livello pubblico (come nell'Economia collettivista), bensì a livello privato-sociale (mutualistico), cioè dai corpi intermedi espressione della società civile.
Da notare che l'inedita Economia cristiana cui W-L propone di dare avvio non è frutto di una intuizione “profetica” , come il Sistema islamico, ma è conseguenza di un recente sviluppo della Scienza economica (contenuto nel libro La Dignità delle Nazioni, Amazon.it, Giugno 2015), fino a quel momento incredibilmente... priva di basi!
In effetti il network Word-Lab, sull'onda di detto sviluppo scientifico, ha semplicemente dimostrato, che fra tutti i Sistemi alternativi concepibili, ottenibili da una matrice “generatrice dei Sistemi” da esso prodotta (vedi La Dignità delle Nazioni, da pag. 166), ce n'è solo uno, ad oggi inedito (tecnicamente denominato Tradizionale Dinamico Rigenerativo – TDR e, più semplicemente, Economia cristiana), che prevede una componente di auto-produzione attuata attraverso cooperative di utenza, e la cui edificazione può prendere avvio senza seguire la menzionata sequenza a), b) e c), cioè la via “politica”, ed è anzi, per giunta, irrealizzabile per tale via.
In effetti l'avvio della sua edificazione può avvenire solo seguendo una nuova sequenza, consistente in tre punti (diciamo A, B e C descritti qui di seguito), che sono alla facile portata della società civile .
Va detto subito che il Sistema TDR, che può essere definito come una Economia solidale di mercato (oltre che, come detto, Economia cristiana, in quanto è largamente imperniato sui principi cristiani della solidarietà e la cooperazione e non solamente sulla competitività), oltre ad essere il solo Sistema alternativo realizzabile (realisticamente parlando) risulta anche, fortunatamente, agli antipodi rispetto all'attuale Sistema sotto i principali aspetti che toccano la vita della gente.
Il TDR prevede, infatti, la piena attività permanente, l'accesso generalizzato all'imprenditorialità in ambito individuale e/o collettivo e getta altresì le basi per la sostenibilità ambientale.
Ciò non sorprenderà in quanto, come già detto, l'attuale sistema è fondato sull'onnipresenza del Mercato, dove si produce per terzi, e che quindi si situa nel Paradigma dell'Eteronomia, mentre il sistema TDR ha una forte componente di auto-produzione la quale si situa nel Paradigma opposto dell'Autonomia.
Ed anzi il TDR prende forma proprio dalla diffusione di una Prassi standard, denominata Distretto di Sviluppo Locale (DSL), fondata sull'auto-produzione collettiva (di beni, tra cui quelli dell'agroalimentare la cui produzione viene così re-localizzata, e servizi di prima necessità) la quale, benché attuata all'interno di una cooperativa di utenza comprendente più famiglie (300 circa), è comunque calcata sullo schema dell'auto-produzione domestica.
Niente di più banale, insomma.
Il DSL, offrendo opportunità illimitate di lavoro (proprio come nell'auto-produzione domestica dove, volendo lavorare, basta rimboccarsi le maniche) e/o di acquisti vantaggiosi in termini di rapporto prezzo / qualità (dove, diversamente dal Mercato, il prezzo coincide con il costo di produzione e la qualità è accertabile), risulta attrattivo per le famiglie, sia per quelle che badano unicamente al loro interesse sia, a maggior ragione, per quelle che hanno a cuore la sostenibilità ambientale e vi possono contribuire... facendo il loro interesse (una strada in discesa).
Esso dunque, essendo standard ed economicamente viabile, può facilmente diffondersi e indurre una metamorfosi nel Sistema togliendo spazio al Mercato. In particolare quello occupato “abusivamente” con la complicità dello Stato che finanzia gli ammortizzatori sociali con le tasse dei produttori i quali, in tal modo, sembra che vendano ma, di fatto, “regalano” una parte della loro produzione a clienti resi artificialmente solvibili.
I prezzi di acquisizione praticati ai soci del DSL possono essere, a parità di qualità, sicuramente più bassi di quelli di mercato, nonostante l'esternalizzazione attuata dalle imprese del mercato di una serie di costi (associati ad esempio alle conseguenze ambientali dei trasporti implicati dalla concentrazione territoriale della produzione industriale propria al mercato) e che, seppur resi occulti, in ultima analisi ricadono sui cittadini consumatori (concorrenza sleale).
Questo in quanto le caratteristiche della cooperativa, artificialmente concepita, sono state fissate in modo da ottimizzare l'uso della risorsa, peculiare all'auto-produzione, costituita dal rapporto dialogico fra la domanda e l'offerta : il consumatore agevolando il produttore (ad esempio anticipandogli le intenzioni d'acquisto o concentrando gli acquisti in determinate fasce temporali e così via) agevola... sé stesso, diversamente da quanto avverrebbe sul mercato, dove produttore e consumatore sono soggetti terzi caratterizzati da interessi contrastanti che, nei settori (non tutti!) in cui vige in una qualche misura l'asimmetria informativa, ovviamente favorevole al produttore, si traducono in una proporzionale penalizzazione del consumatore.
Come detto, il DSL ha le caratteristiche che favoriscono la sua diffusione e quindi tende ad espandersi per contagio fino a dar luogo ad una “salvifica pandemia”, nessun efficace “vaccino” essendo ad oggi, per fortuna, disponibile.
I tre punti della nuova sequenza consistono :
A) Annunciare alla popolazione, attraverso un canale informativo libero ed indipendente, l'avvento imminente di un sistema economico “parallelo” all'attuale (e gradualmente sostitutivo nella misura e al ritmo liberamente scelto dalla gente) illustrandone le principali caratteristiche (quali la disoccupazione zero e la sostenibilità ambientale) e lanciare un appello per individuare sul territorio un Soggetto della società civile, sia esso individuale (ad es. una Parrocchia, trattandosi di realizzare una Economia cristiana, ma non necessariamente) oppure collettivo (una rete di associazioni locali), Patrocinatore della realizzazione (graduale, a cominciare dall'auto-produzione di un solo articolo, ad esempio il pane) di un Distretto di Sviluppo Locale pilota, cioè un prototipo da replicare ovunque richiesto (aree urbane “economicamente desertificate”).
L'attivazione dei punti successivi richiede la realizzazione di tale punto A, la durata della quale (un mese, un anno...oltre?) dà la misura della predisposizione sociale al cambiamento (una predisposizione destinata a crescere alla luce dei positivi effetti del DSL.
B) Accompagnare, attraverso il medesimo canale informativo, la realizzazione del DSL pilota attraverso azioni specifiche. Fra queste, il supporto alla raccolta, localmente organizzata, di risparmio e fideiussioni finalizzate, via la costituzione di un Fondo di investimento ad hoc, all'investimento relativo agli spazi attrezzati, di proprietà del Fondo, dati in affitto alla cooperativa operante nel DSL) e rendicontare l'evoluzione del DSL pilota (aggiornando un insieme prestabilito di parametri quantitativi accompagnati da brevi commenti).
La realizzazione del punto B cioè la messa a regime del DSL pilota, necessaria alla realizzazione del successivo punto C, farà molto parlare di sé (facilitando, in tal modo, la realizzazione del detto punto C ed, anzi, un suo successo “precoce”).
Essa potrà durare un paio d'anni. Possono sembrare tanti, ma c'è chi batte da una vita la via frustrante e senza uscita della “ politica” implicante la sequenza a), b) e c) e, pur vivacchiando impantanato nella realizzazione del punto a), non demorde e, come il moscone che vuole uscire dalla stanza, continuerà a sbattere contro il vetro della finestra (con grave danno per sé e per gli altri).
C) Organizzare un Movimento politico mirante al completamento del sistema TDR e del sistema sociale che ne consegue, denominato Civismo in quanto basato sulla cittadinanza attiva e sulla democrazia, per quanto possibile, diretta e, laddove possibile, generalizzata (dall'auto-produzione del pane all'auto-produzione delle leggi).
La diffusione del DSL porta già, di per sé, all'approdo ad un Sistema economico strutturalmente diverso da quello di partenza e caratterizzato da positivi effetti quali la piena attività permanente e la re-localizzazione di molte attività produttive. Essa getta però anche le basi per altri effetti positivi (quali ad esempio il passaggio, presso le imprese del mercato, dal sistema salariale a quello partecipativo e il graduale abbandono dello stile di vita consumistico), obiettivi il cui raggiungimento è sicuramente facilitato dalla politica. E' comunque evidente che la realizzazione del punto C, qui in questione, risulta relativamente agevole in quanto il programma politico risulta abbastanza evidente, e l'adesione della gente è facilitata avendo toccato quasi tutti con mano i vantaggi quali l'inserzione lavorativa e/o acquisti vantaggiosi che si traducono in un miglioramento nella qualità della vita. Ciò che risulta altresì facilitata è la scelta del livello amministrativo geograficamente più appropriato all'attuazione del programma in quanto essa emerge dal principio alla base del Sistema TDR consistente nell'individuazione del livello di massima auto-determinazione, da dismettere gradualmente in presenza di salti positivi in termini di convenienza (misurata dal rapporto qualità/prezzo oggettivamente quantificato), arrestando il processo al primo salto nullo o, a maggior ragione, potenzialmente negativo”.
E' così, ad esempio, che nel sistema TDR il pane, che può essere auto-prodotto anche a livello domestico, non coincidente però nonostante le apparenze con il livello di massima auto-determinazione in quanto la qualità degli ingredienti acquisiti sul mercato è totalmente fuori controllo (la farina stessa può provenire da un qualunque punto del pianeta dopo vicissitudini incontrollabili, quali lunghe giacenze, a scopo speculativo, nelle stive delle navi e relativi trattamenti chimici antimicotici), converrà auto-produrlo nel DSL punto di massima auto-determinazione in quanto l'intera filiera è sotto controllo del DSL stesso o, per gli ingredienti importanti, quali le farine, di qualche aggregazione di DSL adiacenti. Il passaggio ad un livello più ampio (auto-produzione di pane a livello Comunale o addirittura a livelli superiori, come nelle Economie collettiviste) va evidentemente evitata in quanto alla dismissione di auto-determinazione non farebbe seguito nessun vantaggio, anzi. I Servizi individuali di pubblica utilità (erogazione d'acqua, trasporti collettivi locali, rifiuti...) potranno essere auto-prodotti, ad esempio, da grandi cooperative di utenza di scala municipale, comunale o intercomunale, a seconda della dimensione dei Comuni, cioè attraverso una gestione privato-sociale di servizi. E questo, sia nel caso essi fossero precedentemente gestiti in forma pubblica (in questi casi si tratterà di una “privatizzazione” di tipo inedito) o in forma privato-individuale, dalla immancabile multinazionale (in tali casi si tratterà di una inedita “re-privatizzazione”). Da notare che in entrambi i casi i cambiamenti avranno luogo all'insegna di un accresciuto controllo sociale (democrazia diretta, senza intermediazione di Partiti). Venendo ai servizi collettivi, indivisibili e cioè erogabili obbligatoriamente alla collettività nel suo insieme (tipici i casi della difesa e dell'ordine pubblico) e quindi obbligatoriamente auto-prodotti, il livello amministrativo geografico ottimale risulta, anche per essi, facilmente identificabile oggettivamente.
Per quanto riguarda la difesa il livello nazionale (dove, sia detto per inciso, il servizio di leva, in una società Civista, è obbligatorio), va sicuramente superato. In Occidente, l'Unione europea appare di primo acchito il livello adeguato per i Paesi membri e cioè tale da garantire efficacemente la loro difesa senza per questo troppo perdere in termini di auto-determinazione (evitando di farsi trascinare in pericolose situazioni da partner extra-europei particolarmente bellicosi, non si sa mai... anzi si sa!).
Per quanto riguarda, invece l'ordine pubblico, la sua gestione può essere variamente distribuita in termini territoriali andando, in funzione delle esigenze locali, dalle ronde di vicinato alla polizia di quartiere, cantonale, federale, confederale, internazionale.
Per quanto riguarda invece i grandi insiemi dei beni industriali di consumo finale (automobili, elettrodomestici) nonché i beni intermedi (infrastrutture quali strade, vari input di produzione quali materie prime e macchinari, quale ad esempio una impastatrice impiegata nella produzione del pane, dato che il rapporto qualità/prezzo è più facilmente determinabile oggettivamente (attraverso le specifiche tecniche) rispetto alla farina o al lievito, risulterà sicuramente conveniente dismettere ogni auto-determinazione affidandosi al Mercato, fosse anche mondializzato.
Come si può ben capire, le varie “teorie politiche” impostate UNICAMENTE sul territorio e che privilegiano incondizionatamente (indipendentemente dalla tipologia di beni e servizi) il “piccolo” (Mille patrie), il “grande” (Mondialismo) o una pluralità di particolari aree geografiche (Multi-polarismo), paiono altrettante ideologie mal fondate.
Conclusione
Un canale informativo libero e indipendente, stanco di battersi nella realizzazione del punto a) della sequenza, comunque irrealizzabile, menzionata, e che sul piano del “posizionamento culturale” non ha ancora oltrepassato il punto di non-ritorno, può riciclarsi vantaggiosamente, continuando a praticare la sua attività informativa, oltretutto facendo l'effettivo interesse pubblico, impegnandosi nel punto A della nuova sequenza.
Il semplice annuncio, opportunamente dispensato, che un nuovo mondo è possibile attraverso la realizzazione di una inedita Economia cristiana (a patto di non puntare direttamente sulla politica ma preliminarmente sulla società civile e in vista di un sicuro ed immediato interesse individuale di chi aderisce), potrebbe già avere, fin da subito, riflessi positivi.
Inoltre, nella verosimile ipotesi della realizzazione con successo del punto A, il che significa aver identificato un adeguato soggetto non-profit, singolo (es. una Parrocchia) o composito (una aggregazione di associazioni locali), disposto ad assumere il ruolo di Patrocinatore della realizzazione di un DSL pilota sul suo territorio (il che si traduce nell'offrire ai propri iscritti e simpatizzanti la chance di divenire beneficiari dell'iniziativa senza rischi di alcun tipo), il detto canale informativo potrà legittimamente far parte, come portavoce ufficiale, e con una congrua quota sociale, del soggetto composito Attuatore (convenzionato con il soggetto Patrocinatore) alla creazione del quale esso ha contribuito: un consorzio di imprese for-profit il cui core business consiste nella fornitura di servizi di accompagnamento (finanza, architettura...) agli investitori, privati e pubblici, proprietari delle strutture produttive, distinte in Polo urbano e un Polo rurale, affittate (ad un canone compatibile con un ricorso al credito) alla cooperativa operante nel DSL.
La quale, come la famiglia auto-produttrice, essendo totalmente scevra dal fenomeno della mortalità d'impresa e delle “crisi” economiche che invece affliggono le imprese del mercato, rende l'investimento attraente e sicuro (nonché accessibile, per frazioni anche piccole, ai soci della cooperativa stessa e all'intera cittadinanza).
LETTERA A UN PARROCO CATTOLICO
Reverendo parroco
poiché il “politicamente corretto” impedisce di raccontare la verità storica, ti mando queste brevi note solo come curiosità storica riguardo la nascita della Festa della Trasfigurazione di Gesù.
Questa devozione era già diffusa in gran parte delle comunità cristiane già dai primi secoli, e anche sucessivamente in particolare nelle chiese officiate dalle famiglie francescane, e come per la Festa della Madonna del Rosario anche questa della Trasfigurazione è legata a un evento bellico contro la cristianità europea a opera degli eserciti turco-ottomani che avevano come obiettivo quello di islamizzare l’Europa, ANCORA QUALCHE SECOLO FA.
Icona della Trasfigurazione con Gesù nella mandola centrale insieme a Mosé e Elia, mentre ai suoi piedi spaventati Pietro, Giacomo e Giovanni
Giusto per completezza di informazione ricordo che il 7 ottobre la Chiesa Cattolica, ancora oggi fa memoria liturgica della Festa del Rosario, istituita solennemente dal Papa San Pio Quinto nel 1571, ricorrenza della vittoria della Lega Navale Cattolica a Lepanto contro la più imponente flotta turco-ottomana.
Per curiosità ho avuto modo di domandare a qualche credente impegnato nelle Parrocchie dove in quella ricorrenza c’è addirittura la “sagra” paesana, se era al corrente da dove nasceva quella loro festa, e nessuno era a conoscenza dell’evento storico. Questo solo per dimostrare che anche la Chiesa Cattolica non è incline a spiegare la sua storia ai propri fedeli.
Oggi, grazie al buonismo dilagante dove chiamare con nome gli eventi storici si rischia addirittura la denuncia penale da parte delle autorità, non solo civili ma anche religiose, il popolo dei credenti e dei non credenti è tenuto nell’ignoranza assoluta per la paura instillata dai media che conoscere gli eventi storici può far male alla “salute”.
Ricordo con sgomento una conversazione avuta con un teologo francescano minore pochi anni fa proprio su San Giovanni di Capestrano, frate minore come lui. Ebbene, questo acculturato frate sosteneva che quei frati che avevano promosso la difesa dell’Europa sostenendo con la forza della predicazione il coraggio delle armate cristiane notevolmente inferiori come numero e potenza bellica, contro gli eserciti islamici della Turchia Ottomana, oggi non sarebbero stati proclamati santi da questa Chiesa Cattolica.
Insieme a San Giovanni di Capestrano, per completezza di informazione aggiungo altri frati francescani come San Giacomo della Marca, San Lorenzo di Brindisi e il nostro Beato Marco d’Aviano, tutti molto attivi nella difesa della Cristianità europea del loro tempo.
Concludo con questa breve riflessione: “Questa Chiesa Cattolica, oggi, non è neanche in grado di proporre la propria dottrina, e sta cancellando l’eroismo dei suoi santi missionari quando afferma che la Chiesa Cattolica non deve fare proselitismo, ovvero non deve far conoscere Cristo al mondo che non lo conosce o che lo ha rifiutato o che lo ha dimenticato”.
San Giovanni Evangelista riporta un pensiero di Gesù nel suo Vangelo: “La verità vi farà liberi”.
Quale verità?
Battaglia di Belgrado, 1456
Dal 14 al 22 luglio 1456 Cristiani e Turchi si batterono a Belgrado e la vittoria fu, contro ogni speranza, dei crociati.
Il nuovo pericolo che minacciava l’Europa era costituito dall’avanzata sanguinaria e apparentemente inarrestabile dell’Islam e dei Turchi guidati da Maometto II. Dopo la conquista di Costantinopoli e la conseguente caduta dell’Impero romano d’Oriente, le armate turco-ottomane dilagarono nell’Europa centrale avendo come obiettivo la conquista dell’Ungheria e la islamizzazione conseguente di quei territori. Su quella strada posero sotto assedio Belgrado e furono i papi Niccolò V e poi il successore Callisto III che organizzarono una crociata in difesa della fede cristiana e dell’Occidente intero minacciati dal pericolo ottomano-islamico. Ma sul campo è stato san Giovanni di Capestrano, un umile frate francescano, a raccogliere la sfida e darsi da fare, con la predicazione, per reclutare uomini.
Con un esercito di quasi 5.000 uomini si mise in cammino verso Belgrado, fortezza che era stata chiusa in una tenaglia dalle truppe di Maometto II e dalla flotta turca. Fu dapprima un comandante ungherese, Giovanni Hunyadi, dietro suo impulso a rompere l’assedio navale con un attacco che riportò pieno successo il 14 luglio 1456. Una settimana dopo arrivò anche la vittoria terrestre. E questa ebbe come protagonista assoluto fra Giovanni di Capestrano che guidò l’attacco. Un frate trasformatosi in generale vittorioso. Fu questa azione a difesa dell’Occidente che gli meritò in seguito l’appellativo di “Apostolo dell’Europa Unita”. Questo avveniva il 22 luglio, ma la notizia arrivò a Roma il 6 agosto.
Il Papa Callisto III istituì, in memoria, la festa della Trasfigurazione il 6 agosto a simboleggiare la letizia che trasfigurava l'Europa.
San Giovanni di Capestrano come viene ricordato nella iconografia storica: animatore delle armate cattoliche
Come puoi notare e come puoi facilmente documentarti, l’ansia conquistatrice dell’Islam contro l’Europa, una volta cristiana, ha una storia antica. Per facilitarla ti aggiungo la cronologia degli eventi bellici che le armate islamiche hanno perpetrato nei secoli, subito dopo la morte del loro fondatore il profeta Muhammad, morto nell’anno del Signore nostro Gesù Cristo 632.
Breve cronologia degli eventi bellici connessi all'espansionismo islamico
632 d. C. ........ Morte di Maometto (8 giugno).
632-634 ........ Conquista araba della Mesopotamia e della Palestina.
635 ........ Conquista araba di Damasco.
638 ........ Conquista araba di Gerusalemme.
642 ........ Conquista araba di Alessandria di Egitto.
647 ........ Conquista araba della Tripolitania.
649 ........ Inizio delle guerre sul mare e conquista di Cipro.
652 ........ Prima spedizione contro la Sicilia.
667 ........ Occupazione araba di Calcedonia (Anatolia).
669 ........ Attacco a Siracusa.
670 ........ Attacco ai berberi e conquista del Màghreb.
674-680 ........ Primo assedio arabo di Costantinopoli.
698 ........ Gli arabi prendono Cartagine ai bizantini.
700 ........ Assalto arabo a Pantelleria.
704 ........ L’emiro Musa proclama la "guerra santa" nel Mediterraneo occidentale; infesta il Tirreno e assale la Sicilia.
710 ........ Attacco arabo a Cagliari.
711 ........ Sbarco arabo nella Spagna meridionale. Inizia la conquista della penisola iberica.
715-717 ........ Secondo assedio arabo di Costantinopoli.
720 ........ Attacco alle coste della Sicilia.
727-731 ........ Aggressioni alle coste della Sicilia.
738 ........ Liutprando sconfigge gli arabi ad Arles.
740 ........ Primo sbarco in Sicilia di un esercito saraceno.
753 ........ Ulteriore sbarco in Sicilia.
778 ........ Il giorno 8 settembre, Franchi e Longobardi sconfiggono gli arabi a Sabart, sui Pirenei.
806 ........ I mussulmani occupano Tyana, in Anatolia, e avanzano fino ad Ankara. Ademaro, conte franco di Genova, combatte i saraceni in Corsica.
812-813 ........ I saraceni attaccano Lampedusa, la Sicilia, Ischia, Reggio Calabria, la Sardegna, la Corsica e Nizza.
819 ........ Nuovo attacco alla Sicilia.
827 ........ Il 14 giugno, sbarco in Sicilia di un esercito, per la conquista dell’isola.
829 ........ I saraceni sbarcano a Civitavecchia.
830 ........ I saraceni invadono la campagna romana e saccheggiano le basiliche di San Paolo e di San Pietro.
831 ........ A settembre, Palermo si arrende agli arabi.
838 ........ Attacco saraceno a Marsiglia.
839 ........ Incursioni saracene in Calabria. Sbarco e conquista di Taranto.
840 ........ Scontro navale, davanti a Taranto, tra saraceni e veneziani, che non riescono a fermare l’attacco. Saccheggio di Cherso, del Delta del Po e di Ancona.
841 ........ Gli arabi si spingono nel Quarnaro e distruggono la flotta veneziana all’isola di Sansego.
842 ........ Il 10 agosto Bari viene conquistata. Vengono saccheggiate le coste della Puglia e della Campania.
843 ........ L’emiro palermitano scaccia i bizantini da Messina.
844 ........ I normanni sbarcano in Spagna e occupano Siviglia.
846 ........ Spedizioni saracene a Ponza e a Capo Miseno. Il 23 agosto, gli arabi sbarcano alla foce del Tevere, assediano Ostia, saccheggiano nuovamente le basiliche di San Pietro e di San Paolo e l’entroterra fino a Subiaco, assediando poi Roma. Ritiratisi, depredano Terracina, Fondi, e assediano Gaeta.
849 ........ I saraceni saccheggiano Luni e Capo Teulada, in Sardegna.
850 ........ Attacco arabo contro Arles.
852-853 ........ Assalto alle coste calabresi e campane.
856 ........ Incursioni arabe a Isernia, Canosa, Capua e Teano.
859 ........ Gli arabi prendono Enna.
867 ........ Gli arabi saccheggiano il monastero di San Michele sul Gargano. I saraceni occupano alcune città dalmate e assediano Ragusa. La flotta veneziana, guidata dal doge Orso, li insegue e li sbaraglia davanti a Taranto.
868 ........ Re Ludovico libera Matera, Venosa e parte della Calabria.
869 ........ Bande di saraceni invadono la Camargue.
870 ........ Gli arabi occupano Malta e saccheggiano Ravenna.
879 ........ Gli arabi prendono Taormina.
879 ........ I saraceni saccheggiano Teano, Caserta e la campagna romana.
881 ........ Il Papa scomunica il Vescovo di Napoli per la sua alleanza con i saraceni.
885 ........ I saraceni saccheggiano Montecassino e la Terra di Lavoro.
890 ........ I mori di Spagna attaccano la costa provenzale e stabiliscono una base a Frassineto (La Garde-Freinet).
898 ........ Saccheggio saraceno della Badia di Farfa.
912 ........ Incursione saracena all’Abbazia di Novalesa.
913 ........ Attacco alla Calabria.
914 ........ Gli arabi stabiliscono basi a Trevi e a Sutri.
916 ........ Incursione saracena nella Moriana (Savoia).
922 ........ Incursione e saccheggio di Taranto.
924 ........ Presa di Sant’Agata di Calabria.
925 ........ Incursioni saracene in tutta la Calabria, fino in terra d’Otranto; assedio e massacro di Oria.
929 ........ Saccheggio delle coste calabresi.
930 ........ Paestum viene saccheggiata.
934 ........ Assalto alla costa ligure.
935 ........ Saccheggio di Genova.
936 ........ Fallito attacco saraceno ad Acqui, difesa dal conte Aleramo.
940 ........ Incursione saracena al passo del San Bernardo.
950 ........ L’emiro palermitano assale Reggio e Gerace e assedia Cassano Jonio.
952 ........ Gli arabi, alleati con Napoli, colonizzano la Calabria.
960 ........ San Bernardo da Mentone vince e insegue i saraceni in Val d’Aosta, fino a Vercelli.
965 ........ Gli arabi prendono Rametta, ultima roccaforte siciliana e in seguito sbarcano in Calabria.
969 ........ Saccheggi saraceni nell’Albesano.
977 ........ I saraceni prendono Reggio, Taranto, Otranto e Oria.
978 ........ I saraceni saccheggiano la Calabria.
981 ........ Ancora saccheggi in Calabria.
986 ........ I saraceni saccheggiano Gerace.
987 ........ I saraceni saccheggiano Cassano Jonio.
988 ........ Gli arabi prendono Cosenza e la terra di Bari.
991 ........ Presa di Taranto.
994 ........ Assedio e presa di Matera.
1002 ........ Incursioni a Benevento e nelle campagne napoletane, assedio di Capua.
1003 ........ Incursioni nell’entroterra di Taranto. Attacco a Lérins, in Provenza.
1009 ........ Il califfo Al-Hakim tenta di distruggere il Santo Sepolcro.
1029 ........ Saccheggio delle coste pugliesi.
1031 ........ Saccheggio di Cassano Jonio.
1047 ........ Incursione saracena a Lérins.
1071 ........ Gli arabi vincono la battaglia di Manazkert e iniziano la conquista dell’Anatolia.
1074 ........ Sbarco di saraceni tunisini a Nicotera, in Calabria.
1080 ........ I saraceni, al servizio dei normanni, saccheggiano Roma.
1086 ........ Gerusalemme cade in mano ai turchi.
1096 ........ Inizio della Prima crociata, male organizzata e destinata a fallire. Nell'ottobre dello stesso anno verrà bloccata presso il Bosforo.
1097 ........ Prende l'avvio la seconda fase della crociata che condurrà alla conquista di Betlemme il 15 luglio 1099.
1122 ........ Scorreria saracena a Patti e a Siracusa.
1127 ........ Attacco a Catania e nuovo saccheggio di Siracusa.
1144 ........ L'atabeg di Mossul Zengi, con un colpo di mano, s'impadronisce di Edessa assumendo nel mondo islamico ruolo e fama di "difensore della fede".
1145 ........ Papa Eugenio III bandisce la seconda crociata. A causa dei contrasti interni si rivelerà inutile.
1187 ........ Salah-ad-Din riconquista Gerusalemme.
1190 ........ Papa Clemente III organizza la terza crociata. Riccardo Cuor di Leone sconfigge per due volte Salah-ad-Din ma, sempre a causa dei dissensi interni alla coalizione, non poté liberare Gerusalemme. Concluse però una tregua di tre anni, che prevedeva garanzie per i pellegrini (1192).
1195-1204 ........ Si susseguono diversi tentativi pressoché inutili di organizzare una quarta crociata. Anche in questo caso mancherà la necessaria coesione e le lotte interne la renderanno pressoché inutile.
1213 ........ Papa Innocenzo III tenta di bandire un'altra crociata che però non avrà luogo.
1217-1221 ........ Quinta crociata. Nel 1219 le cronache riportano la visita di Francesco d'Assisi al campo crociato. Francesco predirà la sconfitta a causa delle faziosità e delle divisioni interne. La Chiesa non riconoscerà la quinta crociata.
1221 ........ Fallisce la conquista de Il Cairo e anche la quinta crociata si risolve con un nulla di fatto.
1229 ........ Federico II accordatosi con il sultano d'Egitto al-Kamil (Trattato di Giaffa) ottiene Gerusalemme, Betlemme, Nazaret e alcune località costiere fra San Giovanni d'Acri e Giaffa e tra Giaffa e Gerusalemme; e conclude anche una tregua decennale.
1244 ........ I mussulmani riconquistano Gerusalemme.
1245 ........ Papa Innocenzo IV bandisce la settima crociata. Luigi IX, re di Francia, la organizza con le sue sole forze ma non riesce a conquistare Gerusalemme. Ulteriori tentativi si concluderanno nel 1270 con pochi esiti. Dalla seconda metà del sec. XIV, la progressiva avanzata dei turchi ottomani verso il cuore dell'Europa ridiede una certa attualità alla crociata, intesa però in senso non di guerra santa per la riaffermazione del cristianesimo in Oriente, ma di guerra per la difesa dell'Occidente stesso dall'islamismo sulla via di sempre più ampie conquiste. Le crociate fallirono quanto al loro scopo originario, cioè la liberazione dei Luoghi Santi dai mussulmani. Restano tuttavia un fenomeno storico di grande rilevanza non solo religiosa, ma politica, economico-sociale, culturale. Politicamente, impegnarono i mussulmani contenendone e ritardandone l'avanzata in Europa, e ciò permise lo sviluppo degli Stati centro-occidentali.
1308 ........ I turchi prendono Efeso e l’isola di Chio.
1326 ........ I turchi conquistano Brussa.
1329 ........ I turchi prendono Nicea (Urchan).
1330 ........ I turchi sconfiggono i bulgari, a Velbuzhd.
1337 ........ I turchi conquistano Nicomedia e si installano sul Mar di Marmara.
1356 ........ I turchi prendono Gallipoli, sul Mar di Marmara.
1371 ........ I turchi sconfiggono i serbi sulla Martz.
1382 ........ I turchi occupano Sofia.
1386 ........ I turchi occupano Nis, in Macedonia.
1423 ........ I turchi prendono il Peloponneso e la Morea.
1425 ........ Abbandono dell’isola di Montecristo a causa delle continue incursioni saracene.
1430 ........ I turchi prendono Tessalonica, la Macedonia, l’Epiro e la città di Giannina.
1453 ........ Maometto II prende Costantinopoli.
1455 ........ I turchi prendono Focea, Tasso e Imbro, nell’Egeo.
1458 ........ Maometto II conquista tutte le terre cristiane in Grecia, tranne le colonie veneziane. Dopo due anni di assedio, cade l’Acropoli di Atene.
1459 ........ La Serbia diventa provincia ottomana.
1460 ........ I turchi occupano tutto il Peloponneso.
1461 ........ Cade anche Trebisonda, ultimo Stato bizantino. I turchi occupano la colonia genovese di Salmastro.
1462 ........ Maometto II occupa la Valacchia. Prende Mitilene ai genovesi.
1465 ........ Costantinopoli diventa la capitale dell'impero ottomano. La cattedrale di Santa Sofia viene trasformata in moschea.
1470 ........ I turchi occupano la veneziana Negroponte.
1471 ........ Scorrerie ottomane in Carniola, in Istria, nel Monfalconese e nel Triestino.
1472 ........ Scorrerie ottomane in Croazia.
1473 ........ Scorrerie ottomane in Carniola e Carinzia.
1474 ........ Scorrerie ottomane in Croazia e Slavonia.
1475 ........ Incursioni turche in Stiria inferiore e Carniola. I turchi prendono Kaffa e tutta la Crimea ai Genovesi.
1476 ........ Incursioni turche in Carniola, Stiria, e in Istria, fino a Gorizia e Trieste.
1477 ........ Incursione in Friuli.
1478 ........ Scorreria in Carniola, Istria e Dalmazia.
1480-1481 ........ I turchi conquistano Otranto e ne massacrano la popolazione compiendo un'orribile strage.
1482 ........ Incursione ottomana in Istria e Carniola.
1483 ........ Incursione in Carniola. Annessione turca dell’Erzegovina.
1484 ........ Conquista turca dei porti sulla Moldava.
1493 ........ Scorrerie in Istria, Carniola e Carinzia.
1498-1499 ........ Scorrerie ottomane in Carniola, Istria e Carinzia.
1499 ........ Grande scorreria turca in Friuli, fino ai confini della Marca Trevigiana.
1511 ........ I turchi conquistano la Moldavia.
1516 ........ Saccheggio di Lavinio, sul litorale romano.
1521 ........ Suleiman II prende Belgrado.
1522 ........ I turchi prendono Rodi ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che si trasferiscono a Malta, assumendo il nome di "Cavalieri di Malta".
1526 ........ Suleiman II sconfigge gli ungheresi a Mohàcs.
1528 ........ I turchi assoggettano il Montenegro.
1529 ........ Suleiman II intraprende il primo assedio di Vienna. Occupa la Georgia e l’Armenia.
1531 ........ Khaireddin saccheggia le coste dell’Andalusia.
1543 ........ Suleiman II conquista gran parte dell’Ungheria.
1551 ........ Dragut saccheggia Augusta, in Sicilia.
1554 ........ Dragut saccheggia Vieste.
1555 ........ Dragut assale Paola, in Calabria.
1556 ........ Ivan IV conquista Astrachan.
1558 ........ Dragut saccheggia Sorrento e Massa Lubrense.
1566 ........ Una flotta turca entra in Adriatico e bombarda Ortona e Vasto. I turchi prendono Chio ai genovesi.
1571 ........ Il 6 agosto, i turchi prendono Famagosta, ultimo caposaldo veneziano di Cipro. Il 7 ottobre, la flotta turca, guidata da Selim II, è sconfitta, a Lepanto, da quella cristiana.
1575-1600 ........ I pirati moreschi attaccano sistematicamente le coste della Catalogna, dell’Andalusia, della Linguadoca, della Provenza, della Sicilia e della Sardegna.
1582 ........ Saccheggio di Villanova-Monteleone in Sardegna.
1587 ........ Gli arabi attaccano Porto Vecchio, in Corsica.
1588 ........ Hassan Aghà saccheggia il litorale laziale e Pratica di Mare.
1591 ........ Il Pascià di Bosnia invade la Croazia austriaca.
1618-1672 ........ Gli arabi attaccano sistematicamente le coste siciliane.
1623 ........ Gli arabi saccheggiano Sperlonga.
1636 ........ Gli arabi occupano Solanto.
1647 ........ Gli arabi saccheggiano parte della Costa Azzurra.
1672 ........ I turchi attaccano la Polonia e conquistano la fortezza di Kamenez. Con il Trattato di Bucracz ottengono la Podolia.
1680 ........ I turchi saccheggiano Trani e Lecce.
1683 ........ I turchi assediano Vienna dal 14 luglio. L’imperatore Leopoldo I si allea con Giovanni Sobieski, re di Polonia. Vienna è liberata dall’esercito austro-polacco del duca Carlo Leopoldo V di Lorena, con la battaglia di Kalhenberg, del 12 settembre.
1703 ........ Ahmed III fa guerra a Pietro I e lo sconfigge sul Prut.
1708 ........ Algeri riprende Orano agli spagnoli.
1714 ........ I turchi saccheggiano la zona di Lecce.
1727 ........ I mussulmani saccheggiano San Felice al Circeo.
1741 ........ I Bey di Tunisi cacciano i genovesi dall’isola di Tabarca.
1754 ........ Saccheggio arabo di Montalto di Castro.
1780 ........ I mussulmani saccheggiano Castro, in Puglia.
1799 ........ Dopo la partenza di Napoleone, i turchi riprendono l’Egitto.
1915-1916 ........ Genocidio degli armeni da parte dei turchi.
1920-1922 ........ I turchi respingono il Trattato di Sèvres e cacciano i greci dall’Anatolia.
1923 ........ Con la Pace di Losanna, la Turchia si riprende la costa dell’Anatolia. È una vera pulizia etnica con la deportazione di intere popolazioni.
1928 ........ Hassan al-Banna fonda l’Associazione dei "Fratelli mussulmani".
1944 ........ Fondazione della "Lega degli Stati arabi" (Lega Araba dal 1945).
1948 ........ Proclamazione dello Stato di Israele.
1965 ........ Inizio di forti migrazioni maghrebine e turche nell’Europa occidentale.
1968 ........ Inizio del terrorismo di Al Fatah.
1974 ........ I turchi occupano la parte settentrionale di Cipro. Massacri effettuati dai Palestinesi in Alta Galilea.
1975 ........ Inizio dello sterminio dei cristiani maroniti del Libano.
1979 ........ Rivoluzione islamica dell’Ayatollah Khomeini, in Iran. Per anni rimase esiliato e al sicuro in Francia.
1980 ........ Aumento degli attentati islamici nel mondo. Primi disordini nei quartieri islamici in Europa.
1981 ........ Un terrorista turco attenta alla vita di papa Giovanni Paolo II (13 maggio).
1990 ........ Occupazione siriana del Libano. Il generale Michel Aoun si oppone tenacemente all’inglobamento del Libano nella "grande Siria". La debole politica occidentale lo porterà a cedere.
1991 ........ Inizio delle guerre nel Caucaso. Rivolte in Cecenia.
1991 ........ Inizio degli sbarchi clandestini di massa in Italia.
1992 ........ Formazione di uno stato islamico in Bosnia.
1993 ........ Primo attentato al "World Trade Center" di New York.
1996 ........ Numerosi attentati di Hamas, in Israele. Attentati anti-americani, in Arabia Saudita. I talebani prendono il potere in Afghanistan grazie all'appoggio politico-militare americano.
1998 ........ Rivolta anti-serba nel Kosovo. La Serbia, intervenuta in Kosovo, verrà successivamente attaccata da una coalizione occidentale, soprattutto dietro pressione degli USA. Si delinea più che mai l'assenza di una vera politica europea.
2001 ........ L’undici settembre il "World Trade Center" di New York viene completamente distrutto da una serie di attentati che appaiono sempre più controversi.
2003 ........ Operazione "Enduring Freedom". Guerre in Afghanistan e in Iraq. La dittatura di Saddam Hussein viene abbattuta. Strage contro gli italiani a Nassiriya, in Iraq (12 novembre).
2004 ........ Numerosi attentati in Iraq. Stragi a Madrid (11 marzo) con 190 morti, e a Beslan (3 settembre): oltre 300 le vittime, per lo più bambini, vilmente assassinati in Ossezia del Nord. Strage di Taba, in Egitto (8 ottobre). Numerosi altri attentati in tutto il mondo.
2005 ........ Numerosi Attentati in Iraq. Strage nella metropolitana e negli autobus londinesi (7 luglio): oltre cinquanta morti e centinaia di feriti. L'attentato avviene in contemporanea con l'assemblea del G8 in Scozia. Il 23 luglio seguono gli attentati di Sharm El-Sheik con oltre 60 morti e decine di feriti. Attentato a Bali (Indonesia) il 1° ottobre (23 morti e 150 feriti). Dal 27 ottobre al 16 novembre: violenze e rivolte delle comunità immigrate nelle periferie di Parigi e di altre città. L'8 novembre il governo impone misure d'emergenza, tra cui il coprifuoco. Due le vittime, circa 4.500 arrestati, oltre 10.000 le auto incendiate, distrutti 200 edifici pubblici. Il 9 novembre ad Amman (Giordania) tre attentati suicidi in tre alberghi frequentati da turisti provocano 60 morti e oltre 90 feriti. Il 10 novembre Al Qaeda rivendica la paternità degli attentati.
Dopo il 2005 la violenza jhadista non si è fermata, è esplosa in modo dirompente con la fondazione dello Stato Islamico in Siria e in Iraq e seminando terrore e morte soprattutto tra i cristiani di quelle terre e in Europa.
Risulta del tutto evidente come l’affermazione che la violenza musulmana nasca dalle Crociate è senza dubbio oltre che falsa, storicamente infondata. L’Islam nasce con quanto è contenuto dentro al sacro libro del Corano e se nel Corano è predicata la guerra contro gli infedeli, i fedeli musulmani non fanno altro che obbedire alla loro dottrina.