Faro di Murano dalle Fondamenta Nuove
Il vento del nord impetuoso
spazza la laguna increspata
come la mia anima
con tanti pensieri
l’isola dei morti è lì davanti
coperta di cipressi
e sempre un faro si erge all’orizzonte
mentre il sole al tramonto
in questa nebbia soffusa
fa intravedere qualcosa di me
povera anima confusa
verso la notte della coscienza
e ti penso ormai lontana
tra gli angeli e i santi
a godere questo sole rosso
alle fondamenta nuove
che illumina e acceca
come quel giorno a Burano
quanto eri bella d’inverno
quegli occhi incantati e sorridenti
parlavano dell’amore sempre taciuto.
Mara in laguna a Burano, inverno 1973
Natività di Filippo Lippi (1406 - 1469)
Luna piena
Sono nel pieno della notte
ormai da tempo
non vedo stelle polari
nel mio orizzonte
solo meteoriti di passaggio
e mentre ti guardo
splendida luna d’argento
rivedo i miei sentieri
percorsi romantici
ricchi di malinconia
e mi commuovo
penso a te al mio fianco
tenera guida
in questa notte
la luna piena mi guarda
enorme e brillante
mi parla nel silenzio e nel gelo
parole sussurrate al mio cuore
ornato di rami di vischio e di agrifoglio
per questo Natale
di solitudine e di nostalgia.
PREMESSA.
Recentemente presso una location tanto bella quanto affascinante nei pressi dell'aeroporto di Tessera, si è tenuta una serata sul tema "Cristianesimo e questione sociale", organizzata dalla Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo e presieduta dall'on. dott. Peppino Accroglianò. Durante la serata è stato presentato il libro dell'on. Accroglianò dal titolo "Cristianesimo e questione sociale" cui è seguita una tavola rotonda che ha visto la partecipazione del prof. Cesare Mirabelli presidente emerito della Corte Costituzionale, di monsignor Antonio Ciliberti arcivescovo metropolita di Catanzaro, del dott. Marco Eugenio Brusutti presidente della Fondazione Brusutti, della dr.ssa Caterina Garufi magistrato presso il Ministero della Giustizia e dello scrivente.
La relazione che segue è quanto ho avuto modo di illustrare nel mio intervento e che ha avuto notevole riscontro di interesse da parte dell'uditorio e dei colleghi relatori.
Prima di sviluppare il tema sui risultati di una ricerca condotta da esperti di economia e di statistica su di un nuovo modello di economia ritengo utile divulgare un testo comparso in un libro stampato nel 1943 a Treviso e scritto dal cardinale Pietro Pavan. Si tratta della prefazione al suo libro L’ORDINE SOCIALE, nel quale ha trattato con “fedeltà e vivezza il pensiero sociale e cristiano sulla linea dei documenti pontifici”.
“L’ordine sociale oggi è profondamente sconvolto: la famiglia intaccata nella sua consistenza, minacciata nella sua fecondità; nel settore economico le masse lavoratrici sono in dissidio aperto o latente contro gli elementi direttivi e responsabili; la società civile scompaginata, disumanizzata o quasi la vita dello Stato; i rapporti internazionali disarticolati. Quale l’intima ragione? L’interiore disintegrazione dell’essere umano. L’uomo, scissosi da Dio, ha quasi smarrita la coscienza della sua spiritualità; e si è ridotto a istinto, senso, fantasia, sentimento.
Il suo interiore scompaginamento non può non riflettersi sinistramente in ogni sfera della vita sociale, giacché la società è una sua creazione, anche se a crearla sia mosso da impulsi irresistibili, da insopprimibili esigenze della sua natura.
Ogni fatica pertanto volta alla ricostruzione sociale è destinata a fallimento se l’uomo non si ricompone interiormente; se cioè non ridiviene cosciente della sua dignità personale; se non riapre l’anima alla conoscenza e all’amore del vero Iddio. quale l’ha rivelato Gesù Cristo, l’Uomo-Dio, vivente nella Sua Chiesa, il Cattolicesimo.
Tale la tesi che il presente modesto lavoro tende a dimostrare.”
il cardinale Pietro Pavan
Pietro Pavan (Treviso, 1903 – 1994), sacerdote trevigiano è stato l’estensore delle due encicliche sociali di Papa Giovanni XXIII: Mater et Magistra e Pacem in Terris, è stato anche rettore della Pontificia Università Lateranense e consultore delle encicliche sociali di Papa Paolo VI e Giovanni Paolo II. È simpatico l’aneddoto che riguarda la sua nomina a cardinale ormai ultraottantenne, quando Papa Giovanni Paolo II dovendo scrivere l’enciclica nel centenario della Rerum Novarum volle sapere chi fosse monsignor Pietro Pavan, questo sacerdote così approfondito sui temi della Dottrina Sociale della Chiesa, e lui si aspettava che fosse un’eminenza della curia vaticana e lo volle conoscere. Quando si presentò mons. Pietro Pavan, il modesto sacerdote che era, il Papa ebbe un sussulto di gioia e di commozione e decise di nominarlo cardinale.
La citazione della figura di questo profeta della DSC è significativa anche oggi perché quanto scritto nella Prefazione del suo libro sembra scritta guardando alla società attuale, ed è partendo da quelle considerazioni che un gruppo di esperti si è mosso elaborando un nuovo modello di economia realizzabile oggi, grazie allo sviluppo tecnologico delle reti di comunicazione e dei programmi informatici.
È molto curiosa la coincidenza temporale che ha visto la pubblicazione dell’opera di questi esperti col titolo “LA DIGNITA’ DELLE NAZIONI” presso Amazon e la presentazione dell’enciclica “LAUDATO SI’” di Papa Francesco a giugno del 2015.
La crisi dei sistemi economici attuali, sia il collettivismo comunista che il capitalismo liberista hanno avuto conseguenze piuttosto drammatiche nelle condizioni di vita di intere popolazioni e nella devastazione dell’ambiente di vita. L’espressione coniata da Papa Francesco che “questa economia uccide” è entrata ormai nel lessico popolare talmente è vera e evidente che sta smuovendo molti studiosi di economia e di sociologia, di ambientalisti e di tecnologi che stanno tentando di elaborare strategie alternative allo sfascio generalizzato che sempre comunque sfocia successivamente nelle violenze belliche, sia quelle antiche come le guerre mondiali che quelle moderne come il terrorismo e le guerre locali, che hanno fatto affermare ancora Papa Francesco come sia in atto una terza guerra mondiale fatta a rate e a piccoli pezzi.
Consapevoli di questo stato di cose abbiamo deciso di mettere a frutto la nostra creatività e le nostre competenze scientifiche per elaborare un sistema economico ispirato alla Parola di Cristo: il Vangelo.
Una rete di esperti cattolici, World-Lab network, a seguito di una lunga ricerca scientifica, ha recentemente fatto emergere, alquanto sorprendentemente, un Sistema economico inedito, della cui esistenza nessun esperto aveva mai sospettato.
Ha dunque descritto tale Sistema, tecnicamente denominato Tradizionale Dinamico Rigenerativo (TDR) nell'ambito di una classificazione esaustiva di tutti i possibili Sistemi, tracciando i contorni della sua insolita e peculiare architettura, indicando in modo preciso la Prassi standard, denominata Distretto di Sviluppo Locale (DSL), la diffusione della quale dà avvio alla sua realizzazione, ed individuando gli effetti attesi del suo avvento sia sulla società che sull'ambiente.
I risultati della ricerca sono contenuti nel volumetto citato La Dignità delle Nazioni pubblicato nel Giugno 2015 in singolare concomitanza con l'Enciclica Laudato si'.
Successivamente, World-Lab, ha constatato che i menzionati effetti attesi risultavano in perfetta linea con il concetto di Ecologia integrale lanciato dalla detta Enciclica e più in generale con la Dottrina Sociale della Chiesa, e questo oltre le più ottimistiche aspettative.
In effetti le sue principali peculiarità sono costituite, sul piano sociale, dalla piena occupazione permanente (finora considerata appannaggio del Collettivismo e pagata con la perdita della libertà) realizzata in un contesto di libera iniziativa privata (finora considerata il principale punto di forza del Capitalismo nel quale però un certo tasso di disoccupazione è considerato addirittura auspicabile e dove la precarietà del lavoro e il divario nei livelli dei redditi paiono inarrestabili).
Per quanto riguarda il piano ambientale, le performance del Sistema TDR sono rappresentate dal potenziale raggiungimento della sostenibilità derivante, da un lato, da una massiccia localizzazione di molte attività produttive (in primis l'agroalimentare) che il contesto mutualistico privato e intermedio necessariamente comporta e, dall'altro, da una conversione etica delle imprese del contesto concorrenziale attraverso una generalizzata tendenza alla sostituzione del sistema salariale con il sistema partecipativo per il quale la piena attività permanente pone le necessarie basi.
Con riferimento agli altri significativi aspetti del Sistema TDR che consentono di meglio comprendere come questo sia “a misura dell'Uomo, e di ogni uomo, nonché rispettoso dell'intero creato”, si rinvia al libro La Dignità delle Nazioni.
Consapevoli che un trattato di economia non sia da tutti immediatamente compreso, gli stessi autori hanno ritenuto di elaborare un manuale operativo per la realizzazione del Distretto di Sviluppo Locale in modo da rendere facilmente attuabile quanto da loro elaborato.
Alla luce di ciò, World-Lab ha pubblicato nel Giugno 2016 un secondo volumetto dal titolo MANIFESTO DEL CIVISMO , sempre edito presso Amazon, nel quale, oltre ad esporre in dettaglio i motivi per cui l'inedito Sistema economico individuato possa legittimamente dirsi Economia cristiana e Civismo il Sistema sociale che da tale economia è suscettibile di emergere, identifica nella Chiesa il Patrocinatore ideale della diffusione delle prassi standard alla base del nuovo modello di sviluppo, le quali, autonomamente attivabili dalla Società civile simultaneamente ovunque richiesto, possono condurre in tempi relativamente brevi, anche grazie agli “effetti domino” che la loro diffusione innesca, ad un mondo più giusto e trasmissibile anche alle generazioni future.
Il convincimento nasce dalle esperienze realizzate nel Veneto all’inizio del secolo scorso dal Beato Giuseppe Toniolo, docente di Economia all’Università di Pisa e grande ispiratore dell’enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII. Ricordo che grazie al coinvolgimento dei coraggiosi parroci di campagna di inizio ‘900 nel Veneto sono nate le Casse Rurali e le leghe bianche dei braccianti proprio grazie all’azione del Toniolo che faceva la sua opera di divulgazione di come realizzare quanto contenuto nell’enciclica.
Nei nostri due volumetti si pone, al centro di tutto, l’essere umano con le sue esigenze, e se si pone come elemento fondamentale delle leggi economiche l’etica, e se si accetta che la proprietà privata ha una funzione sociale si ottiene un pensiero economico improntato al principio della solidarietà. Questo principio per Toniolo era la base della società democratica. Le classi più povere devono essere quelle che più si avvantaggiano da questa economia della solidarietà. La rivoluzione del pensiero economico cristiano passa da qui. Secondo gli esperti di World-Lab la sfida lanciata dalle idee sviluppate nei due volumetti pubblicati, deve essere giocata oggi, in un periodo in cui mercato libero, sottosviluppo e fame non possono non indurci a riflettere e a prendere in considerazione il pensiero di Toniolo e del cardinale Pavan come esempio.
Ma nel volumetto Manifesto del Civismo abbiamo voluto mettere in copertina le immagini fotografiche di tre personaggi che hanno segnato la storia delle realizzazioni concrete della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica.
Il primo è don Giovanni Bosco fatto santo grazie alle sue intuizioni sulla formazione professionale della gioventù e per il suo carisma di fondatore di una nuova famiglia religiosa ispirata al santo vescovo ginevrino Francesco di Sales; il secondo è il prof. Giuseppe Toniolo fatto beato di recente sulla scorta delle sue attività scientifiche e pastorali e per il grande contributo dato alla formazione di una classe politica ispirata alla Dottrina Sociale della Chiesa cattolica; il terzo è un personaggio ai più sconosciuto, David Lazzaretti di Arcidosso, ai piedi del Monte Amiata in Toscana e fondatore del Movimento delle Famiglie Cristiane che prefiguravano un sistema economico basato sull’auto-aiuto e sull’autoproduzione. Troppo in anticipo sui tempi e contemporaneo di don Bosco che lo proteggeva, a causa della sua effervescenza mistica fu prima scomunicato dalla Chiesa di Roma e poi assassinato dall’esercito sabaudo durante una processione religiosa.
Con le idee contenute in questi due volumetti i ricercatori di World-Lab intendono promuovere presso la società civile, ma attraverso il patrocinio delle parrocchie, un nuovo sistema economico basato sul modello del Distretto di Sviluppo Locale per realizzare un’economia che garantisca lo sviluppo delle persone e delle famiglie in un contesto di rispetto del creato e di tutela dell’ambiente di vita e di lavoro.
Lontane quelle albe rosate
qui sul lungomare dalle suore
quando i nostri pensieri
erano come crescere i figli
cara la mia mammina
ora sono qui solo
a cercare un sogno
i nostri sogni
chissà dove finiti
dopo la grande sofferenza
l’intenso patire per terapie senza ritorno
cammino nell’alba
sul bagnasciuga pulito di fresco
solo le mie orme mi seguono
eppure ti cerco
nella risacca serena del mare
sento vibrare il tuo cuore
ancora una volta
ti sento vicina
ed ecco improvvisa
una gazza spicca il volo
da un leccio del parco
a volo radente mi sfiora
sento la tua carezza sul mio volto
tenerezze mai avute prima
solo ora vicina al Signore
le sofferenze e le privazioni
lasciano il posto
alle compassioni.
Cavallino, 9 settembre 2016
La natura si veste di rosa La ferrata Roghel al Popera anno 1973
Da qualche anno ormai
questa strada dissestata
scrostata
mi ha ridotto così
neanche la vena per scrivere un verso
un pensiero
lontani quei giorni
quelle gimkane tra i colli
rosati di ciliegi fioriti
con la natura che serena
dava la vita e lo slancio
per sempre nuove imprese
scalate sulle crode cadorine
corse da brivido sulla Pinarello
mai una paura
solo entusiasmo
e sempre tu che vicina
arrancavi sorridente
feconda d’amore
e di compassione.
marzo 2016
Mara ai piedi della Roghel, anno 1973 La mia vecchia Pinarello carica di glorie
Cibiana con la Chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo martire
CIBIANA DEL CUORE
Tutto parla di te
in questa piccola reggia
non ho memoria dell’anno
quando siamo arrivati
forse venticinque anni fa
pensa un po’ anniversario d’argento a Cibiana
in questa valle boscosa
dove il Rite sempre canta
e le sue ripide sono come
ninne nanne rilassanti
e tu subito innamorata
hai detto questa è la montagna che voglio
e oggi sono qui derelitto
solo e immerso nella nostra amata Cibiana
una montagna di ricordi
tutti gioiosi
d’estate e d’inverno
con i nostri ragazzi
sulle rocce o sulla neve
quante volte dalla cima del Rite
ci siamo riempiti l’anima
di bellezza
estasi della creazione
quanto abbiamo pregato
lungo il cammino quel Creatore
e oggi quel Dio geloso
ti ha rapita
ti ha portata in alto
nel suo cielo
lasciandomi affranto
ma io so che tu ancora ci sei
mi sorridi di compassione
e mi darai conforto
e non solitudine.
Alba sul Pelmo vista dal Monte Rite
Cibiana, 17 agosto 2016
UNA ROSA PER MARA
LA MORTE NON È NIENTE
In queste lunghe giornate senza la presenza gioiosa, anche se sofferente, di Mara, mi sono lasciato portare dai ricordi e da alcune riflessioni che ora vi propongo come una specie di viatico utile per vivere al meglio la nostra condizione umana.
Stamattina ho voluto portarle al cimitero un bellissimo bouquet di rose che una vecchia amica mi aveva portato l’altro giorno, Mara era innamorata di quel fiore e anch’io da sempre ho avuto un debole per le rose che avevo imparato a conoscere e amare nel giardino della casa paterna di Favaro Veneto. Tutti gli eventi importanti della nostra vita familiare hanno visto le rose fare la parte della regina della manifestazione, e non mancava la domenica che alcune rose di colore vivace e particolare facessero bella mostra al centro del tavolo in cucina.
Però, stamattina ho voluto che fosse una giornata particolare. Proprio in questi giorni un vecchio amico, ancora fresco di dolore per la perdita della moglie, mi aveva recapitato una preghiera che avevo già letto e sentito in altre occasioni: “LA MORTE NON È NIENTE”. Poi per conto mio avevo fatto delle ricerche e avevo trovato un’altra preghiera molto simile e molto bella: “SE MI AMI NON PIANGERE”, erroneamente attribuita a sant’Agostino.
Così ho preso il bouquet di rose e con la bicicletta di Mara sono andato in cimitero a Maerne con l’intento di farle una sorpresa. Una volta sistemati i fiori l’ho baciata sulla fotografia che la ritrae bella e sorridente e l’ho invitata a recitare con me le due stupende suppliche. Mara era una bravissima interprete e quando recitava ci metteva l’anima. Ogni volta che scrivevo una delle mie poesie dovevo fargliela recitare, perché se superava la sua interpretazione mi guardava, a volte commossa, e mi dava il suo parere per la pubblicazione.
Ecco il dialogo che si è instaurato stamattina tra noi due:
LA MORTE NON E' NIENTE.
Sono solamente passata dall’altra parte: è come fossi nascosta nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’una per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare (mammina);
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontana, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
(Henry Scott Holland)
SE MI AMI NON PIANGERE!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire
quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine
e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami.
Qui si é ormai assorbiti dall’incanto di Dio e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo, quanto piccole e fuggevoli, al confronto!
Mi é rimasto un profondo affetto per te; una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te, é gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa, tu pensami così!
Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di stanchezza,
pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte,
dove ci disseteremo insieme nel trasporto più intenso,
alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più se veramente mi ami!
(padre Giacomo Perico, gesuita)
Ecco, così la mia domenica mattina, il giorno prima della festa dell’Assunta, l’ho voluta trascorrere nella poesia con Mara, la mia amata compagna di vita e di avventure. Quante ne abbiamo vissute! Dalle pericolose ascensioni sulle ferrate dolomitiche all’organizzazione di eventi per la raccolta di fondi. Una volta per la Chiesa di Olmo, altre volte per la Custodia francescana di Terra Santa o per l’Istituto Effetà di Betlemme dove le nostre care suore Dorotee, del santo Giovanni Antonio Farina, rieducano all’udito e alla parola i bambini sordomuti palestinesi. Altre volte ancora per organizzare eventi religiosi e pellegrinaggi. Ricordo le belle celebrazioni liturgiche presso il Monastero della Visitazione di Treviso, con padre Aldo Tonini o.f.m. Commissario della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto insieme a don Daniele Panzeri della Famiglia religiosa di san Luigi Orione. Quanta gioia abbiamo portato dalle suore di clausura con quelle manifestazioni! Ma è bello ricordare anche lo stupendo pellegrinaggio in Giordania e in Terra Santa dove lei non è potuta venire, oppure quello in Polonia per conoscere da vicino san Massimiliano Maria Kolbe, san Giovanni Paolo 2° e santa Faustina Kowalska, e anche in questo caso ha lasciato a me l’onere della guida perché impossibilitata a partecipare. Infine, tra le iniziative di carattere religioso, la fondazione nella Parrocchia dell’Annunciazione di Olmo-Martellago del Gruppo di devozione alla Divina Misericordia ancora sei anni fa e che si trova a pregare in chiesa al lunedì sera alle 20.30.
Però, desidero concludere questa mia escursione domenicale con un simpatico ricordo di Mara. Qualcosa che lei ha vissuto intensamente e che scherzosamente gli amici hanno denominato “l’epopea della Genoveffa”.
Genoveffa era una piccola gazza ladra caduta dal nido nel nostro giardino nel mese di maggio dell’anno scorso, e che noi abbiamo accudito finché è cresciuta e se ne è andata per il suo cielo. Ebbene, Mara ci ha messo tutto il suo istinto materno nell’allevare Genoveffa, avevano un dialogo tra loro fatto di gorgheggi e di cinguettii. Le avevamo preparato un bel nido sui rami del cedro deodara in giardino e lei quando aveva fame chiamava con il suo trillo inconfondibile e subito Mara le preparava il pastone, e io salivo con la scala sul nido e con il cucchiaino le davo la pappa. Quando poi è cresciuta allora volava giù sul ramo e Mara le lasciava la pappa che lei golosamente beccava e al pomeriggio la accompagnava mentre dava da bere ai vasi di fiori nel giardino. Mara aveva sempre sognato di avere dei nipoti e Genoveffa ha sublimato questo suo desiderio dandole un mondo di soddisfazione. Ogni tanto dal suo lettone in questi ultimi mesi, al mattino, mi diceva di aprirle la persiana perché sentiva il cinguettio di Genoveffa che la salutava dal giardino vicino.
MARA CON GENOVEFFA IN DIALOGO
DEDICATA A MARA.
E te ne sei andata
in silenzio
come sempre
le azioni più importanti le facevi nel segreto
era d'estate
e la lavanda del parco
profumava fin dentro la stanza
eri bella col volto rilassato
come la tua anima
a vivere d'accordo col male
inesorabile
e tu ormai avevi accettato
la speranza ogni tanto tornava
e tu sorridevi
a questo vecchio badante che
come una bambina ti coccolava
e ti lasciavi baciare sulle labbra
le lunghe notti
mano nella mano
nel grande lettone
sognavamo ancora nuove imprese
il corpo era consumato
ma non l'anima
e ora cara la mia mammina
sono qui solo
nelle notti ormai senza luce
vascello fantasma senza porto
navigo a vista
portando nel cuore i tuoi segreti
ormai diventati misteri.
Gianfranco, il tuo vecchio del cuore
Olmo, 31 luglio 2016
Bergoglio: «Questa economia uccide», l’alternativa è il Civismo e in questo articolo provo a spiegarlo.
Papa Francesco ripete che il modello di sviluppo globale è insostenibile. Definisce il denaro «sterco del diavolo». Descrive gli effetti devastanti del capitale divenuto «idolo». E riconosce che il cambiamento può venire da «chi coltiva semi di speranza piantati pazientemente nelle periferie dimenticate del pianeta»
Non si può parlare di economia sociale senza illustrare il pensiero del Papa venuto dalla fine del mondo.
In questo articolo tento di illustrare come dal pensiero del magistero cristiano maturato con l’ultima enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”, abbiano preso le mosse alcuni studiosi cristiani di economia, prima pubblicando un libro che è una specie di rivoluzione scientifica in campo economico: “LA DIGNITÀ DELLE NAZIONI”, edito da Amazon.it a giugno del 2015, proprio in contemporanea con l’uscita dell’enciclica papale; e successivamente, visto l’interesse suscitato negli ambienti coinvolti nella Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, con l’attuale pubblicazione del seguito di quel trattato, ovvero una specie di Manuale Operativo per la realizzazione di quanto elaborato in precedenza: IL MANIFESTO DEL CIVISMO.
Il gruppo di studiosi cattolici si firma con la sigla WORLD-LAB proprio per mandare un messaggio al mondo accademico e ecclesiastico che non è la visione utopica di qualche sognatore romantico, ma un modello talmente strutturato e reso operativo da poter essere immediatamente realizzato.
Il sistema di sviluppo che avvolge l’umanità e il mondo non è sostenibile. Chiedere un cambiamento non è utopia, ma puro realismo. Non c’è da sognare paradisi in terra, ma solo da rimuovere i meccanismi perversi e autodistruttivi che impediscono una vita dignitosa per tutti. E il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite, ma da chi «pianta germogli nelle periferie» e «vive ogni giorno nella nudità della tempesta umana».
Papa Francesco nel suo viaggio in Bolivia incontra nella Expo Feria di Santa Cruz de la Sierra più di 1500 delegati dei Movimenti popolari dell’America Latina e degli altri continenti. Cartoneros, Sem Terra, cooperative contadine, movimenti di lotta per la casa e i diritti degli indigeni, delle donne e di tutte le innumerevoli facce della marginalità urbana e rurale. Affiancato al tavolo dal Presidente boliviano Evo Morales, Papa Francesco ascolta la lettura della «lettera di santa Cruz», la sintesi dei lavori dell’assemblea dove si snocciolano tutte le richieste e i desiderata per un «superamento del modello neo-capitalista» e l’avvento «dell’economia popolare, sociale e comunitaria, in cui prevalga la solidarietà sulla ricerca del profitto».
Papa Francesco con il Presidente boliviano Morales
L’intervento di Morales si lancia in una lunga apologia della sua «rivoluzione indigenista», alternando strali contro «l’imperialismo nordamericano», il Fondo monetario internazionale e «l’anarchia finanziaria» imposta al mondo dal capitalismo internazionale. Infine prende la parola il Papa, che all’inizio del suo intervento si rallegra delle porte che si aprono e dei nuovi spazi di incontro tra il magma caotico dei «movimientos populares» e la Chiesa, disposta a mettersi in gioco, ad «accompagnare» chi cerca i modi migliori per «superare le gravi situazioni di ingiustizia che soffrono gli esclusi di tutto il mondo».
Bergoglio nel suo intervento mette le mani avanti, dice che non ha ricette pronte da proporre, perché «Né il Papa né la Chiesa hanno il monopolio della interpretazione della realtà sociale né la proposta di soluzioni ai problemi contemporanei». Ma il suo discorso lucido e appassionato, pieno di calorosi segnali d’intesa lanciati ai delegati dei movimenti, segna sul terreno sociale e politico uno dei momenti-chiave del suo viaggio. Parla ai movimenti popolari latinoamericani, ma guarda al mondo, spazzando via il clichè del «Papa della Pampa» in cui cercano di chiuderlo i suoi detrattori. Perché i problemi che tocca riguardano l'umanità intera e «hanno una matrice globale». Anche lui applica alle dinamiche del mondo uno sguardo «globale», diverso e imparagonabile rispetto a quelli dell’omologazione tecnocratico-liberista o delle ormai tramontate utopie idealiste (liberismo e comunismo in primis). Uno sguardo, realista, e pieno di speranza evangelica.
Bergoglio ha iniziato prendendo atto che «in un mondo dove ci sono tanti contadini senza terra, tante famiglie senza casa, tanti lavoratori senza diritti», dove esplodono «guerre insensate» e viene devastata la terra, vuol dire che «le cose non stanno andando bene» e c’è «bisogno di un cambiamento». Le dinamiche di oppressione, esclusione e devastazione che dilagano nel mondo non vanno viste come problemi isolati. Esse – ha fatto notare il Papa argentino - «rispondono a un sistema che è diventato globale». Un sistema che «ha imposto la logica del profitto a ogni costo» e che adesso «non regge più... non lo sopportano i contadini, i lavoratori, le comunità, i villaggi.... E non lo sopporta più la Terra, la sorella Madre Terra». La radice del male viene indicata da Papa Francesco nell’ingordigia rapace che domina e fa muovere tutto il sistema. Dietro «tanta morte e distruzione», ha detto il Vescovo di Roma, riecheggiando il linguaggio dei Padri della Chiesa, «si sente il tanfo di ciò che Basilio di Cesarea chiamava lo “sterco del diavolo”». Perché «Quando il capitale diventa idolo e dirige le scelte degli esseri umani, quando l’avidità di denaro controlla l’intero sistema socio-economico, rovina la società, condanna l’uomo, lo fa diventare uno schiavo, distrugge la fraternità interumana, spinge popolo contro popolo e, come si vede, minaccia anche questa nostra casa comune».
Davanti a questo scenario, Papa Francesco ha stigmatizzato «un certo eccesso diagnostico che a volte ci porta a un pessimismo parolaio o a crogiolarci nel negativo». Ha anche mandato in archivio le ricette care al «conservatorismo compassionevole», che pretende di coprire con qualche palliativo filantropico gli effetti devastanti del darwinismo sociale. «Non basta lasciare cadere alcune gocce quando i poveri agitano questo bicchiere che mai si versa da solo» ha detto Papa Bergoglio, ricordando che «i piani di assistenza che servono a certe emergenze dovrebbero essere pensati solo come risposte transitorie. Non potranno mai sostituire la vera inclusione: quella che dà il lavoro dignitoso».
Il ragionamento del Papa è molto bene illustrato dagli autori di World-Lab quando sostengono che bisognerebbe eliminare il Premio Nobel per l’Economia: nessuno dei premi Nobel per l’Economia ha costruito ricette per risolvere i problemi causati dal pensiero liberista imperante nelle Accademie. Sembra che i commissari del premio siano una specie di confraternita dedita a premiarsi tra di loro per la bellezza delle loro teorie indipendentemente dagli effetti. Questo ha fatto affermare al Papa in più riprese che quella economia uccide. Ma non uccide solo l’uomo, uccide la terra , uccide la natura, uccide il creato!
Il «cambiamento» prefigurato come necessario e urgente da Papa Francesco non ripercorre le strade fallite dei messianismi ideologici. Papa Francesco ripete che «questa economia uccide» e riconosce l’urgenza di «mettere l’economia al servizio dei popoli» perché gli esseri umani e la natura non devono essere al servizio del denaro. E l’economia «non dovrebbe essere un meccanismo di accumulazione, ma la buona amministrazione della casa comune». Tale inversione di rotta – insiste Bergoglio - «è non solo auspicabile e necessaria, ma anche possibile. Non è un’utopia o una fantasia. È una prospettiva estremamente realistica». Citando Paolo VI, ripete che le risorse disponibili nel mondo sono più che sufficienti per lo sviluppo integrale «di ogni uomo e di tutto l’uomo». E per una vita dignitosa occorre garantire a tutti l’accesso alle «tre T» (techo “tetto”, trabajo “lavoro”, tierra “terra”) per le quali lottano i movimenti popolari latinoamericani. Obiettivo minimale e raggiungibile. Da perseguire con pazienza, affidandosi ai tempi lunghi dei processi, alla «passione per il seminare, per l’irrigare con calma ciò che gli altri vedranno fiorire».
Ai movimenti popolari, sorti spontaneamente «dal basso», Papa Francesco riconosce un ruolo importante nel possibile innesco di processi di cambiamento globale. Li definisce «seminatori di cambiamento», «poeti sociali», «creatori di lavoro», «costruttori di case». «Voi, i più umili, gli sfruttati, i poveri e gli esclusi» ha detto Papa Francesco ai suoi interlocutori «potete fare e fate molto. Oserei dire che il futuro dell'umanità è in gran parte nelle vostre mani, nella vostra capacità di organizzare e promuovere alternative creative». A renderli preziosi fattori di rinnovamento è secondo Papa Francesco proprio il loro vivere «impregnati nella nudità della tempesta umana», la loro immanenza al vissuto reale che li immunizza dal contagio della «teorizzazione astratta e dell’indignazione elegante»: «Questo attaccamento al quartiere, alla terra, al territorio, all’occupazione, al sindacato, questo riconoscersi nel volto dell’altro» ha detto il Pontefice ai suoi interlocutori «è ciò che permette di esercitare il mandato dell’amore non partendo da idee o concetti, bensì partendo dal genuino incontro tra persone, perché non si amano né i concetti né le idee; si amano le persone... Da quei semi di speranza piantati pazientemente nelle periferie dimenticate del pianeta» ha aggiunto il Papa «cresceranno alberi grandi, sorgeranno boschi fitti di speranza per ossigenare questo mondo».
Nell’ultima parte del suo discorso-fiume, articolato e denso come una nuova mini-enciclica sociale, Papa Francesco ha descritto tre «grandi compiti» affidati ai movimenti popolari: quello di «mettere l’economia al servizio dei popoli», e quello di difendere la terra, casa comune, dai sistemi di sfruttamento predatorio. In questo contesto, Papa Francesco ha ripetuto con tutta la Tradizione che «l’equa distribuzione dei frutti della terra e del lavoro umano non è semplice filantropia» e «la destinazione universale dei beni non è un ornamento discorsivo della dottrina sociale della Chiesa. È una realtà antecedente alla proprietà privata».
«Il colonialismo, vecchio e nuovo» ha detto il Papa «riduce i paesi poveri a semplici fornitori di materie prime e manodopera a basso costo, genera violenza, povertà, migrazioni forzate e tutti i mali che abbiamo sotto gli occhi». Esso produce iniquità «e l’iniquità genera violenza che nessuna polizia, militari o servizi segreti sono in grado di fermare».
La Chiesa, i suoi figli e figlie» ha detto con parole mirate ed eloquenti il Papa argentino «sono una parte dell’identità dei popoli dell’America Latina. Identità che, sia qui che in altri Paesi, alcuni poteri sono determinati a cancellare, talvolta perché la nostra fede è rivoluzionaria, perché la nostra fede sfida la tirannia dell’idolo denaro».
E arriviamo al CIVISMO e al suo Manifesto pubblicato nel mese di giugno 2016 sempre su Amazon.it dal gruppo di esperti internazionali di World-Lab, e al quale rimando per gli opportuni approfondimenti.
Fra le varianti escogitate dall'Uomo per organizzare socialmente l'attività direttamente finalizzata alla propria sussistenza se ne possono distinguere alcune, esercitate in particolari contesti (le prime Comunità cristiane, i Monasteri Benedettini, i Falansteri Fourieristi, i Kibbutzim delle origini...le Comunità di hippies), le quali, nonostante la loro grande diversità esteriore, sono tuttavia accomunate dalle loro principali peculiarità.
In effetti, da un lato, esse nascono tutte per iniziativa privato-sociale (pur nelle diverse forme alle quali la Società civile può dar luogo) fondata su un “movente” comune, che si può definire solidarietà “reciproca” o “mutualistica” (che implica una qualche forma regolata di scambio al loro interno) per distinguerla dalla solidarietà che si può definire “universalistica” o “ filantropica” fondata invece sulla generosità.
E, dall'altro, esse sono tutte caratterizzate da un circuito economico di produzione-consumo governato dal principio della programmazione.
In questo contesto di dimensione sensibilmente ridotta, rispetto ad un contesto nazionale, e semplificato dal fatto che si tratta essenzialmente di produzioni di beni e servizi di consumo finale e non riguardanti le intere filiere produttive, l'ottenimento delle informazioni, tanto in termini di domanda che di risorse, necessarie al buon esito della programmazione è relativamente agevole, soprattutto con la disponibilità attuale delle nuove Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione.
Va detto che se oggi la presenza di un “movente” comune alla base delle menzionate esperienze può essere generalmente condivisa riconoscendone esplicitamente la valenza economica oltre che socio-religioso-ideologica, ciò è in gran parte dovuto al pensiero e all'opera del Beato Toniolo (1845-1918).
È stato, in effetti, proprio il Toniolo a intuire che la solidarietà mutualistica esercitata nell'ambito di gruppi sociali privati poteva essere impiegata come “motore” per produrre e consumare, in ambito monetario, servizi individuali ed in particolare quelli che necessitano la “grande scala”, quali i servizi finanziari e previdenziali, e che quindi risulterebbero di pertinenza ideale del Mercato o dello Stato, Modalità economiche che nel mondo reale sono spesso latitanti e lasciano un vuoto nella risposta ai bisogni di consistenti parti della società e/o del territorio.
È doveroso altresì menzionare che un suo contemporaneo, Davide Lazzaretti (1834- 1878), sulla base della stessa intuizione ha utilizzato, in ambito non monetario, lo stesso “motore” per concepire e dar vita alla Società delle famiglie cristiane finalizzata alla produzione e consumo di beni e servizi di consumo famigliare corrente la cui produzione è compatibile con la “piccola scala”, e che quindi risultano di pertinenza ideale oltre che del Mercato (Modalità economica, come detto, non sempre accessibile), anche dell'auto-produzione domestica, questa sempre accessibile, in una qualche misura, ma quasi sempre scarsamente efficiente.
Il Lazzaretti ha insomma dimostrato, in complementarietà con il Beato Toniolo, che facendo leva sulla solidarietà mutualistica si possono colmare molte delle lacune esistenti nella soddisfazione dei bisogni, compresi i più elementari, di consistenti parti della società.
La Società delle famiglie cristiane ha avuto vita breve, vittima del suo successo, come il suo Fondatore, assassinato (giustiziato) dalle forze dell'ordine, in un grande bagno di sangue, mentre guidava una processione religiosa... “non autorizzata”, un chiaro pretesto per metter fine ad una pratica che, diffondendosi, poteva rivelarsi lesiva di interessi precostituiti. Pretesto successivamente confermatosi tale con la lunga persecuzione dei compagni del Lazzaretti (un martire che attende la sua, seppur laica, “beatificazione” e, comunque, meritevole di diventare, assieme al Beato Toniolo, un' “icona” sociale del futuro, sicuramente insieme ai numerosi cattolici impegnati per l’implementazione nella società dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa.
In sostanza, dai tempi in cui l'Economia ha fatto il suo ingresso nella Scienza, il Beato Toniolo e Davide Lazzaretti possono essere considerati i primi “esploratori”, e poi “coloni-pionieri”, di un contesto economico da essi predisposto, grazie alle varianti di validità generale da essi poste in essere, fino a diventare la terza Modalità economica (le collettività intermedie auto produttrici) di una Scienza ancora in fieri al loro tempo.
Per gli opportuni approfondimenti e le necessarie delucidazioni si rinviano i lettori alle due pubblicazioni citate degli autori di World-Lab: “LA DIGNITÀ DELLE NAZIONI” e il “MANIFESTO DEL CIVISMO” nelle quali, e senza complessi di qualunque tipo, viene affermata l’esistenza di una “ECONOMIA CRISTIANA” che fa proprie le indicazioni strategiche di Papa Francesco, che in questo momento storico in cui l’Occidente dimostra tutta la sua vulnerabilità culturale, ha il coraggio di dire a tutto il mondo che il liberismo come il comunismo sono “armi di distruzione dei popoli, della terra, della natura e del creato”.