Venerdì, Dicembre 01, 2023
Mercoledì, 06 Luglio 2022 17:31

DANTE, SAN FRANCESCO E IL PARADISO

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 san francesco e dante

SAN FRANCESCO E DANTE

L’anno scorso in tutto il mondo della cultura e della storia è stata fatta memoria dei 700 anni della morte di uno dei grandi padri dell’Italia: Durante Alighieri detto Dante.

         In questo momento di grande transizione e di trasformazione tra le culture del nostro Occidente cristiano, è utile riandare a qualche riflessione sul nostro Padre fondatore, san Francesco, e sui messaggi che ancora oggi possono venirci dalla sua testimonianza.

         Prima di tutto è importante ricordare come Francesco con i suoi frati, ancora nel 1219, fosse andato a Damietta durante una delle crociate per la riconquista del Santo Sepolcro per tentare di convertire il Sultano di fede musulmana. Francesco era quasi riuscito nella sua impresa, ma di fronte alla sfida che lui aveva lanciato al Sultano, questi: Malek el Kamel, rifiutò per paura. Qual’era la sfida? Francesco aveva proposto una specie di prova del fuoco. Cioè, aveva invitato il sultano a scegliersi un suo maestro religioso e a preparare un tappeto di braci infuocate, e lui, Francesco, avrebbe sfidato quel religioso musulmano a camminare sulle braci di fuoco. Chi avesse passato indenne la prova, quello era il segno della vera fede.

Tanta era la fede che animava il nostro fondatore, e certamente Dio lo avrebbe salvaguardato da qualunque pericolo.

Questo episodio ci consente di riflettere anche su ciò che Dante nel Canto undicesimo del Paradiso, nella Divina Commedia racconta a proposito di Francesco di Assisi.

Dante, infatti, incontrando nel Cielo del Sole i cosiddetti “Spiriti Sapienti”, celebra la vita e le opere del Santo, affidando il compito di farne gli elogi ad uno di tali Spiriti: il domenicano San Tommaso d’Aquino.

san tommaso e san francesco

SAN TOMMASO E SAN FRANCESCO NEL PARADISO

Il lungo discorso di lode e di encomio di Tommaso tocca vari momenti della vita di Francesco: la nascita, la rinuncia ai beni paterni, le nozze mistiche con Madonna Povertà, le approvazioni della sua regola da parte dei Papi Innocenzo III ed Onorio III, il suo viaggio in Oriente  alla corte del Sultano d’Egitto, il ritorno in Italia e la sua morte in grembo alla Povertà.

Tutta la vita di San Francesco fu improntata alla pace, ma l’episodio a cui Dante fa riferimento e che è particolarmente significativo a tale proposito è proprio quello della sua missione in Oriente.

Dice dunque Dante che Francesco

per la sete del martìro/ nella presenza del Soldan superba/ predicò Cristo e gli altri che il seguiro….” (per il desiderio di testimoniare la sua fede in Gesù, alla maestosa presenza del Sultano, egli predicò la dottrina di Cristo e degli apostoli che lo avevano seguito …).

Di fatto, nel 1219 Francesco, con dodici dei suoi frati, si era recato in Oriente ed aveva avuto dei colloqui col Sultano Malek el Kamel, che lo aveva accolto con rispetto e trattato con benevolenza.

L’intenzione del Santo di convertire il Sultano al cristianesimo non aveva avuto esito positivo, ma lo straordinario esempio che egli diede della possibilità di parlare pacificamente con un nemico, per tentare di raggiungere un accordo senza ricorrere all’uso delle armi, fu allora ed è ancora oggi particolarmente rilevante. Non dobbiamo dimenticare che si era nell’epoca delle Crociate, le quali iniziate “in buona fede”, si erano ormai trasformate in vere e proprie guerre commerciali e di conquista.

Ciò che Francesco voleva dimostrare, presentandosi disarmato di fronte al Sultano, era che si può, anzi, si deve cercare di ottenere ciò che si ritiene giusto non con la forza, con la violenza, ma con mezzi pacifici.

SALUTO FRANCESCO E SULTANO

TAVOLA TRATTA DAL FUMETTO DISEGNATO DA FRANCESCO LUCIANETTI E SCRITTO DA GIANFRANCO TRABUIO, rappresenta l'incontro tra Francesco e il Sultano

È proprio in relazione a questo avvenimento della vita di San Francesco che Assisi è stata scelta come sede delle più importanti manifestazioni a favore della pace tra i popoli.

Grazie all’eccezionale gesto di anticonformismo di San Francesco, dunque, egli stesso e la sua città natale sono oggi simboli universalmente riconosciuti della pace tra le genti.

Questo esempio di profonda fede e di grande disponibilità all’accoglienza dello Spirito “che soffia dove vuole”, deve fare riflettere tutti noi, che alla sequela di San Francesco improntiamo il  nostro stile di vita, sulle attuali sfide che ci vengono dal fenomeno della migrazione di popolazioni musulmane poco inclini alla integrazione nelle altre culture. Il cristiano, per sua natura e per mandato di Cristo, è uomo di annunci, uomo di carità, a differenza di altri fedeli di altre religioni che hanno avuto per mandato quello di conquistare e di sottomettere altri popoli di fedi diverse.

 

 

Giovedì, 07 Gennaio 2021 10:39

SAN FRANCESCO, RAMON LULL E L'ISLAM

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RAMON LULL E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO: ATTUALITÀ E INTUIZIONI PROFETICHE DI UN FRANCESCANO DEL 1300.

 ramon lull scrive

Il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, capitale dello Stato degli Emirati Arabi Uniti, c’è stato un evento che dovrebbe segnare una tappa importante per tutta l’umanità: Papa Francesco pontefice della Chiesa Cattolica romana con il Grande Imam dell’Università Al-Azhar, Ahmad Muhammad Al-Tayyib, a capo della corrente Sunnita dell’Islam mondiale, hanno firmato il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, basato sul “Principio del dialogo, rifiuto del terrorismo e di ogni violenza nel nome di Dio, promozione della donna, rispetto della natura”.

In questo documento si afferma che “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”, che “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue”, che “la libertà è un diritto di ogni persona”, che “si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura”. Si definisce infine “un’indispensabile necessità riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici”

Questo avvenimento mi ha portato dentro alla storia del Francescanesimo nella difesa della religione cristiana e nella tensione missionaria che ha animato i seguaci di Francesco di Assisi proprio a partire dalla sua vita come missionario, quando nel 1219 è partito alla volta di Damietta, 800 anni fa, per tentare di parlare di Gesù e del Vangelo al sultano Malek al-Kamel durante la quinta crociata.

(Vedi la storia narrata a fumetti sul sito www.gianfrancotrabuio.it)

PREMESSA.

Questo articolo giornalistico è centrato sul ruolo della Famiglia Francescana nella tutela dei territori che hanno visto la nascita, la predicazione, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù di Nazareth con la sua ascensione al Cielo nella braccia del Padre, che dall’eternità lo aveva destinato alla Redenzione dell’umanità.

Per comprendere al meglio quale sia stato, e continui a essere, il significato di questa presenza francescana è necessario procedere con un salto logico che non è molto diffuso. A mio avviso l’approccio corretto è quello che ci può venire dalla “Teologia della Storia”, ovvero è necessario chiedersi quale sia il piano di Dio-Padre a partire dalla creazione del mondo e dell’uomo. Penetrando dentro a questo sistema forse è possibile trovare qualche pista di riflessione sul ruolo delle religioni e dei sistemi sociali che da queste sono stati generati.

Pensiamo al ruolo dell’Ebraismo e dell’Islamismo nelle interazioni con il Cristianesimo e a quali e quanti eventi si sono generati nei secoli e continuano a generarsi.

Conviene sempre chiedersi: “Ma Dio Padre cosa vuole da noi, seguaci di Gesù e credenti nella sua Parola?”

Come diceva un bravo sacerdote missionario al riguardo: “Le domande sono facili, le risposte sono difficili”.

Però, solo dalle domande riusciremo a entrare per qualche porta nel pensiero di Dio-Padre.

Oggi, per esempio, parliamo di questo grande seguace di Francesco di Assisi: RAMON LULL, che a queste domande ha dato delle risposte, per quei tempi, tanto profetiche quanto rivoluzionarie.

 

RAMON LULL: CHI È STATO COSTUI? E OGGI COSA RAPPRESENTA PER LA CRISTIANITÀ?

Su questo straordinario personaggio nato a Palma di Maiorca nel 1232 e morto nel 1315, si stanno scrivendo nuove pagine biografiche di grande attualità per gli eventi drammatici cui stiamo assistendo, in particolare a causa del fondamentalismo islamico che pretende di applicare alla lettera le sure del Corano. Ricordo che è molto studiato nelle Università spagnole ma non in quelle italiane, però l’Università francescana “Antonianum” di Roma ha tra le sue istituzioni un Centro di Studi Lulliani, segno della fama e della considerazione che, almeno in casa nostra, questo mitico apostolo di Cristo gode di un certo rispetto.

Ramon Lull è stato terziario francescano dopo essere stato sposato con figli e dopo aver ottenuto dalla moglie l’autorizzazione a farsi religioso. Nel 1850 Pio IX gli confermò il titolo di Beato, meritato per il coraggio nel vivere e predicare il Vangelo. Lo stesso Papa che quattro anni dopo l’8 dicembre 1854 proclamerà con la bolla Ineffabilis Deus il dogma dell’Immacolata Concezione.

L’anno 2016 è stato solennemente celebrato dalla diocesi di Maiorca (Spagna) per ricordare i 700 anni della morte del nostro Ramon Lull, e in questa ricorrenza sul sito www.assisiofm.it dei Frati minori dell'Umbria si trova pubblicata questa nota:

"Si avvicina il settimo centenario della morte del beato Raimondo Lullo, avvenuta il 29 giugno 1315. Molti centri accademici sono al lavoro per preparare pubblicazioni, convegni e simposi. Con grande stupore notiamo che studiosi di diverse religioni e culture si stanno mostrando particolarmente sensibili a tale appuntamento. È auspicabile, quindi, che gli stessi francescani e soprattutto l’OFS (Ordine Francescano Secolare) possano cogliere questa occasione per riscoprire l’importanza del filosofo, scrittore, teologo e terziario francescano Raimondo Lullo".

La presente realtà storica, sempre più caratterizzata da un società multietnica, multiculturale e multireligiosa, pone questioni e domande che possono diventare occasioni o sfide a seconda di come vengono affrontate.

Prima della sua morte il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in una intervista realizzata dalla tv araba Al Jazeera aveva affermato: «Siamo riusciti a evitare lo scontro di civiltà, possiamo riuscire a evitare uno scontro dell’ignoranza».

Perché questo si realizzi, cercando nel passato esempi e correnti di pensiero che possano offrire elementi per una risposta adeguata, sempre più emergono la vicenda e gli insegnamenti di Raimondo Lullo.

Riguardo a questo rischio di scontro di ignoranze Papa Pio XI, riconoscendo che «la causa sia di molti danni […] derivava come necessaria conseguenza specialmente dal vicendevole ignorarsi, dalla poca stima e dai pregiudizi nati nel tempo dei lunghi dissidî», nell’enciclica Rerum orientalium dell’8 settembre 1928 volle promuovere gli studi orientali additando tra altri l’esempio di Raimondo Lullo.

Infatti papa Ratti, che per un periodo fu anche prefetto della Biblioteca Ambrosiana in cui sono custoditi importanti manoscritti lulliani, dopo aver menzionato Umberto di Romains e Ruggero Bacone, afferma: «Emulando i loro esempi, il celebre Raimondo Lullo, uomo di straordinaria erudizione e pietà, molte cose e con più vivace ardore, proprio dell’indole sua, chiese ai Nostri predecessori Celestino V e Bonifacio VIII, e ne ottenne parecchie, per quei tempi assai ardite, circa il modo di promuovere gli affari e gli studi Orientali; il designare, fra gli stessi Cardinali, uno che presiedesse a siffatti studi; infine del modo di intraprendere frequenti sacre missioni sia tra i Tartari, i Saraceni ed altri infedeli, sia fra gli scismatici, da ricondurre all’unità della Chiesa».

«Ma assai più celebre e più degno di speciale menzione è quello che, come si narra, per suggerimento ed esortazione di lui, sappiamo essersi decretato e promulgato nel Concilio Ecumenico di Vienne (anni 1311 – 1312) e da Clemente V, Nostro predecessore (1264 – 1314), (Clemente V passerà alla storia come il Papa che su pressione del re di Francia Filippo il Bello decretò la soppressione dell’Ordine dei Templari). In esso scorgiamo già quasi abbozzato il moderno Nostro Istituto Orientale: “Con l’approvazione di questo Sacro Concilio, abbiamo provveduto che si debbano erigere scuole delle diverse lingue qui appresso menzionate, ovunque si trovi a risiedere la Curia Romana, come pure nelle Università di Parigi, di Oxford, di Bologna e di Salamanca, (a carico del Papa, di Filippo il Bello, dei monasteri e del clero locale); ordinando che in ciascuno di tali luoghi si tengano professori cattolici, che abbiano sufficiente conoscenza delle lingue ebraica, greca, araba, e caldaica; vale a dire due periti di ciascuna lingua, perché vi reggano le scuole e traducano in latino con fedeltà libri da quelle lingue; altri poi insegnino agli altri con diligenza le lingue stesse e ne comunichino con l’accurato loro insegnamento la perfetta conoscenza, acciocché sufficientemente istruiti in tali lingue, possano produrre per grazia di Dio il frutto sperato, propagando salutarmente la fede fra gli stessi popoli infedeli …”».

Come possiamo notare, il coraggio, lo zelo e l’intraprendenza del nostro Ramon avevano convinto il Papa, i cardinali e i vescovi presenti a Vienne, a prendere innovative decisioni circa il modo di come andare in missione presso i popoli che o non conoscevano Cristo o gli erano contrarissimi come nel caso dei musulmani etichettati col termine in uso all’epoca di saraceni.

Certo, eravamo nel XIV secolo, pochi decenni dopo la morte di Francesco di Assisi e di Domenico Guzman, i due fondatori degli Ordini Mendicanti, quando migliaia di giovani da tutta Europa accorrevano per entrare dentro a quelle Famiglie religiose la cui massima aspirazione era il comandamento missionario.

Oggi, in tempo di apostasia dentro e fuori la Chiesa cattolica, sembra di capire, dai proclami delle nostre autorità ecclesiastiche che il comandamento missionario sia quasi un peccato da esorcizzare.

Della fama del nostro Ramon e del suo valore profetico ne abbiamo traccia in un’intervista che il giornalista Edoardo Castagna (Avvenire del 21 febbraio 2016) ha fatto al cardinale Gianfranco Ravasi dopo la morte di Umberto Eco. In questa il Cardinale ricorda come sia stato Umberto Eco a fargli scoprire Ramon Lull. Ravasi aveva ricevuto Eco quando era Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano e Eco cercava le pubblicazioni di Lull. Grande fu la sorpresa del Cardinale quando scoprì i numerosi scritti del Lull conservati presso quella prestigiosa biblioteca.

Qui riprendo un brano di quell’articolo per quanto è di nostro interesse

Dice il card. Ravasi di Umberto Eco: “ È invece forse meno noto il suo interesse per Raimondo Lullo, del quale l’Ambrosiana conserva una buona raccolta di codici. Ma la si può capire bene, perché Lullo è una figura capace di stabilire ponti di comunicazione anche con l’islam: conosceva l’arabo, aveva interesse per il dialogo... E poi il filosofo catalano era curioso, passava dalla disputa alla logica, dalla polemica alla cavalleria; fino al Libro del gentile e dei tre savi, quel dialogo tra un pagano e tre sapienti che si interrogava sulle religioni monoteistiche. Insomma, proprio quel grande spettro di curiosità che aveva lo stesso Eco»

Se dovesse sintetizzare la lezione di Umberto Eco, quale parola sceglierebbe? «Senza dubbio “curiosità”. Pur avendo una propria specializzazione e un proprio rigore, restava convinto della complessità del reale e voleva sempre guardare al di là delle proprie frontiere. D’altra parte la curiositas è, per sua natura etimologica, anche cura, passione, preoccupazione per qualcosa: non semplicemente volteggiare sulla realtà come una farfalla, ma anche ricerca di coinvolgimento. Come scriveva Rousseau nell’Emilio, si è curiosi solo nella misura in cui si è istruiti».

Anche qui, oggi, penso non sia un termine fuori campo definire il nostro Ramon come una persona attratta dalla conoscenza di mondi e di esperienze a lui sconosciuti ma che percepiva di grande interesse per la diffusione del Vangelo.

RAMON LULL icona

Ora, in questa prospettiva è stato pubblicato il volume “Raimondo Lullo, Il Libro del Gentile e dei tre Savi”, a cura di Sara Muzzi, traduzione italiana di Anna Baggiani (Letture cristiane del secondo millennio), Ediz. Paoline, Milano 2012. Di seguito riporto un’anticipazione della ampia “Introduzione “ di Sara Muzzi nota studiosa di questo insigne francescano.

“Con uno studio durato nove anni, Raimondo Lullo acquisì una buona conoscenza della lingua araba, dei princìpi dell’islam e della cultura araba. Ritiratosi poi sul Monte Randa, nel territorio di Llucmajor a Maiorca, per un periodo da dedicare alla contemplazione, ebbe la rivelazione ispiratrice «sulla forma e il modo» del libro migliore per la conversione degli infedeli.

Dopo la stesura di questo testo, Lullo venne chiamato a Montpellier dall’infante Giacomo e le sue opere vennero esaminate da un teologo francescano, che ne riconobbe la devozione. Sarà lo stesso Giacomo, divenuto Giacomo II di Maiorca, a fondare e a finanziare nel 1276 la scuola di specializzazione di Miramar, un luogo a picco sul mare sulla costa nord di Maiorca, propostagli da colui che era stato il suo precettore.

La ricerca di un’approvazione ufficiale ai suoi progetti impegnerà incessantemente il Dottore Illuminato negli anni successivi e per questo compirà numerosi viaggi. Solo in Italia se ne contano quindici: a Roma, a Genova, a Pisa, a Messina, a Rieti, a Anagni, a Napoli e probabilmente a Bologna. Anche Montpellier e Parigi, dove ottiene l’autorizzazione all’insegnamento, sono due città molto frequentate da Lullo, che si recò pure a Barcellona e compì viaggi missionari fino a Tunisi, a Bugia (l’odierna Bèjaia, provincia nel Nord dell’Algeria) e a Cipro.

La sua vita leggendaria lo porterà sino alla lapidazione, come vuole la tradizione non accertata, subìta a Bugia, da parte dei saraceni, e alla morte, nella Baia di Maiorca, come martire di Cristo. Siamo tra il dicembre del 1315 e il marzo del 1316, quando Lullo muore all’età di circa ottantaquattro anni e viene sepolto nella Basilica di San Francesco dell’odierna Palma di Maiorca.

I resti mortali “del Figlio Maggiore di Maiorca” – come viene venerato dai Maiorchini – si trovano nella Cappella di Nostra Signora della Consolazione, in un monumento sepolcrale gotico, illuminato dalle lampade votive della devozione popolare. La causa di canonizzazione, molto complessa a motivo del problema dell’ortodossia dottrinale dei suoi scritti, sta procedendo lentamente.

Dopo la sua morte, infatti, gli eccessi di alcuni gruppi di lullisti valenziani, influenzati dalle idee degli Spirituali, portarono l’inquisitore domenicano della Corona d’Aragona, Nicola Eimerich, a una campagna contro le dottrine di Lullo. Nel 1376 venne pubblicata una lista con cento articoli (Directorium Inquisitorum), in cui l’inquisitore condannava soprattutto il suo preteso razionalismo; questo fece scendere sull’intera opera l’ombra del sospetto di eresia.

L’autorità riconosciuta agli inquisitori ha influito anche sul riconoscimento ufficiale delle esemplari qualità di cristiano di Lullo. Con i lavori condotti dai maestri dell’ordine dei predicatori che costituirono la Commissione Armenegol nel 1386 (contrarissima all’inquisitore domenicano Eimerich che aveva condannato Lullo per eresia), da Amédée Pagès nel 1938, e nel 1997 da Josep Perarnau presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, si è potuto vedere che siamo in presenza di personali rielaborazioni dell’inquisitore che aprono una doppia questione: una relativa alla fedeltà testuale degli articoli del Directorium Inquisitorium in relazione ai testi originali e una concernente la fedeltà al pensiero dell’autore.”

Come succede molte volte a chi si presenta con idee troppo brillanti e di alto impegno culturale e pastorale, viene negata dalle istituzioni la loro validità e possibilmente cancellata, salvo poi, a secoli di distanza venire ristabilite nella loro attualità. La Storia non è maestra di vita, però si ripete. E oggi nostro malgrado si sta ripetendo.

Ed è questa la conclusione che mi sento di fare: le Famiglie Francescane di oggi in quale conto tengono la lezione e l’esperienza di questo santo francescano?

Però, da poeta, non posso terminare che con una poesia del nostro Ramon:

"Non amare è morire.
Dimmi, o Pazza d'amore,
se il tuo Amato non ti amasse più,
che cosa faresti allora?
Io continuerei ad amare,
per non morire.
Perché non amare è morire.
Amare è vivere."

Beato Raimondo Lullo (dal “Il Libro dell’Amico e dell’Amato”)

Ecco, penso di poter concludere facendo tesoro delle intuizioni di questo seguace di San Francesco e insistendo sulla strada aperta da Papa Francesco, perché solo conoscendoci ci si può capire: “CONOSCERE PER DIALOGARE”.

ramon lull a majorca

Statua del Beato Ramon Lull all'ingresso della cattedrale di Majorca

BIBLIOGRAFIA.

Ramon Lull: “Poesie e versetti”, scelti da Eugenio Mele, prof. Maglione Editore, 1935, Roma.

Raimondo Lullo: “Il libro del Natale e Il Lamento della Filosofia”, Nardini Editore, Firenze, 1991.

Raimondo Lullo: “Il libro dell’Amico e dell’Amato”, Città Nuova editrice, Roma, 1991.

Sara Muzzi: “Raimondo Lullo. Opere e vita straordinaria di un grande pensatore medievale”, ETS, Edizioni Terra Santa, Milano, 2016.

Raimondo Lullo: “Il Libro del Gentile e dei tre Savi”, a cura di Sara Muzzi, traduzione italiana di Anna Baggiani (Letture cristiane del secondo millennio), Ediz. Paoline, Milano 2012

Lunedì, 28 Settembre 2015 14:03

DA SAN FRANCESCO A PAPA FRANCESCO

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minidip

LA PARROCCHIA DI SANTA MARIA ASSUNTA DI TESSERA

INVITA TUTTI SABATO 3 OTTOBRE

ALLE ORE 20 45 NELLA SALA PARROCCHIALE

CONFERENZA SUL TEMA

DA SAN FRANCESCO A PAPA FRANCESCO

DALL’INCONTRO CON L’ISLAM ALLA LAUDATO SI’   

                san francesco di assisi 2               papa FRANCESCO E LAUDATO SI

PER CAPIRE I FATTI DI OGGI BISOGNA CONOSCERE GLI EVENTI DI IERI

RELATORE: prof. Gianfranco Trabuio, pubblicista

Partecipa Fra Adriano Contran ofm, Commissario della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto.

Sarà presentato anche il fumetto storico-artistico dell’incontro tra Francesco di Assisi e il Sultano nel 1219 durante la quinta crociata, disegnato da Francesco Lucianetti e scritto da Gianfranco Trabuio.

Fumetto copertina volantino Congresso 2013 ATS

 


                                                                      

 

Mercoledì, 24 Giugno 2015 18:51

I SANTI E LE CROCIATE

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Recentemente si è tenuto a Treviso, presso il Commissariato della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto, il XXVI Congresso del Movimento Amici di Terra Santa.

26 CONVENGO 2015 LOCANDINA INVITO

Il tema scelto dagli organizzatori, quanto mai stimolante, riguardava la figura di San Luigi IX re di Francia, Crociato e patrono dei Terziari Francescani, nell’ottavo centenario della sua nascita. L’occasione era quanto mai propizia per fare un “a fondo” sulle crociate di ieri e di oggi e si concludeva con una domanda: “I Francescani salveranno ancora l’Europa?”

Per i lettori interessati rinvio agli articoli pubblicati su questo blog proprio sui temi indicati e che finora hanno ricevuto migliaia di visite, segno certo e inequivocabile dell’interesse su questi argomenti tanto poco conosciuti quanto storicamente falsati dalla pubblicistica contemporanea, anche in casa cattolica. Ci sono correnti di pensiero, anche in casa francescana, che tentano di screditare il contributo dei santi e dei martiri francescani e non, nella difesa dell’Europa cristiana dalle devastazioni delle guerre sante islamiche avvenute nei secoli scorsi. Si veda al riguardo su questo blog la cronologia degli assalti islamici all’Europa, dalla morte del profeta Muhammad fino ai nostri giorni. Ora, con l’istituzione del Califfato da parte dei fondamentalisti sunniti ricordo, per la precisione cronachistica, che il califfo Abu Bakr al-Baghdadi il 5 luglio 2014 nella moschea di Mosul ha invitato i musulmani alla conquista della capitale della cristianità: “Questo è il mio consiglio per voi. Se lo seguirete, conquisterete Roma e diventerete padroni del mondo, con la volontà di Allah”.

Fatta questa doverosa premessa, in questo articolo desidero illustrare tre figure di santi della Chiesa Cattolica legati in modo particolare al periodo storico in cui sono avvenute le Crociate, proclamate dai papi e organizzate dai re e dai nobili europei dell’epoca

SAN NICASIO DE BURGIO. (Caccamo 1135 – Corni di Hattin 1187)

SAN NICASIO

San Nicasio de Burgio

I fratelli Ferrandino e NICASIO abbracciarono la vita religiosa come membri dell'Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, conosciuto oggi come Ordine di Malta. I due fratelli pronunziarono come frati laici i tre voti religiosi di Povertà, Castità e Obbedienza e il quarto voto di "restare in armi" per dedicarsi al conforto degli afflitti, all'assistenza dei pellegrini e degli ammalati e alla difesa dei territori cristiani della Terra Santa, aderendo pienamente allo spirito dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, che aveva come princìpi ispiratori la difesa della fede, l'assistenza ai pellegrini e agli ammalati, l'impegno alla solidarietà, alla giustizia, alla pace, sulla base dell'insegnamento della dottrina evangelica, in stretta comunione con la Santa Sede, attraverso una carità operosa e dinamica, sostenuta dalla preghiera.

Essi risposero all'appello del Gran Maestro dei Gerosolimitani, Ruggero Des Moulins, che sollecitava presso i prìncipi cristiani l'aiuto per la liberazione della Terra Santa. Nel 1185, imbarcatisi a Trapani al seguito di Ruggero Des Moulins che ritornava a Gerusalemme scortato da due galere del Re Guglielmo II, partirono per la Terra Santa, dove, secondo lo spirito dell'Ordine, prestarono il loro servizio agli ammalati e ai pellegrini nell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme. Nel 1187 il Sultano 
alā al-Dīn (Saladino), il cui regno si estendeva dal deserto libico alla valle del Tigri circondando su tre fronti i regni crociati, il 30 Giugno invase il regno di Gerusalemme, i Cristiani, dopo aver difeso il castello di Tiberiade, decimati e allo stremo, si rifugiarono sopra una collina chiamata Corni di Hattin, dove il 4 Luglio vennero definitivamente sconfitti, fatti prigionieri e poi consegnati ai carnefici. In questa battaglia, che si concluse con la resa di Tiberiade e di Tolemaide, rimasero uccisi Ruggero Des Moulins e gran parte degli Ospitalieri. Anche San Nicasio che era capitano al seguito di Ruggero Des Moulins fu fatto prigioniero durante la battaglia di Hattin e, poiché si rifiutò di rinnegare Cristo, fu decapitato, in odio alla fede, alla presenza del Sultano Saladino. (Ricordo a quanti non conoscono il Corano, libro sacro dell’Islam-Parola di Allah, che in guerra i prigionieri dei musulmani non hanno via di scampo: o si convertono o vengono decapitati. Proprio come oggi  ci mostrano le televisioni con i video mandati in onda dagli integralisti islamici). Quando l'Arcivescovo di Tiro, Josias, giunto a Palermo nell'estate del 1187, diede la notizia dell'uccisione dei fratelli Ferrandino e Nicasio al Re Guglielmo II, questi si stracciò i lussuosi vestiti di seta, indossò un saio e andò in ritiro penitenziale per quattro giorni. Nicasio fu venerato come Martire sin dai primi anni dopo la sua morte, e ciò prova che morì come cristiano in difesa di Cristo e della fede. San Nicasio fu quindi un Crociato che testimoniò la propria fede con il martirio, dando così l'esempio di come vivere nello spirito delle beatitudini evangeliche, che egli si era impegnato a realizzare, vestendo l'abito dei Cavalieri Gerosolimitani (la croce ottagonale bianca, segno delle otto beatitudini), in quanto seppe abbandonare gli agi della sua casa per diventare povero nel nome del Signore, accettando le afflizioni di un lungo viaggio in Terra Santa, per servire Cristo negli ammalati e nei pellegrini con la mitezza di chi, affamato e assetato della giustizia, desiderava ridare ai cristiani la gioia di poter venerare i luoghi in cui era vissuto il Salvatore, e ciò come frutto della misericordia verso il prossimo, cioè dell'amore che fu la sua forza nella persecuzione, affrontata per portare la pace laddove questa veniva negata con la violenza ai cristiani.

SAN FRANCESCO DI ASSISI. (Assisi 1181 – Assisi 1226).

san francesco di assisi riceve le stimmate

San Francesco riceve le stigmate

Su questo Santo rinvio i lettori alla notevole mole di pubblicazioni che lo vedono protagonista, anche su questo sito.

La Chiesa cattolica lo ricorda ancora oggi con grande enfasi come il fondatore di uno dei famosi Ordini Mendicanti, insieme a San Domenico Guzman di Calaruega, e come il Santo che ha riformato la Chiesa dal di dentro. In questo articolo desidero proporlo come il coraggioso missionario che insieme a Fra Illuminato di Rieti nel 1219 partì per l’Egitto durante la V Crociata per tentare di andare a parlare al Sultano Malek al-Kamel, con l’intento di fargli conoscere Gesù Cristo. Su questo episodio così emblematico della spiritualità di San Francesco e così poco conosciuto negli ambienti cattolici, due anni fa, ho pubblicato in collaborazione con il bravo artista padovano Francesco Lucianetti, un bellissimo fumetto che narra la vicenda storica desunta dalle Fonti Francescane e che trovate in questo sito citato nei particolari.

Poiché di San Francesco si sono appropriati diversi movimenti culturali falsificando la vera natura dell’opera realizzata da questo rivoluzionario credente, ritengo doveroso fare alcune precisazioni storiche. Prima di tutto che Francesco ha avuto come sua missione particolare quella di diventare simile a Cristo durante la sua vita terrena, infatti terminerà la sua vita ricevendo sul monte de La Verna le stigmate del Crocifisso, diventando veramente un Alter Christus.

Per evitare lo stravolgimento del VERO SAN FRANCESCO riporto dai numeri 2690 e 2691 delle Fonti Francescane l'intero illuminante episodio dell’incontro con il Sultano a Damietta,  e bisogna ricordare che questo brano è stato scritto da frati che hanno vissuto insieme a san Francesco, quindi sono più affidabili di chi oggi vorrebbe delegittimare il loro racconto, a vantaggio di una propria personale visione della vita, ma che non c'entra poi molto con il pensiero di san Francesco. Ecco dunque il brano dai RICORDI DI FRATE ILLUMINATO DI RIETI:

2690  Diceva il ministro generale (san Bonaventura), che frate Illuminato, già compagno di san Francesco nella sua missione dal sultano d'Egitto, era solito narrare questi episodi.  Mentre Francesco era alla corte, il sultano volle mettere alla prova la fede e la devozione che egli mostrava d'avere verso il Signore nostro crocifisso. Un giorno fece stendere nella sala delle udienze uno splendido tappeto, decorato per intero con un motivo geometrico a forma di croce, e poi disse ai presenti: “ Si chiami ora quell'uomo, che sembra essere un cristiano autentico; se per venire fino a me calpesterà con i suoi piedi questi segni di croce intessuti nel tappeto, l'accuseremo di fare ingiustizia al suo Signore; se invece si rifiuta di venire, gli domanderò perché commette questa scortesia di non venire fino a me ”.

 Chiamato, Francesco, che era pieno di Dio e da questa pienezza era bene istruito su quanto doveva fare e su quanto doveva dire, andò dritto dal sultano. Quegli, ritenendo d'aver motivo sufficiente per rimproverare l'uomo di Dio perché aveva fatto ingiuria al suo Signore Gesù Cristo, gli disse: “ Voi cristiani adorate la croce, come segno speciale del vostro Dio; perché dunque non hai avuto timore a calpestare questi segni della croce disegnati sul tappeto? ”. Rispose il beato Francesco: Dovete sapere che assieme al Signore nostro furono crocifissi anche due ladroni. Noi possediamo la vera croce del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, e questa noi l'adoriamo e la circondiamo della più profonda devozione. Ora, mentre questa santa e vera croce del Signore fu consegnata a noi, a voi invece sono state lasciate le croci dei due ladroni. Ecco perché non ho avuto paura di camminare sui segni della croce dei ladroni. Tra voi e per voi non c'è nulla della santa croce ”.

2691  Il sultano gli sottopose anche un'altra questione: “ Il vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vi vuol togliere la tonaca, ecc. Quanto più voi cristiani non dovreste invadere le nostre terre, ecc. ”. Rispose il beato Francesco: Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te. E con questo ha voluto insegnarci che se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti a separarlo, ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tenta di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e V1 combattono, perché voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione di lui quanti più uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare e adorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi ”.  Tutti gli astanti furono presi da ammirazione per le risposte di lui.

13 SALUTO FRANCESCO E SULTANO

Francesco e il Sultano, pagina del fumetto di Lucianetti e Trabuio

Ritornando alla pubblicazione del fumetto storico su questo episodio desidero informare i cultori della materia che mi sono avvalso anche degli Atti della Giornata di Studio realizzata a Firenze dalla Biblioteca Francescana “Stanza delle Laudi” il 25 settembre 2010, in particolare dei contributi di Fra Pacifico Sella o.f.m., di John Tolan e di Franco Cardini.

SAN LUDOVICO (LUIGI IX) RE DI FRANCIA. Poissy, Francia, 25 aprile 1214 - Tunisi, 25 agosto 1270

Luigi IX, sovrano di Francia, nacque il 25 aprile 1214 in Poissy. Incoronato re di Francia, Luigi si assunse il compito, davanti a Dio e agli uomini, di diffondere il Vangelo. Nel 1244, Luigi cade in un forte attacco di una malattia che già lo perseguitava da tempo ed arriva a perdere conoscenza tanto che molti lo credono morto e la regina madre invia a Pontoise, dove egli si trova, le Reliquie reali affinché il re le possa toccare. Appena ripreso da quello stato e appena è in grado di parlare, racconta l’amico Joinville, chiede soltanto di diventare crociato. Le reazioni all’annuncio di questo voto sono di diversa natura, come, del resto, in quel secolo era in fase di mutamento lo spirito stesso con cui si affrontava l’argomento delle crociate dopo che i numerosi fallimenti avevano portato ad un forte scoraggiamento nella classe politica. Un trovatore, invece, interpreta l’entusiasmo popolare per un Luigi crociato e, nei testi della sua propaganda si meraviglia che un uomo “leale e integro, esempio di saggezza e di rettitudine” che conduce “una vita santa, linda, pura, senza peccato e senza macchia” si sia fatto crociato quando i più intraprendevano le crociate per fare penitenza. Ma per Luigi, che spinge all’estremo la fede che gli è stata inculcata, la crociata non è che il coronamento della retta condotta di un principe cristiano. Così, il 12 giugno 1248, Luigi va a Saint Denis a prendere l’orifiamma, (l'Orifiammaera lo stendardo reale dei Re di Francia. In origine la bandiera sacra dell'Abbazia di Saint-Denis, la bandiera era rossa o arancione-rosso e sventolava su una lancia) la tracolla e il bordone dalle mani del cardinale legato, segni della sua intima convinzione dell’identità tra crociata e pellegrinaggio.

orifiamma dei re di francia Orifiamma, stendardo dei re di Francia

La crociata si apre in Egitto presso la città di Damietta, dove attaccò con successo i Saraceni. Ma una terribile pestilenza decimò l'esercito crociato, colpendo lo stesso re. Assalito nuovamente dai Turchi, venne sconfitto e fatto prigioniero. Alla liberazione, avvenuta un mese dopo la cattura, previo pagamento di un riscatto molto oneroso, il cappellano reale racconta la dignità e il coraggio dimostrati dal re durante la prigionia: Luigi pensa anzitutto agli altri crociati prigionieri, rifiuta qualsiasi dichiarazione contraria alla propria fede cristiana e sfida perciò la tortura e la morte.

Dopo essere stato rilasciato, proseguì come pellegrino per la Terra Santa, dove compì numerose opere di bene. Tornato in Francia, il suo confessore, consigliere e primo biografo, Goffredo di Beaulieu, ne racconta i sentimenti in modo mirabile: “Dopo il suo felice ritorno in Francia, i testimoni della sua vita e i confidenti della sua coscienza videro fino a qual punto egli cercò di essere devoto verso Dio, giusto verso i suoi sudditi, misericordioso verso gli infelici, umile verso se stesso e come fece ogni sforzo per progredire in tutte le virtù. Come l’oro è superiore in valore all’argento, così il suo nuovo modo di vivere, portato con sé dalla Terrasanta, superava in santità la sua vita precedente; eppure in gioventù, egli era sempre stato buono, innocente ed esemplare”.

 Governò con giustizia e cristiana pietà, fondando l'Università della Sorbona a Parigi e preparando una nuova crociata.  Ma a Tunisi una nuova epidemia colpì l'esercito. Luigi IX, sentendosi morire, si fece adagiare con le braccia aperte come sulla croce e sopra un letto coperto di cenere e cilicio, dove spirò. Era il 25 agosto del 1270.

Sainte Chapelle Basse Sainte Chapelle Upper

Sainte Chapelle inferiore                                                                      Sainte Chapelle superiore

 Ma la fama della santità di re Luigi IX è ancor più amplificata dalla sua devozione alle reliquie della passione di Cristo. Venuto a sapere che l’imperatore latino di Costantinopoli, Baldovino II, per far fronte ai debiti contratti vuole vendere la reliquia della corona di spine portata da Gesù nella salita al Calvario, immediatamente mette mano al tesoro del regno per poterla acquisire e diventare così il più importante tra i re cattolici europei. La corona di spine gli costa la cifra enorme di centotrentacinquemila lire torinesi, la porta a Parigi e in pochi anni edifica quella meravigliosa custodia regale che sarà la Sainte Chapelle. La costruzione di questo stupendo simulacro gotico gli costerà quarantamila lire torinesi. Valutate un po’ la differenza tra le due cifre e traetene le conclusioni.

La Sainte Chapelle ancor oggi è visitabile, non è più luogo sacro dalla Rivoluzione francese, ma nell’Ile de la Cité sulla Senna, insieme alla cattedrale di Notre Dame, racconta della storia di Francia quando la religione cattolica era un vanto per i regnanti e per il popolo.

Re Luigi IX era un grande seguace della spiritualità di San Francesco di Assisi, favorì gli ordini mendicanti francescani e domenicani ed elevò il livello intellettuale dell’Università della Sorbona, portandovi i più grandi teologi dei due ordini. Parigi così divenne il centro europeo degli studi di teologia. Celebre divenne la disputa tra il francescano Giovanni Duns Scoto (fatto beato da papa San Giovanni Paolo II) e i domenicani intorno al dogma dell’Immacolata Concezione. (Si legga su questo sito la storia bellissima di questo dogma nell’articolo: “La Madonna ci parla”)

Proprio per questo suo amore per il Santo di Assisi, re Luigi IX è stato proclamato co-patrono dell’Ordine Francescano Secolare (I Terziari)

Sarà papa Bonifacio VIII con la bolla Gloria laus a pronunciare la canonizzazione solenne di Luigi IX e a fissarne la festa nel giorno della sua morte, il 25 agosto.

La conclusione di questa breve rassegna sui Santi nelle Crociate è un invito a conoscere la storia gloriosa della cristianità medievale nello sforzo di recuperare al culto i luoghi della vita, della predicazione, della passione e morte di Gesù, della sua risurrezione. La terra di Gesù era stata conquistata e devastata a partire dall’anno 638 dagli eserciti musulmani e per secoli i credenti in Gesù sono stati, e continuano a essere perseguitati e uccisi nel nome di Allah.

Contrariamente a quanti affermano che le crociate sono state una “vergogna” per la Chiesa di Roma, altri, me compreso, sostengono che se non ci fossero state le crociate i regni e i principati europei non si sarebbero consolidati nei due secoli di attuazione dei tentativi di riprendere possesso dei Luoghi Santi, e non sarebbero state possibili le epiche difese dell’Europa dagli assalti continui degli eserciti turchi.

Ricordo il ruolo dei frati francescani nella difesa di Belgrado con san Giovanni di Capestrano (anno 1456), nella difesa di Vienna col beato Marco d’Aviano (1683). Faccio anche memoria per i più curiosi di san Lorenzo di Brindisi e di san Giacomo delle Marca, francescani pure loro.

Questo cenno è importante farlo perché a causa dell’apostasia dilagante in casa cattolica è in atto la "cancellazione" di queste figure di santi francescani dalla memoria degli stessi ordini religiosi.

SAN GIOVANNI DA CAPESTRANO MARCO DAVIANO

San Giovanni di Capestrano                                    Beato Marco d'Aviano

Giovedì, 19 Settembre 2013 11:32

FRANCESCO E IL SULTANO, ECCO A VOI IL FUMETTO

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COMUNICATO STAMPA SULLA PRESENTAZIONE DEL FUMETTO STORICO-ARTISTICO SULL'INCONTRO TRA FRANCESCO DI ASSISI E IL SULTANO MALEK AL-KAMEL.

LOGO CUSTODIALE

LOGO DELLA CUSTODIA FRANCESCANA DI TERRA SANTA

Durante gli ultimi Congressi annuali degli Amici di Terra Santa del Triveneto, sono stati affrontati i temi sul ruolo degli Ordini Francescani in rapporto all'Islam, in particolare come Francesco di Assisi abbia tanto desiderato far conoscere Cristo e il suo Vangelo al capo supremo dei musulmani durante la quinta crociata nel 1219.

L'idea di portare all'attenzione di tutti gli amanti della pace e del francescanesimo, la stampa e la pubblicazione del fumetto storico-artistico sull'incontro tra Francesco di Assisi e il sultano Malek al-Kamel nel 1219, è nata dalla collaborazione tra l'artista padovano arch.to Francesco Lucianetti, e il prof. Gianfranco Trabuio, pubblicista e cooperatore del Commissariato della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto. Il Padre Commissario per il Triveneto, fra Aldo Tonini ofm, ha patrocinato con entusiasmo l'iniziativa, e ne è rimasto grandemente soddisfatto per la bellezza artistica dell'opera e per il contenuto affascinante del racconto.

Il coinvolgimento nel progetto di fra Pacifico Sella ofm, docente di Storia Medievale, che ha rivisto l'opera, ne ha corretto i testi e ne ha curato la postfazione, ha dato all'opera uno smalto di scientificità storica difficilmente reperibile nella pubblicistica dei fumetti.

Fra Pacifico, in una sua nota, ha definito l'artista Lucianetti, un genio, per la sua competenza storica e artistica. Ma l'originalità dell'impresa sta anche nel fatto che i testi curati dal prof. Gianfranco Trabuio si prestano ad essere tradotti in altre lingue e quindi il volume può essere stampato e divulgato in tutto il mondo.

Il giorno 2 ottobre 2013, alle 17.30, presso il convento di San Bernardino a Verona, in via Stradone Antonio Provolo 28, ci sarà la presentazione ufficiale, alla presenza dei media regionali e locali.
La casa editrice scelta dagli autori è stata la Ancilla di Conegliano (TV), una piccola editrice cattolica molto attiva nella pubblicistica religiosa.

Il guadagno della vendita del fumetto storico-artistico andrà ai progetti della Custodia Francescana di Terra Santa in favore dei bambini di Betlemme, ma soprattutto per l'impegno della Custodia nei riguardi dei profughi provenienti dalla Siria, nei territori della Giordania e del Libano.

Fumetto copertina volantino Congresso 2013 ATS

COPERTINA DEL FUMETTO STORICO-ARTISTICO

 

 

Iniziamo questa breve relazione citando un Midrash , un insegnamento tratto dall’Antico Testamento: “Dieci porzioni di bellezza sono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci porzioni di scienza sono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci porzioni di sofferenza sono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove.”

 Ecco, possiamo partire da qui per percorrere storicamente l’evoluzione della presenza dei fedeli di Cristo dopo la Sua Ascensione al cielo.

La citazione del midrash ci consente di immergerci nella complessità degli eventi della Storia della Salvezza.

Non è mai fuori luogo chiederci cosa Dio Creatore abbia voluto fare quando ha costituito in Abramo il suo popolo, e quando ha deciso di inviare Suo figlio Gesù per la redenzione di tutti gli uomini, e ancora, cosa abbia deciso di fare quando ha consentito la nascita dell’Islam come provocazione al vecchio popolo ebreo e al nuovo popolo cristiano.

 Sarebbe quanto mai opportuno andare a fondo di questi quesiti per rapportarci il meglio possibile al nostro destino ultimo, prima come uomini e poi come cristiani.

È un invito che rivolgo a tutti voi e che voi divulgherete ai vostri amici e conoscenti.

Io non ho le risposte, ovvio, però, per parlare del tema della vita dei cristiani nella terra di Gesù è opportuno partire da queste domande per riandare a un percorso storico molto poco conosciuto e che può fornirci qualche pista di ricerca e di riflessione.

 

Lunedì, 09 Luglio 2012 16:35

I FRANCESCANI E IL DIALOGO CON L'ISLAM

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Alcuni mesi fa è uscito un libro molto interessante sul tema del dialogo tra le due grandi religioni monoteistiche: il Cristianesimo e l’Islam. Si tratta di una riedizione di un testo già pubblicato nel 1998 e, ora, aggiornato alla luce dei drammatici eventi scatenati dal fondamentalismo islamista.

Autore è un famoso frate minore: padre Giulio Basetti Sani, profondo conoscitore dell’Islam. Padre Giulio, nato a Firenze nel 1912, frate minore dal 1928, si licenzia in Studi ecclesiastici orientali e in Teologia e Filosofia, per poi fare il docente in vari istituti universitari, ecclesiastici e laici, in tutto il mondo: presso l’Istituto Cattolico di Parigi, il Pontificio Istituto Orientale di Roma, l’Istituto di Studi Islamici di Montreal, ed altri ancora. È stato allievo del più noto studioso di Islam, Louis Massignon. Ha scritto numerosi libri sul rapporto tra Cristianesimo e Islam a partire dal famoso “San Francesco e l’Islam”. In poche parole, la sua è stata una vita coraggiosa spesa a favorire il dialogo tra queste due grandi religioni, dialogo oggi quanto mai necessario e urgente  a causa del prevalere dell’ideologia islamista all’interno del mondo musulmano, sia in Italia come nel resto del pianeta.

Il titolo di questa nuova edizione è: “Musulmano e Cristiano”, coautore per l’aggiornamento è Matteo Verderio, editore Ancora, anno 2005, € 11,00.

La storia narrata da padre Giulio è un fatto storico avvenuto nel secolo scorso in Francia, ed ha la caratteristica della biografia di un personaggio quanto mai singolare. Si tratta di Abd el Jalil, nato a Fez in Marocco nel 1904 e morto a Parigi nel 1979.

La vita di questo personaggio è di quelle destinate non solo ad essere ricordata, ma a lanciare lampi di riflessione e sfide profetiche per il nostro futuro.