Venerdì, Dicembre 01, 2023
Gianfranco Trabuio

Gianfranco Trabuio

                             Yang e Yin anche in Economia

 

Premessa

Nel Giugno 2015 l'associazione informale World-Lab ha pubblicato, in singolare concomitanza con l'enciclica Laudato si' di Papa Francesco, un volumetto dal titolo La Dignità delle Nazioni nel quale sono stati formulati i due Paradigmi economici fondamentali dell'Eteronomia (produzione per terzi) e dell'Autonomia (auto-produzione), fino allora inediti, e le Modalità economiche nelle quali ognuno dei due si declina (e cioè Mercato, Filantropia e Baratti per il primo e Collettività auto-produttrici pubbliche e private per il secondo).

Sono stati altresì evidenziati gli opposti comportamenti adottati dagli attori economici operanti nei due contesti e cioè, rispettivamente, la competizione e la cooperazione, nonché i principali effetti ascrivibili a tali comportamenti.

LA DIGNITA DELLE NAZIONI COPERTINA

 

Dualismo economico e filosofico

 

Il dualismo rappresentato dai due Paradigmi economici fa il paio con quello filosofico espresso dai principi Yang e Yin che compongono il noto simbolo, bianco e nero, dell'armonia.

In effetti l'Eteronomia, a cui corrisponde la competizione, è facilmente associabile allo Yang (principio maschile e creativo) mentre lo Yin (principio femminile e protettivo), richiama il Paradigma dell'Autonomia a cui corrisponde l' auto-produzione e la cooperazione.

Così come l'armonia nei diversi fenomeni richiede l'interrelazione fra Yin e Yang, anche un sistema economico  trova una sua armonia con il contributo di entrambi i Paradigmi attraverso le Modalità di questi che più si prestano.

I sistemi, disarmonici, della modernità

  • Tutto Yin:

durante alcuni decenni del secolo scorso, con la scusa di realizzare l'utopia/distopia (sogno o incubo) comunista, il “fiume carsico” che da lungo tempo serpeggia condizionando larghi strati della collettività, è riuscito a far emergere, dove meno avrebbe dovuto stando alla teoria “scientifica” marxiana, un improbabile sistema economico, denominato Collettivismo, propinato come necessaria fase iniziale nell'avvento del Comunismo. Che si trattasse di un “errore antropologico”, così definito da Papa Wojtyla, è emerso ben presto, se rapportato ai tempi lunghi che generalmente si accompagnano ai profondi mutamenti economici e sociali.

È così che il detto “fiume carsico”, pur mantenendo la stessa meta che da sempre lo anima, ha repentinamente cambiato direzione con una sorta di retro-marcia ideologica, di facciata.

 Tutto Yang:

si è così assistito, laddove il Collettivismo si era istallato, ad un rapido passaggio di proprietà dei mezzi di produzione, e non solo quelli, dal pubblico al privato. Un ribaltone gigantesco, ma ovviamente incruento, contrariamente a quanto accade nel verso opposto, in quanto la proprietà pubblica, cioè di tutti, è generalmente percepita come di nessuno.

Quella che è stata propagandata come lotta fra lo Yin (autonomia, in versione esclusivamente pubblica nella fattispecie) e lo Yang (liberismo, nella versione di un mercato capitalistico già ampiamente diffuso in Occidente) si è dunque conclusa con la vittoria di quest'ultimo togliendo ogni ostacolo alla diffusione del vincitore: fine della storia.

 Capitalismo “buono”:

Tutto Yang, privo di ogni ostacolo, è forse un po' esagerato.

In effetti qualcuno si è opposto a una tale deriva:

trattasi dei cosiddetti “economisti di Dio” fautori di una Economia civile che, fondata su idee settecentesche, intende far da argine al dilagare dell'Economia incivile (sic) che fa seguito al Capitalismo selvaggio. Peccato che non sia dato sapere in che modo tale economia possa prender forma.

Per ora sembra che si conti sulla buona volontà degli agenti economici, spronati dall'incitazione: fate i bravi!

 

- Domanda: ora che il mondo, cominciando dall'Occidente apparentemente poco ricettivo all'Economia civile, si immerge sempre più nel Capitalismo selvaggio e senza frontiere, l'Umanità può dirsi soddisfatta?

Mala-crescita e mala-decrescita

L' opinione pubblica, occidentale ma anche mondiale, è oramai divisa in due parti:

a) chi crede a quanto propinato dalla politica, un pensiero unico che comprende sia la “destra” che la “sinistra”, secondo cui bisogna puntare alla crescita (aumento del Prodotto Interno Lordo, al netto dell'inflazione)

b) chi pensa che per salvaguardare l'Ecosistema, data la finitezza del nostro piccolo pianeta blu, occorra invece puntare sulla decrescita.

Vorremmo qui invitare a riflettere sul fatto che, stante l'attuale sistema economico in cui vige il Capitalismo selvaggio, se è assodato che la crescita contribuisce a distruggere ulteriormente l'ambiente, è anche vero che la decrescta che non serve incentivare attraverso particolari politiche, essendo già in atto e ancor più in prospettiva, risulta devastante sul piano sociale.

 Crescita smart

 Santa Klaus, attualmente insediatosi nelle montagne svizzere forse a causa del cambiamento climatico, propone un nuovo modello di sviluppo (stakeholder capitalism) ed anche un nuovo concetto di crescita che salvaguarda il pianeta e, contemporaneamente, soddisfa  le principali parti in causa.

Si tratta della crescita pro-capite: cioè la crescita globale divisa per il numero dei diretti beneficiari.

Siccome l'aumento del numeratore di un tale rapporto, come detto, non è sostenibile, Santa Klaus, per incrementare l'indicatore, propone di ridurre il denominatore.

D'altronde lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale renderà inutile, se non dannosa, la presenza di gran parte della popolazione mondiale.

E le tecnologie per procedere in tal senso, oramai ampiamente sperimentate, non mancano.

Chi teme di far parte del denominatore, scriva una letterina a Santa Klaus. 

 Serve il “disaccoppiamento” fra crescita e impronta ecologica

 Più seriamente, per avere una crescita del PIL senza una crescita dell'impronta ambientale è evidente che occorre cambiare in modo strutturale l'attuale sistema (Capitalismo selvaggio, tutto Yang) nella speranza di individuarne uno che, con l'introduzione di appropriate Modalità dello Yin, soddisfi, in una qualche misura, tale esigenza.

A questo proposito, se uno riflette sul fatto che schiere di economisti, fra cui molti premi Nobel ed altri di fama internazionale, non sono riusciti nell'ultimo paio di secoli ad individuare un tale “salvifico” sistema, c'è di che scoraggiarsi.

L'unica speranza è che i nostri eroi avessero come obiettivo tutt'altro che il disaccoppiamento fra crescita e impronta ecologica.

Comunque, non perdiamoci d'animo.

 

Una proposta “indecente” ...

Volendo cambiare strutturalmente un sistema economico “tutto Yang”, cioè poggiante interamente sul Paradigma dell'Eteronomia (e quindi vocato, in prospettiva,  unicamente alla produzione di “valori di scambio”), non resta che individuare appropriate Modalità Yin, appartenenti al Paradigma dell'Autonomia (e quindi vocate all'auto-produzione, cioè alla produzione di “valori d'uso”) da inserire nel sistema, nei contesti ad esse più congeniali.

Fra le Modalità economiche del Paradigma dell'Autonomia, quelle di cui avvalersi per dare avvio alla metamorfosi del sistema non saranno certo quelle pubbliche, oggetto di programmi politici, sapendo che la politica attuata dalla democrazia “rappresentativa” è nelle mani di chi gestisce l'informazione, cioè i principali detentori del capitale che altro non vogliono, in termini di struttura del sistema, che quello a cui loro stessi hanno dato forma.

È giocoforza, pertanto, guardare alle Modalità economiche private dell'Autonomia e relative Prassi che, essendo attuabili con la normativa esistente, sono alla portata della società civile.

Questa è la “banalissima” proposta di World-Lab, l'associazione che ha anche elaborato le più adeguate Prassi del Paradigma, curiosamente inedite (o, meglio, soppresse nel sangue sul nascere a causa del loro successo: vedi Società delle famiglie cristiane fondata ad Arcidosso sul finire dell' 800 da Davide Lazzaretti).

Queste, oggi denominate Convivi, consistono in particolari cooperative di auto-produzione (Mutue) multi-attività operanti nell'ambito dei beni e servizi di prima necessità, costituite da cluster di Botteghe artigiane di nuova generazione (nelle quali i formatori e gli apprendisti sono soci paritetici) dove ha luogo anche una formazione sul luogo di lavoro (e per questo denominate anche Accademie Conviviali di Arti e Mestieri-ACAM).

Sono proprio queste strutture di formazione-lavoro, tragicamente mancanti nelle attuali economie capitalistiche, che occorre inserire, per prime, nel sistema.

Questa proposta, banalissima come detto, nelle varie occasioni in cui è stata presentata, è stata considerata … indecente!

Ci vuole coraggio, in effetti, se non una bella “faccia tosta”, per proporre a decisori della società civile (associazioni, parrocchie, Enti assistenziali …) di dare il loro patrocinio, nel 21-simo secolo, a soggetti dediti all'auto-produzione.

Più lungimiranti sembrano essere gli istituti di credito cooperativo radicati localmente in quanto, nel caso assai probabile di diffusione generalizzata e quasi simultanea sul territorio di tali cooperative di formazione-lavoro, operanti su spazi attrezzati di proprietà terza dietro pagamento di un canone d'affitto, gli investimenti miranti all'offerta di tali spazi darebbero luogo ad una dinamica economica assai sostenuta, comparabile a quella che caratterizza una ricostruzione post-bellica.

...che difficilmente si può rifiutare!

Se l'obiettivo di forze politiche responsabili è quello di eliminare, o comunque ridurre drasticamente l'elevato livello di inattività involontaria oggi esistente, e non quello di fare promesse demagogiche a finalità elettorale, non vi sono altre vie percorribili che quella sopra menzionata.

Una volta che un Convivio pilota, o un suo embrione significativo composto da un certo numero di attività produttive, sarà disponibile, il soggetto Attuatore, cioè una impresa (o un consorzio di imprese) a carattere commerciale il cui”core business” consiste nell'offerta di servizi agli investitori (architettura, edilizia, fornitura di attrezzatura ...credito), si incaricherà di diffondere il progetto presso i principali Patrocinatori, alcuni dei quali contribuiranno spontaneamente alla costituzione della compagine societaria del Convivio.

Altri, verosimilmente spinti a farlo dai potenziali beneficiari ...difficilmente potranno rifiutare!

LA PROPOSTA ARTICOLATA NELLE PUBBLICAZIONI EDITE A STAMPA SI TROVA SUL SITO  www.worldlabnetwork.org e nel blog del pubblicista Gianfranco Trabuio www.gianfrancotrabuio.it nella cartella Europa Cristiana.

 

Sabato, 08 Luglio 2023 16:33

LETTERA APERTA A MASSIMO CACCIARI

LETTERA APERTA A MASSIMO CACCIARI:

da Massimo Cacciari con il “Lavoro dello spirito”, Adelphi editore,  al Convivio, nuovo modello economico  pubblicato in “La dignità delle Nazioni” e “Manifesto del Civismo”  editi su Amazon da un gruppo di esperti internazionali: riflessioni.

 

IL LAVORO DELLO SPIRITO  LA DIGNITA DELLE NAZIONI COPERTINA MANIFESTO DEL CIVISMO copertina

 

Caro Massimo,

con alcuni amici di Mestre, dopo aver visto e commentato alcuni tuoi video, e non avendo avuto la possibilità di incontrarti in occasione della conferenza organizzata dal CircoloVeneto presieduto da Cesare Campa, ho pensato di scriverti per farti partecipe di alcune conclusioni a cui, dopo una lunga riflessione, sono pervenuto, con alcuni colleghi, sui temi del futuro dell'Europa, alla luce dei tragici eventi bellici in corso, e del lavoro, da te trattato nel libro Il lavoro dello spirito.

Ora, per essere più possibile coerente con il tuo pensiero e poterlo comunicare ai lettori del mio blog riporto quanto pubblicato dalla Adelphi intorno alla sostanza del tuo illuminante saggio citato, prima di addentrarmi nello specifico della proposta che ti facciamo con la richiesta di un incontro a breve, visto che abitiamo nel veneziano.

 “Tra il 1917 e il 1919 Max Weber tenne due conferenze dal titolo Die geistige Arbeit als Beruf, che potremmo tradurre «Il lavoro dello spirito come professione». Formulazione quanto mai pregnante, perché rappresentava l'idea regolativa, il progetto e la speranza che avevano animato il mondo della grande cultura borghese tra Kant e Goethe, tra Romanticismo e Schiller, tra Fichte e Hegel, e avrebbero costituito il filo conduttore dello stesso pensiero rivoluzionario successivo, da Feuerbach a Marx. Il «lavoro dello spirito» è il lavoro creativo, autonomo, il lavoro umano considerato in tutta la sua attuosa, operosa, potenza, e volgersi alla sua affermazione significa liberazione di ogni attività dalla condizione di lavoro comandato, dipendente, e cioè alienato. Ma il suo dissolversi nella forma capitalistica di produzione, nell'universale macchinismo, che fagocita quella Scienza che pure è l'autentico motore dello sviluppo, finisce col delegittimare la stessa autorità politica, che nella «promessa di liberazione» trova il proprio fondamento. La «gabbia di acciaio» è destinata dunque a imprigionare anche quel «lavoro dello spirito» che è la prassi politica? Lo spirito del capitalismo finirà col destrutturare completamente lo spazio del Politico, riducendolo alla forma del contratto? O tra Scienza e Politica sono ancora pensabili e possibili relazioni che ci affranchino dal nostro «debito» nei confronti del procedere senza mete né fini del sistema tecnicoeconomico? “

Ti dico subito che le conclusioni cui siamo giunti e brevemente esposte qui di seguito, inducono ad un relativo ottimismo, nel senso che l'Europa può dirsi perdente ma non perduta e la professione politica può ancora recuperare il suo alto valore.

In due parole, la conclusione a cui siamo arrivati prevede che una Politica orientata al cambiamento, per essere efficace, deve essere attuata in due fasi.

Una Politica prima alla portata della società civile (denominabile perciò Metapolitica) da questa attuata attraverso un adeguato strumento la cui diffusione sia socialmente desiderabile e il cui “sottoprodotto” consista, di conseguenza, in un consenso elettorale per le forze politiche che patrocinano la detta Metapolitica.

Una Politica seconda attraverso la quale le forze politiche in questione, forti del menzionato consenso elettorale, potranno attuare le riforme che rendono il sistema economico più etico.

Detto questo, se è oramai evidente che gran parte dei mali che affliggono l'intero ecosistema provengono dal sistema economico e sociale capitalista, oramai degenerato conformemente al suo DNA, è altresì evidente che occorre urgentemente sostituirlo...con qualcosa di migliore.

In che modo?

Visti i danni che hanno caratterizzato i sistemi nati da “rivoluzioni”, ad es. Francese e Bolscevica (comunque oggi, fortunatamente, impossibili in Occidente), è alquanto evidente che un cambiamento salvifico non può che venire da una opportunametamorfosi”, cioè da un cambiamento interno, più o meno rapido, al livello delle “singole cellule” del sistema, oltretutto la sola oggi non solo possibile ma anche di una banalità sconcertante (!), quantomeno sul piano concettuale.

Da notare, però, che le “singole cellule”, sopra menzionate, NON SONO, contrariamente a quanto qualcuno vuol far credere, le singole persone: si tratterebbe di una via impraticabile!

Si tratta, invece, di singoli “beni e servizi” di consumo famigliare di prima necessità : un “segreto” di cui nessun economista parlerà, sia esso in buona fede (per ignoranza) o cattiva fede (per divieto da parte dei suoi “padroni”).

Vediamo meglio.

Consideriamo che gran parte dei detti beni e servizi possono essere prodotti:

A - sia  per essere destinati a terzi (“valori di scambio” oggetto di compravendita sul Mercato), e in questo caso siamo nel Paradigma dell'Eteronomia  dove (teoricamente) vige la concorrenza fra produttori (aziende composte da Lavoro e Capitale dove quest'ultimo generalmente predomina: da cui l'appellativo Capitalismo) e dove il “pesce grande” mangia il “pesce piccolo” (la concorrenza, ipotizzata nella teoria, va scemando nella pratica, con conseguente concentrazione della ricchezza in poche mani).

B - sia per consumo proprio (“valori d'uso” destinati alla collettività produttrice, quale una famiglia o, in Occidente, una Cooperativa di auto-produzione, cioè una Mutua). Le collettività qui in questione sono quelle private : quelle pubbliche (costituite dai cittadini di Comuni, Regioni e Nazioni) sono vocate all'auto-produzione di servizi collettivi, indivisibili, come ad es. l'ordine pubblico, erogati gratuitamente e finanziati con la fiscalità.

Qui siamo nel Paradigma dell'Autonomia dove vige la solidarietà: non c'è competizione né interna (fra il Capitale e il Lavoro) né esterna (fra le diverse collettività auto-produttrici che tenderanno, anzi, a collaborare dato che “l'unione fa la forza”).

Ed ecco, finalmente, il modo (il solo) attraverso il quale si può cambiare il sistema economico e sociale in senso favorevole all'ecosistema:

“Occorre provocare una sua metamorfosi , attraverso una Metapolitica attuata dalla società civile, consistente nel trasferimento di un certo numero di beni e servizi di prima necessità dal Paradigma dell'Eteronomia a quello dell'Autonomia. E questo è possibile realizzando inedite Cooperative di auto-produzione (Mutue) multi-attività, denominate Convivi, caratterizzate, proprio grazie alla multi-attività, da una presenza relativamente elevata di soci-lavoratori (oltre che utenti). Tali Cooperative sono destinate a diffondersi ovunque coesistano “risorse produttive inutilizzate”, lavoro in primis, e “bisogni essenziali non soddisfatti”. Seguendo questa via, implicante la (re)localizzazione di molte attività produttive, ad esempio dell'agroalimentare, può essere eliminata l'inattività involontaria in un sistema economico, dove permane la libera iniziativa, e che tende alla sostenibilità ambientale, oltre che sociale.

Si ricordi qui la “profezia” di Alexander Langer: “La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”.

Detto altrimenti: la conversione ecologica potrà aver luogo non tanto per una diffusa, quanto illusoria, responsabilità sociale  implicante un costo individuale (una strada in salita), bensì seguendo una via, ad oggi occultata (!), che porta all'interesse collettivo (comprendente la conversione ecologica) attraverso il perseguimento dell'interesse individuale tra cui un reddito da lavoro per chiunque lo desideri (una strada in discesa).

La Metapolitica imperniata sulla diffusione dei Convivi, attuabile dalla società civile, mira proprio alla sostenibilità socio-ambientale attraverso una particolare metamorfosi del sistema, nel quale l'auto-produzione (Autonomia), in un nuovo contesto di “competitività inter-paradigmatica”, riprende, né più né meno, il ruolo che le compete.

Da notare che una tale metamorfosi è non solo alla portata della società civile, ma quest'ultima è anche la sola che può attuarla, beninteso con la normativa vigente perché, in caso contrario, essa sarebbe alla mercé della “Politica seconda” la quale è nelle mani di chi dispone degli organi d'informazione e cioè dei fautori del rovinoso status-quo.

In altre parole le principali aspirazioni di una società, e cioè la piena attività permanente (disoccupazione zero) e la libera iniziativa  economica, ottenute nel rispetto della natura (pilastri della Dottrina sociale cristiana), considerate inconciliabili (sic!) dalla cosiddetta “Scienza economica” sono esclusivo appannaggio di una Metapolitica (Politica prima), attuabile dalla società civile, e NON della Politica seconda, fosse anche impostata democraticamente, vocata unicamente alla formulazione delle norme.

Purtroppo la Scienza economica ufficiale dà per scontata la sola presenza del Capitalismo (da cui il dogma del TINA-There Is No Alternative, colossale “fake news” dei nostri tempi!

I Partiti politici che approvano gli obiettivi della detta Metapolitica ispirata alla“ Ideologia” cristiana, potranno fare, al più, da Patrocinatori, incorporando tale ruolo nel loro programma (mettendo così in pratica la Sussidiarietà, altro pilastro della Dottrina sociale cristiana) raccogliendo in tal modo il consenso elettorale, che costituisce il prezioso “sottoprodotto” della detta Metapolitica , e utilizzandolo a buon fine.

Potrà sembrare strano che la religione non abbia esaurito il suo ruolo nemmeno in Occidente ma questo, già profetizzato da Pasolini (“l'opposizione al nuovo potere non può che essere anche religiosa” ), è condiviso anche dai “Convivialisti” di Alain Caillé ed è anche ripreso nel tuo libro Il lavoro dello spirito (pag. 26-29).

Le argomentazioni sopra riportate fanno sicuramente sorgere alcune domande che saremo ben contenti di affrontare insieme con te, proprio alla luce della tua analisi pubblicata nel “Il lavoro dello spirito”.

Per approfondimenti si rinvia alle pubblicazioni disponibili gratuitamente, su richiesta, all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Grazie e a presto.

Gianfranco               

 

P.S. per ulteriori approfondimenti sull'argomento puoi trovare articoli nel mio blog: www.gianfrancotrabuio.it all'interno della cartella "Europa Cristiana".    

Domenica, 19 Febbraio 2023 16:26

LA MADONNA CI PARLA

RIFLESSIONI STORICO-RELIGIOSE

Ad uso dei pellegrini

medaglia miracolosa fr

Madonna di Medjugorje 

 

DA SANTA CATERINA LABOURÉ (LA MEDAGLIA MIRACOLOSA)

A LOURDES, DA GERUSALEMME A MEDIUGORJE E SAN NICOLÀS (ARGENTINA).

IN TRENO, DA VENEZIA ALLA GROTTA DI MASSABIELLE

 

UN’OCCASIONE PER RIPERCORRERE NELLA FEDE IL RUOLO DELLA MADRE DI GESÙ PER LA SALVEZZA DELL’UMANITÀ

 

Martedì, 31 Gennaio 2023 14:43

KALYKANTUS

KALYKANTUS

 

 

Mille fiori gialli profumati

mi osservano mentre passo

il tuo aroma primitivo

mi raggiunge nei pensieri

mi seduce nella memoria

lontani mi raggiungono

messaggi ansimanti

di ansia

di passioni

solo il gelo è presente

su questo sentiero

e quel pettirosso

mi guarda curioso

anche lui ti cerca

sa quali coccole

mandano quegli occhi

socchiusi

appassionati

silenti.

                                                                                                                                                                               PETTIROSSO

È con grande entusiasmo che ho accettato l’invito di FLarte, da parte di Paola Salmaso Lucianetti, di scrivere qualcosa di molto importante nella storia culturale e umana di Francesco Lucianetti con riferimento al tema delle acque nella sua vasta e variegata produzione artistica.

Con Francesco Lucianetti, architetto, scultore, incisore, grafico e pittore, ho avuto una frequentazione artistica nel corso di quarant’anni, fino al termine della sua esperienza terrena, e condensare in un articolo un tema così composito della sua produzione artistica come quello delle acque è un’impresa certamente complessa.

Troppo intensa è stata la sua ispirazione su questa frontiera e molto articolata la sua produzione, proprio perché Francesco non si limitava ad un’unica strategia compositiva nelle sue opere. Era talmente grande il fuoco che aveva dentro la sua immaginazione e inesauribile l’amore per le rappresentazioni pittoriche, che certamente sarà ricordato come uno dei più rappresentativi artisti della nostra contemporaneità.

Prima di tutto è necessario ricordare come Francesco fosse un uomo che amava le acque in quanto navigatore esperto nell’arte della vela e appassionato vogatore, pertanto la sua frequentazione con quegli ambienti così suggestivi e stimolanti non poteva non influire sulle sue manifestazioni artistiche, che tento di semplificare trattandole come un sistema di coordinate in un iperspazio creativo dentro al quale lui poteva proprio navigare traendo le ispirazioni multifattoriali che poi manifestava in modo stupendamente aggressivo e provocante sulle tele e sulle carte. Bisognava viverci accanto quando lavorava alle sue espressioni artistiche per intuire quale vulcano avesse dentro il suo cuore di uomo innamorato della natura e della storia. Sì, perché per Francesco non c’erano separatezze tra i vari temi, la sua cultura era talmente vasta e articolata che comunque quello che produceva aveva un fascino straordinario, e non tutto quello che dipingeva o narrava con lo stilo era di facile comprensione. E quando qualche estimatore delle sue opere era in difficoltà a capire o a interpretare quello che aveva realizzato, reagiva quasi arrabbiato, a me è capitato.

Poiché con Francesco abbiamo lavorato insieme nel mondo dell'arte, non potevano mancare alcune mie poesie che lui da grande grafico ha illustrato in alcuni dei miei canzonieri.

Ora, ritornando a quella mia intuizione, di tipo matematico-geometrico, parlando di iperspazio provo a partire da una prima coordinata: le acque della sua amata città di Padova.

Credo che l’opera più emblematica sia la litografia sui porti lungo le vie d’acqua che qualche secolo fa attraversavano la città di Antenore. Ammirare l’opera significa immergersi nell’animo dell’artista che immagina di essere a bordo di un drone e fotografare Padova cinta dalle sue mura e percorsa dai suoi fiumi e dai canali di collegamento, in una visione di vita quotidiana, con le barche che fluiscono con le merci verso i porti, le attività industriose degli uomini, i palazzi importanti e imponenti, le porte di accesso alla città….. Il tutto cablato come in un mosaico dove l’antropologo e lo storico possono immergersi e narrare come in un film la vita pulsante della città degli uomini. Sì, perché Francesco aveva dalla sua una conoscenza straordinaria della storia e dei costumi che rappresentava con una minuziosità che solo l’occhio dell’esperto poteva vedere e vivere nella sua compiutezza.

 Padova gli antichi porti fluviali del 500 SITO

 

Seconda coordinata: Venezia e la sua laguna. Francesco aveva avuto modo di immergersi nella vita e nella storia della Serenissima durante il suo percorso di studi presso l’Istituto Universitario di Architettura, aveva avuto modo di assaporare quel clima culturale magico che nei secoli innumerevoli poeti e paesaggisti avevano cantato nelle loro opere.

Francesco è stato un grande ritrattista di Venezia, città dalla quale partiva per le sue scorribande navali in Alto Adriatico. Di lei amava tutto: i palazzi che si specchiano sull’acqua, la nebbia sottile che pervade ogni angolo di Laguna, i colori sgargianti del Carnevale, il mistero che la combinazione di questi fattori dona a una città unica. L’ha rappresentata in tutti i modi: come maestosa regina della Laguna nella fierezza dei suoi cavalli di bronzo, come teatro di maschere arcane immerse nella nebbia dorata, come ancella fedele della sua tavolozza di colori, indomabile e allo stesso tempo domata dall’arte. Così era per lui Venezia. Francesco riusciva a incanalare con la sua tecnica sopraffina l’eterna bellezza di Venezia e delle sue acque. Per rappresentare tanta maestà Francesco preferiva i colori dell’oro, dell’argento, del verde smeraldo, fondendoli insieme per rappresentare la placidità delle acque della Laguna, i tremolii delicati della bruma o le superbe architetture, che così bene ritraeva nelle più ardite prospettive.

BORA

Dalla laguna eri emersa

e venivi a riva

altera

romantica

avvolta di mistero

fasciata di nero

lontana

intoccabile

appartenevi a un’altra casta.

E sei casta

intoccabile a un paria

che invano ha osato

guardare di dentro

scoprendo tesori preziosi

inaccessibili

ai generosi slanci

tutti negletti

e tu statua che vaghi

solenne

tra freddi di bora

ti allontani

lenta

perché sottile

sia il dolore.

(da "Canti Veneziani", Piazza Editore, Silea, 2021)

VENEZIA LAGUNA E CARNEVALE SITO

Terza coordinata: la Brenta e le sue ville. Come condensare in poco spazio l’immensa potenza espressiva di Francesco nella produzione di tutte le ville dei patrizi veneziani lungo il Naviglio della Brenta, da Padova a Venezia e ritorno. Come in tutte le opere del nostro artista non è sufficiente guardare l’insieme della rappresentazione per intuirne la poetica. Il lirismo emerge dai particolari della grafica che fa intuire la vita dei personaggi che hanno dato vita a quelle architetture solenni, a quei parchi, ai giardini, alle peschiere. Ma soprattutto la poiesis della poesia scaturisce dal lento fluire delle acque dalla dolcezza del clima culturale, dagli intrecci amorosi che generosamente quel clima provocava e dall’immergersi nella natura, nell’ambiente agreste.

 

SIDDHARTA

Hai così vaga l’anima

e

sei presente

con mille emozioni

su questo fiume

lento

manca Siddharta e

manca la barca

ma

io ti vedo

ninfa superba

sull’acqua

e mi lascio portare

tra i canneti

un andare infinito

verso una laguna d’amore.

 ( Da "Non varrà più la pena", Edizioni La Press, Fiesso d'Artico, 1991)

VILLAPISANI SITO

 

Quarta coordinata: le acque della campagna veneta. La pianura veneta è il biotopo delle risorgive, l’ambiente tanto caro a tutti i narratori della bellezza dei sentimenti e delle emozioni che scaturiscono dalla pace della campagna veneta.

Ed è in quella narrazione e in quell’ambiente che si innesta il polittico litografico che ben esprime la poesia della voga di due barche con i rematori in piedi a poppa nella tipica voga veneta, nelle placide acque della laguna e delle barene in questo paesaggio fluviale. Suggestiva per i sentimenti che trasmette è la figura femminile, nel più efficace messaggio muliebre, a prua di una delle barche mentre gioca con i cigni prossimi all’imbarcazione. L’ambiente da solo comunica la pace e la serenità tanto rare nelle opere di Francesco. E anche in questa scenografia suggestiva non manca il ranocchio come un cartiglio ai piedi del polittico a indicare la firma dell’autore.

 

 LACUSTRE CON CIGNI SITO ridotto

 

MIO VENETO

Campagna amica mia

dai fuochi sui campi nebbiosi

di tralci potati da viti inesauste

mio Veneto mia terra

laborioso e solerte

ferace e fedele

gioioso ed arguto

generosa e mai stanca

questa mia terra amata

ti guardo dal treno

e mi mandi emozioni

ricordi vissuti con te

tenera amante

di corse sfrenate

di cime salite

di guadi nascosti

al tramonto che manda

gli ultimi slanci di un sole velato

una stretta al cuore

nostalgia di un’attesa

ma c’è un focolare.

(Da "Primavera di speranza", Piazza Editore, Silea, 2010)

Quinta coordinata: le barche a vela. Dulcis in fundo la quinta coordinata dell’iperspazio lucianettiano: le barche a vela. Da grande velista non poteva mancare nella iconografia di Francesco l’amore per la vela e per il mare. Il messaggio che traspare in queste immagini è la spinta del vento che gonfia le vele  e spinge il nostro Francesco verso porti e approdi lontani, sempre comunque ricchi di novità per un artista mai sazio delle sue scoperte.

 

LA VELA DI PRADA SITO

 Concludo questa rassegna, senza dubbio breve e sintetica, sulla poetica delle acque in Francesco Lucianetti descrivendo il messaggio fortissimo che viene veicolato da una scultura bronzea: il celestial nocchiero. Un rematore, con due remi, emblema della voga veneta, in piedi a poppa, nella sua barca fantastica, in stile marinettiano futurista a rappresentare la inesauribile potenza espressiva del nostro artista.

 

Celestial Nocchiero SITO

Mercoledì, 06 Luglio 2022 17:31

DANTE, SAN FRANCESCO E IL PARADISO

 san francesco e dante

SAN FRANCESCO E DANTE

L’anno scorso in tutto il mondo della cultura e della storia è stata fatta memoria dei 700 anni della morte di uno dei grandi padri dell’Italia: Durante Alighieri detto Dante.

         In questo momento di grande transizione e di trasformazione tra le culture del nostro Occidente cristiano, è utile riandare a qualche riflessione sul nostro Padre fondatore, san Francesco, e sui messaggi che ancora oggi possono venirci dalla sua testimonianza.

         Prima di tutto è importante ricordare come Francesco con i suoi frati, ancora nel 1219, fosse andato a Damietta durante una delle crociate per la riconquista del Santo Sepolcro per tentare di convertire il Sultano di fede musulmana. Francesco era quasi riuscito nella sua impresa, ma di fronte alla sfida che lui aveva lanciato al Sultano, questi: Malek el Kamel, rifiutò per paura. Qual’era la sfida? Francesco aveva proposto una specie di prova del fuoco. Cioè, aveva invitato il sultano a scegliersi un suo maestro religioso e a preparare un tappeto di braci infuocate, e lui, Francesco, avrebbe sfidato quel religioso musulmano a camminare sulle braci di fuoco. Chi avesse passato indenne la prova, quello era il segno della vera fede.

Tanta era la fede che animava il nostro fondatore, e certamente Dio lo avrebbe salvaguardato da qualunque pericolo.

Questo episodio ci consente di riflettere anche su ciò che Dante nel Canto undicesimo del Paradiso, nella Divina Commedia racconta a proposito di Francesco di Assisi.

Dante, infatti, incontrando nel Cielo del Sole i cosiddetti “Spiriti Sapienti”, celebra la vita e le opere del Santo, affidando il compito di farne gli elogi ad uno di tali Spiriti: il domenicano San Tommaso d’Aquino.

san tommaso e san francesco

SAN TOMMASO E SAN FRANCESCO NEL PARADISO

Il lungo discorso di lode e di encomio di Tommaso tocca vari momenti della vita di Francesco: la nascita, la rinuncia ai beni paterni, le nozze mistiche con Madonna Povertà, le approvazioni della sua regola da parte dei Papi Innocenzo III ed Onorio III, il suo viaggio in Oriente  alla corte del Sultano d’Egitto, il ritorno in Italia e la sua morte in grembo alla Povertà.

Tutta la vita di San Francesco fu improntata alla pace, ma l’episodio a cui Dante fa riferimento e che è particolarmente significativo a tale proposito è proprio quello della sua missione in Oriente.

Dice dunque Dante che Francesco

per la sete del martìro/ nella presenza del Soldan superba/ predicò Cristo e gli altri che il seguiro….” (per il desiderio di testimoniare la sua fede in Gesù, alla maestosa presenza del Sultano, egli predicò la dottrina di Cristo e degli apostoli che lo avevano seguito …).

Di fatto, nel 1219 Francesco, con dodici dei suoi frati, si era recato in Oriente ed aveva avuto dei colloqui col Sultano Malek el Kamel, che lo aveva accolto con rispetto e trattato con benevolenza.

L’intenzione del Santo di convertire il Sultano al cristianesimo non aveva avuto esito positivo, ma lo straordinario esempio che egli diede della possibilità di parlare pacificamente con un nemico, per tentare di raggiungere un accordo senza ricorrere all’uso delle armi, fu allora ed è ancora oggi particolarmente rilevante. Non dobbiamo dimenticare che si era nell’epoca delle Crociate, le quali iniziate “in buona fede”, si erano ormai trasformate in vere e proprie guerre commerciali e di conquista.

Ciò che Francesco voleva dimostrare, presentandosi disarmato di fronte al Sultano, era che si può, anzi, si deve cercare di ottenere ciò che si ritiene giusto non con la forza, con la violenza, ma con mezzi pacifici.

SALUTO FRANCESCO E SULTANO

TAVOLA TRATTA DAL FUMETTO DISEGNATO DA FRANCESCO LUCIANETTI E SCRITTO DA GIANFRANCO TRABUIO, rappresenta l'incontro tra Francesco e il Sultano

È proprio in relazione a questo avvenimento della vita di San Francesco che Assisi è stata scelta come sede delle più importanti manifestazioni a favore della pace tra i popoli.

Grazie all’eccezionale gesto di anticonformismo di San Francesco, dunque, egli stesso e la sua città natale sono oggi simboli universalmente riconosciuti della pace tra le genti.

Questo esempio di profonda fede e di grande disponibilità all’accoglienza dello Spirito “che soffia dove vuole”, deve fare riflettere tutti noi, che alla sequela di San Francesco improntiamo il  nostro stile di vita, sulle attuali sfide che ci vengono dal fenomeno della migrazione di popolazioni musulmane poco inclini alla integrazione nelle altre culture. Il cristiano, per sua natura e per mandato di Cristo, è uomo di annunci, uomo di carità, a differenza di altri fedeli di altre religioni che hanno avuto per mandato quello di conquistare e di sottomettere altri popoli di fedi diverse.

 

 

Martedì, 14 Giugno 2022 10:56

CAMBIAMENTO DI EPOCA

                                                                             

Premessa

Il cambiamento d’epoca che con sempre maggior forza  si annuncia, non potrà prescindere da una profonda metamorfosi del sistema economico attualmente dominante.

Potrebbe, anzi, proprio cominciare da una rapida e radicale trasformazione della sua architettura, intesa come Chi (Modalità economica) gestisce Cosa (bene o servizio) e in che Misura.

Le considerazioni sotto riportate, e soprattutto i suggerimenti conseguenti, sono indirizzati a chi intende entrare nell’agone politico con l’intento di orientare l’incipiente cambiamento epocale in un senso favorevole all’Uomo e alla Natura.

Modernità

Ciò che accomuna i sistemi economici della Modernità quali il Collettivismo e il Capitalismo, consiste nel fatto che in essi una sola Modalità economica risulta dominante (l’Auto-produzione pubblica nel primo caso e il Mercato capitalistico nel secondo caso).

Tali sistemi economici hanno fatto da supporto a due dittature, rispettivamente  di Apparato e del Capitale, assolutamente non sostenibili, con una durata di vita di pochi decenni, accertata per il Collettivismo e assai verosimile per il Capitalismo, oramai in fase terminale.

E questa loro caducità si può facilmente far risalire all’esaltazione fideistica (deificazione) dell’una o l’altra Modalità economica alla loro base e, comunque, di un solo Paradigma economico di cui esse, seppur non da sole, fanno parte (rispettivamente Autonomia, cioè auto-produzione di “valori d’uso” da parte di una data collettività, privata o pubblica, ed Eteronomia, cioè produzione di “valori di scambio” destinati a terzi cioè, potenzialmente, all’intera umanità).

In effetti, come ben spiegato nelle pubblicazioni di World-Lab (www.worldlabnetwork.ru) inclusa l’ultima Burger economy in corso di edizione (vedi sintesi allegata), ogni Modalità economica ha una sua “genetica”, retaggio del Paradigma di cui fa parte, la quale fatalmente si manifesta con un comportamento (derivante dalla sua natura: non si può costringere un leone a diventare vegetariano) gli effetti del quale sono assai prevedibili (gli esempi sono, purtroppo, superflui).

Chi si ostina a credere nella possibilità di rendere sostenibile un sistema socio-economico imperniato essenzialmente, e sempre più esclusivamente, sul Mercato capitalistico è “fuori dal mondo”.

Fra essi spiccano gli “economisti di Dio” o “incantatori di Vescovi” i quali, pur non demordendo dal perseguimento dell’ammaliante  miraggio in quanto forti del pensiero di economisti sette-ottocenteschi di provata fede cattolica, favoleggiano, per il breve termine, sul ruolo salvifico del “Terzo settore” (la nebulosa che va da Mani tese alle Fondazioni dei sedicenti “filantropi”: un contesto non-profit e, quindi, stando ai nostri, strapieno di etica).  

        burger economy copertina17092020

Post-Modernità

Decisamente un sistema economico durevole va costruito in modo ibrido, lasciando sia al Paradigma dell’Autonomia (auto-produzione) che a quello dell’Eteronomia (produzione per terzi) lo spazio d’azione ad essi più congeniale.

Cioè, indicativamente:

  1. Servizi collettivi (indivisibili) e servizi individuali di pubblica utilità (erogazioni di acqua, energia) nonché beni strategici, all’Autonomia pubblica.
  2. Beni e servizi di prima necessità, ad alta intensità di lavoro e dove la qualità è essenziale, principalmente all’Autonomia privata (auto-produzione domestica e, meglio, mutualistica, ma comunque sempre multi-attività, una caratteristica inedita, verrebbe da dire “non autorizzata”, nel mutualismo).
  3. Beni strumentali, beni durevoli di consumo e servizi individuali, tutti ad alta intensità di capitale, all’Eteronomia (Mercato concorrenziale).
  4. Servizi individuali di interesse generale (educazione, sanità, telecomunicazioni) in gestione sia all’Eteronomia (Mercato) che all’Autonomia, essenzialmente pubblica ma, in particolari casi, anche privata (es. scuole parentali, molto utili, quanto meno oggi).

Una economia ibrida, come insegna l’Islam del cui sistema sociale questa costituisce la base, può durare nei secoli.

Anche se attuata, come nella fattispecie, in forma maldestra, quanto meno secondo gli standard attuali, dato l’impiego della metà (femminile) della forza lavoro nazionale nelle più piccole collettività, cioè quelle famigliari, dell’Autonomia privata.

In realtà, come argomentato dal network World-Lab , le Modalità economiche da utilizzare oggi dovrebbero essere costituite da Mutue multi-attività.

Un ritorno alla Tradizione? Forse, ma … un ritorno al futuro!

O, per meglio dire, un superamento della Modernità.

                                                               

Tali Mutue multi-attività (riscoperte da World-Lab e denominate Distretti di Sviluppo Locale, ma anche Accademie Conviviali di Arti e Mestieri o semplicemente Convivi) hanno avuto, storicamente, una prima (ed unica) realizzazione, la Società delle famiglie cristiane, ad Arcidosso (GR) ad opera di Davide Lazzaretti, scomunicato e poi ucciso, o giustiziato, con i suoi principali collaboratori, in modo mirato,  dalle milizie sabaude, in quanto a capo di una processione religiosa, dell’Ascensione… non autorizzata.

Tale esperienza economica fu dunque soffocata nel sangue a causa del suo successo (sottraeva braccianti ai latifondisti locali).

Oggi, la situazione essendo completamente cambiata, in senso favorevole (anche dato lo sviluppo tecnologico) vale sicuramente la pena di rilanciare una tale Prassi (auto-produzione multi-famigliare e multi-attività, con buone possibilità di un suo rinnovato successo).

La gestione di detto insieme di beni e servizi da parte di un tale soggetto multi-famigliare (diciamo Convivio) dovrà avvenire spontaneamente, per un accertato interesse, non solo economico ma di varia natura, da parte dei potenziali soci, soprattutto i soci-lavoratori appartenenti a fasce  deboli del mercato del lavoro, fatale sottoprodotto di una “economia dello scarto” quale quella che imperversa oggi su scala planetaria (gli “scartati” possono riscoprire, per questa via, la loro dignità e auto-stima, nonché la fierezza di rendersi autonomi e, forse, anche una volontà collettiva di riscatto).

 

Il problema della mono-attività

Oggi, molte Mutue di auto-produzione sorgono spontaneamente (ad es. Arvaia di Bologna in ambito agricolo, Camilla e Bees-coop rispettivamente di Bologna e Bruxelles, dedite alla distribuzione al dettaglio, ecc.).

Ma, nascendo “dal basso”, le Mutue ad oggi realizzate sono tutte dedite alla singola attività che ha guidato i promotori, e spinto i soci, all’auto-produzione  cooperativistica.

Questa tipologia di Mutue mono-attività non è tuttavia in grado, qualunque sia l’attività in questione, di porsi come alternativa sistemica all’Eteronomia, cioè alle imprese del contesto concorrenziale, seppur negli ambiti ad esse più congeniali.

Se così non fosse, si saprebbe.

E’ invece attraverso la multi-attività, peculiare ai Convivi, che i soci possono cumulare i vantaggi dell’auto-produzione in più ambiti.

Dato che la nascita di un Convivio si fonda sull’interesse di tutti gli stakeholders (soci lavoratori e/o acquirenti, investitori proprietari delle strutture produttive date in affitto alle cooperative nonché la collettività nazionale tutta intera) vi è la fondata speranza che, per dar avvio ad una dinamica metamorfica dell’attuale sistema,  possa bastare una realizzazione pilota da cui si possano evidenziare, quantificandoli, i vantaggi dell’auto-produzione multi-attività (non a caso sistematicamente praticata in ambito uni-famigliare, seppur in condizioni sfavorevoli, per mancanza di know-how, di mezzi di produzione efficaci e di economie di scala).

CHE FARE?

E’ presto detto:

  1. Dar avvio

- da parte di un soggetto Attuatore (un consorzio di startup specializzate in informatica, organizzazione aziendale, contabilità e fiscalità, credito, architettura ed edilizia, efficientamento energetico),

- con il patrocinio di un soggetto, nuovo o esistente (es. Parrocchie), che ambisca ad orientare, in senso favorevole all’Uomo e alla Natura, il cambiamento d’epoca imminente,

ad una “Politica prima” (cioè attuabile con la normativa esistente) consistente in una diffusione capillare dei Convivi sul territorio (previa realizzazione pilota, cioè il prototipo oggetto di produzione in serie: è tutto ciò che serve… scusate se è troppo!).

E questo, cominciando dalle numerose sacche territoriali in cui convivono risorse inutilizzate e bisogni primari non soddisfatti.

Nota:

La necessità assoluta, come affermato da World-Lab, di patrocinare (e questo basta!) una tale “Politica prima” come azione preliminare ad un fruttuoso ingresso nell’agone elettorale (“Politica seconda”), può destare qualche perplessità presso un soggetto (Movimento, Partito) animato dalla convinzione che per cambiare il mondo occorra, ma anche basti, operare con sufficiente influenza derivante da un congruo consenso sociale formatosi intorno ad un adeguato programma politico, dall’interno della “stanza dei bottoni”.

Si tratta di un duplice errore:

  • Le leggi non bastano : “per far bere un cavallo non è sufficiente condurlo all’abbeveratoio” o, come diceva Mitterand, “l’occupazione non si crea per decreto”.
  • Chi vuole lo status-quo controlla l’informazione e la comunicazione, di cui si nutre la “Politica seconda”, e quindi i “rapporti di forza” sono sfavorevoli per chi entra nell’agone elettorale con un programma di cambiamento.

Al contrario, una “Politica prima” fondata su una diffusione capillare dei Convivi è perfettamente alla sua portata in quanto il successo del Convivio pilota, immancabile in quanto il Convivio è programmabile a tal fine, promuove automaticamente la sua diffusione (facilitata dalla sua natura standard, dalla sua viabilità economica e, soprattutto, dalla non necessità di innovazione, né di prodotto né di processo produttivo (trattandosi di produrre beni e servizi di consumo famigliare correnti con metodi ordinari).

  1. A seguito del sicuro successo della detta “Politica prima” e del conseguente consenso sociale accumulato, dar avvio ad una coerente “ Politica seconda” mirante ad adattare la normativa nazionale al buon esito della metamorfosi socio-economica a cui ha dato avvio.

In tal modo la forza politica in questione si doterà di una inedita Ideo-prassi denominata Civismo, quintessenza della democrazia diretta.

Consiglio:

 Guai a non rispettare l’ordine delle due Politiche menzionate …l’insuccesso è garantito!

Basta guardare cosa succede a chi intende lanciare una “Politica seconda” (un terreno dove il “rapporto di forze” è chiaramente favorevole ai fautori dello status-quo che controllano la comunicazione) senza disporre di una Prassi che “dissodi” il terreno sociale da cui può nascere il necessario consenso e su cui può radicarsi un nuovo e duraturo sistema socio-economico.

Tutt’al più le due Politiche possono essere portate avanti in simultanea. 

MANIFESTO DEL CIVISMO copertina

                               

Venerdì, 06 Maggio 2022 11:06

DE VITA SOLITARIA

Il mio ultimo canzoniere di poesie DE VITA SOLITARIA è stato pubblicato di recente dalla casa Editrice Aletti di Roma.

Sono particolarmente grato al poeta libanese Hafez Haidar, candidato al Nobel per la pace nel 2017, che si è voluto cimentare nella redazione della prefazione del mio canzoniere avendo trovato nelle mie poesie un fascino particolare che l'ha coinvolto.

Il libro è in vendita sul sito della Aletti Editore e può essere ordinato anche in libreria.

Questa è la recensione che la collega giornalista Federica Grisolia ha redatto per conto della Aletti Editore e che sarà inviata ai quotidiani e riviste nazionali per essere divulgata nelle pagine culturali

 

Sulle orme di Petrarca il "De Vita solitaria" canta l'amore e la donna

 

E’ dedicato alla donna, «creatura meravigliosa che Dio ci offre per poterla cantare in mille modi», l'opera di Gianfranco Trabuio dal titolo “De vita solitaria”, pubblicata nella collana “I Diamanti” dell’Aletti editore. Una raccolta di versi in cui si susseguono emozioni e sentimenti, scaturiti dalle vicissitudini della vita e anche dalle sofferenze esistenziali. Il titolo si ispira all’omonimo trattato in prosa latina, scritto dal celebre poeta e scrittore Francesco Petrarca.

Gianfranco Trabuio, nato a Venezia ma che vive nel comune limitrofo di Martellago, giornalista ed ex docente di Statistica all’Università di Padova e Venezia, è vedovo da sei anni. Alla sua Mara, all’amore, alla donna, alla natura, alla montagna del suo Veneto, alla laguna di Venezia, alla bellezza di sentirsi immersi nella creazione, alla divinità, l’autore dedica le sue liriche, scritte senza interpunzioni per lasciare al lettore la libertà di interpretazione nella loro musicalità. «Non scrivo versi in rima - spiega il poeta - ma con molte assonanze, e non sono quasi mai della stessa lunghezza in modo che la lettura (o recitazione) di chi legge deve tener conto, in modo particolare, delle pause che provocano l’emozione della sorpresa». 

Alla sua condizione di “orfanitudine”, ossia di solitudine affettiva - così come la definisce Trabuio - l’autore dedica una poesia dallo stesso titolo dell’opera “De vita solitaria”. «Quante estati sono passate e oggi sulle rocce del Rite spumeggiante e irruento rifletto sulla mia storia a quanto amore ho ricevuto da Mara e dai figli sempre e come una guida nascosta ma presente mia madre continua nella missione insieme con Mara mi sento accudito e coccolato nella mia vita solitaria».

«I versi di Gianfranco Trabuio - scrive il candidato al Premio Nobel per la Pace Hafez Haidar nella Prefazione -, che trasmettono con precisione e chiarezza nitidi ricordi, profondi sentimenti e personali considerazioni, sono in grado di coinvolgere il lettore e di farlo riflettere. In essi, la donna, madre, moglie o compagna, novella Beatrice, assurge al ruolo di sorgente di vita, dispensatrice di incanto ed amore, musa ispiratrice, guida preziosa che imprime una direzione sicura nel viaggio della vita, ma anche nel cammino nel mondo della poesia, dal classicismo al romanticismo». Il libro presenta, inoltre, le prefazioni del professor Francesco Semi: «Un motivo ricorrente in tutto il canzoniere di Trabuio è questo anelito alla vicinanza di un'altra, per “cominciare ad amare”; e non farlo è fatica, è dolore»; e del poeta Mario Stefani: «Poeta petrarchesco nel senso migliore del termine, usa il sentimento come momento-confessione, ricerca di se stesso».

In alcune poesie, come “Yerushalayim”, “Santa Maria degli Angeli” e “Lourdes”,  viene trattato l’aspetto più mistico e religioso. L’autore Trabuio, infatti, in collaborazione con persone del settore, organizza anche viaggi culturali a sfondo religioso presso santuari mariani in Italia e in Francia. «Mi considero, vista la mia storia di ricercatore, in sintonia con i mistici di tutte le fedi religiose e io mi sento immerso in questa dimensione esistenziale: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”, come diceva Dante Alighieri nel XXVI canto dell’Inferno. Lo considero un mantra che illustra in modo efficace la mia filosofia esistenziale sia nella banalità del quotidiano come nelle mie ispirazioni poetiche».

Una poesia del tutto realistica, ovvero tratta dalla quotidianità delle riflessioni sul vivere e sul morire. Stati d’animo impressi sulle pagine del canzoniere, per comunicare al lettore «la bellezza del dialogo interiore mentre si vive immersi nella natura e nella suggestiva presenza della donna, considerata un alter ego col quale condividere emozioni e passioni».

 Federica Grisolia

 (Vincenzo La Camera - Agenzia di Comunicazione)

 

 

 


La copertina è un'incisione realizzata dalla pittrice Maria Emma Gobbi di Piove di Sacco (PD) e descrive il poeta nei pressi della sua abitazione a Cibiana di Cadore.copertina de vita solitaria 1

Giovedì, 07 Aprile 2022 19:14

ELLISSE, MISTICA E IPNOSI

 

 

Qualche tempo fa mentre ero in chiesa a Olmo-Martellago vagavo nella mia storia di matematico e di poeta su una ipotesi di come la nostra esistenza potesse essere interpretata da una figura geometrica.

Meditando su questa idea ho avuto una illuminazione: potrebbe essere una ellisse opportunamente interpretata?

L’ellisse è una figura geometrica piana che gode di una proprietà specifica: LA SOMMA DELLE DISTANZE DEL PERIMETRO DAI DUE FUOCHI È COSTANTE. (Vedi figure)

 

ELLISSE_2.jpg          ellisse

 

 

Ora, ogni creatura costruisce la sua ellisse in base al primo fuoco (I DONI) e alla sua MISSIONE (secondo fuoco).

Ognuno di noi quando viene al mondo si porta un bagaglio di beni che provengono sia dalla genetica che dall’ambiente, dove per ambiente ci possiamo mettere sia quello esterno alla maternità, la cultura del luogo, la natura intesa nella sua accezione più ampia; sia quello interno alla madre, al suo vissuto esperienziale durante la gravidanza ma anche qualche mese prima dell’inizio di questa, e anche alcuni mesi dopo il parto.

Quindi, il nostro vissuto è multidimensionale già durante la gravidanza e dall’inizio dell’allattamento, per protrarsi per alcuni mesi dopo il termine.

QUESTI SONO I DONI.

Successivamente ognuno di noi fa esperienza del mondo che lo circonda e matura una consapevolezza che lentamente lo porta a progettare per sé il futuro della sua vita in una sorta di caleidoscopio dove si mescolano esperienze materiali e vissuti spirituali che costituiscono LA MISSIONE.

È la domanda classica di tutte le filosofie: da dove veniamo, cosa ci stiamo a fare, dove andiamo dopo.

Ora, ritornando all’ellisse, quello che è stimolante è il fatto che anche le orbite dei pianeti e degli astri, in generale, è ellittica.

Quindi, la Creazione ha questo modello per tutte le creature: uomini e astri.

Significa che se vogliamo davvero raggiungere il nostro equilibrio interiore dobbiamo naturalmente immedesimarci nella mente del Creatore.

Ovviamente senza fare affidamento all’astrologia o alla astromanzia che in questo contesto non c’entrano. Lascio agli specialisti della Cabala e della Numerologia l’incarico delle interpretazioni che sfociano nelle teorie del Referenziale di Nascita.

Concludendo questa mia intuizione: il tutto richiede una full immersion dentro di noi……. MA CHE CE STAMO A FA’.

 

BUON VIAGGIO, SUL PERIMETRO DELL’ELLISSE!!!

 

PER INIZIARE QUESTO VIAGGIO VI PROPONGO QUESTA LETTURA RAGIONATA CHE POTREBBE AIUTARVI A ENTRARE IN CONTATTO CON LA VOSTRA PARTE PROFONDA, CON LA VOSTRA COSCIENZA E PER PORTARVI ALLA CONSAPEVOLEZZA. DAI! CORAGGIO, MAI FERMARSI.

Siamo quello che siamo e dove siamo perché prima lo abbiamo immaginato
- Donald Curtis


Cara lettrice e caro lettore,
questo TEMA sull'ipnosi e l'autoipnosi è per condividere con te risorse e stimoli ed invitarti a conoscere in prima persona le nostre potenzialità.

Ma cosa è l'ipnosi? L'ipnosi è parte della nostra vita quotidiana. Si potrebbe addirittura dire che noi siamo ipnotizzati ogni giorno in qualche maniera.

Quando una trasmissione radiofonica o televisiva suggerisce l'acquisto di un certo bene e voi reagite a tale messaggio (come tutti hanno fatto durante la propria vita) voi avete lasciato che uno stato di maggiore accettazione della comunicazione esterna vi conducesse ad un comportamento ipnotico.

In quella che definiamo "ipnosi" di tipo formale, cioè nell'immagine dell'ipnotista che "ipnotizza qualcuno" si crea in realtà un’autoipnosi cosciente, guidata dall’esterno.
Possiamo quindi pensare che base di tutto è l'autoipnosi, uno stato che possiamo imparare a creare da soli su noi stessi.
Parlare di autoipnosi equivale a parlare sia di maggiore sviluppo della nostra coscienza, sia anche di immaginazione creativa e di accesso alle risorse interiori, a quello che è il nostro potenziale dormiente.

Il primo passo in questa via è prendere contatto con la nostra mente inconscia. Uno dei metodi più semplici perché si possa attuare questo stato mentale è il rilassamento profondo. Quando lo pratichiamo possiamo essere più recettivi alla parte spontanea di noi stessi, che possiamo chiamare "il nostro io interiore".
Imparando ad essere rilassati, impariamo anche ad essere aperti e sensibili a ciò che il nostro io interiore ci mostra e dice.
Quello che è utile è portarvi ad avere  il potere su voi stessi. Quando definiamo noi stessi e decidiamo chi siamo, organizziamo una realtà che altrimenti potrebbe essere definita come “caotica”.

Detto in altre parole “siamo noi che definiamo chi siamo”...
Ma se siamo noi che determiniamo chi siamo, è allora andando a scoprire noi stessi che possiamo cambiare la nostra realtà.
Ora, questo processo può essere effettuato in maniera automatica ed inconscia oppure può essere guidato dalla nostra coscienza: questo è quello che facciamo con l'autoipnosi.
Possiamo allora interagire con questo nostro io normalmente inconscio.

Un metodo semplice è l'uso di immagini e simboli. Quando un’immagine colpisce l’inconscio e lasciamo da parte il giudizio e il ragionamento, la fantasia si intensifica e nuove risorse appaiono.
Per comprendere cosa in realtà sono le tecniche autoipnotiche e ipnotiche, sfatando l’idea che siano qualcosa di ignoto o di non spiegabile, ti invito a sperimentare.
Rimaniamo sempre e comunque noi i protagonisti di questa esperienza, sia che ci venga indotta, sia che se ce l’autoinduciamo.

E possiamo iniziare con un semplice esercizio di visualizzazione:
Createvi un’immagine chiara delle cose che volete e infondetela di emozioni prima di tutto, pensate che gli inventori riescono a vedere l’oggetto che inventano prima ancora di aver montato tutte le sue parti.

Ovviamente perché l'esercizio riesca la mente deve essere tranquilla:

PENSATE AD UN LAGO: quando la superficie è calma è facile vederne il fondo. Quando il lago invece è agitato dalle onde non si vede nulla. La stessa cosa accade con la mente: solo quando è tranquilla si può riuscire a leggere in noi stessi!

ECCO A COSA HA PORTATO UNA SEMPLICE RIFLESSIONE SULL'ELLISSE E L'IMMAGINE CHE POSSIAMO DARE ALLA NOSTRA VICISSITUDINE UMANA.

 

COME RILASSARSI

In una prospettiva comunicazionale, il sapersi rilassare significa potersi concentrare su sé stessi lasciando andare l’eccessiva tensione rivolta all’esterno. Quando siete rilassati potete porre maggior attenzione sulle vostre immagini mentali e qualsiasi esercizio auto-condotto ne viene potenziato. E’ importante imparare a rilassarvi; tutte le tensioni nel corpo e ella mente dovrebbero essere rimosse.

Sembra semplice, ma in realtà pochissime persone sanno come rilassarsi veramente. Finché non vi siete condizionati a far diventare ciò un'abitudine, il rilassamento deve, dapprima, essere uno sforzo volontario. L'esercizio che segue può essere molto utile.

Stendetevi sopra un letto o un divano. Decidete mentalmente che volete rilassare ogni parte del corpo. Respirate profondamente per un minuto o due. Poi sollevate il vostro braccio destro dal letto con un angolo di quarantacinque gradi, trattenetelo per pochi secondi, poi, di colpo lasciatelo cadere! Nel momento in cui cade pensate tra voi stessi, "braccio destro rilassati!". Poi sollevate, trattenete, fate cadere, e ripetete l'esercizio col vostro braccio sinistro.

Eseguite l'esercizio più volte finché non ottenete il grado di rilassamento nelle braccia che desiderate. Poi, sollevate la vostra gamba destra dal letto con un angolo di quarantacinque gradi, trattenetela per un momento, poi, di colpo, fatela cadere! Mentre rimbalza sul letto, pensate la frase, "gamba destra rilassati!". Poi sollevate e ripetete l'esercizio con la vostra gamba sinistra. Continuate l'esercizio un certo numero di volte finchè non raggiungete il grado di rilassamento che desiderate nelle vostre gambe.

A questo punto, rimanete tranquilli per alcuni minuti. Quando siete pronti, sollevatevi dalle anche, finché la vostra schiena non è sollevata dal letto di quarantacinque gradi. Trattenetelo, poi lasciatevi cadere indietro sul letto, pensando nello stesso momento, "muscoli del corpo rilassatevi tutti!".

Ripetete l'esercizio più volte finché non avete raggiunto il grado di rilassamento che desiderate nella vostra schiena. Poi segue il rilassamento dei muscoli del collo. Girate la vostra testa da lato a lato con un gentile movimento rotatorio.

 Ogni volta che la girate ripetete la suggestione, "muscoli del collo, rilassatevi!". Poi lasciate che i vostri pensieri si dirigano al rilassare i muscoli della vostra testa e della faccia; pensate al formicolio della cima della testa, ai vostri occhi che si rilassano, ai muscoli delle vostre guance che cadono. Ripetete l'esercizio più volte finché non raggiungete il grado di rilassamento che desiderate nel vostro collo e nella vostra testa.

Troverete questi esercizi di rilassamento piacevoli; potete eseguirli tanto quanto desiderate.

Ora stendetevi quietamente sul letto e formatevi un'immagine mentale di tutto il vostro corpo completamente rilassato, e con un facile e volontario "lasciarsi andare", rilassate tutti i muscoli del vostro corpo insieme. Continuate in questo esercizio finché non riuscite a sentirvi sempre più rilassati e non avete più desiderio di muovervi; sentite quel delizioso languore che si diffonde lungo il vostro essere quando il rilassamento profondo si sistema nel vostro corpo. E mentre il corpo si rilassa anche la mente si rilassa e un profondo rilassamento fluisce nella vostra mente.

Questi esercizi forniscono un metodo molto efficace di ottenere rilassamento profondo. Presto sarete così abituati a rilassarvi a volontà che questa serie di esercizi deliberati non sarà necessaria; vi sarete condizionati a tal punto che il semplice pensiero del rilassamento del vostro corpo e della vostra mente automaticamente lo porterà. Conoscerete l'esperienza così intimamente tanto che il rilassamento avverrà istantaneamente.

Arrivati a questo punto potrete incominciare ad applicare la seguente tecnica per cambiare i vostri comportamenti. 

Respirate profondamente, lentamente ed ampiamente pensando alla sensazione di calma. Arrivati ad una calma olimpica, incominciate a vedervi e sentirvi agire come vorreste agire.

Createvi delle immagini realistiche. A poco a poco potrete notare dei cambiamenti nel vostro comportamento quotidiano.

Vi è infatti qui un inizio di autoipnosi. Nello stato di intenso rilassamento la vostra mente logica è infatti rilassata ed è facile che nuove suggestioni siano accolte dall’inconscio.

Lunedì, 07 Febbraio 2022 11:53

SUGGERIMENTI PER LA CRISI ECONOMICA IN CORSO

                   

Premessa

Questo scritto si limita ad elencare per sommi capi i risultati di una lunga riflessione mirante a correggere le storture dell’attuale sistema socio-economico, oramai di riferimento su scala planetaria, al fine di evitare il collasso dell’attuale civiltà, altrimenti inevitabile.

Approfondimenti sono disponibili nelle pubblicazioni della rete di esperti World-Lab (www.worldlabnetwork.ru), in particolare si fa riferimento al volume “La dignità delle Nazioni”, edito nel 2015 su Amazon e tradotto in inglese, francese, spagnolo e russo; al volume “Manifesto del Civismo” edito su Amazon nel 2016; agli articoli pubblicati sul blog www.gianfrancotrabuio.it nella cartella Europa Cristiana.

L’opportunità di questi suggerimenti risulta evidente dall’attuale crisi provocata dalla “pandemia” con lo scopo di resettare il sistema. Ma siccome non tutti i mali vengono per nuocere, ecco che sono nate in molte parti del mondo occidentale iniziative volte a rendere ottimali le scelte dell’autoproduzione di beni e servizi da parte di associazioni di famiglie. Queste scelte sono state mutuate dall’esigenza di riscoprire il senso dell’essere liberi di determinare le proprie vite in contrasto con il sistema politico che tende a eliminare i diritti naturali della persona come sanciti nelle “carte costituzionali”.

 LA DIGNITA DELLE NAZIONI COPERTINA                       MANIFESTO DEL CIVISMO copertina

La traiettoria

Il fatto che la traiettoria conduca al collasso è oramai evidente.

In Francia, dal 2015, ha preso forma una nuova disciplina denominata “collassologia” che spiega, seppur sottotraccia, l’ineluttabilità del collasso (effondrement).

All’origine della traiettoria: interessi privati

Forti interessi privati (individui e corporazioni) prevalgono su quelli collettivi.

Su scala planetaria ciò rappresenta un assurdo (il collettivo include il privato e se la “barca” affonda non si salva nessuno). Ma l’essere umano, con la complicità della scienza, è come un bambino che gioca col fuoco.

Le civiltà nascono e muoiono: è inevitabile?

La tesi qui sostenuta, risultato di lunghe riflessioni, è : forse NO.

Il “forse” davanti al NO è motivato dal fatto che non è dato sapere se la via qui proposta sia stata già battuta o meno dalle civiltà scomparse.

Il NO, evidentemente, può avere un suo senso solo nel secondo caso. Comunque sia, val la pena di provare.

Il terreno che consente al seme malefico di svilupparsi

Questo consiste, come argomenteremo, nella “morfologia” del sistema economico predominante, frutto dell’ideologia liberista, nelle diverse sfumature.

La via salvifica consiste dunque nel dare un’altra “forma” al sistema economico.

Triplice domanda

Quali forme può assumere un sistema economico, quale è quella adatta e, sperando che non sia già stata adottata da civiltà scomparse, come si fa a porla in essere?

Risposta alla prima domanda

Premesso che il circuito di produzione-consumo dei diversi beni e servizi può essere gestito dall’uno o l’altro dei due Paradigmi economici fondamentali (Eteronomia, o produzione per terzi, ed Autonomia o produzione per sé) e, più precisamente, da Modalità economiche nelle quali questi possono essere declinati (essenzialmente Mercato ma anche Filantropia e Baratti per l’Eteronomia, e Collettività private e pubbliche per l’Autonomia), la forma che un sistema economico può assumere dipenderà dalle Modalità economiche adottate per la produzione-consumo delle diverse tipologie di beni e servizi.

Risposta alla seconda domanda

Considerando che il sistema attuale, destinato al collasso, tende ad affidare al Mercato la produzione-consumo di tutti i possibili beni e servizi (con l’eccezione dei servizi collettivi o indivisibili), va da sé che, nella ricerca del sistema più adatto, occorrerà orientarsi verso una alternativa che preveda la presenza di adeguate Modalità economiche del Paradigma dell’Autonomia sia nella gestione del circuito economico  di beni che di servizi individuali (oltre a quelli collettivi di sua competenza).

La riflessione di World-Lab, portata avanti per eliminazione, ha portato a scartare un sistema che preveda la gestione della produzione-consumo della quasi totalità dei beni e servizi da parte della Modalità pubblica dell’Autonomia attuata dalle Collettività pubbliche, un exploit che solo esse possono realizzare.

In effetti un tale sistema, denominato Collettivismo, ha preso piede nel ventesimo secolo in gran parte delle terre emerse del pianeta ed ha potuto resistere per alcuni decenni, ma poi è imploso.

Non si sa in che misura hanno giocato, da un lato, i suoi vizi strutturali e, dall’altro, la necessità di un pesante confronto geo-politico con altre aree del pianeta, caratterizzate da economie gestite dal Mercato cioè dal Paradigma alternativo.

Risposta alla terza domanda

La riflessione di World-Lab si è perciò rivolta al possibile ruolo di altre Modalità economiche dell’Autonomia, cominciando ovviamente da quelle che già rivestono un grande ruolo in sistemi attuali per i quali si possono valutare gli effetti derivanti dalla loro morfologia.

Fra le diverse Modalità del Paradigma dell’Autonomia, dopo quella attuata dalle collettività auto-produttrici pubbliche, è stata presa in considerazione quella, all’estremo opposto, costituita dalle piccole Collettività auto-produttrici private, cioè le famiglie.

L’auto-produzione famigliare, o domestica, è oggi presente in modo massiccio (impiegando addirittura la metà della forza lavoro, femminile in particolare), da un lato (forse in mancanza di alternative viabili) nelle economie considerate arcaiche che caratterizzano i Paesi più poveri, ma anche, dall’altro, in Paesi dove essa è dovuta ad una precisa scelta, come nel caso dei Paesi islamici.

Considerata la difficoltà di diffondere un sistema in cui tale Modalità dell’Autonomia gioca un ruolo così importante (quanto meno in termini di forza lavoro impiegata) la riflessione si è orientata alle possibilità di ricorso alla Modalità attuata dalle Collettività auto-produttive private multi-famigliari.

Detta Modalità è stata caldeggiata addirittura nell’enciclica Rerum Novarum, ma gli economisti dell’epoca non hanno approfondito le potenzialità della Modalità stessa per poi trarne i possibili, e importanti, vantaggi.

Tale modalità ha comunque già fatto parte del sistema occidentale ma è stata poi gradualmente accantonata per il fatto di essere stata applicata in ambiti (creditizio, assicurativo, distribuzione al dettaglio) dove contano i grandi numeri, e quindi dove il Mercato, in cui l’offerta è rivolta a “terzi” (potenzialmente tutta l’umanità) ha più chance rispetto ad una offerta rivolta al gruppo alla base della collettività auto-produttrice privata.

La detta Modalità ha tuttavia rifatto capolino qualche decennio fa in un ambito inatteso, riguardante i beni, ed in particolare in agricoltura dove la qualità e la sua accertabilità hanno un peso importante.

Ma anche in tal caso la variante della Modalità privata dell’Autonomia, utilizzata in questo contesto, non ha dato un gran risultato.

Vedremo subito perché.

L’innovazione

L’introduzione di Modalità economiche dell’Autonomia nel sistema è, come detto, necessaria.

Ma il modo di introdurle, per essere efficace, deve seguire una logica nuova mai utilizzata nella nostra era (e, si spera, in nessuna delle civiltà scomparse).

Tale logica consiste banalmente nell’identificare le Modalità più adeguate e praticabili, previa determinazione di loro specifiche varianti, per gestire la produzione-consumo delle diverse tipologie di beni e servizi per poi, attraverso loro aggregazioni, togliere di mano al Mercato quelle essenziali alla vita e, così facendo, rendere obsoleto l’uso di altre Modalità dell’Eteronomia quali la Filantropia e il Baratto (essenzialmente multilaterale, ai giorni nostri, con l’utilizzo di monete complementari, o più propriamente denominabili monete interne, come le “Ore” utilizzate nelle Banche del Tempo), purtroppo necessarie in un sistema dove il Mercato la fa da padrone.

Secondo la riflessione di World-Lab la caratteristica essenziale che le varianti della Modalità auto-produttiva privata multi-famigliare devono avere è costituita dalla multi-attività.

In effetti l’attrattività di una variante risulterà incrementata da una tale caratteristica in quanto cumula il vantaggio dell’auto-produzione corrispondente alle diverse attività (non è un caso se la multi-attività è la regola perfino nell’auto-produzione uni-famigliare o domestica).

Si tratta insomma, ricorrendo ad una allegoria boschiva, di individuare le adeguate mutazioni inducibili in alcune specie, oggi soffocate dall’invasività di un solo albero, facendo sì che una volta geneticamente trasformate queste riescano a farsi spazio e prosperare, assieme ad altre specie naturali affini, in modo da contribuire alla resilienza dell’ecosistema attraverso una sua accresciuta biodiversità.

Una tale caratteristica non emerge spontaneamente nelle collettività auto-produttive private che si formano “dal basso” in quanto queste nascono sempre dall’aggregazione di persone sensibili ad un singolo tema specifico, ad esempio una alimentazione sana (che dà luogo alle cooperative auto-produttrici agricole).

Se invece l’obiettivo dell’introduzione nel sistema dell’auto-produzione multi-famigliare privata è quello di cambiare la “morfologia” del sistema è evidente che l’attrattività delle varianti utilizzate è necessaria per una massiccia diffusione delle stesse.

E, come detto, questa può essere ottenuta solo attraverso la multi-attività.

Ma la diffusione di cooperative auto-produttrici multi-attività può aver luogo solo per intervento di un soggetto Attuatore (il quale ha il ruolo della casalinga nell’auto-produzione domestica, sempre multi-attività).

Il pratica l’Attuatore sarà costituito da una impresa del contesto concorrenziale il cui core business consiste nell’erogazione di servizi (edilizia, credito, fiscalità…) agli investitori proprietari delle strutture produttive date in affitto alle cooperative auto-produttrici le quali remunerano tutti i fattori di produzione, incluso il capitale, e non sono soggette a mortalità d’impresa in quanto, come la casalinga, non necessitano di innovazione né di prodotto né di processo produttivo.

L’innovazione, tanto necessaria quanto banale, è invece quella di World-Lab consistente nel concepire il ruolo di un soggetto Attuatore senza il quale le Modalità private dell’auto-produzione multi-famigliare non potranno diffondersi in modo sufficiente a dar avvio, con gli effetti domino che faranno seguito, ad una metamorfosi del sistema tale da portarlo fuori dalla sua attuale rotta verso il collasso.

Riflessione

In conclusione e ritornando sul tema della enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII pubblicata nel 1891, è necessario aggiungere una piccola nota storica.

Premesso che il Papa ha utilizzato il pensiero del beato Giuseppe Toniolo, all’epoca docente di Economia Politica alla Normale di Pisa, è necessario precisare che il pensiero del Toniolo ha dato corso a quella che poi venne definita Dottrina Sociale della Chiesa cattolica e che dalla Enciclica sono nate le prime cooperative dei braccianti, le prime Casse rurali, le prime mutue assistenziali che negli anni hanno creato quello che poi venne chiamato Stato sociale.

Però il pensiero del Toniolo attingeva anche a una rivoluzionaria iniziativa nata proprio in Toscana da un mistico: David Lazzaretti che era un protetto di don Giovanni Bosco e del Papa Pio IX.

 Il Lazzaretti ha provato a costituire una Associazione, originale per l’epoca, creando ad Arcidosso, sulle pendici del Monte Amiata, una Mutua multi-attività denominata “Società delle famiglie cristiane”, ma è stato vittima del suo successo.

Le interessanti opportunità di lavoro offerte a braccianti precedentemente al servizio di latifondisti locali hanno suscitato una reazione che ha messo brutalmente fine, in un grande bagno di sangue, ad una tale pratica socio-economica per evitare che si propagasse: il 18 Agosto del 1878 il Lazzaretti è stato assassinato dalle milizie sabaude, assieme ai suoi principali collaboratori, in quanto a capo di una processione religiosa… non autorizzata: aveva pestato i piedi a chi gestiva il potere e quindi la finanza del tempo.

Interessante e importante è divulgare un evento editoriale abbastanza recente che narra la storia di quanto accaduto all’epoca a David Lazzaretti: Simone Cristicchi ha pubblicato “Il secondo figlio di Dio. Vita, morte e misteri di David Lazzaretti. L’ultimo eretico”. Nel 2016 Mondadori ha pubblicato il libro e successivamente il geniale Cristicchi ne ha fatto anche un pièce teatrale che è stata rappresentata in tutta Italia.

Noi di World-Lab riteniamo che le intuizioni profetiche e rivoluzionarie, per l’epoca, del Lazzaretti siano strettamente collegate alle nostre pubblicazioni citate all’inizio. Nei nostri scritti non parliamo di intuizioni teologiche o filosofiche, ci limitiamo a elaborare un nuovo modello economico, ma è indubitabile che la nostra ideoprassi deriva da un bagaglio culturale che è maturato nella Dottrina Sociale della Chiesa cattolica.

 

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