Giovedì, Giugno 08, 2023
Gianfranco Trabuio

Gianfranco Trabuio

LA MADONNA A LOURDES


Il tema pastorale proposto dal Santuario di Lourdes per il 2018 è: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Ha scritto il Rettore del Santuario di Lourdes: “Il 2018 può essere l’occasione di un ritorno alla sorgente, a Maria e Bernadette: due piccole donne di fede che hanno ascoltato la parola eterna del Vangelo... Il messaggio di Lourdes non è che la buona novella annunciata ai poveri ... Ma il 2018 è una data importante per la Chiesa che celebrerà il Sinodo dei giovani ... La Chiesa, con Maria, orienta la nostra attenzione e la nostra preghiera verso il mondo dei giovani... A Lourdes Maria si fa catechista della giovane Bernadette” e le ordina che si faccia una chiesa, che lì si vada in processione e lì ci si lavi alla sorgente dell’acqua miracolosa ..... e soprattutto che si preghi il Rosario per la conversione dei peccatori.

LA VERGINE MARIA, MADRE DI DIO IL SOLE DELLA PUREZZA CHE INTERCEDE PER NOI PER UN FUTURO DI PACE
Madre di Dio, Theotokos in greco, è il più alto titolo mai attribuito a Maria. Le è stato conferito durante il Concilio di Efeso nel 431 d.C.. Il Concilio ha stabilito che l'umanità e la divinità di Gesù non potevano essere separate, e quindi Maria meritava a ragione il titolo di Madre di Dio. Maria ha messo al mondo Gesù, e quindi è veramente madre di Dio, visto che Gesù è la seconda Persona della Trinità. La solennità di Maria, Madre di Dio, è la più antica festa di Maria celebrata nella Chiesa cattolica. Maria non è solo Madre di Dio, ma anche la nostra vera madre. Quando ha detto di sì all'angelo Gabriele in occasione dell'Annunciazione, ha detto di sì all'essere madre di Gesù, e allo stesso tempo ha detto di sì al fatto di diventare la nostra madre spirituale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che Maria è nostra madre nell'ordine della grazia. “Il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora più lontano. Ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia”. “Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. [...] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice” (CCC 968, 969).
Il ruolo di Maria come nostra madre è iniziato con l'Annunciazione e continua per tutta l'Eternità. Visto che ama tanto suo Figlio, ci ama teneramente come membra del suo Corpo Mistico.


Ora, per capire al meglio il tema del pellegrinaggio a Lourdes del 2108 è indispensabile entrare nella testa di Gesù e della Madonna per comprendere appieno cosa significhi “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”
Ritengo che la strada migliore per questo percorso si trovi nelle rivelazioni che Gesù ha fatto alla mistica Maria Valtorta nel secolo scorso.


MARIA VALTORTA
VOLUME I CAPITOLO 52
Le nozze di Cana. Il Figlio non più soggetto alla Madre compie per Lei il primo miracolo.

16 gennaio 1944.
1 Vedo una casa. Una caratteristica casa orientale - un cubo bianco, più largo che alto, con rade aperture - sormontata da una terrazza che fa da tetto, recinta da un muretto alto circa un metro e ombreggiata da una pergola di vite, che si arrampica fin là e stende i suoi rami su oltre metà di questa assolata terrazza. Una scala esterna sale lungo la facciata sino all'altezza di una porta, che si apre a metà altezza della facciata. Sotto ci sono, al terreno, delle porte basse e rade, non più di due per lato, che mettono in stanze basse e scure. La casa sorge in mezzo ad una specie di aia, più spiazzo erboso che aia, che ha al centro un pozzo. Vi sono delle piante di fico e di melo. La casa guarda verso la strada, ma non è sulla strada. È un poco in dentro, e un viottolo fra l'erba l'unisce alla via che sembra una via maestra.
Si direbbe che la casa è alla periferia di Cana: casa di proprietari contadini, i quali vivono in mezzo al loro poderetto. La campagna si stende oltre la casa con le sue lontananze verdi e placide. Vi è un bel sole e un azzurro tersissimo di cielo. In principio non vedo altro. La casa è sola.
2 Poi vedo due donne, con lunghe vesti e un manto che fa anche da velo, avanzarsi sulla via e da questa sul sentiero. Una è più anziana, sui cinquant'anni, e veste di scuro, un color bigiomarrone come di lana naturale. L'altra è vestita più in chiaro, una veste di un giallo pallido e manto azzurro, e sembra avere un trentacinque anni. È molto bella, snella, e ha un portamento pieno di dignità, per quanto sia tutta gentilezza e umiltà. Quando è più vicina, noto il color pallido del volto, gli occhi azzurri e i capelli biondi che appaiono sotto il velo sulla fronte. Riconosco Maria Ss. Chi sia l'altra, che è bruna e più anziana, non so. Parlano fra loro e la Madonna sorride. Quando sono prossime alla casa, qualcuno, certamente messo a guardia degli arrivi, dà l'avviso, ed incontro alle due vengono uomini e donne tutti vestiti a festa, i quali fanno molte feste alle due e specie a Maria Ss.
L'ora pare mattutina, direi verso le nove, forse prima, perché la campagna ha ancora quell'aspetto fresco delle prime ore del giorno, nella rugiada che fa più verde l'erba e nell'aria non ancora offuscata da polvere. La stagione mi pare primaverile, perché i prati sono con erba non arsa dall'estate e i campi hanno il grano ancor giovane e senza spiga, tutto verde. Le foglie del fico e del melo sono verdi e ancora tenere, e così quelle della vite. Ma non vedo fiori sul melo e non vedo frutta né sul melo, né sul fico, né sulla vite. Segno che il melo ha già fiorito, ma da poco, e i frutticini non si vedono ancora.
3 Maria, molto festeggiata e fiancheggiata da un anziano che pare il padrone di casa, sale la scala esterna ed entra in un'ampia sala che pare tenere tutta o buona parte del piano sopraelevato.
Mi pare di capire che gli ambienti al terreno sono le vere e proprie stanze di abitazione, le dispense, i ripostigli e le cantine, e questa sia l'ambiente riservato a usi speciali, come feste eccezionali, o a lavori che richiedano molto spazio, o anche a distensione di derrate agricole. Nelle feste lo svuotano da ogni impiccio e lo ornano, come è oggi, di rami verdi, di stuoie, di tavole imbandite. Al centro ve ne è una molto ricca, con sopra già delle anfore e piatti colmi di frutta. Lungo la parete di destra, rispetto a me che guardo, un'altra tavola imbandita, ma meno riccamente. Lungo quella di sinistra, una specie di lunga credenza, con sopra piatti con formaggi e altri cibi che mi paiono focacce coperte di miele e dolciumi. In terra, sempre presso questa parete, altre anfore e tre grossi vasi in forma di brocca di rame (su per giù). Le chiamerei giare.
Maria ascolta benignamente quanto tutti le dicono, poi con bontà si leva il manto ed aiuta a finire i preparativi della mensa. La vedo andare e venire aggiustando i letti-sedili, raddrizzando le ghirlande di fiori, dando migliore aspetto alle fruttiere, osservando che nelle lampade vi sia l'olio. Sorride e parla pochissimo e a voce molto bassa. Ascolta invece molto e con tanta pazienza.
Un grande rumore di strumenti musicali (poco armonici in verità) si ode sulla via. Tutti, meno Maria, corrono fuori. Vedo entrare la sposa, tutta agghindata e felice, circondata dai parenti e dagli amici, a fianco dello sposo che le è corso incontro per primo.
4 E qui la visione ha un mutamento. Vedo, invece della casa, un paese. Non so se sia Cana o altra borgata vicina. E vedo Gesù con Giovanni ed un altro che mi pare Giuda Taddeo, ma potrei, su questo secondo, sbagliare. Per Giovanni non sbaglio. Gesù è vestito di bianco ed ha un manto azzurro cupo. Sentendo il rumore degli strumenti, il compagno di Gesù chiede qualcosa ad un popolano e riferisce a Gesù.
«Andiamo a far felice mia Madre» dice allora Gesù sorridendo. E si incammina attraverso ai campi, coi due compagni, alla volta della casa. Mi sono dimenticata di dire che ho l'impressione che Maria sia o parente o molto amica dei parenti dello sposo, perché si vede che è in confidenza.
Quando Gesù arriva, il solito, messo di sentinella, avvisa gli altri. Il padrone di casa, insieme al figlio sposo e a Maria, scende incontro a Gesù e lo saluta rispettosamente. Saluta anche gli altri due, e lo sposo fa lo stesso.
Ma quello che mi piace è il saluto pieno di amore e di rispetto di Maria al Figlio e viceversa. Non espansioni, ma uno sguardo tale accompagna la parola di saluto: «La pace è con te» e un tale sorriso che vale cento abbracci e cento baci. Il bacio tremola sulle labbra di Maria, ma non viene dato. Soltanto Ella pone la sua mano bianca e piccina sulla spalla di Gesù e gli sfiora un ricciolo della sua lunga capigliatura. Una carezza da innamorata pudica.
5 Gesù sale a fianco della Madre e seguito dai discepoli e dai padroni, ed entra nella sala del convito, dove le donne si danno da fare ad aggiungere sedili e stoviglie per i tre ospiti, inaspettati, mi sembra. Direi che era incerta la venuta di Gesù e assolutamente impreveduta quella dei suoi compagni.
Odo distintamente la voce piena, virile, dolcissima del Maestro dire, nel porre piede nella sala: «La pace sia in questa casa e la benedizione di Dio su voi tutti». Saluto cumulativo a tutti i presenti e pieno di maestà. Gesù domina col suo aspetto e con la sua statura tutti quanti. È l'ospite, e fortuito, ma pare il re del convito, più dello sposo, più del padrone di casa. Per quanto sia umile e condiscendente, è colui che si impone.
Gesù prende posto alla tavola di centro con lo sposo, la sposa, i parenti degli sposi e gli amici più influenti. I due discepoli, per rispetto al Maestro, vengono fatti sedere alla stessa tavola.
Gesù ha le spalle voltate alla parete dove sono le giare e le credenze. Non le vede perciò, e non vede neppure l'affaccendarsi del maggiordomo intorno ai piatti di arrosti, che vengono portati da una porticina che si apre presso le credenze.

Osservo una cosa. Meno le rispettive madri degli sposi e meno Maria, nessuna donna siede a quel tavolo. Tutte le donne sono, e fanno baccano per cento, all'altra tavola contro la parete, e vengono servite dopo che sono stati serviti gli sposi e gli ospiti di riguardo. Gesù è presso il padrone di casa ed ha di fronte Maria, la quale siede a fianco della sposa.
Il convito comincia. E le assicuro che l'appetito non manca e neanche la sete. Quelli che lasciano poco il segno sono Gesù e sua Madre (il significato è che poco mangiano e poco bevono), la quale, anche, parla pochissimo. Gesù parla un poco di più. Ma, per quanto sia parco, non è, nel suo scarso parlare, né accigliato né sdegnoso. È un uomo cortese ma non ciarliero. Interrogato risponde, se gli parlano si interessa, espone il suo parere, ma poi si raccoglie in sé come uno abituato a meditare. Sorride, non ride mai. E, se sente qualche scherzo troppo avventato, mostra di non udire. Maria si ciba della contemplazione del suo Gesù, e così Giovanni, che è verso il fondo della tavola e pende dalle labbra del suo Maestro.

le nozze di cana di rupnik a lourdes

Le nozze di Cana, mosaico di Marko Ivan Rupnik gesuita sloveno, sulla facciata della Basilica del Rosario a Lourdes


6 Maria si accorge che i servi parlottano col maggiordomo e che questo è impacciato, e capisce cosa c'è di spiacevole. «Figlio» dice piano, richiamando l'attenzione di Gesù con quella parola. «Figlio, non hanno più vino».
«Donna, che vi è più fra Me e te?». Gesù, nel dirle questa frase, sorride ancor più dolcemente, e sorride Maria, come due che sanno una verità che è loro gioioso segreto, ignorata da tutti gli altri.

7 Gesù mi spiega il significato della frase.
«Quel "più", che molti traduttori omettono , è la chiave della frase e la spiega nel suo vero significato.
Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al momento in cui la volontà del Padre mio mi indicò esser venuta l'ora di essere il Maestro. Dal momento che la mia missione ebbe inizio, non ero più il Figlio soggetto alla Madre, ma il Servo di Dio. Rotti i legami morali verso la mia Genitrice. Essi si erano mutati in altri più alti, si erano rifugiati tutti nello spirito. Quello chiamava sempre "Mamma" Maria, la mia Santa. L'amore non conobbe soste, né intiepidimento, anzi non fu mai tanto perfetto come quando, separato da Lei come per una seconda figliazione, Ella mi dette al mondo per il mondo, come Messia, come Evangelizzatore. La sua terza sublime mistica maternità fu quando, nello strazio del Golgota, mi partorì alla Croce facendo di Me il Redentore del mondo.
"Che vi è più fra Me e te? "Prima ero tuo, unicamente tuo. Tu mi comandavi, Io ti ubbidivo. Ti ero "soggetto". Ora sono della mia missione.
Non l'ho forse detto? (Luca 9, 62; Vol 3 Cap 178; Vol 4 Cap 276) "Chi, messa la mano all'aratro, si volge indietro a salutare chi resta, non è adatto al Regno di Dio". Io avevo posto la mano all'aratro per aprire col vomere non le glebe, ma i cuori, e seminarvi la parola di Dio. Avrei levato quella mano solo quando me l'avrebbero strappata di là per inchiodarmela alla croce ed aprire con il mio torturante chiodo il cuore del Padre mio, facendone uscire il perdono per l'umanità.
Quel "più", dimenticato dai più, voleva dire questo: "Tutto mi sei stata, o Madre, finché fui unicamente il Gesù di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel mio spirito; ma, da quando sono il Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un poco ancora e, finita la missione, sarò da capo tutto tuo; mi riavrai ancora sulle braccia come quand'ero bambino, e nessuno te lo contenderà più, questo tuo Figlio, considerato un obbrobrio dell'umanità, che te ne getterà la spoglia per coprire te pure dell'obbrobrio d'esser madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo, trionfante, trionfante tu pure in Cielo. Ma ora sono di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi ha mandato ad essi".
Ecco quel che vuol dire quel piccolo e così denso di significato "più" ».

8 Maria ordina ai servi: «Fate quello che Egli vi dirà». Maria ha letto negli occhi sorridenti del Figlio l'assenso, velato dal grande insegnamento a tutti i "vocati". E ai servi: «Empite d'acqua le idrie» ordina Gesù.
Vedo i servi empire le giare di acqua portata dal pozzo (odo stridere la carrucola che porta su e giù il secchio gocciolante). Vedo il maggiordomo mescersi un poco di quel liquido con occhi di stupore, assaggiarlo con atti di ancor più vivo stupore, gustarlo e parlare al padrone di casa e allo sposo (erano vicini).
Maria guarda ancora il Figlio e sorride; poi, raccolto un sorriso di Lui, china il capo arrossendo lievemente. È beata.
Nella sala passa un sussurrìo, le teste si volgono tutte verso Gesù e Maria, c'è chi si alza per vedere meglio, chi va alle giare. Un silenzio, e poi un coro di lodi a Gesù.
Ma Egli si alza e dice una parola: «Ringraziate Maria» e poi si sottrae al convito. I discepoli lo seguono. Sulla soglia ripete: «La pace sia a questa casa e la benedizione di Dio su voi» e aggiunge: «Madre, ti saluto».
La visione cessa.

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MARIA VALTORTA, Terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria, presso i quali è in corso la causa di beatificazione. (Caserta 14 maggio 1897 – Viareggio 12 ottobre 1961)
Maria Valtorta nacque a Caserta il 14 marzo 1897, figlia unica di un ufficiale di Cavalleria e di una insegnante di francese, entrambi lombardi. Crebbe e si formò in varie città del nord (Faenza, Milano, Voghera)mostrando un carattere forte, spiccate capacità umane e straordinarie doti spirituali. Completò i suoi studi nel prestigioso Collegio Bianconi di Monza.
Durante la prima guerra mondiale fu infermiera "samaritana" nell'Ospedale Militare di Firenze, città in cui abitò a lungo e dove fu segnata dalle prove più dure, procurate dalla terribile mamma, che per due volte infranse il suo legittimo sogno d'amore, e da un sovversivo, che per strada le sferrò una bastonata alle reni. Si ritemprò, in parte, con una vacanze di due anni a Reggio Calabria, presso parenti facoltosi ed affezionati.
Nel 1924 si stabiliva con i genitori a Viareggio, dove fu impegnata in Parrocchia come delegata di cultura per le giovani di Azione Cattolica. Intanto le sue sofferenze aumentavano e la sua ascesi culminava in eroiche offerte di sè per amore a Dio e all'umanità. La sua vera missione, quella di scrittrice mistica, maturò e si svolse negli anni centrali della sua lunga infermità, che la costrinse a letto dal 1934 fino alla morte, avvenuta a Viareggio il 12 ottobre 1961.
Nel 1943, inferma da nove anni, Maria Valtorta aderì ad una richiesta del confessore e scrisse l'Autobiografia. Svelando il suo talento di scrittrice, riempì di getto sette quaderni per narrare senza reticenze la propria vita, umana fino alla passionalità, ascetica fino all'eroismo.
Subito dopo dava inizio ad una produzione letteraria prodigiosa. Stando seduta nel letto, Maria Valtorta scriveva di suo pugno su comuni quaderni, di getto, senza preparare schemi ne correggere. Spesso alternava la stesura degli episodi dell'opera maggiore con quella di altri argomenti, che avrebbero poi dato corpo alle opere minori.
L'epilogo
Finita quasi di scrivere l'opera maggiore, quella in dieci volumi dal titolo "L'Evangelo come mi è stato rivelato", Maria Valtorta fu presa dalla nostalgia del suo Signore, pensando di non doverlo più vedere. Ma Egli venne a consolarla con una promessa: "Io sempre verrò. E per te sola. E sarà ancora più dolce perché sarò tutto per te...ti porterò più su, nelle pure sfere della pura contemplazione....D'ora in poi contemplerai soltanto... ti smemorerò del mondo nel mio amore".
Era il 14 marzo 1947, giorno del suo 50° compleanno.
Già da alcuni anni, il 12 settembre 1944, Gesù le aveva predetto una morte estatica: "Come sarai felice quando ti accorgerai di essere nel mio mondo per sempre e d'esservi venuta, dal povero mondo, senza neppure essertene accorta, passando da una visione alla realtà, come un piccolo che sogna la mamma e che si sveglia con la mamma che lo stringe al cuore. Così Io farò con te".
Sta di fatto che, a partire dal 1956, Maria iniziò a dare segni di un distacco psichico, che gradualmente diventava, negli anni successivi, incomunicabilità, dolce apatia, abbandono totale, ma che non fece mai smorzare sul suo viso la vivezza dello sguardo o alterare la serenità dell'espressione, senza peraltro far trapelare i dolori che ancora dovevano tormentarla.
Si spense nella mattina di giovedì 12 ottobre 1961, mentre un sacerdote le recitava la preghiera degli agonizzanti: "Parti, anima cristiana, da questo mondo". Aveva 64 anni di età ed era a letto da 27 anni e mezzo.
Dodici anni dopo, il 2 luglio 1973, i resti mortali di Maria Valtorta, traslati dal Camposanto della Misericordia in Viareggio, furono tumulati a Firenze, in una cappella nel Chiostro grande della basilica della Ss. Annunziata.
La sua tomba a Firenze e la casa in cui visse in Viareggio sono meta di visitatori devoti e grati i lettori delle sue opere, sparsi nel mondo.

Sabato, 09 Dicembre 2017 15:35

QUARTO LIBRO DI POESIE

A TE........ CHE SPERI

In questi giorni ho ricevuto dalla tipografia il mio quarto libro di liriche che in una parte importante sono state ispirate da mia moglie Mara, prima, durante e dopo la sua terribile malattia che l'ha portata anzitempo nella Luce del Creatore.

“A te che speri” è una raccolta di poesie che fa seguito alla mia ultima pubblicazione “Primavera di speranza” edita nel 2010 e sempre accompagnata con le illustrazioni dell’artista Francesco Lucianetti. Il tema della speranza è presente come sfondo scenografico ai versi raccolti in questo libro che scaturiscono dalle mie vicissitudini umane ed esistenziali e continuo a esprimere nei versi l’anelito ultimo al bisogno di comunicare, sia con me stesso, con le persone che mi circondano con affetto, con mia moglie e con Dio.
Ora, tutti noi facciamo esperienza della speranza nella nostra vita. Possiamo affermare con sicurezza che tutto il progredire dell’uomo su questa terra è stato e continua ad essere motivato da questa virtù. Così, pur vivendo la vicissitudine dolorosa che mi ha colpito intendo descrivere nei versi il motivo fondante del mio cammino e quello di tutte le persone sensibili e in pellegrinaggio verso la meta sostenute dalla speranza: di un incontro, di un affetto, di un amore, di una comprensione che vada al di là della quotidianità per dipanarsi verso un orizzonte lungimirante di accoglienza e di comunicazione profonda con l’altro.
Di grande efficacia semiologica sono le interpretazioni grafiche delle poesie disegnate da Francesco Lucianetti, che in questa raccolta si è espresso con una potenza narrativa e con stilemi originali per aiutare il lettore ad emozionarsi ancora di più nella lettura dei sentimenti divulgati.

Cover Trabuio A te che speri 01

Mara in dialogo con Genoveffa, la gazza ladra che aveva allevata dopo la caduta dal nido.

La copertina della raccolta magistralmente disegnata da Francesco Lucianetti rappresenta un momento felice della vita di Mara quando, durante la sua malattia, abbiamo trovato nel giardino di casa una piccola gazza ladra caduta da un nido degli alberi. Con Mara l'abbiamo raccolta e accudita con amore, le abbiamo preparato un nido bellissimo, addirittura col tetto per ripararla dalla pioggia, su di un ramo del cedro deodara, e dopo un periodo di svezzamento in una gabbia adeguata, abbiamo cominciato a nutrirla dentro al nido. Con la scala a pioli le portavamo la pappa nel suo ricovero e le davamo da mangiare il pastone preparato con un cucchiaino. Intanto le avevamo dato anche un nome: Genoveffa. Era gioiosa e ci chiamava col suo stridulo vociare quando aveva fame e quando voleva farci festa. Quando è cresciuta e ha cominciato a svolazzare non intendeva più che le portassimo la pappa nel nido e veniva giù su di un grosso ramo del cedro dove, allora, le lasciavamo la pappa e lei veniva giù a nutrirsi.

Era una gioia per Mara che intratteneva con Genoveffa un dialogo simpatico fatto di gorgheggi e di parole. Quando, più matura cominciò a volare sul serio, al pomeriggio quando Mara dava da bere ai fiori le volava intorno facendole festa e la accompagnava in questo impegno. Quando ritenne di essere matura se ne andò per il suo cielo, ma al mattino presto per un po' di tempo ritornava a farsi sentire con il suo verso caratteristico per la gioia di Mara che la ricordava con emozione e commozione.

locandinanew

 

La presentazione sarà curata da mio figlio Giovanni che ha scritto la prefazione della raccolta, mentre mia figlia Antonella, che ha scritto la postfazione, durante la presentazione si occuperà dell'accompagnamento musicale alla voce recitante del bravo attore Adriano Spolaor.

Il ricavato della vendita di questa pubblicazione andrà all’Opera Pia di Terra Santa presso fra Adriano Contran ofm Vice Commissario di Terra Santa per il Nord Italia, Convento S. Antonio di Marghera.

Così anche tu potrai contribuire a sostenere le “pietre vive” nei Luoghi Santi.

Da otto secoli i frati francescani continuano la loro missione, iniziata da San Francesco di Assisi nel 1217, contando sull’aiuto dei cristiani di ogni parte del mondo.

 

 

Gli esperti della rete WORLD-LAB, dopo l’importante Convegno realizzato a Venezia sul tema “UN MODELLO DI SVILUPPO CRISTIANO PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE, svoltosi nella giornata del 7 maggio 2017 e che ha visto la preziosa partecipazione di docenti universitari italiani e stranieri con relatori di istituzioni importanti come la Pontificia Università della Santa Croce, assessori regionali, membri di realtà associative operanti nella società civile, ha elaborato lo studio che segue per rendere fruibile a tutti la strategia che lo stesso World-Lab ha messo a punto per realizzare una alternativa praticabile alla “economia che uccide”. È importante sottolineare che il Convegno è stato patrocinato dall’UCSI del Veneto (Unione Cattolica della Stampa Italiana), e agli organizzatori è arrivata una lettera di incoraggiamento e di encomio da parte del Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Pontificio Consiglio per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Fra i sostenitori del Capitalismo, oggi trionfante e dilagante nella sua forma sempre più prossima al suo stadio terminale, i più convinti, adepti del TINA (There Is No Alternative), scommettono sulla sua fatale egemonia su scala planetaria, salvo forse nelle aree islamizzate, quantomeno sul breve termine.
E questo, in quanto convinti dell'assoluta impraticabilità di ogni altro eventuale Sistema alternativo, concepito o concepibile, destinato perciò, per quanto desiderabile su carta, a restare mera utopia.
Essi dormono, perciò, sonni tranquilli.
Nel maturare tale convinzione essi sono stati indotti in errore dagli intellettuali del variegato mondo antagonista generalmente impegnati a produrre sofisticate analisi e che, nei rari casi in cui azzardano proposte, ben si guardano dal tener conto della loro concreta praticabilità, un tema indiscutibilmente centrale in ogni proposta, ma ancor oggi incredibilmente sottovalutato, quando non addirittura rimosso dagli intellettuali antagonisti.
Questi, di tutta evidenza, danno erroneamente per scontato (come, del resto, la stragrande maggioranza della gente) che ogni cambiamento (qualunque esso sia) possa aver luogo UNICAMENTE (!) combattendo (politicamente), seppur ad armi impari, lo “status quo” imposto dal Sistema vigente.
E cioè:
a) aprendo, preliminarmente, gli occhi alla gente con una informazione libera sulla necessità di un cambiamento (espresso da una breve lista di provvedimenti auspicabili),
b) adoperandosi con tutti i mezzi (libri, conferenze) per coalizzare un'aristocrazia di “risvegliati” in grado di elaborare un progetto politico condiviso, e tradotto nel programma di un Partito, articolato in pochi punti largamente condivisibili, anzi pochissimi punti larghissimamente condivisibili... al limite anche un solo punto unanimemente condiviso ( es. attuazione dell'Art.1 della Costituzione),
c) convincendo la “maggioranza” della gente a votare il Partito in questione, per andare al governo ed... attuare il programma

Credere nella viabilità di una tale sequenza, in un regime come l'attuale (che molti osservatori non esitano a definire, nei fatti, dittatoriale) è un pio desiderio, quando non una “pericolosa illusione” (copyright Papa Francesco). D'altronde, se così non fosse...si saprebbe!

Recentemente è però emersa una proposta “fuori dal coro” , formulata dal network informale di esperti World-Lab (W-L), che potrebbe non solo turbare il sonno dei menzionati adepti del TINA, ma trasformarsi per loro in un vero e proprio incubo, vissuto, però, in stato di veglia.
In effetti W-L sostiene, e in questo risiede l'originalità della sua proposta, che all'attuale “Economia che uccide” (copyright Papa Francesco), cioè un Sistema “Tutto Mercato Mondializzato e Finanziarizzato” si possa sfuggire ma che, per farlo, occorra battere una via apparentemente ambiziosa ma, in realtà, la sola percorribile .
Questa consiste, non tanto nel tentare di modificare il comportamento del Sistema vigente (il quale altro non fa che seguire la sua genetica e la sua morfologia: un leone non diventerà mai vegetariano), bensì nel dare avvio all'edificazione di un Sistema alternativo più favorevole all'uomo e alla natura (e destinato, ovviamente, a rendere obsoleto quello in vigore), cosa che si può fare senza seguire la sequenza a), b), c) menzionata.


Per meglio capire la novità dell'approccio, servendoci di una allegoria, immaginiamo l'uomo occidentale chiuso in una gabbia invisibile, ma reale, che si restringe continuamente limitando la sua libertà di movimento (capacità di auto-determinazione). Questa potrà sembrare un'allegoria azzardata dato che la propaganda di regime parla di una economia sempre più “libera e mondializzata”. Ma, per renderci conto che siamo in una gabbia, basta pensare che oggi, se uno vuole mangiare un uovo, è obbligato a recarsi in un supermercato e comprare un uovo “libero, mondializzato e, più o meno...avvelenato!”.
Riprendendo, dunque, la (fondata) allegoria possiamo dire che seguire la sequenza a), b) e c) equivale, al più, a battersi per “evitare che la gabbia si restringa ulteriormente” nell'intento di salvaguardare un minimo di auto-determinazione (ad esempio regolamentando un Mercato, che si vuole libero, attraverso l'apposizione di etichette sui prodotti con informazioni sulla data di scadenza e sul Paese d'origine: un uovo avvelenato ma... fresco e nostrano!).
Mentre, sempre seguendo l'allegoria, si può dire che W-L ha “aperto la porta della gabbia” che consente a chi lo vuole di godersi, seguendo quanto proposto da W-L, il massimo di libertà.
La proposta, assolutamente banale ma inedita, consiste nel ricorso alla cooperazione mutualistica per auto-produrre (produrre per sé) tutto ciò che conviene (!), a cominciare dai beni e servizi di prima necessità (contrariamente a quanto si pensa, o vien fatto credere, il gruppo umano che produce per sé, per soddisfare bisogni individuali e collettivi dei propri membri, non è solo la famiglia ma può essere anche un insieme di famiglie, associate in una Mutua, o addirittura la Collettività pubblica, di ogni livello geografico).


La proposta, perfettamente realizzabile (le Mutue non sono certo una novità, anche se finora si sono concentrate sui servizi previdenziali), lungi dal pretendere ambiziosamente di modificare il comportamento dell'attuale Sistema “Tutto Mercato Mondializzato e Finanziarizzato” (facendo in modo, ad esempio, che si “de-finanziarizzi” e/o si “de-mondializzi”) punta dritto ad una sua “de-Mercatizzazione” (dalla “produzione per terzi” alla “produzione per sé”) il che significa intervenire sulla sua morfologia al fine di dar gradualmente vita ad un Sistema alternativo, con meno Mercato e più auto-produzione e, di conseguenza, con un comportamento diverso... per sua natura (nell'auto-produzione vige la programmazione per produrre solo quanto richiesto evitando sprechi, la parsimonia per richiedere solo quanto necessario e l'attenzione alla salute umana e, conseguentemente, ambientale).


W-L, focalizzandosi non tanto sugli effetti ma sulla causa, propone dunque l'avvio di una metamorfosi dell'attuale Sistema.
Un Sistema nuovo, con meno Mercato, si realizza, ovviamente e come anticipato, affidando la gestione del circuito di produzione-consumo di una parte di Beni e Servizi, a Modalità di produzione-consumo basate su una logica (Paradigma) diversa da quella consistente nel “produrre per terzi” (Eteronomia) sulla quale si basa il Mercato. E qui non c'è scelta, in quanto la sola logica alternativa, ed opposta, alla precedente è quella che consiste nel “produrre per sé”, nota come auto-produzione (Autonomia).
Un Sistema che fa volutamente un largo ricorso all'auto-produzione (domestica, nella fattispecie) è, ad esempio, quello islamico che, per precetto religioso, impiega in questa Modalità, alternativa al Mercato, circa la metà (femminile) della forza lavoro nazionale. Ne consegue che gran parte dei Beni e Servizi di prima necessità, auto-prodotti a livello domestico, restano inaccessibili al Mercato.
Per capire come mai questo effetto sia voluto basta considerare che il Mercato è una Modalità di produzione-consumo, che è diretta filiazione della moneta (non potrebbe esistere senza di essa) ed è, altresì, condizionata da questa (la leva monetaria è un noto strumento di politica economica).


Occorre inoltre considerare che la moneta, da un lato, ha una natura immateriale e, dall'altro, è dotata di una vita propria.
Il che significa che, se la sua “materializzazione” (consistente nel crearla dal nulla ed inverarla, cioè trasformarla in credito esigibile) cade in mani “diaboliche”, può rendere il Mercato ipertrofico e debordante su ogni aspetto della vita umana rendendo l'uomo, tramite il Mercato, schiavo delle entità che l'hanno creata (denominate, con terminologia ecclesiastica, “sinagoghe di satana” da Papa Pio IX che probabilmente aveva in mente le logge “giudaico-massoniche” oggi denominate, in modo “politicamente corretto”, élite finanziarie).
Non a caso la moneta è stata profeticamente definita “sterco del diavolo” dal “progettista” del Sistema islamico il quale, avendo probabilmente riservato per sé e la sua discendenza il ruolo di “padrone del mondo”, l'ha combattuta e domata, da un lato, facendo argine al Mercato, suo cavallo di Troia, nell'ambito dei beni e servizi essenziali alla vita dandoli in gestione all'auto-produzione domestica (la quale riduce drasticamente l'uso della moneta confinandolo agli input di produzione provenienti da Mercato) e, dall'altro, limitando il potere di chi (sistema bancario) la crea e la presta (attraverso il precetto di condivisione di guadagni e perdite), impedendo (col precetto di abolizione dell'alea) sue appropriazioni indebite attraverso la speculazione parassitaria e, infine, impedendo (con il divieto dell'interesse sui prestiti) che la moneta generi sé stessa.


World-Lab propone dunque di dar gradualmente avvio ad un inedito Sistema economico il quale, pur comprendente una congrua dose di auto-produzione come l'Economia islamica, è ben diverso da questa, essendo, in particolare, compatibile con i principi cristiani (tra i quali la laicità dello Stato), e per questo denominato Economia cristiana, oltre che ben diverso, ovviamente, dalla ”Economia che uccide”, da cui è urgente uscire.
E' importante ribadire che la Modalità auto-produttiva da propagare, in graduale sostituzione del Mercato (anche se limitatamente agli ambiti economici, e non sono pochi, dove essa si dimostra non solo più performante di esso, ma ben più utile), non viene attuata né a livello domestico (come nell'Economia islamica) né tanto meno a livello pubblico (come nell'Economia collettivista), bensì a livello privato-sociale (mutualistico), cioè dai corpi intermedi espressione della società civile.
Da notare che l'inedita Economia cristiana cui W-L propone di dare avvio non è frutto di una intuizione “profetica” , come il Sistema islamico, ma è conseguenza di un recente sviluppo della Scienza economica (contenuto nel libro La Dignità delle Nazioni, Amazon.it, Giugno 2015), fino a quel momento incredibilmente... priva di basi!


In effetti il network Word-Lab, sull'onda di detto sviluppo scientifico, ha semplicemente dimostrato, che fra tutti i Sistemi alternativi concepibili, ottenibili da una matrice “generatrice dei Sistemi” da esso prodotta (vedi La Dignità delle Nazioni, da pag. 166), ce n'è solo uno, ad oggi inedito (tecnicamente denominato Tradizionale Dinamico Rigenerativo – TDR e, più semplicemente, Economia cristiana), che prevede una componente di auto-produzione attuata attraverso cooperative di utenza, e la cui edificazione può prendere avvio senza seguire la menzionata sequenza a), b) e c), cioè la via “politica”, ed è anzi, per giunta, irrealizzabile per tale via.
In effetti l'avvio della sua edificazione può avvenire solo seguendo una nuova sequenza, consistente in tre punti (diciamo A, B e C descritti qui di seguito), che sono alla facile portata della società civile .

dsl ppt
Va detto subito che il Sistema TDR, che può essere definito come una Economia solidale di mercato (oltre che, come detto, Economia cristiana, in quanto è largamente imperniato sui principi cristiani della solidarietà e la cooperazione e non solamente sulla competitività), oltre ad essere il solo Sistema alternativo realizzabile (realisticamente parlando) risulta anche, fortunatamente, agli antipodi rispetto all'attuale Sistema sotto i principali aspetti che toccano la vita della gente.
Il TDR prevede, infatti, la piena attività permanente, l'accesso generalizzato all'imprenditorialità in ambito individuale e/o collettivo e getta altresì le basi per la sostenibilità ambientale.
Ciò non sorprenderà in quanto, come già detto, l'attuale sistema è fondato sull'onnipresenza del Mercato, dove si produce per terzi, e che quindi si situa nel Paradigma dell'Eteronomia, mentre il sistema TDR ha una forte componente di auto-produzione la quale si situa nel Paradigma opposto dell'Autonomia.
Ed anzi il TDR prende forma proprio dalla diffusione di una Prassi standard, denominata Distretto di Sviluppo Locale (DSL), fondata sull'auto-produzione collettiva (di beni, tra cui quelli dell'agroalimentare la cui produzione viene così re-localizzata, e servizi di prima necessità) la quale, benché attuata all'interno di una cooperativa di utenza comprendente più famiglie (300 circa), è comunque calcata sullo schema dell'auto-produzione domestica.
Niente di più banale, insomma.
Il DSL, offrendo opportunità illimitate di lavoro (proprio come nell'auto-produzione domestica dove, volendo lavorare, basta rimboccarsi le maniche) e/o di acquisti vantaggiosi in termini di rapporto prezzo / qualità (dove, diversamente dal Mercato, il prezzo coincide con il costo di produzione e la qualità è accertabile), risulta attrattivo per le famiglie, sia per quelle che badano unicamente al loro interesse sia, a maggior ragione, per quelle che hanno a cuore la sostenibilità ambientale e vi possono contribuire... facendo il loro interesse (una strada in discesa).
Esso dunque, essendo standard ed economicamente viabile, può facilmente diffondersi e indurre una metamorfosi nel Sistema togliendo spazio al Mercato. In particolare quello occupato “abusivamente” con la complicità dello Stato che finanzia gli ammortizzatori sociali con le tasse dei produttori i quali, in tal modo, sembra che vendano ma, di fatto, “regalano” una parte della loro produzione a clienti resi artificialmente solvibili.
I prezzi di acquisizione praticati ai soci del DSL possono essere, a parità di qualità, sicuramente più bassi di quelli di mercato, nonostante l'esternalizzazione attuata dalle imprese del mercato di una serie di costi (associati ad esempio alle conseguenze ambientali dei trasporti implicati dalla concentrazione territoriale della produzione industriale propria al mercato) e che, seppur resi occulti, in ultima analisi ricadono sui cittadini consumatori (concorrenza sleale).
Questo in quanto le caratteristiche della cooperativa, artificialmente concepita, sono state fissate in modo da ottimizzare l'uso della risorsa, peculiare all'auto-produzione, costituita dal rapporto dialogico fra la domanda e l'offerta : il consumatore agevolando il produttore (ad esempio anticipandogli le intenzioni d'acquisto o concentrando gli acquisti in determinate fasce temporali e così via) agevola... sé stesso, diversamente da quanto avverrebbe sul mercato, dove produttore e consumatore sono soggetti terzi caratterizzati da interessi contrastanti che, nei settori (non tutti!) in cui vige in una qualche misura l'asimmetria informativa, ovviamente favorevole al produttore, si traducono in una proporzionale penalizzazione del consumatore.
Come detto, il DSL ha le caratteristiche che favoriscono la sua diffusione e quindi tende ad espandersi per contagio fino a dar luogo ad una “salvifica pandemia”, nessun efficace “vaccino” essendo ad oggi, per fortuna, disponibile.

I tre punti della nuova sequenza consistono :

A) Annunciare alla popolazione, attraverso un canale informativo libero ed indipendente, l'avvento imminente di un sistema economico “parallelo” all'attuale (e gradualmente sostitutivo nella misura e al ritmo liberamente scelto dalla gente) illustrandone le principali caratteristiche (quali la disoccupazione zero e la sostenibilità ambientale) e lanciare un appello per individuare sul territorio un Soggetto della società civile, sia esso individuale (ad es. una Parrocchia, trattandosi di realizzare una Economia cristiana, ma non necessariamente) oppure collettivo (una rete di associazioni locali), Patrocinatore della realizzazione (graduale, a cominciare dall'auto-produzione di un solo articolo, ad esempio il pane) di un Distretto di Sviluppo Locale pilota, cioè un prototipo da replicare ovunque richiesto (aree urbane “economicamente desertificate”).
L'attivazione dei punti successivi richiede la realizzazione di tale punto A, la durata della quale (un mese, un anno...oltre?) dà la misura della predisposizione sociale al cambiamento (una predisposizione destinata a crescere alla luce dei positivi effetti del DSL.

B) Accompagnare, attraverso il medesimo canale informativo, la realizzazione del DSL pilota attraverso azioni specifiche. Fra queste, il supporto alla raccolta, localmente organizzata, di risparmio e fideiussioni finalizzate, via la costituzione di un Fondo di investimento ad hoc, all'investimento relativo agli spazi attrezzati, di proprietà del Fondo, dati in affitto alla cooperativa operante nel DSL) e rendicontare l'evoluzione del DSL pilota (aggiornando un insieme prestabilito di parametri quantitativi accompagnati da brevi commenti).
La realizzazione del punto B cioè la messa a regime del DSL pilota, necessaria alla realizzazione del successivo punto C, farà molto parlare di sé (facilitando, in tal modo, la realizzazione del detto punto C ed, anzi, un suo successo “precoce”).
Essa potrà durare un paio d'anni. Possono sembrare tanti, ma c'è chi batte da una vita la via frustrante e senza uscita della “ politica” implicante la sequenza a), b) e c) e, pur vivacchiando impantanato nella realizzazione del punto a), non demorde e, come il moscone che vuole uscire dalla stanza, continuerà a sbattere contro il vetro della finestra (con grave danno per sé e per gli altri).

C) Organizzare un Movimento politico mirante al completamento del sistema TDR e del sistema sociale che ne consegue, denominato Civismo in quanto basato sulla cittadinanza attiva e sulla democrazia, per quanto possibile, diretta e, laddove possibile, generalizzata (dall'auto-produzione del pane all'auto-produzione delle leggi).

La diffusione del DSL porta già, di per sé, all'approdo ad un Sistema economico strutturalmente diverso da quello di partenza e caratterizzato da positivi effetti quali la piena attività permanente e la re-localizzazione di molte attività produttive. Essa getta però anche le basi per altri effetti positivi (quali ad esempio il passaggio, presso le imprese del mercato, dal sistema salariale a quello partecipativo e il graduale abbandono dello stile di vita consumistico), obiettivi il cui raggiungimento è sicuramente facilitato dalla politica. E' comunque evidente che la realizzazione del punto C, qui in questione, risulta relativamente agevole in quanto il programma politico risulta abbastanza evidente, e l'adesione della gente è facilitata avendo toccato quasi tutti con mano i vantaggi quali l'inserzione lavorativa e/o acquisti vantaggiosi che si traducono in un miglioramento nella qualità della vita. Ciò che risulta altresì facilitata è la scelta del livello amministrativo geograficamente più appropriato all'attuazione del programma in quanto essa emerge dal principio alla base del Sistema TDR consistente nell'individuazione del livello di massima auto-determinazione, da dismettere gradualmente in presenza di salti positivi in termini di convenienza (misurata dal rapporto qualità/prezzo oggettivamente quantificato), arrestando il processo al primo salto nullo o, a maggior ragione, potenzialmente negativo”.

E' così, ad esempio, che nel sistema TDR il pane, che può essere auto-prodotto anche a livello domestico, non coincidente però nonostante le apparenze con il livello di massima auto-determinazione in quanto la qualità degli ingredienti acquisiti sul mercato è totalmente fuori controllo (la farina stessa può provenire da un qualunque punto del pianeta dopo vicissitudini incontrollabili, quali lunghe giacenze, a scopo speculativo, nelle stive delle navi e relativi trattamenti chimici antimicotici), converrà auto-produrlo nel DSL punto di massima auto-determinazione in quanto l'intera filiera è sotto controllo del DSL stesso o, per gli ingredienti importanti, quali le farine, di qualche aggregazione di DSL adiacenti. Il passaggio ad un livello più ampio (auto-produzione di pane a livello Comunale o addirittura a livelli superiori, come nelle Economie collettiviste) va evidentemente evitata in quanto alla dismissione di auto-determinazione non farebbe seguito nessun vantaggio, anzi. I Servizi individuali di pubblica utilità (erogazione d'acqua, trasporti collettivi locali, rifiuti...) potranno essere auto-prodotti, ad esempio, da grandi cooperative di utenza di scala municipale, comunale o intercomunale, a seconda della dimensione dei Comuni, cioè attraverso una gestione privato-sociale di servizi. E questo, sia nel caso essi fossero precedentemente gestiti in forma pubblica (in questi casi si tratterà di una “privatizzazione” di tipo inedito) o in forma privato-individuale, dalla immancabile multinazionale (in tali casi si tratterà di una inedita “re-privatizzazione”). Da notare che in entrambi i casi i cambiamenti avranno luogo all'insegna di un accresciuto controllo sociale (democrazia diretta, senza intermediazione di Partiti). Venendo ai servizi collettivi, indivisibili e cioè erogabili obbligatoriamente alla collettività nel suo insieme (tipici i casi della difesa e dell'ordine pubblico) e quindi obbligatoriamente auto-prodotti, il livello amministrativo geografico ottimale risulta, anche per essi, facilmente identificabile oggettivamente.


Per quanto riguarda la difesa il livello nazionale (dove, sia detto per inciso, il servizio di leva, in una società Civista, è obbligatorio), va sicuramente superato. In Occidente, l'Unione europea appare di primo acchito il livello adeguato per i Paesi membri e cioè tale da garantire efficacemente la loro difesa senza per questo troppo perdere in termini di auto-determinazione (evitando di farsi trascinare in pericolose situazioni da partner extra-europei particolarmente bellicosi, non si sa mai... anzi si sa!).
Per quanto riguarda, invece l'ordine pubblico, la sua gestione può essere variamente distribuita in termini territoriali andando, in funzione delle esigenze locali, dalle ronde di vicinato alla polizia di quartiere, cantonale, federale, confederale, internazionale.
Per quanto riguarda invece i grandi insiemi dei beni industriali di consumo finale (automobili, elettrodomestici) nonché i beni intermedi (infrastrutture quali strade, vari input di produzione quali materie prime e macchinari, quale ad esempio una impastatrice impiegata nella produzione del pane, dato che il rapporto qualità/prezzo è più facilmente determinabile oggettivamente (attraverso le specifiche tecniche) rispetto alla farina o al lievito, risulterà sicuramente conveniente dismettere ogni auto-determinazione affidandosi al Mercato, fosse anche mondializzato.
Come si può ben capire, le varie “teorie politiche” impostate UNICAMENTE sul territorio e che privilegiano incondizionatamente (indipendentemente dalla tipologia di beni e servizi) il “piccolo” (Mille patrie), il “grande” (Mondialismo) o una pluralità di particolari aree geografiche (Multi-polarismo), paiono altrettante ideologie mal fondate.

Conclusione

Un canale informativo libero e indipendente, stanco di battersi nella realizzazione del punto a) della sequenza, comunque irrealizzabile, menzionata, e che sul piano del “posizionamento culturale” non ha ancora oltrepassato il punto di non-ritorno, può riciclarsi vantaggiosamente, continuando a praticare la sua attività informativa, oltretutto facendo l'effettivo interesse pubblico, impegnandosi nel punto A della nuova sequenza.
Il semplice annuncio, opportunamente dispensato, che un nuovo mondo è possibile attraverso la realizzazione di una inedita Economia cristiana (a patto di non puntare direttamente sulla politica ma preliminarmente sulla società civile e in vista di un sicuro ed immediato interesse individuale di chi aderisce), potrebbe già avere, fin da subito, riflessi positivi.


Inoltre, nella verosimile ipotesi della realizzazione con successo del punto A, il che significa aver identificato un adeguato soggetto non-profit, singolo (es. una Parrocchia) o composito (una aggregazione di associazioni locali), disposto ad assumere il ruolo di Patrocinatore della realizzazione di un DSL pilota sul suo territorio (il che si traduce nell'offrire ai propri iscritti e simpatizzanti la chance di divenire beneficiari dell'iniziativa senza rischi di alcun tipo), il detto canale informativo potrà legittimamente far parte, come portavoce ufficiale, e con una congrua quota sociale, del soggetto composito Attuatore (convenzionato con il soggetto Patrocinatore) alla creazione del quale esso ha contribuito: un consorzio di imprese for-profit il cui core business consiste nella fornitura di servizi di accompagnamento (finanza, architettura...) agli investitori, privati e pubblici, proprietari delle strutture produttive, distinte in Polo urbano e un Polo rurale, affittate (ad un canone compatibile con un ricorso al credito) alla cooperativa operante nel DSL.
La quale, come la famiglia auto-produttrice, essendo totalmente scevra dal fenomeno della mortalità d'impresa e delle “crisi” economiche che invece affliggono le imprese del mercato, rende l'investimento attraente e sicuro (nonché accessibile, per frazioni anche piccole, ai soci della cooperativa stessa e all'intera cittadinanza).

LA DIGNITA DELLE NAZIONI COPERTINAMANIFESTO DEL CIVISMO copertina

LETTERA A UN PARROCO CATTOLICO

Reverendo parroco

poiché il “politicamente corretto” impedisce di raccontare la verità storica, ti mando queste brevi note solo come curiosità storica riguardo la nascita della Festa della Trasfigurazione di Gesù.
Questa devozione era già diffusa in gran parte delle comunità cristiane già dai primi secoli, e anche sucessivamente in particolare nelle chiese officiate dalle famiglie francescane, e come per la Festa della Madonna del Rosario anche questa della Trasfigurazione è legata a un evento bellico contro la cristianità europea a opera degli eserciti turco-ottomani che avevano come obiettivo quello di islamizzare l’Europa, ANCORA QUALCHE SECOLO FA.

trasfigurazione di gesù 1

Icona della Trasfigurazione con Gesù nella mandola centrale insieme a Mosé e Elia, mentre ai suoi piedi spaventati Pietro, Giacomo e Giovanni


Giusto per completezza di informazione ricordo che il 7 ottobre la Chiesa Cattolica, ancora oggi fa memoria liturgica della Festa del Rosario, istituita solennemente dal Papa San Pio Quinto nel 1571, ricorrenza della vittoria della Lega Navale Cattolica a Lepanto contro la più imponente flotta turco-ottomana.
Per curiosità ho avuto modo di domandare a qualche credente impegnato nelle Parrocchie dove in quella ricorrenza c’è addirittura la “sagra” paesana, se era al corrente da dove nasceva quella loro festa, e nessuno era a conoscenza dell’evento storico. Questo solo per dimostrare che anche la Chiesa Cattolica non è incline a spiegare la sua storia ai propri fedeli.

Oggi, grazie al buonismo dilagante dove chiamare con nome gli eventi storici si rischia addirittura la denuncia penale da parte delle autorità, non solo civili ma anche religiose, il popolo dei credenti e dei non credenti è tenuto nell’ignoranza assoluta per la paura instillata dai media che conoscere gli eventi storici può far male alla “salute”.
Ricordo con sgomento una conversazione avuta con un teologo francescano minore pochi anni fa proprio su San Giovanni di Capestrano, frate minore come lui. Ebbene, questo acculturato frate sosteneva che quei frati che avevano promosso la difesa dell’Europa sostenendo con la forza della predicazione il coraggio delle armate cristiane notevolmente inferiori come numero e potenza bellica, contro gli eserciti islamici della Turchia Ottomana, oggi non sarebbero stati proclamati santi da questa Chiesa Cattolica.
Insieme a San Giovanni di Capestrano, per completezza di informazione aggiungo altri frati francescani come San Giacomo della Marca, San Lorenzo di Brindisi e il nostro Beato Marco d’Aviano, tutti molto attivi nella difesa della Cristianità europea del loro tempo.
Concludo con questa breve riflessione: “Questa Chiesa Cattolica, oggi, non è neanche in grado di proporre la propria dottrina, e sta cancellando l’eroismo dei suoi santi missionari quando afferma che la Chiesa Cattolica non deve fare proselitismo, ovvero non deve far conoscere Cristo al mondo che non lo conosce o che lo ha rifiutato o che lo ha dimenticato”.
San Giovanni Evangelista riporta un pensiero di Gesù nel suo Vangelo: “La verità vi farà liberi”.
Quale verità?

Battaglia di Belgrado, 1456
Dal 14 al 22 luglio 1456 Cristiani e Turchi si batterono a Belgrado e la vittoria fu, contro ogni speranza, dei crociati.
Il nuovo pericolo che minacciava l’Europa era costituito dall’avanzata sanguinaria e apparentemente inarrestabile dell’Islam e dei Turchi guidati da Maometto II. Dopo la conquista di Costantinopoli e la conseguente caduta dell’Impero romano d’Oriente, le armate turco-ottomane dilagarono nell’Europa centrale avendo come obiettivo la conquista dell’Ungheria e la islamizzazione conseguente di quei territori. Su quella strada posero sotto assedio Belgrado e furono i papi Niccolò V e poi il successore Callisto III che organizzarono una crociata in difesa della fede cristiana e dell’Occidente intero minacciati dal pericolo ottomano-islamico. Ma sul campo è stato san Giovanni di Capestrano, un umile frate francescano, a raccogliere la sfida e darsi da fare, con la predicazione, per reclutare uomini.
Con un esercito di quasi 5.000 uomini si mise in cammino verso Belgrado, fortezza che era stata chiusa in una tenaglia dalle truppe di Maometto II e dalla flotta turca. Fu dapprima un comandante ungherese, Giovanni Hunyadi, dietro suo impulso a rompere l’assedio navale con un attacco che riportò pieno successo il 14 luglio 1456. Una settimana dopo arrivò anche la vittoria terrestre. E questa ebbe come protagonista assoluto fra Giovanni di Capestrano che guidò l’attacco. Un frate trasformatosi in generale vittorioso. Fu questa azione a difesa dell’Occidente che gli meritò in seguito l’appellativo di “Apostolo dell’Europa Unita”. Questo avveniva il 22 luglio, ma la notizia arrivò a Roma il 6 agosto.
Il Papa Callisto III istituì, in memoria, la festa della Trasfigurazione il 6 agosto a simboleggiare la letizia che trasfigurava l'Europa.

SAN GIOVANNI DA CAPESTRANO

San Giovanni di Capestrano come viene ricordato nella iconografia storica: animatore delle armate cattoliche

Come puoi notare e come puoi facilmente documentarti, l’ansia conquistatrice dell’Islam contro l’Europa, una volta cristiana, ha una storia antica. Per facilitarla ti aggiungo la cronologia degli eventi bellici che le armate islamiche hanno perpetrato nei secoli, subito dopo la morte del loro fondatore il profeta Muhammad, morto nell’anno del Signore nostro Gesù Cristo 632.

Breve cronologia degli eventi bellici connessi all'espansionismo islamico

632 d. C. ........ Morte di Maometto (8 giugno).
632-634 ........ Conquista araba della Mesopotamia e della Palestina.
635 ........ Conquista araba di Damasco.
638 ........ Conquista araba di Gerusalemme.
642 ........ Conquista araba di Alessandria di Egitto.
647 ........ Conquista araba della Tripolitania.
649 ........ Inizio delle guerre sul mare e conquista di Cipro.
652 ........ Prima spedizione contro la Sicilia.
667 ........ Occupazione araba di Calcedonia (Anatolia).
669 ........ Attacco a Siracusa.
670 ........ Attacco ai berberi e conquista del Màghreb.
674-680 ........ Primo assedio arabo di Costantinopoli.
698 ........ Gli arabi prendono Cartagine ai bizantini.
700 ........ Assalto arabo a Pantelleria.
704 ........ L’emiro Musa proclama la "guerra santa" nel Mediterraneo occidentale; infesta il Tirreno e assale la Sicilia.
710 ........ Attacco arabo a Cagliari.
711 ........ Sbarco arabo nella Spagna meridionale. Inizia la conquista della penisola iberica.
715-717 ........ Secondo assedio arabo di Costantinopoli.
720 ........ Attacco alle coste della Sicilia.
727-731 ........ Aggressioni alle coste della Sicilia.
738 ........ Liutprando sconfigge gli arabi ad Arles.
740 ........ Primo sbarco in Sicilia di un esercito saraceno.
753 ........ Ulteriore sbarco in Sicilia.
778 ........ Il giorno 8 settembre, Franchi e Longobardi sconfiggono gli arabi a Sabart, sui Pirenei.
806 ........ I mussulmani occupano Tyana, in Anatolia, e avanzano fino ad Ankara. Ademaro, conte franco di Genova, combatte i saraceni in Corsica.
812-813 ........ I saraceni attaccano Lampedusa, la Sicilia, Ischia, Reggio Calabria, la Sardegna, la Corsica e Nizza.
819 ........ Nuovo attacco alla Sicilia.
827 ........ Il 14 giugno, sbarco in Sicilia di un esercito, per la conquista dell’isola.
829 ........ I saraceni sbarcano a Civitavecchia.
830 ........ I saraceni invadono la campagna romana e saccheggiano le basiliche di San Paolo e di San Pietro.
831 ........ A settembre, Palermo si arrende agli arabi.
838 ........ Attacco saraceno a Marsiglia.
839 ........ Incursioni saracene in Calabria. Sbarco e conquista di Taranto.
840 ........ Scontro navale, davanti a Taranto, tra saraceni e veneziani, che non riescono a fermare l’attacco. Saccheggio di Cherso, del Delta del Po e di Ancona.
841 ........ Gli arabi si spingono nel Quarnaro e distruggono la flotta veneziana all’isola di Sansego.
842 ........ Il 10 agosto Bari viene conquistata. Vengono saccheggiate le coste della Puglia e della Campania.
843 ........ L’emiro palermitano scaccia i bizantini da Messina.
844 ........ I normanni sbarcano in Spagna e occupano Siviglia.
846 ........ Spedizioni saracene a Ponza e a Capo Miseno. Il 23 agosto, gli arabi sbarcano alla foce del Tevere, assediano Ostia, saccheggiano nuovamente le basiliche di San Pietro e di San Paolo e l’entroterra fino a Subiaco, assediando poi Roma. Ritiratisi, depredano Terracina, Fondi, e assediano Gaeta.
849 ........ I saraceni saccheggiano Luni e Capo Teulada, in Sardegna.
850 ........ Attacco arabo contro Arles.
852-853 ........ Assalto alle coste calabresi e campane.
856 ........ Incursioni arabe a Isernia, Canosa, Capua e Teano.
859 ........ Gli arabi prendono Enna.
867 ........ Gli arabi saccheggiano il monastero di San Michele sul Gargano. I saraceni occupano alcune città dalmate e assediano Ragusa. La flotta veneziana, guidata dal doge Orso, li insegue e li sbaraglia davanti a Taranto.
868 ........ Re Ludovico libera Matera, Venosa e parte della Calabria.
869 ........ Bande di saraceni invadono la Camargue.
870 ........ Gli arabi occupano Malta e saccheggiano Ravenna.
879 ........ Gli arabi prendono Taormina.
879 ........ I saraceni saccheggiano Teano, Caserta e la campagna romana.
881 ........ Il Papa scomunica il Vescovo di Napoli per la sua alleanza con i saraceni.
885 ........ I saraceni saccheggiano Montecassino e la Terra di Lavoro.
890 ........ I mori di Spagna attaccano la costa provenzale e stabiliscono una base a Frassineto (La Garde-Freinet).
898 ........ Saccheggio saraceno della Badia di Farfa.
912 ........ Incursione saracena all’Abbazia di Novalesa.
913 ........ Attacco alla Calabria.
914 ........ Gli arabi stabiliscono basi a Trevi e a Sutri.
916 ........ Incursione saracena nella Moriana (Savoia).
922 ........ Incursione e saccheggio di Taranto.
924 ........ Presa di Sant’Agata di Calabria.
925 ........ Incursioni saracene in tutta la Calabria, fino in terra d’Otranto; assedio e massacro di Oria.
929 ........ Saccheggio delle coste calabresi.
930 ........ Paestum viene saccheggiata.
934 ........ Assalto alla costa ligure.
935 ........ Saccheggio di Genova.
936 ........ Fallito attacco saraceno ad Acqui, difesa dal conte Aleramo.
940 ........ Incursione saracena al passo del San Bernardo.
950 ........ L’emiro palermitano assale Reggio e Gerace e assedia Cassano Jonio.
952 ........ Gli arabi, alleati con Napoli, colonizzano la Calabria.
960 ........ San Bernardo da Mentone vince e insegue i saraceni in Val d’Aosta, fino a Vercelli.
965 ........ Gli arabi prendono Rametta, ultima roccaforte siciliana e in seguito sbarcano in Calabria.
969 ........ Saccheggi saraceni nell’Albesano.
977 ........ I saraceni prendono Reggio, Taranto, Otranto e Oria.
978 ........ I saraceni saccheggiano la Calabria.
981 ........ Ancora saccheggi in Calabria.
986 ........ I saraceni saccheggiano Gerace.
987 ........ I saraceni saccheggiano Cassano Jonio.
988 ........ Gli arabi prendono Cosenza e la terra di Bari.
991 ........ Presa di Taranto.
994 ........ Assedio e presa di Matera.
1002 ........ Incursioni a Benevento e nelle campagne napoletane, assedio di Capua.
1003 ........ Incursioni nell’entroterra di Taranto. Attacco a Lérins, in Provenza.
1009 ........ Il califfo Al-Hakim tenta di distruggere il Santo Sepolcro.
1029 ........ Saccheggio delle coste pugliesi.
1031 ........ Saccheggio di Cassano Jonio.
1047 ........ Incursione saracena a Lérins.
1071 ........ Gli arabi vincono la battaglia di Manazkert e iniziano la conquista dell’Anatolia.
1074 ........ Sbarco di saraceni tunisini a Nicotera, in Calabria.
1080 ........ I saraceni, al servizio dei normanni, saccheggiano Roma.
1086 ........ Gerusalemme cade in mano ai turchi.
1096 ........ Inizio della Prima crociata, male organizzata e destinata a fallire. Nell'ottobre dello stesso anno verrà bloccata presso il Bosforo.
1097 ........ Prende l'avvio la seconda fase della crociata che condurrà alla conquista di Betlemme il 15 luglio 1099.
1122 ........ Scorreria saracena a Patti e a Siracusa.
1127 ........ Attacco a Catania e nuovo saccheggio di Siracusa.
1144 ........ L'atabeg di Mossul Zengi, con un colpo di mano, s'impadronisce di Edessa assumendo nel mondo islamico ruolo e fama di "difensore della fede".
1145 ........ Papa Eugenio III bandisce la seconda crociata. A causa dei contrasti interni si rivelerà inutile.
1187 ........ Salah-ad-Din riconquista Gerusalemme.
1190 ........ Papa Clemente III organizza la terza crociata. Riccardo Cuor di Leone sconfigge per due volte Salah-ad-Din ma, sempre a causa dei dissensi interni alla coalizione, non poté liberare Gerusalemme. Concluse però una tregua di tre anni, che prevedeva garanzie per i pellegrini (1192).
1195-1204 ........ Si susseguono diversi tentativi pressoché inutili di organizzare una quarta crociata. Anche in questo caso mancherà la necessaria coesione e le lotte interne la renderanno pressoché inutile.
1213 ........ Papa Innocenzo III tenta di bandire un'altra crociata che però non avrà luogo.
1217-1221 ........ Quinta crociata. Nel 1219 le cronache riportano la visita di Francesco d'Assisi al campo crociato. Francesco predirà la sconfitta a causa delle faziosità e delle divisioni interne. La Chiesa non riconoscerà la quinta crociata.
1221 ........ Fallisce la conquista de Il Cairo e anche la quinta crociata si risolve con un nulla di fatto.
1229 ........ Federico II accordatosi con il sultano d'Egitto al-Kamil (Trattato di Giaffa) ottiene Gerusalemme, Betlemme, Nazaret e alcune località costiere fra San Giovanni d'Acri e Giaffa e tra Giaffa e Gerusalemme; e conclude anche una tregua decennale.
1244 ........ I mussulmani riconquistano Gerusalemme.
1245 ........ Papa Innocenzo IV bandisce la settima crociata. Luigi IX, re di Francia, la organizza con le sue sole forze ma non riesce a conquistare Gerusalemme. Ulteriori tentativi si concluderanno nel 1270 con pochi esiti. Dalla seconda metà del sec. XIV, la progressiva avanzata dei turchi ottomani verso il cuore dell'Europa ridiede una certa attualità alla crociata, intesa però in senso non di guerra santa per la riaffermazione del cristianesimo in Oriente, ma di guerra per la difesa dell'Occidente stesso dall'islamismo sulla via di sempre più ampie conquiste. Le crociate fallirono quanto al loro scopo originario, cioè la liberazione dei Luoghi Santi dai mussulmani. Restano tuttavia un fenomeno storico di grande rilevanza non solo religiosa, ma politica, economico-sociale, culturale. Politicamente, impegnarono i mussulmani contenendone e ritardandone l'avanzata in Europa, e ciò permise lo sviluppo degli Stati centro-occidentali.
1308 ........ I turchi prendono Efeso e l’isola di Chio.
1326 ........ I turchi conquistano Brussa.
1329 ........ I turchi prendono Nicea (Urchan).
1330 ........ I turchi sconfiggono i bulgari, a Velbuzhd.
1337 ........ I turchi conquistano Nicomedia e si installano sul Mar di Marmara.
1356 ........ I turchi prendono Gallipoli, sul Mar di Marmara.
1371 ........ I turchi sconfiggono i serbi sulla Martz.
1382 ........ I turchi occupano Sofia.
1386 ........ I turchi occupano Nis, in Macedonia.
1423 ........ I turchi prendono il Peloponneso e la Morea.
1425 ........ Abbandono dell’isola di Montecristo a causa delle continue incursioni saracene.
1430 ........ I turchi prendono Tessalonica, la Macedonia, l’Epiro e la città di Giannina.
1453 ........ Maometto II prende Costantinopoli.
1455 ........ I turchi prendono Focea, Tasso e Imbro, nell’Egeo.
1458 ........ Maometto II conquista tutte le terre cristiane in Grecia, tranne le colonie veneziane. Dopo due anni di assedio, cade l’Acropoli di Atene.
1459 ........ La Serbia diventa provincia ottomana.
1460 ........ I turchi occupano tutto il Peloponneso.
1461 ........ Cade anche Trebisonda, ultimo Stato bizantino. I turchi occupano la colonia genovese di Salmastro.
1462 ........ Maometto II occupa la Valacchia. Prende Mitilene ai genovesi.
1465 ........ Costantinopoli diventa la capitale dell'impero ottomano. La cattedrale di Santa Sofia viene trasformata in moschea.
1470 ........ I turchi occupano la veneziana Negroponte.
1471 ........ Scorrerie ottomane in Carniola, in Istria, nel Monfalconese e nel Triestino.
1472 ........ Scorrerie ottomane in Croazia.
1473 ........ Scorrerie ottomane in Carniola e Carinzia.
1474 ........ Scorrerie ottomane in Croazia e Slavonia.
1475 ........ Incursioni turche in Stiria inferiore e Carniola. I turchi prendono Kaffa e tutta la Crimea ai Genovesi.
1476 ........ Incursioni turche in Carniola, Stiria, e in Istria, fino a Gorizia e Trieste.
1477 ........ Incursione in Friuli.
1478 ........ Scorreria in Carniola, Istria e Dalmazia.
1480-1481 ........ I turchi conquistano Otranto e ne massacrano la popolazione compiendo un'orribile strage.
1482 ........ Incursione ottomana in Istria e Carniola.
1483 ........ Incursione in Carniola. Annessione turca dell’Erzegovina.
1484 ........ Conquista turca dei porti sulla Moldava.
1493 ........ Scorrerie in Istria, Carniola e Carinzia.
1498-1499 ........ Scorrerie ottomane in Carniola, Istria e Carinzia.
1499 ........ Grande scorreria turca in Friuli, fino ai confini della Marca Trevigiana.
1511 ........ I turchi conquistano la Moldavia.
1516 ........ Saccheggio di Lavinio, sul litorale romano.
1521 ........ Suleiman II prende Belgrado.
1522 ........ I turchi prendono Rodi ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che si trasferiscono a Malta, assumendo il nome di "Cavalieri di Malta".
1526 ........ Suleiman II sconfigge gli ungheresi a Mohàcs.
1528 ........ I turchi assoggettano il Montenegro.
1529 ........ Suleiman II intraprende il primo assedio di Vienna. Occupa la Georgia e l’Armenia.
1531 ........ Khaireddin saccheggia le coste dell’Andalusia.
1543 ........ Suleiman II conquista gran parte dell’Ungheria.
1551 ........ Dragut saccheggia Augusta, in Sicilia.
1554 ........ Dragut saccheggia Vieste.
1555 ........ Dragut assale Paola, in Calabria.
1556 ........ Ivan IV conquista Astrachan.
1558 ........ Dragut saccheggia Sorrento e Massa Lubrense.
1566 ........ Una flotta turca entra in Adriatico e bombarda Ortona e Vasto. I turchi prendono Chio ai genovesi.
1571 ........ Il 6 agosto, i turchi prendono Famagosta, ultimo caposaldo veneziano di Cipro. Il 7 ottobre, la flotta turca, guidata da Selim II, è sconfitta, a Lepanto, da quella cristiana.
1575-1600 ........ I pirati moreschi attaccano sistematicamente le coste della Catalogna, dell’Andalusia, della Linguadoca, della Provenza, della Sicilia e della Sardegna.
1582 ........ Saccheggio di Villanova-Monteleone in Sardegna.
1587 ........ Gli arabi attaccano Porto Vecchio, in Corsica.
1588 ........ Hassan Aghà saccheggia il litorale laziale e Pratica di Mare.
1591 ........ Il Pascià di Bosnia invade la Croazia austriaca.
1618-1672 ........ Gli arabi attaccano sistematicamente le coste siciliane.
1623 ........ Gli arabi saccheggiano Sperlonga.
1636 ........ Gli arabi occupano Solanto.
1647 ........ Gli arabi saccheggiano parte della Costa Azzurra.
1672 ........ I turchi attaccano la Polonia e conquistano la fortezza di Kamenez. Con il Trattato di Bucracz ottengono la Podolia.
1680 ........ I turchi saccheggiano Trani e Lecce.
1683 ........ I turchi assediano Vienna dal 14 luglio. L’imperatore Leopoldo I si allea con Giovanni Sobieski, re di Polonia. Vienna è liberata dall’esercito austro-polacco del duca Carlo Leopoldo V di Lorena, con la battaglia di Kalhenberg, del 12 settembre.
1703 ........ Ahmed III fa guerra a Pietro I e lo sconfigge sul Prut.
1708 ........ Algeri riprende Orano agli spagnoli.
1714 ........ I turchi saccheggiano la zona di Lecce.
1727 ........ I mussulmani saccheggiano San Felice al Circeo.
1741 ........ I Bey di Tunisi cacciano i genovesi dall’isola di Tabarca.
1754 ........ Saccheggio arabo di Montalto di Castro.
1780 ........ I mussulmani saccheggiano Castro, in Puglia.
1799 ........ Dopo la partenza di Napoleone, i turchi riprendono l’Egitto.
1915-1916 ........ Genocidio degli armeni da parte dei turchi.

1920-1922 ........ I turchi respingono il Trattato di Sèvres e cacciano i greci dall’Anatolia.
1923 ........ Con la Pace di Losanna, la Turchia si riprende la costa dell’Anatolia. È una vera pulizia etnica con la deportazione di intere popolazioni.
1928 ........ Hassan al-Banna fonda l’Associazione dei "Fratelli mussulmani".
1944 ........ Fondazione della "Lega degli Stati arabi" (Lega Araba dal 1945).
1948 ........ Proclamazione dello Stato di Israele.
1965 ........ Inizio di forti migrazioni maghrebine e turche nell’Europa occidentale.
1968 ........ Inizio del terrorismo di Al Fatah.
1974 ........ I turchi occupano la parte settentrionale di Cipro. Massacri effettuati dai Palestinesi in Alta Galilea.
1975 ........ Inizio dello sterminio dei cristiani maroniti del Libano.
1979 ........ Rivoluzione islamica dell’Ayatollah Khomeini, in Iran. Per anni rimase esiliato e al sicuro in Francia.
1980 ........ Aumento degli attentati islamici nel mondo. Primi disordini nei quartieri islamici in Europa.
1981 ........ Un terrorista turco attenta alla vita di papa Giovanni Paolo II (13 maggio).
1990 ........ Occupazione siriana del Libano. Il generale Michel Aoun si oppone tenacemente all’inglobamento del Libano nella "grande Siria". La debole politica occidentale lo porterà a cedere.
1991 ........ Inizio delle guerre nel Caucaso. Rivolte in Cecenia.
1991 ........ Inizio degli sbarchi clandestini di massa in Italia.
1992 ........ Formazione di uno stato islamico in Bosnia.
1993 ........ Primo attentato al "World Trade Center" di New York.
1996 ........ Numerosi attentati di Hamas, in Israele. Attentati anti-americani, in Arabia Saudita. I talebani prendono il potere in Afghanistan grazie all'appoggio politico-militare americano.
1998 ........ Rivolta anti-serba nel Kosovo. La Serbia, intervenuta in Kosovo, verrà successivamente attaccata da una coalizione occidentale, soprattutto dietro pressione degli USA. Si delinea più che mai l'assenza di una vera politica europea.
2001 ........ L’undici settembre il "World Trade Center" di New York viene completamente distrutto da una serie di attentati che appaiono sempre più controversi.
2003 ........ Operazione "Enduring Freedom". Guerre in Afghanistan e in Iraq. La dittatura di Saddam Hussein viene abbattuta. Strage contro gli italiani a Nassiriya, in Iraq (12 novembre).
2004 ........ Numerosi attentati in Iraq. Stragi a Madrid (11 marzo) con 190 morti, e a Beslan (3 settembre): oltre 300 le vittime, per lo più bambini, vilmente assassinati in Ossezia del Nord. Strage di Taba, in Egitto (8 ottobre). Numerosi altri attentati in tutto il mondo.
2005 ........ Numerosi Attentati in Iraq. Strage nella metropolitana e negli autobus londinesi (7 luglio): oltre cinquanta morti e centinaia di feriti. L'attentato avviene in contemporanea con l'assemblea del G8 in Scozia. Il 23 luglio seguono gli attentati di Sharm El-Sheik con oltre 60 morti e decine di feriti. Attentato a Bali (Indonesia) il 1° ottobre (23 morti e 150 feriti). Dal 27 ottobre al 16 novembre: violenze e rivolte delle comunità immigrate nelle periferie di Parigi e di altre città. L'8 novembre il governo impone misure d'emergenza, tra cui il coprifuoco. Due le vittime, circa 4.500 arrestati, oltre 10.000 le auto incendiate, distrutti 200 edifici pubblici. Il 9 novembre ad Amman (Giordania) tre attentati suicidi in tre alberghi frequentati da turisti provocano 60 morti e oltre 90 feriti. Il 10 novembre Al Qaeda rivendica la paternità degli attentati.
Dopo il 2005 la violenza jhadista non si è fermata, è esplosa in modo dirompente con la fondazione dello Stato Islamico in Siria e in Iraq e seminando terrore e morte soprattutto tra i cristiani di quelle terre e in Europa.


Risulta del tutto evidente come l’affermazione che la violenza musulmana nasca dalle Crociate è senza dubbio oltre che falsa, storicamente infondata. L’Islam nasce con quanto è contenuto dentro al sacro libro del Corano e se nel Corano è predicata la guerra contro gli infedeli, i fedeli musulmani non fanno altro che obbedire alla loro dottrina.

Martedì, 11 Luglio 2017 06:17

PER RICODARE MARA

locandina2 corretta

Il concerto vocale e strumentale che vi propongo e al quale vi invito fraternamente nasce dal desiderio di rendere un tributo di riconoscenza a Mara Mariga che Dio Padre ha deciso di portarsi nel suo Cielo giusto un anno fa.
C’è uno stretto legame psicologico e spirituale tra il percorso che Mara ha fatto durante la sua malattia e il sogno degli schiavi africani degli Stati meridionali del Nuovo Mondo, dalla Lousiana all’Alabama, dal Texas alla Carolina del Sud, che consiste nel sogno del ritorno alla terra d’origine.
Per noi cattolici si tratta del ritorno a Dio creatore, all’incontro con Gesù il Figlio amato che ha redento l’umanità dal peccato d’origine e che ci accoglie nelle sue braccia amorose al termine della nostra vita terrena. Ognuno di noi è consapevole di questo percorso e lo sono, soprattutto, le persone che compiono questo cammino nella sofferenza e nel dolore offrendosi come partecipazione alla Passione di Cristo per la redenzione dell’umanità.
Ecco, Mara ha fatto con profonda fede questo percorso, non c’è persona che non abbia ricevuto benefici spirituali dalla sua vicinanza. Amiche, amici, sacerdoti, religiose e religiosi sono stati contagiati dalla sua finezza psicologica e religiosa. Noi, io come marito e i nostri figli Giovanni e Antonella con i loro coniugi, siamo stati avvolti teneramente in questa atmosfera di offerta silenziosa e interiormente raccolta.
Il suo è stato un cammino di avvicinamento alla meta, alla nostra Gerusalemme celeste. Mara era innamorata della Terra Santa dove avevamo fatto insieme un paio di pellegrinaggi e dove avevamo respirato l’aria di Gesù, avevamo meditato le sue parole e camminato sulle sue strade.
Tutti noi, amanti di quei luoghi santi, esprimiamo il desiderio di morire in quella terra per essere sepolti là nella valle del Cedron, dove essere pronti nel momento del Giudizio Universale per entrare nella gloria della risurrezione nella Gerusalemme celeste.
Immaginiamo, ora, lo stesso percorso spirituale fatto dagli schiavi africani deportati dalle loro regioni sulla costa atlantica dell’Africa dai negrieri per lavorare nelle piantagioni degli agricoltori americani negli stati del sud.
Pensiamo alle sofferenze, alle umiliazioni e alle violenze subite da parte di chi li aveva comprati sui mercati africani prima di imbarcarli sulle navi delle potenze coloniali per rivenderli nelle terre del nuovo mondo.
Ecco, l’origine del dolore che viene espresso nei canti della spiritualità nera intrisa del sogno del ritorno alla terra d’origine.
Il Gospel è semplicemente un canto religioso, gospel significa Vangelo, ed è quindi la traduzione in parole e ritmi africani del messaggio di Gesù e del percorso della Storia della salvezza.
Mi sembra importante al riguardo fare una riflessione pensando alla teologia della storia, il senso da dare a questi eventi di deportazione di milioni di africani schiavi in un mondo univocamente motivato dalla ricchezza, questi schiavi vengono “utilizzati” da Dio Padre per la conversione del mondo. È importante riflettere sul piano di Dio nella storia dell’uomo. Dio sceglie i poveri, gli umili, i diseredati per costruire la storia della salvezza. Gli schiavi africani hanno vissuto secondo lo Spirito e non secondo la carne e ci hanno lasciato questi capolavori di grande spiritualità e profonda fede cristiana.
Il parallelo tra questa loro sofferenza e quella raccontata prima di Mara sta proprio nella espressione lirica del ritorno verso la Gerusalemme raccontata magistralmente nei primi libri della Bibbia. Gli africani vivono sulla loro pelle e dentro al loro cuore, il dolore patito dalla lontananza dalla terra natia ed esprimono con parole tanto commoventi e profondamente religiose questi sentimenti. Emozioni senza tempo, perché i canti del dolore e della nostalgia si perdono nell’eco dell’eternità.

PROGRAMMA DEI CANTI:

  1. WE SHALL OVERCOME - Spiritual
  2. AMEN - Gospel
  3. AMAZING GRACE
  4. GIVE ME THAT OLD TIME RELIGION -Gospel
  5. SOMETIME I FEEL - Spiritual
  6. DIDN'T MY LORD DELIVER DANIEL - Spiritual
  7. CLIMBING JACOB'S LADDER - Gospel
  8. GO TELL IT ON THE MOUNTAIN - Gospel
  9. SISTER ACT - Spiritual
  10. KUMBAYA - Spiritual
  11. JOSHUA FIT THE BATTLE OF JERICHO - Gospel
  12. YOU RAISE ME UP - Spiritual
  13. TOTAL PRAISE - Gospel

 Sassofono: Maestro Giovanni Masiero

Tastirera: Maestro Gianluca Carnio

Direttore: Maestra Rossella Bottacin

 


(Relazione del prof. Gianfranco Trabuio, pubblicista, al XXVIII Congresso degli Amici di Terra Santa del Triveneto, 2 giugno 2017, Oratorio della Chiesa Votiva, Treviso)


Anzitutto vorrei tranquillizzare il nostro fra Adriano Contran, Vice Commissario per il Nord Italia della Custodia Francescana di Terra Santa, la mia sarà una relazione politicamente corretta, non ricorrerò ad argomentazioni che invece pubblicherò sul mio blog. Una volta, tanti anni fa, Caterina Caselli cantava “la verità mi fa male”, ed è sempre stato così, anche oggi e anche ai tempi di Gesù: LA VERITÀ FA MALE, e gli oltre 800 martiri francescani per mano islamica in Terra Santa, credo lo stiano a dimostrare.


PREMESSA.
Il Congresso che stiamo celebrando è centrato sul ruolo della Famiglia Francescana nella tutela dei territori che hanno visto la nascita, la predicazione, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù di Nazareth con la sua ascensione al Cielo nella braccia del Padre, che dall’eternità lo aveva destinato alla Redenzione dell’umanità.
Per comprendere al meglio quale sia stato, e continui a essere, il significato di questa presenza francescana è necessario procedere con un salto logico che non è molto diffuso. A mio avviso l’approccio corretto è quello che ci può venire dalla “Teologia della Storia”, ovvero è necessario chiedersi quale sia il piano di Dio-Padre a partire dalla creazione del mondo e dell’uomo. Penetrando dentro a questo sistema forse è possibile trovare qualche pista di riflessione sul ruolo delle religioni e dei sistemi sociali che da queste sono stati generati.
Pensiamo al ruolo dell’Ebraismo e dell’Islamismo nelle interazioni con il Cristianesimo e a quali e quanti eventi si sono generati nei secoli e continuano a generarsi.
Conviene sempre chiedersi: “Ma Dio Padre cosa vuole da noi, seguaci di Gesù e credenti nella sua Parola?”
Come diceva un bravo sacerdote missionario al riguardo: “Le domande sono facili, le risposte sono difficili”.
Però, solo dalle domande riusciremo a entrare per qualche porta nel pensiero di Dio-Padre.
Oggi, per esempio, parliamo di questo grande seguace di Francesco di Assisi: RAMON LULL, che a queste domande ha dato delle risposte, per quei tempi, tanto profetiche quanto rivoluzionarie.

ramon lull

Una bellissima immagine che ritrae Ramon Lull nella sua vecchiaia

RAMON LULL: CHI È STATO COSTUI? E OGGI COSA RAPPRESENTA PER LA CRISTIANITÀ?
Su questo straordinario personaggio nato a Palma di Maiorca nel 1232 e morto nel 1315, si stanno scrivendo nuove pagine biografiche di grande attualità per gli eventi drammatici cui stiamo assistendo, in particolare a causa del fondamentalismo islamico che pretende di applicare alla lettera le sure del Corano. Ricordo che è molto studiato nelle Università spagnole ma non in quelle italiane, però l’Università francescana “Antonianum” di Roma ha tra le sue istituzioni un Centro di Studi Lulliani, segno della fama e della considerazione che, almeno in casa nostra, questo mitico apostolo di Cristo gode di un certo rispetto.
Ramon Lull è stato terziario francescano dopo essere stato sposato con figli e dopo aver ottenuto dalla moglie l’autorizzazione a farsi religioso. Nel 1850 Pio IX gli confermò il titolo di Beato, meritato per il coraggio nel vivere e predicare il Vangelo, è l’anno della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.
L’anno 2016 è stato solennemente celebrato dalla diocesi di Maiorca (Spagna) per ricordare i 700 anni della morte del nostro Ramon Lull, e in questa ricorrenza sul sito ASSISIOFM dei Frati minori dell'Umbria si trova pubblicata questa nota:

"Si avvicina il settimo centenario della morte del beato Raimondo Lullo, avvenuta il 29 giugno 1315. Molti centri accademici sono al lavoro per preparare pubblicazioni, convegni e simposi. Con grande stupore notiamo che studiosi di diverse religioni e culture si stanno mostrando particolarmente sensibili a tale appuntamento. È auspicabile, quindi, che gli stessi francescani e soprattutto l’OFS (Ordine Francescano Secolare) possano cogliere questa occasione per riscoprire l’importanza del filosofo, scrittore, teologo e terziario francescano Raimondo Lullo".

In questo 2017 noi della Famiglia Francescana ricordiamo l'ottavo centenario della presenza francescana nei luoghi Santi. 800 anni orsono frate Francesco di Assisi durante il capitolo generale procedeva a dividere il mondo di allora in province missionarie. L'anelito più grande di Francesco era quello di predicare il Vangelo in tutto il mondo, far conoscere Gesù a tutti gli uomini, e, conoscendo l'Islam e il suo modo di conquistare le terre cristiane, definiva la Provincia d'Oltremare (la attuale Terra Santa) come la Perla delle Province, perché lì doveva essere più forte l'impegno missionario. Anzi, quando nel 1219 si imbarcò da Ancona per andare a Damietta alla foce del Nilo dove si stava combattendo la Quinta Crociata, la sua missione era quella di far conoscere Gesù al Sultano dell'Egitto Malek al Kamel, consapevole che lì rischiava il martirio.
La presente realtà storica, sempre più caratterizzata da un società multietnica, multiculturale e multireligiosa, pone questioni e domande che possono diventare occasioni o sfide a seconda di come vengono affrontate.
Recentemente il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in una intervista realizzata dalla tv araba Al Jazeera ha affermato: «Siamo riusciti a evitare lo scontro di civiltà, possiamo riuscire a evitare uno scontro dell’ignoranza». Perché questo si realizzi, cercando nel passato esempi e correnti di pensiero che possano offrire elementi per una risposta adeguata, sempre più emergono la vicenda e gli insegnamenti di Raimondo Lullo.
Riguardo a questo rischio di scontro di ignoranze Papa Pio XI, riconoscendo che «la causa sia di molti danni [...] derivava come necessaria conseguenza specialmente dal vicendevole ignorarsi, dalla poca stima e dai pregiudizi nati nel tempo dei lunghi dissidî», nell’enciclica Rerum orientalium dell’8 settembre 1928 volle promuovere gli studi orientali additando tra altri l’esempio di Raimondo Lullo.
Infatti papa Ratti, che per un periodo fu anche prefetto della Biblioteca Ambrosiana in cui sono custoditi importanti manoscritti lulliani, dopo aver menzionato Umberto di Romains e Ruggero Bacone, afferma: «Emulando i loro esempi, il celebre Raimondo Lullo, uomo di straordinaria erudizione e pietà, molte cose e con più vivace ardore, proprio dell’indole sua, chiese ai Nostri predecessori Celestino V e Bonifacio VIII, e ne ottenne parecchie, per quei tempi assai ardite, circa il modo di promuovere gli affari e gli studi Orientali; il designare, fra gli stessi Cardinali, uno che presiedesse a siffatti studi; infine del modo di intraprendere frequenti sacre missioni sia tra i Tartari, i Saraceni ed altri infedeli, sia fra gli scismatici, da ricondurre all’unità della Chiesa».
«Ma assai più celebre e più degno di speciale menzione è quello che, come si narra, per suggerimento ed esortazione di lui, sappiamo essersi decretato e promulgato nel Concilio Ecumenico di Vienne (anni 1311 – 1312) e da Clemente V, Nostro predecessore (1264 – 1314), (Clemente V passerà alla storia come il Papa che su pressione del re di Francia Filippo il Bello decretò la soppressione dell’Ordine dei Templari). In esso scorgiamo già quasi abbozzato il moderno Nostro Istituto Orientale: “Con l’approvazione di questo Sacro Concilio, abbiamo provveduto che si debbano erigere scuole delle diverse lingue qui appresso menzionate, ovunque si trovi a risiedere la Curia Romana, come pure nelle Università di Parigi, di Oxford, di Bologna e di Salamanca, (a carico del Papa, di Filippo il Bello, dei monasteri e del clero locale); ordinando che in ciascuno di tali luoghi si tengano professori cattolici, che abbiano sufficiente conoscenza delle lingue ebraica, greca, araba, e caldaica; vale a dire due periti di ciascuna lingua, perché vi reggano le scuole e traducano in latino con fedeltà libri da quelle lingue; altri poi insegnino agli altri con diligenza le lingue stesse e ne comunichino con l’accurato loro insegnamento la perfetta conoscenza, acciocché sufficientemente istruiti in tali lingue, possano produrre per grazia di Dio il frutto sperato, propagando salutarmente la fede fra gli stessi popoli infedeli ...”».
Come possiamo notare, il coraggio, lo zelo e l’intraprendenza del nostro Ramon avevano convinto il Papa, i cardinali e i vescovi presenti a Vienne, a prendere innovative decisioni circa il modo di come andare in missione presso i popoli che o non conoscevano Cristo o gli erano contrarissimi come nel caso dei musulmani etichettati col termine in uso all’epoca di saraceni.
Certo, eravamo nel XIV secolo, pochi decenni dopo la morte di Francesco di Assisi e di Domenico Guzman, i due fondatori degli Ordini Mendicanti, quando migliaia di giovani da tutta Europa accorrevano per entrare dentro a quelle Famiglie religiose la cui massima aspirazione era il comandamento missionario.
Oggi, in tempo di apostasia dentro e fuori la Chiesa cattolica, sembra di capire, dai proclami delle nostre autorità ecclesiastiche che il comandamento missionario sia quasi un peccato da esorcizzare.
Della fama del nostro Ramon e del suo valore profetico ne abbiamo traccia in un’intervista che il giornalista Edoardo Castagna (Avvenire del 21 febbraio 2016) ha fatto al cardinale Gianfranco Ravasi dopo la morte di Umberto Eco. In questa il Cardinale ricorda come sia stato Umberto Eco a fargli scoprire Ramon Lull. Ravasi aveva ricevuto Eco quando era Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano e Eco cercava le pubblicazioni di Lull. Grande fu la sorpresa del Cardinale quando scoprì i numerosi scritti del Lull conservati presso quella prestigiosa biblioteca.
Qui riprendo un brano di quell’articolo per quanto è di nostro interesse
Dice il card. Ravasi di Umberto Eco: “ È invece forse meno noto il suo interesse per Raimondo Lullo, del quale l’Ambrosiana conserva una buona raccolta di codici. Ma la si può capire bene, perché Lullo è una figura capace di stabilire ponti di comunicazione anche con l’islam: conosceva l’arabo, aveva interesse per il dialogo... E poi il filosofo catalano era curioso, passava dalla disputa alla logica, dalla polemica alla cavalleria; fino al Libro del gentile e dei tre savi, quel dialogo tra un pagano e tre sapienti che si interrogava sulle religioni monoteistiche. Insomma, proprio quel grande spettro di curiosità che aveva lo stesso Eco»
Se dovesse sintetizzare la lezione di Umberto Eco, quale parola sceglierebbe? «Senza dubbio “curiosità”. Pur avendo una propria specializzazione e un proprio rigore, restava convinto della complessità del reale e voleva sempre guardare al di là delle proprie frontiere. D’altra parte la curiositas è, per sua natura etimologica, anche cura, passione, preoccupazione per qualcosa: non semplicemente volteggiare sulla realtà come una farfalla, ma anche ricerca di coinvolgimento. Come scriveva Rousseau nell’Emilio, si è curiosi solo nella misura in cui si è istruiti».
Anche qui, oggi, penso non sia un termine fuori campo definire il nostro Ramon come una persona attratta dalla conoscenza di mondi e di esperienze a lui sconosciuti ma che percepiva di grande interesse per la diffusione del Vangelo.

ramon lull a majorca

Stele marmorea all'ingresso della Cattedrale di Majorca dove è sepolto Ramon Lull 


Ora, in questa prospettiva è stato pubblicato il volume “Raimondo Lullo, Il Libro del Gentile e dei tre Savi”, a cura di Sara Muzzi, traduzione italiana di Anna Baggiani (Letture cristiane del secondo millennio), Ediz. Paoline, Milano 2012. Di seguito riporto un’anticipazione della ampia “Introduzione “ di Sara Muzzi nota studiosa di questo insigne francescano.
“Con uno studio durato nove anni, Raimondo Lullo acquisì una buona conoscenza della lingua araba, dei princìpi dell’islam e della cultura araba. Ritiratosi poi sul Monte Randa, nel territorio di Llucmajor a Maiorca, per un periodo da dedicare alla contemplazione, ebbe la rivelazione ispiratrice «sulla forma e il modo» del libro migliore per la conversione degli infedeli.
Dopo la stesura di questo testo, Lullo venne chiamato a Montpellier dall’infante Giacomo e le sue opere vennero esaminate da un teologo francescano, che ne riconobbe la devozione. Sarà lo stesso Giacomo, divenuto Giacomo II di Maiorca, a fondare e a finanziare nel 1276 la scuola di specializzazione di Miramar, un luogo a picco sul mare sulla costa nord di Maiorca, propostagli da colui che era stato il suo precettore.
La ricerca di un’approvazione ufficiale ai suoi progetti impegnerà incessantemente il Dottore Illuminato negli anni successivi e per questo compirà numerosi viaggi. Solo in Italia se ne contano quindici: a Roma, a Genova, a Pisa, a Messina, a Rieti, a Anagni, a Napoli e probabilmente a Bologna. Anche Montpellier e Parigi, dove ottiene l’autorizzazione all’insegnamento, sono due città molto frequentate da Lullo, che si recò pure a Barcellona e compì viaggi missionari fino a Tunisi, a Bugia (l’odierna Bèjaia, provincia nel Nord dell’Algeria) e a Cipro.
La sua vita leggendaria lo porterà sino alla lapidazione, come vuole la tradizione non accertata, subìta a Bugia, da parte dei saraceni, e alla morte, nella Baia di Maiorca, come martire di Cristo. Siamo tra il dicembre del 1315 e il marzo del 1316, quando Lullo muore all’età di circa ottantaquattro anni e viene sepolto nella Basilica di San Francesco dell’odierna Palma di Maiorca.
I resti mortali “del Figlio Maggiore di Maiorca” – come viene venerato dai Maiorchini – si trovano nella Cappella di Nostra Signora della Consolazione, in un monumento sepolcrale gotico, illuminato dalle lampade votive della devozione popolare. La causa di canonizzazione, molto complessa a motivo del problema dell’ortodossia dottrinale dei suoi scritti, sta procedendo lentamente.
Dopo la sua morte, infatti, gli eccessi di alcuni gruppi di lullisti valenziani, influenzati dalle idee degli Spirituali, portarono l’inquisitore domenicano della Corona d’Aragona, Nicola Eimerich, a una campagna contro le dottrine di Lullo. Nel 1376 venne pubblicata una lista con cento articoli (Directorium Inquisitorum), in cui l’inquisitore condannava soprattutto il suo preteso razionalismo; questo fece scendere sull’intera opera l’ombra del sospetto di eresia.
L’autorità riconosciuta agli inquisitori ha influito anche sul riconoscimento ufficiale delle esemplari qualità di cristiano di Lullo. Con i lavori condotti dai maestri dell’ordine dei predicatori che costituirono la Commissione Armenegol nel 1386 (contrarissima all’inquisitore domenicano Eimerich che aveva condannato Lullo per eresia), da Amédée Pagès nel 1938, e nel 1997 da Josep Perarnau presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, si è potuto vedere che siamo in presenza di personali rielaborazioni dell’inquisitore che aprono una doppia questione: una relativa alla fedeltà testuale degli articoli del Directorium Inquisitorium in relazione ai testi originali e una concernente la fedeltà al pensiero dell’autore.”
Come succede molte volte a chi si presenta con idee troppo brillanti e di alto impegno culturale e pastorale, viene negata dalle istituzioni la loro validità e possibilmente cancellata, salvo poi, a secoli di distanza venire ristabilite nella loro attualità. La Storia non è maestra di vita, però si ripete. E oggi nostro malgrado si sta ripetendo.

doctor illuminatus ramon lull 

Ramon Lull come era usanza nel Medio Evo era stato soprannominato Dottore Illuminato per la sua acutezza filosofica

Ed è questa la conclusione che mi sento di fare: le Famiglie Francescane di oggi in quale conto tengono la lezione e l’esperienza di questo santo francescano? Quali strategie vengono adottate per convogliare le vocazioni dei giovani verso l'esempio del nostro Santo fondatore? Quale adeguamento allo spirito del mondo è stato perpetrato per adattare la regola di San Francesco alla cultura dominante, dimenticando le parole di Gesù quando insegna che siamo nel mondo, ma non siamo del mondo?

Da sempre è noto che i giovani hanno bisogno di obiettivi sfidanti per dedicare la loro vita a una missione così impegnativa come quella di testimoniare Gesù nel mondo. Oggi viviamo una crisi generalizzata presso quasi tutte le antiche Famiglie religiose, forse i responsabili di oggi hanno mal interpretato qualche svarione del Concilio Vaticano 2° quando enfatizza il verbo: "Bisogna seguire lo spirito del mondo", e quello stesso spirito è entrato in quelle Famiglie religiose e le ha destrutturate nelle loro regole originarie provocandone la consunzione. 

Il terzo segreto di Fatima, dalle ultime scritture scoperte nei diari di Suor Lucia, consiste anche nella pervasiva apostasia della fede cattolica sia dentro alla Chiesa cattolica nel suo Magistero, come fuori dalla Chiesa con l'assalto delle potenze finanziarie che condizionano le leggi degli Stati volte alla distruzione delle leggi naturali sulla vita, sulla famiglia e sul lavoro. A un osservatore laico sembra che dentro alla Chiesa cattolica ci siano esponenti delle gerarchie che stiano lavorando alacremente per seguire i nuovi comandamenti dettati non più da Dio sul Monte Sinai ma dalle lobbies bancarie e finanziarie sul monte del dio denaro, profitto, guerre, immigrazioni selvagge. 


Però, da poeta, non posso terminare che con una poesia del nostro Ramon:
"Non amare è morire.
Dimmi, o Pazza d'amore,
se il tuo Amato non ti amasse più,
che cosa faresti allora?
Io continuerei ad amare,
per non morire.
Perché non amare è morire.
Amare è vivere."

Beato Raimondo Lullo (dal “Il Libro dell’Amico e dell’Amato”)

BIBLIOGRAFIA.
Ramon Lull: “Poesie e versetti”, scelti da Eugenio Mele, prof. Maglione Editore, 1935, Roma.
Raimondo Lullo: “Il libro del Natale e Il Lamento della Filosofia”, Nardini Editore, Firenze, 1991.
Raimondo Lullo: “Il libro dell’Amico e dell’Amato”, Città Nuova editrice, Roma, 1991.
Sara Muzzi: “Raimondo Lullo. Opere e vita straordinaria di un grande pensatore medievale”, ETS, Edizioni Terra Santa, Milano, 2016.
Raimondo Lullo: “Il Libro del Gentile e dei tre Savi”, a cura di Sara Muzzi, traduzione italiana di Anna Baggiani (Letture cristiane del secondo millennio), Ediz. Paoline, Milano 2012

 PREMESSA

Lo scenario politico che si apre in questo scorcio del 2017 ci fa intravvedere situazioni sempre più drammatiche con riguardo al tema della pace nel mondo. Guerre interminabili e conflitti interetnici continuano a primeggiare sul media system, ma quello che è tragico è la noncuranza di quel sistema di comunicazione quando gli eventi violenti vengono perpetrati sulle comunità cristiane. Si ha la percezione netta che usare violenza, di ogni tipo, contro i cristiani non faccia più rabbrividire i benpensanti e gli intellettuali da salotto, i quali però si agitano in modo grottesco se qualcuno si permette di far notare le contraddizioni dell'ideologia islamica riguardo al tema della violenza e della sottomissione alla legge della Sharia di intere popolazioni.

 Non si può analizzare la attuale situazione sul dialogo religioso tra Chiesa Cattolica e Islam se non si parte dalla storia. Tutti i tentativi di impostare il dialogo tra questi due mondi come se non ci fosse il passato, è come pulire il pavimento nascondendo la polvere sotto il tappeto: è inutile e dannoso per tutti e due, e per le sorti del mondo.

Purtroppo quando le fedi religiose si identificano con la politica degli Stati e con la gestione del potere economico, non è facile intraprendere un percorso virtuoso che possa portare al rispetto reciproco e alla convivenza pacifica.

L'incontro mondiale di Assisi tra i capi religiosi (18 - 22 settembre 2016), voluto da Papa Francesco, ha fatto segnare ancora una volta il coraggio della Chiesa Cattolica nel convocare le religioni a parlare della pace  nel mondo. Cosa dovrebbero fare gli uomini di fede votati alla santità se non costruire la pace? Il Papa cattolico ancora una volta ha chiesto perdono per le violenze del passato perpetrate dagli uomini della Chiesa cattolica. Giustamente. Chiedere perdono, da un punto di vista pedagogico e psicologico, è sempre un’operazione vincente. Riconoscere i propri peccati fa parte della pedagogia della dottrina della Chiesa e del Vangelo.

Il Papa  Francesco, però, doveva fare anche un’altra operazione culturale: invitare  gli altri capi religiosi a chiedere perdono alla Chiesa cattolica per tutte le violenze attuate dai loro fedeli contro i fedeli della Chiesa cattolica e di tutte le altre confessioni religiose. SOLO E SOLTANTO quando tutti avranno il coraggio di domandare perdono reciprocamente si potrà avviare la conversione dei cuori, e da questa passare al rispetto e alla convivenza, diversamente questi incontri rimangono eventi giornalisticamente importanti ma poco utili per l’obiettivo finale, che è quello della pace nel mondo e della giustizia economica tra le nazioni.

Oggi è quanto mai urgente arrivare a questa consapevolezza. Purtroppo in un recente incontro romano tra i volontari che operano in Terra Santa e per la Terra Santa, si è avuta la percezione  che fare presente ai musulmani e agli ebrei la necessità di percorrere la strada del perdono reciproco sia politicamente scorretto. È politicamente corretto e accettato solo se è la Chiesa cattolica a chiedere perdono, gli altri possono tranquillamente continuare a esercitare la violenza che più gli conviene contro i seguaci di Gesù Nazareno. Lo vediamo a Betlemme e nei territori palestinesi, lo vediamo in India, lo vediamo in Egitto, lo vediamo in Indonesia, lo vediamo in Iraq e in Libano, in Siria e nei paesi Africani dove l'Islam domina con intenti persecutori contro i cristiani. Di quanti martiri ha ancora bisogno la Chiesa cattolica per poter affermare nei riguardi di questi violenti che nessuna violenza ha mai portato alla pace?

I violenti non sono dei pazzi isolati, hanno sempre dietro di loro un potere religioso e politico che li spinge verso la violenza e che li protegge.

Ecco perché è quanto mai attuale ritornare a parlare della figura di Francesco di Assisi e della sua Regola. Come è stato scritto in precedenza in una mia relazione al XXI Congresso degli Amici di Terra Santa del Triveneto, Francesco non è mai stato un pacifista, come lo dipingono i miti politicamente corretti delle marce della pace che ad Assisi ogni anno raccolgono migliaia di persone: ecologisti, cattolici di varie sfumature, sindacalisti, politici dichiaratamente appartenenti alla nebulosa della sinistra marxista, e persone di orientamento politico che propongono la negazione dei famosi valori non negoziabili tanto cari alla dottrina di Benedetto XVI, come il diritto alla vita e il diritto alla famiglia come voluta da Dio Creatore.

Francesco è stato un uomo di pace ed è andato al seguito della quinta Crociata nel 1219 per convertire il Sultano Malek el Kamil, e per convincere i crociati a fermarsi di fronte all’inutile guerra. Francesco era andato dal Sultano consapevole che rischiava la vita, ma il suo obiettivo era più grande della sua stessa vita: portare la parola di Gesù, quella del Vangelo. Gesù ha insegnato il perdono e la misericordia e non la violenza contro gli uomini di altre religioni. Che Dio sarà mai quello che invita a uccidere i credenti di altre fedi? Quale paradiso può aspettarsi un omicida?

13 SALUTO FRANCESCO E SULTANO

L'incontro tra Francesco e il Sultano, dal fumetto "S. Francesco e il Sultano", disegni di Francesco Lucianetti e testi di Gianfranco Trabuio, postfazione del prof. fra Pacifico Sella o.f.m., edizioni Ancilla, anno 2013.

Ecco, a queste domande ancor oggi dobbiamo tentare di dare una risposta, e non c’è esperienza storica che ci possa aiutare meglio delle storie dei martiri francescani, assassinati dai seguaci del profeta Muhammad, a partire dai famosi cinque protomartiri del Marocco.

È necessario evidenziare con insistenza che Francesco era arso dal desiderio del martirio, lui voleva morire martire per Cristo, e questa sua aspirazione era maturata ancora nel 1211 quando era partito, per predicare il Vangelo nella Siria dei monaci stiliti, e dove i musulmani avevano come sommo impegno quello di uccidere chi avesse tentato di convertire al Vangelo qualche credente in Allah. Però la nave si incagliò sulle coste della Croazia.

Un’altra  volta, ancora,  il nostro Francesco aveva tentato di raggiungere la Terra di Gesù, inutilmente.

Nonostante i due insuccessi patiti, organizzato l'Ordine in province (1217), egli provvide a mandare missionari in tutte le principali nazioni d'Europa. Nel famoso Capitolo generale delle stuoie, celebrato alla Porziuncola, nella Pentecoste del 1219, diede licenza ai frati Ottone sacerdote, Berardo suddiacono, e ai conversi Vitale, Pietro, Accursio, Adiuto, di andare a predicare il Vangelo ai saraceni del Marocco, mentre egli si sarebbe recato con i crociati in Palestina per visitare i Luoghi santi e convertire gl'infedeli, pur ignorandone la lingua. È molto bello ricordare che per Francesco la Provincia di Oltremare, la Terra di Gesù e dei suoi apostoli, era considerata la Perla delle Province.

Dopo aver ricevuto la benedizione del santo fondatore, i sei missionari si diressero a piedi verso la Spagna. Giunti nel regno di Aragona, Vitale, superiore della spedizione, cadde malato, ma ciò non impedì agli altri cinque figli di S. Francesco di proseguire il loro cammino sotto la guida di Berardo. Dopo diverse peripezie e patimenti subiti dai musulmani di Spagna, riuscirono ad arrivare nella capitale del Marocco, dove iniziarono a predicare nelle piazze col crocifisso in mano. Il sultano del Marocco immediatamente li fece imprigionare e dopo violenze di ogni tipo e vista la loro determinazione a non abiurare la loro fede in Cristo Gesù, il sultano stesso tagliò loro la testa, lasciando i poveri corpi al ludibrio dei fanatici musulmani. Era il 16 gennaio 1220.

protomartiri francescani di piero casentini

I cinque protomartiri francesani del pittore Piero Casentini nella Chiesa di Sant'Antonio di Padova a Terni

 MISSIONE DI FRANCESCO IN TERRA SANTA.

Parliamo di Francesco come uomo di pace in contrapposizione alla vulgata moderna di Francesco visto come pacifista. Oggi, Francesco è stato catturato dall’ideologia marxista-ambientalista come si riscontra nella famosa Marcia della pace di Assisi. È assolutamente ridicolo e blasfemo che le associazioni che la organizzano parlino di Francesco pacifista, quando quelle stesse associazioni propugnano l’ideologia dell’uccisione dei bambini non ancora nati, la distruzione della famiglia naturale con la valorizzazione delle famiglie omosessuali.

Francesco non è un pacifista. Non bisogna fare confusione tra chi predica la pace e chi fa le sfilate fomentando l’odio contro sistemi sociali e legislazioni di ispirazione cristiana.

Francesco  non ha mai predicato l’odio contro nessuno.

Questa precisazione e distinzione tra francescanesimo e pacifismo è strategica perché quando si va ad analizzare la storia delle Crociate è indispensabile che la storia sia conosciuta.

Infatti la storiografia di ispirazione marxista e buona parte degli intellettuali cattolici disinformati danno la croce addosso alla Chiesa quando si parla delle Crociate. Si fanno affermazioni tanto pericolose quanto prive di fondamento, quando si afferma che oggi l’islam è incattivito con l’Occidente cristiano perché ci sono state le Crociate.

Perché sono nate le Crociate? Questa è la domanda che prima di tutte ha bisogno di risposte.

Dall’anno 638 dopo Cristo e dopo sei anni dalla morte di Maometto, i musulmani avevano già conquistato e occupato militarmente e politicamente la Terra di Gesù, e poi la Siria, il Libano e tutto il Nord Africa. Gli invasori musulmani mica sono andati a conquistare le terre cristiane con l’intento di predicare il Corano. Sono andati con la determinazione degli eserciti che devastano e uccidono e con l’idea fissa di convertire tutto il mondo all’Islam.

Allora, perché sono nate le Crociate? Cerchiamo di dare qualche informazione storicamente fondata. Intanto gli abitanti di quelle terre, conquistate con la guerra, potevano ancora praticare la religione cristiana a patto di pagare una tassa onerosa (Al Dhimma) alla moschea. Ma nel 1009, il sultano Al Hakim rase al suolo il Santo Sepolcro, la meravigliosa ed enorme basilica costantiniana voluta da Elena, la madre dell’imperatore Costantino, subito dopo il famoso editto di Milano del 313 dopo Cristo.

I pellegrini cristiani che andavano nei luoghi di Gesù dovevano pagare un pedaggio consistente per potervi accedere. Quando Al Hakim fa radere al suolo il Santo Sepolcro, la situazione, per i pellegrini, diventa ancora più drammatica, vengono assassinati e depredati ancor prima di arrivare alle rovine della tomba di Cristo. Questo evento così rivoltante e tragico ha dato luogo in Europa,  a un movimento di opinione politica e militare teso a riconquistare alla cristianità i luoghi della passione di Cristo.

Questo fatto è  importante per rendere comprensibile la situazione attuale in quelle terre.

L’Islam non è mai stata una religione di pace, non esiste nell’Islam la cultura del dialogo. Noi cristiani abbiamo la cultura del dialogo, la cultura della pace. Dall’altra parte c’è il desiderio di sopraffazione.

Quando Francesco nel 1210 va dal Papa Innocenzo III a farsi autorizzare a raccogliere attorno a sé degli amici che condividano la scelta radicale evangelica, ha in mente un obiettivo strategico per il suo Ordine, che è la missione. Il Francescanesimo nasce missionario.

Il desiderio più grande di Francesco viene realizzato nel 1217 con il capitolo della Porziuncola dove Francesco divide i territori da evangelizzare in Province, e tra queste c’è anche la Provincia d’Oltremare per portare la parola di Cristo ai saraceni, ben sapendo che i frati rischiavano la vita andando in quei territori. Anzi, al riguardo l’auspicio di Francesco era quello di morire martire a causa del Vangelo. La Provincia d’Oltremare è quella che Francesco ama di più. Il suo anelito profondo di portare Cristo ai saraceni lo fa arrivare nel 1219 a Damietta al seguito della V Crociata.

Francesco va in missione portando con sé la croce di Cristo e nello stesso periodo in cui è a Damietta gli arriva la notizia drammatica che cinque suoi frati erano stati assassinati in Marocco per ordine del sultano di quei territori. Francesco dirà che finalmente poteva dire di aver avuto cinque frati minori. Dove sta la minorità francescana? Sta nell’umiltà e nella donazione di sé, nella negazione di sé per farsi servi di tutti.

Francesco aveva a cuore che i suoi frati fossero proprio così. I cinque protomartiri francescani davano la rappresentazione efficace dell’idea francescana di servizio, della sacralità del dono della vita per testimoniare Cristo. Non erano andati con la spada a convertire i musulmani, ma con la croce.

Francesco ha un ruolo straordinario nella storia della Chiesa di Roma. Insieme a san Benedetto, Francesco è tra i fondatori dell’Europa cristiana. Francesco  ha mandato i suoi frati a predicare Cristo in giro per il mondo senza possedere nulla. Erano testimoni originari di Cristo: servite, non fatevi servire. Questo ha rivoluzionato la storia della Chiesa. San Francesco insieme a san Benedetto è tra i patroni dell’Europa e tra i promotori della rinascita cristiana dell’Europa.

Il ruolo del movimento francescano nella salvaguardia dell’Europa è stato straordinario. L’Islam non si è fermato alla conquista dei luoghi santi, l’Islam voleva sottomettere tutta l’Europa, e per secoli con invasioni successive ha tentato di farlo.

Noi come europei e come cristiani abbiamo un debito di riconoscenza enorme nei riguardi dei confratelli di san Francesco. Se l’Europa, oggi, è ancora cristiana lo dobbiamo ai Santi francescani che hanno animato spiritualmente gli eserciti cristiani andando in prima fila con la croce a sostenere la difesa dalle aggressioni degli eserciti turchi.

Ricordiamo san Giovanni da Capestrano, san Lorenzo da Brindisi, san Giacomo della Marca e il beato Marco d’Aviano.

Ecco perché è importante il ruolo del  movimento francescano nella difesa dell’Europa cristiana, ancora oggi.

Oggi, le guerre tradizionali non ci sono più, prendendo il sopravvento  il terrorismo dei kamikaze. Però il ruolo di san Francesco ancora oggi è strategico. Ricordiamo, ancora, che Francesco non è un pacifista come inteso oggi, è un uomo di pace. L’uomo di pace non ha paura di professare la propria fede, è un uomo coraggioso perché annuncia Cristo in un mondo che gli è ostile. Francesco è un uomo straordinariamente coraggioso perché va dal Sultano a parlargli di Cristo, intanto che  i suoi frati vengono assassinati dai musulmani.

Il sultano lo ha ascoltato perché Francesco è andato con la croce  a parlargli di Cristo, un uomo fatto martire crocifisso come tanti altri martiri.

Cristo è il primo martire della Chiesa, ecco perché è importante che noi acquisiamo consapevolezza del nostro ruolo nella storia. Ecco perché Francesco è importante. Ci insegna la forza del dialogo con la croce in mano, forti della consapevolezza della nostra storia. Ma la nostra storia è la storia di Cristo, noi dobbiamo testimoniare Cristo. È lui che ci dà la forza. Ed è vincente la croce di Cristo, anche se ci uccidono, anche se diventiamo martiri.

In Cristo è la nostra forza, questo ci fa capire san Francesco.

IL CROCIFISSO DI SAN DAMIANO

Il Crocifisso di San Damiano ad Assisi

Francesco nella sua regola invita i suoi frati, quando vanno tra i musulmani, a mettersi a servizio nella carità, a non litigare, e solo quando capiscono che l’altro è un credente, parlargli di Gesù e della sua Parola.

 Un credente in Dio non può essere un credente in un dio che vuole la morte degli altri. Emblematici sono i due accadimenti storici citati in precedenza, il martirio in Marocco dei cinque frati rappresenta lo scontro di due sistemi, sembra un vicolo cieco; Damietta, invece, rappresenta l’incontro tra due veri credenti. Ne consegue che un vero credente in Dio non può volere la morte di nessuno, non usa la violenza per far prevalere la propria posizione.

Francesco, ancora oggi ci insegna come si va tra i musulmani, nel servizio della carità e solo quando si capisce che l’altro è un credente gli si può parlare di Gesù e della sua Parola.

Ancora oggi noi siamo chiamati a osservare questa regola, a interpretare il nostro ruolo, proprio per consentire la salvaguardia dei nostri fratelli cristiani di Terra Santa.

Con grande soddisfazione pubblichiamo la lettera inviataci per il Convegno del 7 maggio 2017 da Sua Eminenza il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Come potrete leggere, le nostre elaborazioni scientifiche e pragmatiche pubblicate nei due volumetti: "La dignità delle Nazioni" (2015) e "Manifesto del Civismo" (2016), hanno ben individuato l'obiettivo di Papa Francesco circa il deterioramento etico dell'attuale sistema economico che noi nei nostri due volumetti abbiamo ben dimostrato, individuando un inedito sistema che abbiamo denominato Tradizionale Dinamico Rigenerativo e che si basa sugli insegnamenti del Vangelo, tanto è vero che il titolo del Convegno è: "UN MODELLO DI SVILUPPO CRISTIANO PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE".

 messaggio per il prof. Trabuio

L'evento che stiamo organizzando presso la Villa Cardinal Urbani a Zelarino, durante la mattinata, vedrà l'alternarsi di relazioni centrate sul tema della Economia "Cristiana", con relatori importanti come illustrato nella locandina pubblicata su questo sito, nel pomeriggio ci trasferiamo presso l'Eden Hotel a Tessera, nei pressi dell'aeroporto, in via Triestina 159, dove si svolgerà la tavola rotonda con l'intervento di personalità del mondo religioso, culturale e imprenditoriale. Al termine, alle ore 18 ci sarà la originale e affascinante esibizione della corale del Santo Sinodo del Patriarcato Ortodosso di Mosca.

 

Giovedì, 30 Marzo 2017 14:34

ALBA A THUBIANA

L'anno scorso ero solo nel nostro rifugio cadorino in quel di Cibiana, era l'alba e mi è salito un groppo alla gola, quello che stavo vivendo nella nostra vita, quella mia e di mia moglie Mara, era veramente difficile. Solo la fede ci ha sostenuti in quell'arduo sentiero della nostra vita. Questi poveri versi sono scaturiti con immediatezza e spontaneità.

Li ho scritti in italiano e poi una brava maestra di Cibiana di Cadore, la signora Liviana, mi ha aiutato a renderli in ladino cibianese, molto più sensuale e profondo dell'italiano. Ora questa poesia è stata premiata al XXIII Concorso di Poesia dell'Università Popolare di Spinea, al quale sono stato "costretto" a partecipare dal caro amico Silvio De Bei, e a lui vanno i miei sentimenti di riconoscenza e di gratitudine.

 

ALBA A THUBIANA

Èco l’alba che rua
thimes de le Dolomiti inluminades de rosa
pian pianin le vien roanes
‘l e silenthio dapardhuto
al bosco tasendo
‘l i dis “ben ruà” a la bavesela de vento
che vien dho dal thiel
son solo a medità
e penso su, in medho a sta beletha,
a la rabies e a la speranthes
che no realidharei mèi
incuoi bonora a l’alba
solo al Signor al me fas compagnia.

alba sul pelmo 2

ALBA A CIBIANA

Ecco l’alba che arriva
creste dolomitiche illuminate di rosa
lentamente arrossiscono
tutto è silenzio
il bosco taciturno
accoglie la brezza che scende dall’alto
sono solo a pensare
e medito immerso nel bello
le angustie e i desideri
che mai realizzo
stamane all’alba
solo Dio mi fa compagnia.

 

 PREMIO DI POESIA A SPINEA 210729032017

 

 

 

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