NON PERDETEVI QUESTA OCCASIONE PER CONOSCERE LA VERA STORIA DI FRANCESCO DI ASSISI DURANTE LA QUINTA CROCIATA, RACCONTATA A FUMETTI.
La città di Noale può ben presentarsi con le sue antiche radici medievali per questo evento di carattere storico-artistico. Le sue mura e le sue torri ricordano i fasti delle famiglie che l'hanno governata, prime fra tutte quella dei Tempesta. Ma la sua storia è anche legata ai grandi Comuni, come Treviso, Padova e infine la gloriosa Repubblica di Venezia.
Questa premessa è doverosa e significativa per creare la cornice emotiva nella quale inserire la storia di Francesco di Assisi, la sua visita al Sultano Malek al-Kamel nel 1219 durante la quinta crociata, e la sua inevitabile connotazione sociologica per la nostra quotidianità. Oggi l'Islam è qui tra noi, con le sue multiformi tradizioni culturali, ma con un'unica matrice religiosa: il Corano. "Bibbia" islamica per antonomasia, ma che è molto diversa dalla Bibbia ebraica e dai Vangeli cristiani. Guida dei credenti musulmani per i quali il mondo deve ruotare intorno alla legge islamica per eccellenza: la Sharia, generatrice di una antropologia culturale conflittuale con quella di origine evangelica, maturata nei secoli nel nostro ambiente culturale e religioso nato dalla filosofia greca e da quella cristiana.
Riflettere su come Francesco di Assisi sia riuscito a dialogare con il Sultano, in un momento così travolgente e tragico come una crociata, deve provocarci tutti, cristiani e musulmani, nel prendere ad esempio il suo modo, la grande fede nel Cristo redentore, la consapevolezza che molte volte il martirio può essere il risultato della testimonianza evangelica, come, purtroppo anche oggi si verifica, e proprio nei paesi dove l'Islam governa e legifera. Papa Francesco ce lo ricorda ad ogni occasione come i cristiani siano oggetto di persecuzione e di violenza. I martiri cristiani di oggi sono migliaia di volte più numerosi di quelli delle prime persecuzioni dell'impero romano. Impariamo da Francesco di Assisi la lezione che ha lasciato per primi ai suoi frati, che dal 1213 sono lì a proteggere i luoghi della Redenzione, da tutte le violenze e da tutte le aggressioni, subendo anche loro il martirio, come i primi apostoli, e per il solo fatto di tentare di far conoscere Gesù con la predicazione e la testimonianza.
IL GUADAGNO DELLA VENDITA DEI FUMETTI VA ALLE INIZIATIVE DI CARITA' DEI FRATI FRANCESCANI DI TERRA SANTA, IN PARTICOLARE PER LA LORO PARROCCHIA DI BETLEMME E PER L'AIUTO UMANITARIO AI PROFUGHI DELLA GUERRA CIVILE IN SIRIA, RIFUGIATI IN GIORDANIA E IN LIBANO.
L'angelo consola il Sofferente
A TE CHE SPERI E CREDI (notte a Sacrofano nel bosco)
Questa luna piena
ricca di fascino e piena di misteri
tenta di illuminare il mio cammino
ormai oscuro
ombre nere si stagliano
su questi sentieri scoscesi
fantasmi riflessi di olivi e di pini
un contorno indefinito
di silenzio e di morte
paure impazzite corrodono l'anima
non sai più pensare
lentamente
inesorabilmente
il male avanza violento
ma tu sempre speri
tu sempre combatti
ancora un'altra battaglia
e un angelo compare
stremato anche lui
ambasciatore di grazie
al trono del creatore.
I punti salienti di questa relazione sono centrati sulla genesi della Dichiarazione dell'ONU del 1948, e sull'origine della Dichiarazione di Parigi del 1981 dove venne redatta la Carta dei Diritti dell'Uomo nell'Islam.
Prima , però, è opportuno fare alcune precisazioni.
La prima: è indispensabile che le comunità cristiane imparino a conoscere l'Islam, perché buona parte dei problemi sociali che fra qualche anno non saranno più eludibili richiederanno, per la soluzione, l'apporto di persone di fede abituate a lavorare e a vivere proiettate nella speranza e promotrici di carità.
La seconda: i musulmani non sono migliori o peggiori dei cristiani, come uomini di fede. Sono soltanto diversi, hanno basi culturali variegate a seconda dei paesi di provenienza.
La terza: come ricercatore che applica la metodologia della Statistica all'analisi dei fenomeni, non proporrò giudizi di valore sui risultati della ricerca, ma tenterò di dare a ciascuna persona che mi legge, gli elementi per poter fare delle valutazioni, secondo la propria esperienza umana.
Ognuno di noi è il risultato della propria storia, quello che vi chiedo è uno sforzo culturale, e cioè dovete abituarvi a guardare ai fenomeni che ci interrogano non con le chiavi della ideologia ma con quelle della storia. Questo sito non è una scuola di un partito politico, siamo alla scuola del Vangelo, Cristo ci ha insegnato a esercitare la carità anche con quelli che sbagliano.
Dobbiamo essere consapevoli della forza psicologica e morale del Vangelo. Ai tempi dell'Impero Romano i cristiani hanno convertito intere popolazioni di barbari che pensavano a tutto fuorché a un Dio come Padre che ama i suoi figli, anche quando gli si rivoltano contro.
Ecco, questa deve essere la nostra disponibilità.
Ed è un impegno gravosissimo, sia per i riflessi nella nostra vita privata, sia per la vita delle nostre società occidentali.
ORIGINE DELLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Vediamo una sintesi degli articoli più importanti per questa occasione:
Art. 1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Art. 3: Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona.
Art. 18: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
Art. 19: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto a non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Ricordo che tale Dichiarazione è stata votata da tutti gli Stati con esclusione dell'Arabia Saudita, del Sudafrica e di sei Paesi comunisti, Unione Sovietica compresa.
È importante partire da questi semplici articoli per risalire all'origine della filosofia che ha portato a questa dichiarazione. Per farlo in modo efficace è necessario partire dalla Rivoluzione Americana e dalla Dichiarazione d'Indipendenza del 1776.
Il 4 luglio 1776, il Congresso di Filadelfia approvò la Dichiarazione che proclamava: "Noi riteniamo che tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono dal Creatore dotati di certi inviolabili diritti, che fra questi diritti sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità".
Essa affermava inoltre il diritto dei popoli alla rivoluzione quando il sovrano calpestava questi diritti: "Ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla ed istituire un nuovo governo fondato su tali principi".
Pur con i suoi limiti, la Dichiarazione ebbe un'importanza ed un eco enorme. Per la prima volta dopo secoli di assolutismo nasceva uno Stato fondato sul rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e della sovranità popolare.
È molto utile, nel contesto di questa esposizione, che ci fermiamo un momento sulla Rivoluzione Americana anche per metterla in relazione con la Rivoluzione Francese che si verificherà qualche anno dopo, nel 1789.
Quella Americana nasce per cause intimamente connesse con l'esperienza coloniale e con la Costituzione inglese ma con pochi legami con le cause della Rivoluzione francese. Gli Stati americani si sono affrancati dal colonialismo britannico con la loro guerra di indipendenza, si sono liberati dal giogo oppressivo della Corona inglese che li tartassava con le imposte fiscali, ed è stata tutto sommato una guerra di liberazione.
La Rivoluzione francese è stata un fenomeno molto diverso, come quella russa che la seguì. Queste sono state rivoluzioni filosofiche, o, come si usa dire oggi con grande precisione, rivoluzioni ideologiche, sconvolgimenti catastrofici nel senso che il termine ha oggi. I loro obiettivi erano illimitati perché utopistici; le loro conseguenze sono state proprio il contrario di ciò che i promotori originari si aspettavano da esse.
Sarebbe utile per chi volesse approfondire questi aspetti rileggere gli scritti di Alexis de Tocqueville e di Hippolyte Taine sulla Rivoluzione francese, e di Aleksandr Solzhenitsin e di Igor Safarevic per la rivoluzione bolscevica.
Fyodor Dostoievski con una analisi finissima e profonda sulla rivoluzione francese affermava che:"Iniziare con la libertà illimitata, significa terminare con il dispotismo illimitato".
Infatti, mentre la Rivoluzione americana ha generato la democrazia in senso occidentale, la Rivoluzione francese ha generato le dittature. Il Giacobinismo di Robespierre è stato il modello di tutte le dittature sanguinarie che si sono succedute.
Le rivoluzioni recenti hanno ridotto metà del mondo alla schiavitù del corpo e della mente e all'estrema povertà. In Etiopia, nello Zaire (Congo), in Cambogia, a Timor e in altri cinquanta paesi della Terra.
Quello che colpisce, e su questo porto la vostra attenzione, è il fatto che nella Dichiarazione americana viene citato Dio, come il Creatore del quale tutti gli uomini sono figli. Negli Stati Uniti, ancora oggi il Presidente invoca la benedizione di Dio sull'America, giura sulla Bibbia, la moneta da un dollaro riporta la frase "In God we trust" che vuol dire "noi crediamo in Dio"!
Ve la immaginate la reazione dei nostri intellettuali europei se sulla moneta da un euro ci fosse riportata una affermazione del genere? E in Italia cosa succederebbe? Minimo ci sarebbe un referendum proposto dal caravanserraglio delle sinistre e dei radicali, con la stragrande maggioranza della stampa a fare da supporto mediatico, per l'abolizione della moneta da un euro, il tutto accompagnato e sostenuto dai cattolici e dai teologi d'avanguardia che sognano di dettare le dritte al Papa su come si deve essere cristiani.
Vedete, non sono differenze di poco conto. Quegli aspetti della democrazia americana ci fanno capire che i loro fondamenti stanno nella eredità della cultura europea e del suo Cristianesimo, inclusi i lasciti della Grecia e della Roma antiche, e guarda caso, tutti principi attaccati violentemente proprio oggi nel Vecchio continente che vuole cancellare per legge le radici cristiane dell'Europa.
Ma su questo punto è opportuna anche un'altra riflessione: i diritti umani furono dichiarati dall'ONU come risposta ai disastri delle ideologie antiumane come il comunismo e il nazismo, ideologie figlie naturali delle filosofie generate dalla Rivoluzione francese e dalle aberrazioni dell'Illuminismo.
Qualche anno fa in un convegno presso l'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum" in occasione del 60° della Dichiarazione dell'ONU, sul tema "L'America Latina e il progetto Internazionale dei diritti umani", l'ambasciatrice degli Stati Uniti, Mary Ann Glendon ha fatto emergere un fatto di straordinaria importanza sulla genesi della Dichiarazione. La signora Glendon ha dimostrato come l'Enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII del 1891 e l'enciclica Quadragesimo Anno del Papa Pio XI del 1931, hanno influenzato grandemente la Carta dei Diritti e dei Doveri dell'Uomo approvata a Bogotà dai Paesi latinoamericani il 2 maggio 1948, in cui è evidente l'influsso della tradizione personalista cristiana e del cattolicesimo sociale espressi nelle due encicliche. La successiva Dichiarazione dell'ONU venne stilata proprio sulla base della Carta di Bogotà.
A me sembra che su queste considerazioni molti intellettuali cattolici della cosiddetta avanguardia dovrebbero fermarsi a rileggere la Storia a partire dai documenti storici e non dalle ideologie deformanti la verità.
Vedete, qualche mese fa c'è stato un convegno cui ha partecipato il noto teologo prof. Vito Mancuso, docente di Teologia presso l'Università San Raffaele di Milano. Una mia collega cattolica vi ha partecipato e, sconvolta, mi ha informato delle prese di posizione di questo personaggio, che in uno dei suoi ultimi libri ha sostenuto ben 12 tesi considerate eretiche dagli studiosi di teologia che affiancano il Papa. L'ho rincuorata ricordandole che la Storia della Chiesa va di pari passo con la storia delle eresie. Le eresie si esauriscono, la Chiesa continua nella sua strada perché lo Spirito Santo guida le azioni e i pensieri del Papa, questa è la nostra fede e questa è anche la nostra fortuna, come credenti.
ORIGINE DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO NELL'ISLAM.
logotipo del nome del profeta Muhammad
Come abbiamo visto per la genesi della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo del 1948, così ora vedremo quali sono i presupposti filosofici, basati sulla religione islamica, che hanno prodotto la Dichiarazione dei diritti dell'uomo nell'Islam, a Parigi il 19 settembre 1981, presso l'UNESCO, dal Consiglio Islamico d'Europa.
Vediamo una sintesi di questa Dichiarazione, limitatamente agli articoli che più ci interessano sui principi della libertà individuale.
Parlare di diritti umani nell'Islam è una questione complessa e problematica, il rischio è quello di venire accusati, da parte musulmana, di ingerenza e di visione prettamente occidentale nei confronti di un argomento viziato da pregiudizi (secondo i musulmani, ovviamente).
Dal loro punto di vista, le società occidentali contemporanee, si farebbero portavoce e detentrici di una teoria universalmente valida dei diritti umani. Questa "presunzione" è respinta dalle voci ufficiali del mondo islamico, perché in primo luogo tutte le leggi dell'esistenza umana sono ricondotte alla shari'a (e quindi non ne vengono riconosciute altre di valide); in secondo luogo, è per loro inaccettabile l'adozione di regole di natura laica, non religiosa.
Alla concezione occidentale dei diritti dell'uomo viene contrapposto l'Islam con i suoi principi.
Proviamo a leggere alcuni articoli tratti dalla "Dichiarazione dei diritti dell'uomo" del Consiglio islamico d'Europa (Parigi 1981), nel cui preambolo si fa riferimento al patto stipulato da Dio (Allah) con l'uomo nella creazione, rinnovato, poi, mediante l'invio dei profeti, ultimo dei quali è stato Maometto: il sigillo dei profeti, quello che ha chiuso per sempre la mediazione tra il Creatore e l'umanità. I profeti erano in qualche misura i mediatori tra Dio e l'uomo, e Muhammad ha portato all'umanità il Corano, la parola di Allah.
Su questo fatto e solo su questo si basa l'intera concezione dei diritti umani. È chiaro dunque che ogni altra formulazione non religiosa non ha possibilità di sussistere.
I sei capitoli che costituiscono la Dichiarazione vertono sulla visione islamica della vita, sulla crisi della civiltà moderna, sulla collaborazione tra gli stati musulmani, sulla liberazione delle terre dell'Islam dagli occupanti, sull'unità della comunità islamica, ecc.
Art. 1: La vita è sacra, eccetto che la shari'a (legge islamica) consenta di toglierla.
Art. 2: La libertà va garantita, ma va ristretta e limitata nei casi previsti dalla shari'a.
Art. 4: Ogni individuo ha diritto ad essere processato in base alla shar'ia e ad esigere che essa gli venga applicata con esclusione di altre leggi. Nessun musulmano ha l'obbligo di obbedire ad un ordine che sia contrario alla shari'a.
Art. 10: L'Islam è la religione "naturale dell'uomo".
Art. 12: il diritto alla libertà di pensiero, fede e parola è garantito entro i limiti previsti dalla shari'a.
Art. 22: è garantita la libertà d'opinione eccetto nel caso di contrasto con la shari'a.
Artt. 24-25: Tutti i diritti e le libertà della Dichiarazione sono subordinati alle disposizioni della shari'a.
Ora, non c'è dubbio che per un lettore laico occidentale leggere questa successione di affermazioni comporta un certo imbarazzo, e una istintiva repulsione.
Per capire quale sia la genesi di questo pensiero è indispensabile conoscere il Corano, il testo sacro per eccellenza del mondo islamico.
Non è questa la sede per parlare del Corano e della sua formazione negli anni della maturità del profeta Muhammad. È importante sapere, però, che essendo stato dettato direttamente da Dio (Allah), attraverso l'Arcangelo Gabriele (lo stesso che annunciò a Maria la nascita di Gesù), al profeta Muhammad, le parole trascritte dai seguaci del profeta sono le parole di Allah, non sono parole umane ma di Dio e come tali non possono essere soggette a interpretazioni: quello che è stato detto è stato scritto ed è valido per tutta l'umanità e fino alla fine del mondo.
Attenzione però, il Corano contiene secondo l'Islam la nuova Alleanza tra Allah e l'umanità, il Corano sostituisce l'Antico Testamento, considera il Vangelo una falsificazione dei discorsi di Gesù, anzi, gli evangelisti hanno falsificato i Vangeli nel punto in cui Gesù diceva che avrebbe mandato il Consolatore (lo Spirito Santo secondo la nostra fede), mentre Gesù intendeva che questo Consolatore sarebbe stato Muhammad. Il Corano (parola di Allah) afferma che Gesù non è stato crocifisso, ma che un sosia lo ha sostituito all'ultimo momento.
Ricordo, brevemente, che per i musulmani, Abramo, Mosé, Gesù figlio di Maria e così tutti i profeti citati nel Corano, erano musulmani!!!!
Ora, la legge islamica della shari'a è tutta contenuta nel Corano e negli hadith (editti) del profeta Muhammad, cioè alle sentenze che il profeta ha emanato durante la sua vita terrena.
Se non facciamo questi riferimenti non possiamo capire il modo di pensare dei musulmani che vengono qui nelle nostre terre.
Ci vuole una buona dose di intraprendenza per mettersi a studiare il sacro testo dell'Islam, ma è un'operazione necessaria per entrare in quella cultura dalla porta principale, senza intermediari che di solito non sono molto obiettivi.
Facciamo, ora, alcune considerazioni molto importanti per capire le diversità culturali.
Il Corano è un testo scritto in arabo e solo in arabo può essere recitato.
Le 5 preghiere quotidiane sono la recitazione dei versetti del Corano e la preghiera è valida solo se è recitata in arabo e dopo aver fatto le abluzioni rituali (come gli ebrei osservanti).
La donna quando ha il suo ciclo mestruale è impura e la sua preghiera non è valida, la deve recuperare in altri giorni, così come il digiuno del Ramadan. Il pio musulmano non tocca mai con le mani una donna perché rischia di contaminarsi e di rendersi impuro.
Ai bambini nella scuola elementare viene insegnato il Corano e lo devono imparare a memoria, in arabo.
Viene insegnato che l'Islam è la migliore religione dell'umanità e la Umma (la comunità islamica), è superiore a tutte le altre comunità ed è eletta a portatrice universale di civiltà e di salvezza.
In questa sede non abbiamo lo spazio temporale per approfondire certi dettagli importanti, come la distinzione all'interno dell'Islam tra gli Sciiti e i Sunniti, come il confronto tra le 4 scuole giuridiche più importanti: hanafita, shafiita, malikita, hanbalita; come i musulmani dell'Africa centrale appartenenti alle confraternite islamiche, come i mistici del sufismo o come i mistici dervisci rotanti.
Tutto questo per confermare che non c'è un solo modo di intendere l'Islam, però quello che è da precisare è la assoluta osservanza del Corano e delle sue prescrizioni presso tutte le comunità islamiche del mondo: la UMMA.
Prima di fare altre precisazioni sul Corano è molto utile una riflessione di carattere storico-filosofico.
La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nasce in Europa grazie allo sviluppo del pensiero filosofico maturato durante il Medioevo nelle Università, dove i più grandi filosofi erano anche grandi uomini di Chiesa.
Per l'Islam non c'è stata questa maturazione a causa del blocco del pensiero filosofico imposto dalle autorità religiose. Il loro pensiero è fermo alla filosofia esistente prima di Averroé, grande filosofo musulmano ma nato e vissuto nella Spagna occupata, (Cordova, 1126 – Marrakesh, 10 dicembre 1198). Questo grande personaggio aveva tradotto dal greco gli scritti filosofici di Aristotele e sulla scorta degli insegnamenti del grande filosofo aveva proposto di interpretare le Sure del Corano alla luce dell'evoluzione del pensiero e delle conoscenze storiche. Le autorità religiose lo misero al bando e dall'epoca nessun altro filosofo si è azzardato, a pena della vita, di fare altre ipotesi similari.
Averroè, particolare del "Trionfo di San Tommaso", di Andrea di Bonaiuto, Cappellone degli Spagnoli in Santa Maria Novella, Firenze.
Quello che è assolutamente indispensabile conoscere del mondo musulmano è la loro cultura religiosa, secondo la quale l'Islam è DIN, WA DUNYA, WA DAULA, cioè RELIGIONE, SOCIETÀ, STATO e tutto ciò che deve regolare la vita dello Stato e della Società e la vita quotidiana dei musulmani è contenuto dentro al CORANO.
Come risulta evidente le diversità culturali tra cristianesimo e islam sono tante e profonde, ma noi viviamo in questo tempo e in questo territorio, e come cattolici credenti e praticanti siamo chiamati da Gesù nostro Redentore, a portare il suo Vangelo a tutti gli uomini.
È una sfida umana e culturale straordinaria che ci invita a capire cosa possiamo fare noi, qui e ora.
Questa relazione apre una finestra su un mondo che ci sta creando non pochi problemi, sia a livello sociale ma anche a livello politico e a livello personale.
È una sfida epocale alla nostra dimensione religiosa e civile.
Riflettiamo su questo.
Siamo ancora credenti e praticanti a livello di popolo? In Italia solo il 10% della popolazione dice di frequentare le pratiche religiose cattoliche.
In Europa i cattolici sono ancor più una minoranza sparuta. Pensate alle chiese olandesi trasformate in supermercati o in discoteche. Ma anche in Belgio, in Francia, in Danimarca.
L'Islam ha facile gioco in Europa per quanto riguarda l'occupazione di spazi sociali sempre più importanti, proprio a causa della debolezza del sistema politico e sociale dei vari stati.
Pensate solo al fatto che i terroristi che hanno messo le bombe e provocato decine di morti nella Metropolitana a Londra qualche anno fa, erano musulmani tutti nati in Gran Bretagna, erano cittadini inglesi.
A proposito del Corano, vi risparmio la lettura delle Sure (capitoli) e dei versetti che ispirano l'azione dell'islamismo fondamentalista, che però sarà bene vi leggiate, giusto per capire da dove nasce la violenza di certo Islam.
Come avete potuto notare le differenze non sono poche, né lievi. Per un cristiano è bene esserne consapevole, ricordando quanto la Chiesa ha sempre insegnato, ossia, che non vi è salvezza se non in Cristo, Uomo-Dio, crocifisso e risorto (si veda al riguardo la nota dichiarazione apostolica di Papa Benedetto XVI Dominus Jesus, contro l'indifferentismo religioso che equipara il Cristianesimo alle religioni).
Perciò l'atteggiamento del cristiano verso chi è musulmano non può che essere missionario: non possiamo non desiderare che l'altro incontri Cristo, nostra pace, possibilità di letizia e salvezza dal male.
Ciò, ovviamente, senza impazienze né atteggiamenti di proselitismo superficiale e mosso da motivi di meschina egemonia politica. Ciò che deve importare sempre, è la persona.
Comunque vi possono essere campi di collaborazione tra cristiani e musulmani (almeno quei musulmani che cercano con sincerità di obbedire a Dio, Infinito e Trascendente), come è già stato in sede ONU, pensiamo alla difesa della vita contro l'aborto, o alla difesa della famiglia naturale.
In buona sostanza i cristiani ancora una volta sono investiti di un compito cui la Storia li ha abituati: far conoscere Cristo a chi non lo conosce, ma parlando a dei musulmani, far conoscere il Gesù dei Vangeli che loro nel Corano conoscono in modo molto diverso.
Ecco, concludendo vorrei che si potesse realizzare questo sogno: un giorno, magari anche domani, quando vi capiterà di incontrare e di parlare con un musulmano, fategli una proposta. Ditegli con grande semplicità: io ti regalo il mio Vangelo, tu mi regali il tuo Corano, e ci ritroviamo quando li abbiamo letti e ci scambiamo qualche esperienza, cominciamo a conoscerci.
Vedete, il problema a volte sarebbe semplice da risolvere. Con un pizzico di umiltà San Francesco di Assisi era quasi riuscito a convertire il Sultano nel 1219 quando era al seguito della V Crociata. Lui era pieno di Spirito Santo. Impariamo da lui e confidiamo nel Signore.
la mappa dei diritti umani secondo l'Assemblea dell'ONU
QUESTO EVENTO CI RIGUARDA TUTTI. OGGI, 13 OTTOBRE 2013, NEL VANGELO VIENE RACCONTATO IL MIRACOLO DEI DIECI LEBBROSI. GESU' DICE AL LEBBROSO SANATO: "VA', LA TUA FEDE TI HA SALVATO".
Ritengo opportuno fare una riflessione al riguardo. In questi giorni ho tentato di far conoscere l'evento che stiamo organizzando, ad alcuni amici medici, infermieri, sanitari delle varie specialità, con risultati stupefacenti. Allora, mentre è abbastanza naturale che un medico ateo o agnostico risponda che lui ai miracoli non ci crede, sono rimasto sconvolto dalle persone che frequentano la chiesa alla domenica, magari sono anche operatori di pastorale, animatori ..... e via testimoniando, che con molta determinazione affermano che i miracoli non esistono e quindi non sono interessati all'evento.
Per me che ho passato anni nel mondo della ricerca biomedica, come statistico, è sembrata un'idiozia senza pari. Cioé, il rifiutarsi di ascoltare la relazione scientifica su di un miracolo, o guarigione straordinaria non spiegabile scientificamente, oggi, da parte di chi opera nella medicina.Veramente mi è parso paradossale da parte di chi la medicina dovrebbe conoscerla e così anche il funzionamento del corpo umano, compreso il cervello.Avere una posizione così assurdamente preclusiva,non fa onore né alla cultura scientifica né tantomeno a quella umana. Ma, queste persone sanno che l'emisfero destro governa circa 64.000 funzioni fisiologiche del corpo umano? Sono al corrente che ogni dieci anni le conoscenze sulle centinaia di ormoni, di enzimi, di aminoacidi, di proteine, che sovraintendono a quelle funzioni, vengono rivoluzionate? Perché volersi precludere conoscenze empiriche dimostrate clinicamente?
È un mistero della volontà il rifiutarsi di conoscere l'evidenza scientifica. Parlo soprattutto per chi la fede dovrebbe averla, vista la loro frequentazione, anche ai sacramenti. Mah!
PARROCCHIA DELL’ANNUNCIAZIONE IN OLMO DI MARTELLAGO
DOMENICA 20 OTTOBRE 2013
SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA DOMENICA DEL MALATO ORE 15 30
La Vergine Maria quando è apparsa a Bernadette Soubirous nella grotta di Lourdes, in riva al fiume Gave, il 18 febbraio 1858 durante la terza apparizione, disse alla ragazza: "Non le prometto di renderla felice in questo mondo, ma nell'altro". Era il modo scelto da Maria per comunicare a Bernadette quanto avrebbe patito su questa terra prima di salire al Cielo. Tutti noi siamo consapevoli del nostro destino finale, e pensando a tutte le persone sofferenti, nel corpo e nell'anima, vogliamo inserirci in questo percorso di offerta dei nostri dolori per portarli a Gesù, pregandolo che dalla Croce ci aiuti a portare la nostra croce nella quotidianità. Con questi pensieri vi invitiamo a partecipare a questa stimolante celebrazione per pregare insieme, e per vivere un momento di grande emozione ascoltando la vicissitudine umana e religiosa del nostro caro amico Vittorio.
Il dottor Mario Botta che presenterà il caso clinico con l'ausilio di diapositive e risultati diagnostici pre e post miracolo, è un cardiochirurgo milanese che fa parte della Associazione dei medici del Santuario di Lourdes. Un medico che ne ha viste e ne vede di guarigioni senza spiegazioni scientifiche allo stato attuale delle conoscenze, tutti gli anni.
La chiesa di Olmo dedicata alla La Madonna nella grotta di Lourdes
Annunciazione del Signore
DOPO L’UNZIONE DEGLI INFERMI SEGUIRÀ LA TESTIMONIANZA DI VITTORIO MICHELI, 63° MIRACOLATO DI LOURDES ALLA PRESENZA DI MEDICI E DEL PERSONALE UNITALSI
Il pomeriggio si concluderà con un momento conviviale per tutti i partecipanti.
COMUNICATO STAMPA SULLA PRESENTAZIONE DEL FUMETTO STORICO-ARTISTICO SULL'INCONTRO TRA FRANCESCO DI ASSISI E IL SULTANO MALEK AL-KAMEL.
LOGO DELLA CUSTODIA FRANCESCANA DI TERRA SANTA
Durante gli ultimi Congressi annuali degli Amici di Terra Santa del Triveneto, sono stati affrontati i temi sul ruolo degli Ordini Francescani in rapporto all'Islam, in particolare come Francesco di Assisi abbia tanto desiderato far conoscere Cristo e il suo Vangelo al capo supremo dei musulmani durante la quinta crociata nel 1219.
L'idea di portare all'attenzione di tutti gli amanti della pace e del francescanesimo, la stampa e la pubblicazione del fumetto storico-artistico sull'incontro tra Francesco di Assisi e il sultano Malek al-Kamel nel 1219, è nata dalla collaborazione tra l'artista padovano arch.to Francesco Lucianetti, e il prof. Gianfranco Trabuio, pubblicista e cooperatore del Commissariato della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto. Il Padre Commissario per il Triveneto, fra Aldo Tonini ofm, ha patrocinato con entusiasmo l'iniziativa, e ne è rimasto grandemente soddisfatto per la bellezza artistica dell'opera e per il contenuto affascinante del racconto.
Il coinvolgimento nel progetto di fra Pacifico Sella ofm, docente di Storia Medievale, che ha rivisto l'opera, ne ha corretto i testi e ne ha curato la postfazione, ha dato all'opera uno smalto di scientificità storica difficilmente reperibile nella pubblicistica dei fumetti.
Fra Pacifico, in una sua nota, ha definito l'artista Lucianetti, un genio, per la sua competenza storica e artistica. Ma l'originalità dell'impresa sta anche nel fatto che i testi curati dal prof. Gianfranco Trabuio si prestano ad essere tradotti in altre lingue e quindi il volume può essere stampato e divulgato in tutto il mondo.
Il giorno 2 ottobre 2013, alle 17.30, presso il convento di San Bernardino a Verona, in via Stradone Antonio Provolo 28, ci sarà la presentazione ufficiale, alla presenza dei media regionali e locali.
La casa editrice scelta dagli autori è stata la Ancilla di Conegliano (TV), una piccola editrice cattolica molto attiva nella pubblicistica religiosa.
Il guadagno della vendita del fumetto storico-artistico andrà ai progetti della Custodia Francescana di Terra Santa in favore dei bambini di Betlemme, ma soprattutto per l'impegno della Custodia nei riguardi dei profughi provenienti dalla Siria, nei territori della Giordania e del Libano.
COPERTINA DEL FUMETTO STORICO-ARTISTICO
esempio di convento occupabile
Qualche giorno fa il Papa ha fatto un'affermazione piuttosto dirompente sulla necessità di dare accoglienza alle persone che fuggono dalle guerre e dalle persecuzioni, e che sbarcano sulle nostre coste meridionali in cerca di un rifugio e di un nuovo futuro.
Ovviamente l'invito del Papa ha suscitato molto interesse e anche molto sconcerto. Un amico filosofo e giornalista cattolico praticante, mi ha chiesto, con tono molto preoccupato, cosa ne penso.
Qui appresso riporto la mia risposta.
CARO PIER,
il Papa prima di essere papa è un gesuita, con tutto quello che un gesuita si porta appresso da quando inizia il suo cammino.
I gesuiti sono come le forze speciali, gli incursori. Sanno fare di tutto in termini bellici.
È chiaro che quella del Bergoglio è una provocazione, però bisogna ragionare da gesuiti o da esperti di scacchi per tentare di capire qual'è il gioco e la sua posta.
Per esempio il semplice giornalista o prete di frontiera potrebbe dire: era ora che i conventi vuoti fossero utilizzati! Oggi l'emergenza umanitaria è così dirompente che non si può nascondere che collegi e scuole e conventi religiosi siano vuoti. Ergo, riempiamoli.
Qualche altro avvezzo alla politica potrebbe inferire da questa provocazione, che il riempire i conventi vuoti è solo un falso scopo fatto per far cadere in trappola i semplici.
Papa Francesco
La posta in ballo è più consistente e deve prendere in considerazione le conseguenze empiriche di queste occupazioni: cosa ci fanno dopo qui? chi li mantiene? chi li educa? chi li tiene occupati?
Come vedi la proposta non è più solo religiosa, diventa politica e di alto livello.
Tu pensa come andrebbe a finire con un governo simil grillino alle porte, con le orde fameliche dei centri sociali pronti a sbranarsi per gestire i conventi con gli immigrati. Pensa allo scempio di mobili e arredi, a volte anche ricchi di storia, che sarebbero distrutti nel parossismo dell'odio, anche religioso e non solo politico. Tieni conto che a lato dei centri sociali ci sono le famose cooperative onlus gestite anche da religiosi cari alla nostra sinistra radical-chic e salottiera, e ad altri correligionari che sono pronti certamente a buttarsi sulla scena, pronti a lucrare redditi sulla pelle dei disperati. Tutte organizzazioni pronte alle marce della pace e mai presenti alle marce per la vita o in difesa della famiglia. Mi sovvien la famosa marcia dai frati di Assisi.
IN TOTALE IL PAPA FA IL PROVOCATORE PER FAR TREMARE PRIMA I MINISTRI GENERALI DEGLI ORDINI RELIGIOSI, MA IL BERSAGLIO GROSSO È QUELLO POLITICO, STATALE E LOCALE.
altro esempio di convento da okkupare
Vale.
Gianfranco
Papa Francesco durante l'Angelus di domenica 1 settembre
Ha toccato il cuore di tante persone in Siria l'appello del Papa alla pace, rivolto domenica all'Angelus. Papa Francesco ha espresso "grande sofferenza e preoccupazione" parlando di "una guerra tra fratelli". Ha fatto appello alla "comunità Internazionale perché si mostri più sensibile" verso quella che ha definito "la tragica situazione" in Siria e ha chiesto che la comunità internazionale "metta tutto il suo impegno per aiutare la amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte". Della forte commozione in Siria per l'appello di Papa Francesco e del possibile ruolo della comunità internazionale, ne ha parlato anche mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente di Caritas Siria.
Anche il Gran mufti di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, leader spirituale dell'islam sunnita in Siria, è rimasto profondamente colpito dall'appello del Papa per la pace in Siria, pronunciate dell'Angelus di domenica 1 settembre, e ha espresso il desiderio di essere presente in San Pietro per la veglia di preghiera per la pace in Siria, annunciata da Papa Francesco per sabato 7 settembre. Il mufti ha detto alla sua comunità a Damasco di "accogliere l'appello, esteso da Papa a tutte le religioni, a pregare per la pace in Siria". I musulmani siriani saranno invitati a pregare per la pace il 7 settembre, in comunione e simultaneamente al Papa, nelle moschee a Damasco e in tutto il territorio nazionale.
Secondo il mufti, "tutti avvertono che il Papa è un padre, che ha a cuore il futuro del popolo siriano tutto e che vuole proteggere tutta la società siriana, nelle sue diverse componenti, perché non sia distrutta da divisioni religiose e dal radicalismo". I musulmani siriani vedono il Papa come "vero leader spirituale, libero da interessi politici, individuali o collettivi, come leader che parla per il vero bene del popolo siriano". I gruppi musulmani, le comunità tribali, i drusi, gli ismaeliti e le altri componenti della società siriana si uniranno alla preghiera.
Anche i patriarchi e i leader cristiani delle Chiese medio orientali si uniscono alla preghiera di pace per la Siria, pronunciata ieri da Papa Francesco durante l'Angelus. L'appello del Santo Padre - riferiscono diversi leader delle Chiese orientali "ha fatto breccia nei cuori a tutti i livelli, nei vescovi e nei semplici fedeli. Le comunità cristiane in Siria, in Medio Oriente e nella diaspora sono felici e di preparano a unirsi al digiuno e alla preghiera".
In particolare - informa l'agenzia Fides - il patriarca maronita di Beirut, il cardinale Bechara Rai, ha fatto visita ieri pomeriggio al patriarca greco ortodosso di Antiochia, Youhanna Yazigi. I due leader si sono detti "profondamente confortati dall'appello del Papa", ed hanno quindi confermato il loro impegno a sensibilizzare le rispettive comunità per la comune preghiera e chiesto "a tutti i paesi stranieri, nella regione o più lontani, di adoperarsi per risolvere il conflitto attraverso mezzi politici, diplomatici e pacifici".
Come si legge in una dichiarazione congiunta diffusa dopo l'incontro, per il cardinale Rai e il patriarca Yagizi è "inaccettabile che qualcuno distrugga la vita dei siriani"; pertanto i due leader si dicono "contrari a qualsiasi intervento armato straniero in Siria", anche perché - sottolineano - la guerra "non porta altro che distruzione e rovina".
"Noi cristiani nel mondo arabo – affermano – abbiamo contribuito a costruire la nostra cultura e le nostre società, una civiltà di convivenza e moderazione". Pertanto, prosegue il comunicato, "vogliamo sempre parlare la lingua del dialogo e della pace". In conclusione, i due patriarchi ribadiscono che i cristiani in Medio Oriente "non saranno mai strumento di guerra e del traffico di armi", ma anzi il loro unico dovere sarà "costruire una società basata sul rispetto, sull'amore, sulla cooperazione con il prossimo".
La Chiesa di Venezia ha raccolto immediatamente l'appello lanciato domenica all'Angelus da Papa Francesco che ha indetto, per il prossimo sabato 7 settembre - vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace - una "giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero". Mons. Francesco Moraglia ha dato disposizioni perché nei vicariati e nelle parrocchie si organizzino incontri di preghiera in sintonia con quanto sollecitato dal Papa.
Ora, tentiamo di capire ciò che sta succedendo in Siria da alcuni anni a questa parte. Il fatto che dopo almeno due anni di guerra civile il premio Nobel per la pace, Barack Obama presidente degli Stati Uniti, abbia deciso di intervenire militarmente in Siria dopo i presunti attacchi con agenti chimici a Damasco, fa sorgere delle domande sulla realtà di quella guerra civile.
Come è noto il dittatore Bashar al-Assad è un esempio eclatante di come venga intesa la democrazia nei paesi musulmani: non esiste in quei paesi il termine democrazia come viene inteso in Occidente. Le fantomatiche "primavere arabe" che i media occidentali hanno contrabbandato come conquista della democrazia si sono rivelate per quel che sono: una banale sostituzione di una dittatura laica, come in Tunisia, in Libia e in Egitto, con una dittatura fondamentalista islamica. Anche in Siria sta succedendo la stessa cosa. Solo che per i cristiani la situazione è molto più drammatica, in quanto i terroristi delle varie fazioni islamiste li hanno da subito presi come il primo bersaglio, da eliminare dal territorio siriano. Mentre con i dittatori laici come Gheddafi e Mubarak, i cristiani avevano una certa libertà religiosa, con gli islamisti assolutamente no. I cristiani o devono fuggire o devono essere eliminati.
Immagini di alcune chiese cristiane devastate dai fondamentalisti islamici in Siria
L'invito di Papa Francesco, pertanto è quanto mai opportuno e doveroso, e in linea con molti dei messaggi che la Madonna continua a donare ai veggenti di Medjugorie. Ci stiamo inoltrando in un panorama di guerra globale in Medio Oriente che vedrà coinvolte tutte le nazioni dell'area. La Siria è aiutata dall'Iran sciita, mentre le fazioni guerrigliere sul suo territorio sono di diretta emanazione dell'Arabia Saudita, patria del sunnismo islamico e del fondamentalismo wahabita. Nel Libano esistono due eserciti in equilibrio precario, quello statale e quello degli Hezbollah filo iraniani, che hanno ammassato un arsenale bellico enorme proprio al confine con Israele nel territorio dove operano i nostri soldati italiani per conto dell'ONU. In tutti questi paesi poi, sono attivi i gruppi di guerriglia legati alla famigerata Al Qaeda, la quale ha gruppi di fuoco attivi in tutto il Nord Africa e cellule dormienti, ma pronte a intervenire, in tutta Europa. Russia e Cina si oppongono all'azione di guerra proclamata dagli Usa e dalla Francia, l'Italia, per il momento, si sta "godendo" i frutti della tragica guerra contro Gheddafi proclamata dalla Francia, con l'invasione di decine di migliaia di migranti disperati che partono prevalentemente dalle coste libiche.
Ecco, questa è in sintesi la situazione politica e credo non si debba essere granché esperti di strategie economiche e militari per prevedere quale impatto avrà il bombardamento della Siria in tutto quello scacchiere e qui da noi.
Se aggiungiamo a tutto ciò il fatto che Israele si trova al centro del teatro bellico, ebbene, mi sembra quanto mai necessaria una grande preghiera di intercessione verso Dio Padre Onnipotente per salvare quei popoli e noi stessi da una catastrofe che si delinea sempre più probabile nel suo avverarsi.
Papa Francesco durante l'Angelus del saluto ai fratelli musulmani
In tutto il mondo ha fatto scalpore, qualche settimana fa, il saluto che Papa Francesco ha rivolto ai musulmani che festeggiavano la chiusura del mese di Ramadan, dedicato dal Corano alla preghiera, alla penitenza e alla carità, oltre che al digiuno.
Ricordo che per la religione musulmana il mese del digiuno deve essere rigorosamente osservato solo durante il giorno. Al calar del sole il pio musulmano può riprendere le sue abitudini, anzi, vi si può dedicare con ancora più entusiasmo.
A me questo saluto ai “fratelli musulmani”, così semplicemente enunciato, ha fatto riflettere su come noi “fratelli cristiani” siamo considerati da loro. Forse è opportuna qualche precisazione su come i musulmani considerano i cristiani, di qualunque confessione. Dai cattolici, agli ortodossi, al variegato e multiforme mondo protestante.
Per riprendere solo alcune notizie recenti, in merito alle rivolte egiziane, ricordo che sono state bruciate 49 chiese cristiane in Egitto da parte della organizzazione politico-religiosa che si chiama “Fratellanza Musulmana”. Sono state incendiate e distrutte una quantità, non precisabile, di attività commerciali proprietà di cristiani, comprese le loro case.
Forse il Papa avrebbe fatto bene a ricordare che anche Caino e Abele erano fratelli, e nella Bibbia è narrato come è andata a finire. Ora, mi sembra opportuno ricordare alle autorità ecclesiastiche preposte all’informazione e agli intellettuali che scrivono articoli sui giornaloni italiani anticlericali, che un livello minimo di obiettività giornalistica dovrebbe rendere giustizia almeno alla verità divulgata dai media. Ormai più nessuno prende posizione sugli eccidi dei cristiani nei paesi a maggioranza islamica. È normale che i cristiani vengano assassinati, le loro donne violentate, le loro case bruciate. A livello di mass media non è neanche più una notizia, è da duemila anni che succede! Ma che vogliono ancora questi cristiani?
Chiese cristiane bruciate e devastate in Egitto dai Fratelli musulmani.
E allora per restare sull’argomento e per capire il livello di “fratellanza” dei fratelli musulmani cui il Papa ha indirizzato il suo saluto, riporto questo fatto di cronaca, quanto mai istruttivo. Con una precisazione importante: in Iran domina l’Islam sciita, non sunnita; per lunga tradizione chi cambia religione non viene condannato a morte come nell’Islam sunnita.
Iran: condannato a 10 anni di carcere perché distribuiva copie del Vangelo
Mohammad-Hadi Bordbar, convertito dall'islam al cristianesimo, ha distribuito 12.000 vangeli tascabili nel suo paese. La polizia iraniana lo ha arrestato per "crimini contro la sicurezza dello Stato"
Dieci anni di carcere: è la pena inflitta ad un uomo iraniano,Mohammad-Hadi Bordbar, detto "Mostafa", originario della città di Rasht, convertito dall'islam al cristianesimo, per aver distribuito copie del Vangelo nel suo paese.
L'accusa? “Crimine contro la sicurezza dello Stato”.
Mohammad-Hadi Bordbar, il cristiano persiano condannato
Secondo le notizie riferite dall'Agenzia Fides e dalla Radio Vaticana, emerge dagli atti giudiziari che l’uomo ha confessato di “aver lasciato l'islam per seguire il cristianesimo” e “considerando l'evangelizzazione un suo dovere, ha distribuito 12.000 vangeli tascabili”. Un vera colpa, anzi un reato in Iran.
Non solo: Mostafa, dopo aver ricevuto il battesimo, aveva avviato una "house church", un'assemblea di culto domestica in cui si svolgevano degli incontri di preghiera, giudicati dallo Stato iraniano come "illegali". L'uomo è stato quindi arrestato il 27 dicembre 2012, a Teheran, dopo un blitz in casa sua. Insieme a lui, la polizia ha arrestato e interrogato per ore i circa 50 iraniani cristiani presenti alla riunione.
Nella sua abitazione. inoltre, è stato rinvenuto materiale "incriminante": ovvero film, libri, dvd, dischi di natura cristiana e più di 6.000 copie del Vangelo. Per Mostafa si è trattato del secondo arresto, dopo quello del 2009 "a causa" della sua conversione alla religione cristiana. Giudicato colpevole di apostasia, è stato poi liberato su cauzione.
Quello di Mohammad-Hadi Bordbar, purtroppo, non è l'unico caso di persecuzione religiosa in Iran.
L'agenzia iraniana cristiana “Mohabat News” ha segnalato a Fides anche l'episodio di Ebrahim Firouzi, un giovane cristiano iraniano, condannato ad un anno di carcere e due di esilio per “attività di evangelizzazione e distribuzione di Bibbie”. Secondo il tribunale della città di Robat-Karim, a Sud di Teheran, il gesto del giovane era “in opposizione al regime della Repubblica islamica dell'Iran”.
Come Mostafa, anche Ebrahim Firouzi era “colpevole di atti criminali" per aver tenuto "incontri di preghiera in casa e diffuso i fra i giovani la dissolutezza e dubbi sui principi islamici”. Il giovane era stato arrestato nel marzo 2013.
Come ricordano le Ong “Barnabas team” e “Christian Solidarity Worldwide”, impegnate per la difesa dei cristiani nel mondo, negli ultimi anni l’interesse dei giovani iraniani verso il cristianesimo ha reso la conversione dall'islam un problema preoccupante per le autorità iraniane.
20 Agosto 2013 (Zenit.org)
ORIGINI E STORIA DEL COMMISSARIATO DI TERRA SANTA DI VENEZIA.
Alcune note redatte nel 1992 a margine del 600.mo anniversario della costituzione del Commissariato di Terra Santa a Venezia.
Logo della Custodia Francescana di Terra santa.
Il VI centenario dell'istituzione del Commissariato di Terra Santa di Venezia è occasione propizia per riandare alle origini di quella singolare attrazione del mondo cristiano verso i "Luoghi Santi",come comunemente veniva chiamata la terra che aveva visto la vicenda umana di Gesù che è ormai una componente fissa dello stesso "costume" cristiano. E poiché per secoli quell'attrazione ha trovato espressione ad opera della Serenissima Repubblica di Venezia, è ovvio che la rievocazione si incentri - dopo brevi cenni sulle sue origini antiche - sulle vicende che hanno fatto di Venezia la capitale della peregrinatio, il pellegrinaggio per eccellenza, il "passaggio di vita", destinato a determinare, nei fortunati che riuscivano a compierlo, una conversione profonda. .
La vicenda passa attraverso il turbine delle crociate e si assesta nell'assetto assunto dall'Oriente sotto l'Islam.
Il ruolo svolto per secoli dalla Serenissima, dapprima nell'ambito delle Crociate, poi nell'organizzazionee nella gestione del grande Pellegrinaggio in terra musulmana, rappresenta un capitolo solo apparentemente marginale della sua lunga storia, mentre costituisce - oltre che uno straordinario esempio di continuità dell'azione politica ed amministrativa - il frutto ed il collaudo della sua straordinaria potenza ed importanza nella scena politica orientale e mondiale.
Dopo la fine delle Crociate l'attività della Serenissima di protezione e di assistenza alla peregrinatio dura ininterrotta - pur tra i vari "protettorati", prima di Napoli e Spagna e poi di Francia - fino al "tremendo zorno del dodeze", quel 12 maggio 1797, in cui per voto del suo Maggior Consiglio la Repubblica cadde.
La stabilità della situazione negli ultimi secoli rende interessante il suo formarsi attraverso una trama che intreccia le vicende "domestiche" (specie del tremendo confronto tra Venezia e Genova) con la situazione internazionale, nel rapporto col mondo islamico.
La chiesa-convento di san Francesco della Vigna, dipinta dal Canaletto.
In questo convento ebbe sede fin dal 1392 il Commissariato della Custodia Francescana di Terra Santa.
La celebrazione del sesto centenario della costituzione del Commissariato veneziano di Terra Santa, sottolinea l'importanza storica di una primogenitura e richiama i valori che ne hanno giustificato l'istituzione e tuttora ne giustificano l'esistenza. Il grande “passaggio", il pellegrinaggio per eccellenza, ha sempre suscitato un fascino straordinario in molti cristiani, facendone nelle varie epoche, volta a volta: un ideale di vita, l'occasione o la confessione di una radicale conversione, o anche solo una fonte di guadagno, se non di svago, vestito di interesse religioso. Certo è che in epoche in cui il "valore" religioso era ben più significativo di quanto non lo sia oggi, anche il pellegrinaggio aveva altro significato - oltre che altre difficoltà e onerosità - di oggi. Nel Pellegrinaggio Venezia ha sempre unito alla confessione della fede la tutela di interessi commerciali, o anche di "rappresentanza", in Oriente, del mondo cristiano. Ecco che l'istituzionalizzazione, la consacrazione giuridica di una rappresentanza "ufficiale" degli interessi religiosi e politici legati al Pellegrinaggio, ha trovato attuazione - tra le primissime - a Venezia, nel 1392, col rilascio della procura di "commissario" da parte del Custode di Terra Santa, fra Gerardo, Calveti Chaudet, a Ruggero Contarini.
In un trattato di diritto veneziano si legge: "Commissario è quello alla cui fede fu commessa la cura di una persona, di una cosa, e l'esecuzione d'una commissione: deriva dal latino committere, che tra gli altri sensi contiene anche quello di raccomandare all'altrui fede. Appresso noi, con quella parola si comprendono generalmente i Tutori, ed i Curatori". Nella terminologia giuridica veneziana, pertanto, "Commissario", significava "incaricato", procuratore o curatore generale degl'interessi di una persona o istituzione. Il suo traslato avrebbe dovuto fare, (e si disse per secoli), commissarìa (come da Avogadore si disse avogadorìa, da Rettore rettoria, da Provveditore provveditorìa); il termine attuale suona alquanto improprio, anche per quel vago sapore di poliziesco che sottende.
Il primo "Commissario" di Terra Santa, nell'accezione veneziana del termine, fu Ruggero Contarini. La famiglia Contarini era una delle dodici cosiddette famiglie "apostoliche", formanti il ceppo più antico della nobiltà veneziana; esse sarebbero state individuate e catalogate perché "avrebbero eletto, nel lontano anno 697, il leggendario primo doge, Paoluccio, che la tradizione ha soprannominato Anafesto". Una casata illustre, che ha dato alla Repubblica vari dogi e molti tra i massimi governanti; una famiglia molto legata alla religione, che diede alla Chiesa alti dignitari, molti cardinali e vari patriarchi; taluno dei cui figli è anche salito agli onori degli altari, mentre altri, come accade in ogni grande dinastia (e la cosa non deve recar meraviglia spaziando la vita dell'illustre casata per oltre una decina di secoli) finirono la vita sul patibolo come grassatori e banditi "illustri".
Un fratello di Ruggero Contarini, quel Giovanni che troveremo a Oxford nel 1393, fu Patriarca di Costantinopoli dal 1409 al 1451.
Del primo commissario, Ruggero Contarini, si hanno poche notizie biografiche e familiari, si sa che nel 1397 aveva numerosa prole e nel1404 contava in casa una "brigada" di dieci figli tra cui cinque femmine. Nel 1405 rifiutò il “carico" (come si diceva allora) di "bailo" presso il Re di Cipro, ma accettò quella di "ofizial a veder le raxon de la guerra"
Non è dimostrabile che sia mai andato in Oriente, a differenza di altro suo fratello noto, Andrea, che incarnava il tipo del mercante veneziano viaggiatore. È ben probabile che, come accadeva solitamente nelle grandi famiglie veneziane, mentre Giovanni e Andrea erano all'estero", (il primo per ministero ecclesiastico, il secondo per traffici), Ruggero sia rimasto in patria a dirigere interessi mercantili della famiglia.
Nel 1392 Ruggero Contarini era stato nominato da Fra Gerardo "commissario" di Terra Santa per il territorio della Repubblica Veneta. Questa nomina venne legalizzata nel marzo del 1393, con la ratifica notarile, quando fra Gerardo giunse a Venezia col Principe inglese Enrico di Lancaster, (futuro re Enrico IV d'Inghilterra), reduce dal Pellegrinaggio in Terra Santa. Ecco come il "commissario" descrive, (dando notizia dell'evento qui commemorato), il conferimento della commissarìa, in una lettera del 19 aprile 1393 al fratello Giovanni, in quel tempo a Oxford:
"el Vardian de Santa Jeruxalem è vegnudo de qui [a Venezia] chon questa gallia (nave mercantile) del fio del ducha de Lanchastro: el qual (Vardian) de (ci) aveva mandà una prechura de so man, et qui de (ce) l'à fata per man de noder molto anple. Jesu Christo, che nasiè et morì in quelli santiluogi, de (ci) fazaadovrar a far quello sia la soa voluntade. El dito Vardian è partido de qui chon quel Signor, et penso chon la grazia de Dio vu el vedarè in quelle parte, sì che porè raxionar chon lui".
Dalla lettera possiamo anche arguire che l'incarico, certo particolarmente stimato a Venezia, dove affluivano tutti i Pellegrini che andavano o tornavano dall'Oriente, sia stato disimpegnato con zelo e abnegazione; egli certo benemeritò della "causa" affidatagli, dal momento che gli venne riconosciuta la facoltà di nominare nel testamento il successore. Il testamento di Ruggero porta la data del 22 maggio 1415 e nomina nello stesso incarico il nipote Carlo, figlio d'un altro fratello, Giacomo, morto di peste nel 1400.
A tutt’oggi non si riesce a sapere quando a Venezia, al posto dei laici secolari, incominciassero dei religiosi, francescani s’intende, a occuparsi in modo diretto e sistematico delle cose spettanti ai Luoghi Santi.
Un nuovo dato ben sicuro e chiaro, riguardante Venezia, è la disposizione del Capitolo generale dell’Ordine tenuto nel 1523, con il quale viene stabilito che i Frati in partenza per la Terra Santa, o di ritorno dalla medesima, dovessero presentarsi al “Commissario Gerosolimitano residente a Venezia”.
Col secolo XVI il ruolo e le funzioni del Commissariato Veneto di Terra Santa si va precisando sempre meglio sotto l’aspetto giuridico-religioso, come dimostra la documentazione d’archivio. Un chiaro indice dell’importanza del Commissariato Veneto di Terra Santa, lungo i secoli XVI e XVII, si trova nella legislazione francescana dell’epoca.
Inoltre, è proprio in quel periodo che la sua notorietà si diffonde in Europa per il fatto che sapeva rendersi utile con opportune e fidate informazioni e prestazioni a chi andava in Terra Santa. Negli archivi si trovano testimonianze scritte nelle relazioni di viaggio di pellegrini di tutte le nazioni europee.
Naturalmente, non sono mancate le difficoltà. Una di queste proveniva, quasi sistematicamente, da certe ingerenze del governo della Serenissima. È noto, infatti che nel ‘600 e ‘700 il cosiddetto giurisdizionalismo veneziano si faceva sentire in tutti i settori ecclesiastici e religiosi. Ciò nonostante , i Padri Commissari hanno saputo destreggiarsi in modo tale da poter assolvere il proprio compito con dignità e generosità, come lo può confermare la documentazione acquisita. Un significativo riconoscimento in proposito, con valore emblematico, si trova in una relazione inviata nel 1775 da Gerusalemme alla Santa Sede, nella quale si legge che il “più puntuale a mandare esattamente quello che viene richiesto è il Commissario di Venezia”.
E già che sono stati nominati i Padri Commissari è bene aggiungere che in quei secoli ben cinque Commissari di Venezia erano stati in precedenza incaricati della Custodia dei Luoghi Santi, a significare il ruolo strategico che il Commissariato di Venezia svolgeva nell’economia generale della gestione dei pellegrinaggi e delle collette per aiutare i frati e i cristiani di quelle terre.
La caduta della Repubblica di Venezia il 12 maggio 1797, e la devastazione conseguente dell’impero napoleonico con la soppressione degli Istituti religiosi e il saccheggio di tutte le opere d’arte contenute nei monasteri e nei conventi della Repubblica, da parte delle armate al seguito di Napoleone, hanno causato un inesorabile declino di ogni attività del Commissariato di Terra Santa. Solo la solerzia e l’acume, tipicamente francescani, del Padre Antonio Bravin, ha consentito di mantenere, per oltre 50 anni dal 1806 al 1856, l’Ufficio del Commissariato così da poterlo trasmettere al suo successore.
L’ultimo secolo e mezzo, pur tenendo conto delle inevitabili mutazioni dei tempi e delle situazioni, l’attività del Commissariato Veneto di Terra Santa non ha conosciuto vere soste o calo sensibile nello svolgimento dei suoi impegni.
Venendo ai decenni più vicini a noi, ci si trova di fronte a cronaca vissuta, che la si può sintetizzare in alcune constatazioni.
La chiesa-convento della Chiesa Votiva a Treviso, dove dal 1988 ha sede il Commissariato della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto.
Continua sempre con impegno l’attività propria di ogni Commissariato di Terra Santa, vale a dire la raccolta di offerte per i Luoghi Santi e la divulgazione-promozione della conoscenza di quelle terre e della loro storia. Inoltre si è andata sviluppando l’organizzazione dei pellegrinaggi in Terra Santa, come mezzo potente per una migliore conoscenza del Vangelo e delle necessità di oggi per quelle popolazioni di antica fede cristiana.
Dal 1988 la sede del Commissariato, dal convento di San Francesco della Vigna a Venezia, si è trasferita presso il convento della Chiesa Votiva a Treviso con l’insediamento dell’attuale Commissario padre Aldo Tonini, anzi la denominazione attuale è Commissariato Triveneto di Terra Santa.
Dal 2 febbraio 1988, giorno del trasferimento, si è attivato anche il Movimento Amici di Terra Santa del Triveneto, grazie alla volontà dell’allora vescovo di Treviso mons. Antonio Mistrorigo, all’epoca priore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Il significato della celebrazione
La commemorazione del sesto centenario della nomina del primo "Commissario" vuole rievocare l'evento con brevi cenni storici, cercando di collocarlo nel contesto in cui ebbe luogo.
L'istituzionalizzazione dell'interesse diretto e organico per il Pellegrinaggio, comportò la cura assidua e continuativa degli interessi sia dei Luoghi Santi che dei Francescani, che ne furono per secoli gli unici custodi.
La Commissarìa si inquadra perfettamente nell'opera assidua della Serenissima Repubblica di Venezia, che esercitò per lunghi secoli una specie di "delega" generale del mondo cristiano per la difesa del nome cristiano, in pace e in guerra, presso la Sublime Porta e nel mondo musulmano.
L'attuale "Commissariato" vorrebbe riaprire quel solco glorioso, per continuare a essere seme di interesse e di amore per i luoghi che furono la culla del Salvatore.
Fra Aldo Tonini ofm, attuale Commissario.
Fonti:
“COMMISSARIATO DI TERRA SANTA DI VENEZIA”,a cura di Ivone Cacciavillani, stampato presso la Dipro di Roncade (TV) nel mese di settembre 1992.
“COMMISSARIATO VENETO DI TERRA SANTA – CENNI STORICI”. Pro manuscripto. A cura di p. Metodio Brlek. Gerusalemme, 1993.
A proposito di cattolici e Berlusconi
QUESTA E' LA REALTA'
In questi giorni sui media sta girando un’analisi scritta dal vaticanista Aldo Maria Valli intorno all’oggetto. Mi pare utile portare un piccolo contributo per migliorare la comprensione degli eventi che stiamo vivendo.
Anzitutto, e per fortuna nostra, don Sciortino direttore di Famiglia Cristiana, che scrive anatemi contro Berlusconi e i cattolici che lo votano, ha un seguito sempre minore, proprio tra i cattolici, che come categoria politica sono scomparsi dall’agone politico qualche decennio fa, proprio a seguito del Concilio Vaticano 2°, i cui proclami sono stati interpretati come “uno sciogliete le righe” generalizzato. All’epoca era di moda essere contro la dottrina della Chiesa cattolica, contro le gerarchie della stessa, per la libertà di tutto e su tutto. Lì è cominciato il declino, con lo svuotamento dei seminari diocesani e la fuga dal celibato di migliaia di consacrati.
Il gregge si è disperso dove ha trovato ovili accoglienti.
Ricordo con sgomento come un direttore dell’Avvenire, certo Raniero La Valle, fondò addirittura un movimento politico dentro al “glorioso” Partito Comunista Italiano, dal nome quanto mai suggestivo: Cattolici per il Comunismo.
Oggi stiamo vivendo le conseguenze di quelle interpretazioni fantasiose dei deliberati del Concilio. La Fede non si è fatta cultura di massa, anzi è stata in gran parte ostacolata anche dalle gerarchie. Per fortuna, nostra, lo Spirito soffia dove vuole e così si sono formati i vari Movimenti Ecclesiali, che hanno cominciato a raccogliere i credenti e a portarli in un alveo di Fede vissuta. È vero, hanno dovuto soffrire non poco grazie agli ostacoli di certe gerarchie, altri che si stanno formando seguiranno la stessa sorte, ma alla fine Cristo e i suoi fedeli seguaci trionferanno sugli ostacoli. Saremo sempre e comunque un piccolo gregge.
Ma, ritornando al tema principale sul voto politico dei cattolici, quali sono le aspettative degli “illuminati” che lavorano contro il voto dei cattolici al partito di Berlusconi? Quali sono le proposte alternative che mettono in campo?
Ormai i cattolici che frequentano le liturgie sono ridotti a meno del 10% della popolazione, questo è un dato certo. Quale massa critica possono rappresentare? E questo 10% vota di tutto al momento delle elezioni, ci sono cattolici che votano ancora comunista, come quelli che votano lega, come quelli che votano pd e pdl e destra, per non parlare di quelli che votano “Grillo”, il vero e autentico interprete della dittatura politica che molti sognano. Allora, qual’è la sostanza del contendere? E poi ci sono anche quelli che non votano.
A me sembra che la polemica dei vari “illuminati” cattolici antiberlusconiani sia destinata a risolversi in un vuoto pneumatico senza ritorno. Poi, sinceramente, ma questi cosa propongono in termini di progetto politico per l’Italia e per l’Europa?
Finché si limitano ad argomentare contro qualcuno non avranno certo seguito a livello di massa. Dovrebbero sviluppare un ragionamento con delle strategie politiche, e queste mi sembra manchino totalmente nelle loro analisi.
E QUESTO E' IL SOGNO: il cerchio magico di Grillo
agosto 2013