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GLI 800 MARTIRI DI OTRANTO VITTIME DELL’ISLAM PROCLAMATI SANTI

otranto e i santi martiri 

Domenica 12 maggio 2013 papa Francesco, in una piazza San Pietro affollatissima ha canonizzato i suoi primi santi: gli 800 martiri della città di Otranto del 1480. Cosa successe in quell’anno, apparentemente così lontano? Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, l’impero turco ottomano (musulmano), mirava all’espansione nell’Italia meridionale. L’obiettivo turco-islamico di conquistare l’Europa, come si evince dalla Storia, non è di questi giorni. Per i curiosi della storia delle invasioni islamiche del vecchio continente, sono reperibili sul web alcune cronologie molto dettagliate che sarebbe opportuno conoscere, per capire da dove proviene questo affanno secolare dell’Islam per conquistare la culla della cristianità. Il primo assalto arabo all’Italia avviene nell’anno 700 all’isola di Pantelleria. Un altro assalto, tanto per citarne uno di importante, avviene nell’anno 830 con l’invasione di Roma e il saccheggio delle basiliche di san Pietro e di san Paolo. L’ultimo assalto all’Italia avviene nel 1780 quando i musulmani saccheggiano Castro in Puglia. Nel corso dei secoli si contano in centinaia i saccheggi, le deportazioni, le distruzioni delle città costiere italiane, della Dalmazia e dell’Istria, avvenute per opera delle flotte turche musulmane o di semplici pirati, sempre musulmani.

Allora, cerchiamo di entrare nel merito di questa beatificazione per capirne il significato. Era il 28 luglio 1480, quando una flotta di circa 140 navi con 15.000 armati musulmani appare al largo della città di Otranto che allora contava non più di seimila abitanti. Il disegno era quello di cominciare dall’estrema punta della penisola salentina per conquistare tutta l’Italia meridionale. Alla richiesta di resa, gli abitanti di Otranto opposero un netto rifiuto. Così, la città fu bombardata fino al 12 agosto, quando fu invasa dai turchi ottomani che la saccheggiarono, profanarono la cattedrale, assassinando il vescovo Stefano  Pendinelli, che brandendo la croce diceva: «Sono il rettore di questo popolo e indegnamente preposto alle pecore del gregge di Cristo». Con lui furono uccisi i canonici e tutti i sacerdoti con i fedeli che si erano rifugiati in essa. Il giorno dopo il comandante della flotta Gedik Achmed Pascià, cristiano di origini albanesi convertitosi all’Islam, ordinò la lista di tutti gli abitanti fatti schiavi, ad esclusione delle donne e dei bambini sotto i 15 anni. Sono circa ottocento. Un prete apostata, per volere del comandante turco, invita tutti ad abbandonare la fede cristiana per abbracciare quella islamica.

Se non lo faranno, verranno trucidati.

Uno dei prigionieri, Antonio Primaldo, un vecchio sarto, risponde: «Crediamo tutti in Gesù, figlio di Dio, siamo pronti a morire mille volte per lui». E aggiunge: «Fin qui ci siamo battuti per la patria e per salvare i nostri beni e la vita: ora bisogna battersi per Gesù Cristo e per salvare le nostre anime». Il pascià chiede anche agli altri che cosa intendono fare, e questi, dandosi l'un l'altro coraggio, gridano di essere pronti a subire qualsiasi morte pur di non rinnegare Cristo. Vengono tutti condannati a morte, a cominciare proprio dal sarto che per primo aveva parlato.

Il 14 agosto ha inizio la tremenda carneficina delle decapitazioni: il colle della Minerva rimane rosso di sangue, coperto quasi del tutto dagli ottocento corpi. Tra i vari eventi prodigiosi che raccontano le cronache, c'è il fatto che nonostante la decapitazione, il tronco di Primaldo sarebbe rimasto fermo in piedi al suo posto fino alla fine del massacro. Un fenomeno che provocherà la conversione di uno degli esecutori della strage, a sua volta impalato dai commilitoni.

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La cattedrale di Otranto in una cappella laterale conserva i resti mortali degli 800 martiri

Papa Francesco al momento della beatificazione si è chiesto: “Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare i cieli aperti e il Cristo vivo alla destra del Padre”.

Mentre veneriamo i martiri di Otranto, chiediamo a Dio che sostenga tanti cristiani che ancora oggi soffrono violenze, e che dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene”. Così ha concluso papa Francesco, ribadendo il concetto molto ben esposto nelle sue omelie mattutine durante la Santa Messa presso la Domus Santa Marta, e cioè che i martiri cristiani di oggi sono molto più numerosi che nei primi secoli.

Mentre sto scrivendo mi arriva un’agenzia di stampa dalla Terra Santa: in un convento francescano in Siria è stato assassinato dai ribelli musulmani sunniti il frate francescano minore: padre François  Mourad, siriano. Nei conventi cattolici della Siria trovano accoglienza e sostegno le popolazioni in fuga dalla guerriglia scatenata dagli islamisti contro il dittatore laico Assad. I frati danno aiuto a tutti senza chiedere nulla, né la loro religione, né denaro. Questo crea nei terroristi islamici un'ulteriore carica di odio verso i cristiani, perché non sanno capacitarsi da dove provenga questo sentimento di carità che nella loro cultura non esiste.

Papa Francesco, di recente ha tenuto un’omelia molto dura nei confronti della stampa e dei giornalisti, che usando un linguaggio politicamente corretto nascondono la verità o la deformano secondo i loro interessi. A proposito dei martiri di Otranto questa deriva giornalisticamente corretta ha portato televisioni e giornali a nascondere la verità storica sul massacro degli 800 fedeli cattolici. Quasi tutti i media hanno nascosto la notizia che gli 800 martiri sono stati assassinati dagli armati turchi musulmani. La ragione è banale. Dire la verità sull’Islam e sulla sua storia, oggi, è pericoloso a causa del terrorismo. Ancora una volta la verità fa male. Gesù ha detto che la Verità ci farà liberi, e noi fiduciosi crediamo e preghiamo per questa Verità.

 non ci potrà essere unità senza verità