RIFLESSIONI STORICO-RELIGIOSE
Ad uso dei pellegrini
DA SANTA CATERINA LABOURÉ (LA MEDAGLIA MIRACOLOSA)
A LOURDES, DA GERUSALEMME A MEDIUGORJE E SAN NICOLÀS (ARGENTINA).
IN TRENO, DA VENEZIA ALLA GROTTA DI MASSABIELLE
UN’OCCASIONE PER RIPERCORRERE NELLA FEDE IL RUOLO DELLA MADRE DI GESÙ PER LA SALVEZZA DELL’UMANITÀ
DA LOURDES L’INVITO DELLA MADONNA A ESSERE TUTTI APOSTOLI
Inizio a scrivere queste riflessioni sull’ultima esperienza maturata al corso di formazione per animatori dell’UNITALSI, ad Assisi nel gennaio scorso, considerando il ruolo della donna nell’esperienza biblica per poi successivamente portare l’attenzione sulla Madonna madre di Cristo e su quanto possiamo mettere a frutto, nella nostra quotidianità di credenti, delle rivelazioni che la Vergine Immacolata ha lasciato a Bernadette alla grotta di Massabielle.
Nell’antropologia culturale degli Ebrei, nel Vecchio Testamento, la donna non era per niente considerata come individuo sociale, e Dio quando si manifestava si rivolgeva ai profeti, uomini che avevano l’incarico di guidare il popolo secondo la legge mosaica.
C’è un solo esempio, che riscontro nella mia esperienza di appassionato di Storia Sacra, quando Dio si manifesta a una donna: a Sara moglie di Abramo, oramai molto anziana e senza figli, profetizzandole la nascita di un figlio e dandole anche il nome: Isacco.
Ora, vediamo qualcosa di molto utile e interessante per capire il ruolo di Maria di Nazareth in questo contesto di cultura ebraica del suo tempo, quando la donna era considerata solo per la sua capacità di generare figli, e basta.
Però, per completezza di informazione e per capire la complessa strategia di Dio riguardo al suo popolo, è importante anche illustrare brevemente delle eccezioni: le profetesse. Ce ne sono almeno tre citate nel Vecchio Testamento:
Da quanto esposto possiamo arguire che la strategia di Dio nella conduzione del suo popolo va oltre il contesto culturale del dominio mascolino, e questo è un fatto molto rilevante perché sarà proprio a Maria di Nazareth che di nuovo Dio parla mediante l’Arcangelo Gabriele. Un’altra donna così importante nell’economia della salvezza da diventare addirittura la madre del Figlio di Dio, il Messia, colui che libererà il popolo dalla schiavitù del peccato offrendogli la via della redenzione dal peccato.
Da sottolineare un fatto curioso sul nome di Maria o Miriam. Tra gli ebrei dopo la sorella di Mosé, Miriam, nessuna donna più si chiamò Miriam o Maria (hanno la stessa radice semantica) perché c’è stato un momento della vita di Miriam, durante l’Esodo, che insieme al fratello Aronne voleva essere superiore al fratello Mosé, attirandosi il castigo di Dio. Ed è molto “curioso” che Dio scelga una donna di nome Maria, nome dimenticato nel popolo ebraico, e che la scelga in quel villaggio della Galilea abbastanza malfamato (può mai venire qualcosa di buono da Nazareth?). È una delle tante prove che Dio sceglie per i suoi disegni, persone che per il mondo sono considerate un nulla.
È molto importante entrare dentro alla psicologia di Dio per capirne al meglio le strategie. Per esempio a Betlemme al momento della nascita del suo Figlio Gesù, chi sono i primi ad arrivare alla grotta della nascita chiamati dagli Angeli?
I pastori, le persone che nella cultura ebraica del tempo erano considerati impuri e addirittura la feccia della società. Nel Talmud, il libro delle sentenze dei rabbini, è scritto che tra gli uomini non c’è nulla di peggio di un pastore.
Ora, dopo queste considerazioni introduttive, entriamo nel tema pastorale da meditare e approfondire che il vescovo di Lourdes ha proclamato per quest’anno: “L’IMMACOLATA”. E per farlo bene immergiamoci nelle acque della sorgente che Bernadette ha scavato nella grotta di Massabielle e fissiamo la nostra attenzione sul fatto che Bernadette era una povera ragazza di Lourdes, ignorante, quasi analfabeta ma ricca di una fede che ha del soprannaturale. Nella sua maturità da suora nel convento di Nevers ricordava alle sue consorelle che “se ci fosse stata sulla terra una bambina più ignorante e stupida di lei, la Vergine avrebbe scelto quella”. E questo è un altro segno fortissimo delle scelte di Dio quando decide di far riflettere l’umanità che nei secoli si è sempre allontanata dai suoi comandamenti. Anche Bernadette è stata scelta solo per la sua grande fede, una ragazzina che desiderava solo andare a catechismo per poter fare la sua prima Comunione con Gesù.
Un altro spunto di riflessione lo troviamo riandando alla storia del popolo ebraico dove la donna era considerata socialmente inferiore. Ricordiamo lo scandalo suscitato da Gesù presso i suoi apostoli quando lo trovano a discorrere con una samaritana al pozzo di Giacobbe, un fatto inaudito per quegli uomini. Riflettiamo su Gesù e sulle sue scelte organizzative che erano in contrasto con la cultura del tempo: quante donne troviamo al seguito di Gesù con compiti importanti, da Marta alla sorella Maria, dalla Maddalena alla madre di Giacomo e Giovanni, e così via elencando.
Chi troviamo lungo il percorso del Calvario? Le donne, mentre gli apostoli sono tutti fuggiti con esclusione di Giovanni che con la Madre di Gesù, Maria, assisterà alla morte in croce. Ma, ancora altre due donne sono ai piedi della croce: Maria di Cleofa sorella della Madonna e Maria di Magdala. È assolutamente importante conoscere questi aspetti della vita di Gesù e come, proprio da questo suo comportamento con le donne, nei secoli della Chiesa cattolica quanto sia sempre stato fondamentale il ruolo del genio femminile. Ai tempi di Gesù non sarebbe stato possibile, Gesù ha rivoluzionato anche questo.
E noi? Cosa possiamo imparare da chi era ai piedi della croce?
Impariamo da Giovanni a prenderci cura della Madre di Gesù e ascoltiamo le “istruzioni per l’uso” che l’Immacolata ha dato a Bernadette e …. mettiamole in pratica.
La firma della Madonna sulle apparizioni avviene in quel fatidico 25 Marzo 1858 quando dice a Bernadette che Lei è l’Immacolata Concezione. Per la Chiesa cattolica il 25 Marzo è la grande festa dell’Annunciazione del Signore, quando l’Arcangelo Gabriele profetizza alla giovane Maria di Nazareth che diventerà madre del Figlio di Dio. La Signora della Grotta ci parla della sua vocazione: è la Madre di Gesù, tutto il suo essere consiste nel concepire il Figlio di Dio, è tutta per Lui.
La Annunciazione del Beato Angelico (1430-1432) presso il museo del Prado a Madrid
Così la Chiesa e ogni cristiano devono lasciarsi abitare da Dio per divenire a loro volta immacolati, radicalmente perdonati e graziati in modo da essere, anch’essi testimoni di Dio.
A noi Veneti quanto è avvenuto a Lourdes sta molto a cuore. Quel 25 Marzo noi lo ricordiamo perché nell’anno 421 Venezia viene affidata alla Vergine Annunziata, e quindi il legame tra Venezia e la Madonna è saldo e duraturo da secoli, e per i veneziani quel 25 Marzo è il compleanno di Venezia. Questo deve farci riflettere sulla nostra storia Veneta e di quanto la Madonna sia sempre stata amata e pregata da questo popolo che continua a confidare nella Sua protezione soprattutto in occasione delle calamità.
Foto originale di Bernadette Soubirous con il Rosario Brigidino che lei aveva acquistato presso il Santuario Mariano di Betharram, a pochi chilometri da Lourdes. In questo Santuario era rettore il famoso sacerdote Michel Garicoits poi diventato santo e che per primo ebbe la sicurezza della verità delle apparizioni della Vergine a Bernadette.
Per chi volesse approfondire il tema dell’Immacolata consiglio di leggere sul mio blog: www.gianfrancotrabuio.it, dentro alla cartella “Devozioni religiose” e poi in quella “Lourdes e dintorni mariani”, una mia relazione dal titolo “LA MADONNA CI PARLA” che a oggi è stata letta da oltre 46.000 persone.
Il tema pastorale proposto dal Santuario di Lourdes per il 2018 è: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Ha scritto il Rettore del Santuario di Lourdes: “Il 2018 può essere l’occasione di un ritorno alla sorgente, a Maria e Bernadette: due piccole donne di fede che hanno ascoltato la parola eterna del Vangelo... Il messaggio di Lourdes non è che la buona novella annunciata ai poveri ... Ma il 2018 è una data importante per la Chiesa che celebrerà il Sinodo dei giovani ... La Chiesa, con Maria, orienta la nostra attenzione e la nostra preghiera verso il mondo dei giovani... A Lourdes Maria si fa catechista della giovane Bernadette” e le ordina che si faccia una chiesa, che lì si vada in processione e lì ci si lavi alla sorgente dell’acqua miracolosa ..... e soprattutto che si preghi il Rosario per la conversione dei peccatori.
LA VERGINE MARIA, MADRE DI DIO IL SOLE DELLA PUREZZA CHE INTERCEDE PER NOI PER UN FUTURO DI PACE
Madre di Dio, Theotokos in greco, è il più alto titolo mai attribuito a Maria. Le è stato conferito durante il Concilio di Efeso nel 431 d.C.. Il Concilio ha stabilito che l'umanità e la divinità di Gesù non potevano essere separate, e quindi Maria meritava a ragione il titolo di Madre di Dio. Maria ha messo al mondo Gesù, e quindi è veramente madre di Dio, visto che Gesù è la seconda Persona della Trinità. La solennità di Maria, Madre di Dio, è la più antica festa di Maria celebrata nella Chiesa cattolica. Maria non è solo Madre di Dio, ma anche la nostra vera madre. Quando ha detto di sì all'angelo Gabriele in occasione dell'Annunciazione, ha detto di sì all'essere madre di Gesù, e allo stesso tempo ha detto di sì al fatto di diventare la nostra madre spirituale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che Maria è nostra madre nell'ordine della grazia. “Il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora più lontano. Ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell'ordine della grazia”. “Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. [...] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice” (CCC 968, 969).
Il ruolo di Maria come nostra madre è iniziato con l'Annunciazione e continua per tutta l'Eternità. Visto che ama tanto suo Figlio, ci ama teneramente come membra del suo Corpo Mistico.
Ora, per capire al meglio il tema del pellegrinaggio a Lourdes del 2108 è indispensabile entrare nella testa di Gesù e della Madonna per comprendere appieno cosa significhi “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”
Ritengo che la strada migliore per questo percorso si trovi nelle rivelazioni che Gesù ha fatto alla mistica Maria Valtorta nel secolo scorso.
MARIA VALTORTA
VOLUME I CAPITOLO 52
Le nozze di Cana. Il Figlio non più soggetto alla Madre compie per Lei il primo miracolo.
16 gennaio 1944.
1 Vedo una casa. Una caratteristica casa orientale - un cubo bianco, più largo che alto, con rade aperture - sormontata da una terrazza che fa da tetto, recinta da un muretto alto circa un metro e ombreggiata da una pergola di vite, che si arrampica fin là e stende i suoi rami su oltre metà di questa assolata terrazza. Una scala esterna sale lungo la facciata sino all'altezza di una porta, che si apre a metà altezza della facciata. Sotto ci sono, al terreno, delle porte basse e rade, non più di due per lato, che mettono in stanze basse e scure. La casa sorge in mezzo ad una specie di aia, più spiazzo erboso che aia, che ha al centro un pozzo. Vi sono delle piante di fico e di melo. La casa guarda verso la strada, ma non è sulla strada. È un poco in dentro, e un viottolo fra l'erba l'unisce alla via che sembra una via maestra.
Si direbbe che la casa è alla periferia di Cana: casa di proprietari contadini, i quali vivono in mezzo al loro poderetto. La campagna si stende oltre la casa con le sue lontananze verdi e placide. Vi è un bel sole e un azzurro tersissimo di cielo. In principio non vedo altro. La casa è sola.
2 Poi vedo due donne, con lunghe vesti e un manto che fa anche da velo, avanzarsi sulla via e da questa sul sentiero. Una è più anziana, sui cinquant'anni, e veste di scuro, un color bigiomarrone come di lana naturale. L'altra è vestita più in chiaro, una veste di un giallo pallido e manto azzurro, e sembra avere un trentacinque anni. È molto bella, snella, e ha un portamento pieno di dignità, per quanto sia tutta gentilezza e umiltà. Quando è più vicina, noto il color pallido del volto, gli occhi azzurri e i capelli biondi che appaiono sotto il velo sulla fronte. Riconosco Maria Ss. Chi sia l'altra, che è bruna e più anziana, non so. Parlano fra loro e la Madonna sorride. Quando sono prossime alla casa, qualcuno, certamente messo a guardia degli arrivi, dà l'avviso, ed incontro alle due vengono uomini e donne tutti vestiti a festa, i quali fanno molte feste alle due e specie a Maria Ss.
L'ora pare mattutina, direi verso le nove, forse prima, perché la campagna ha ancora quell'aspetto fresco delle prime ore del giorno, nella rugiada che fa più verde l'erba e nell'aria non ancora offuscata da polvere. La stagione mi pare primaverile, perché i prati sono con erba non arsa dall'estate e i campi hanno il grano ancor giovane e senza spiga, tutto verde. Le foglie del fico e del melo sono verdi e ancora tenere, e così quelle della vite. Ma non vedo fiori sul melo e non vedo frutta né sul melo, né sul fico, né sulla vite. Segno che il melo ha già fiorito, ma da poco, e i frutticini non si vedono ancora.
3 Maria, molto festeggiata e fiancheggiata da un anziano che pare il padrone di casa, sale la scala esterna ed entra in un'ampia sala che pare tenere tutta o buona parte del piano sopraelevato.
Mi pare di capire che gli ambienti al terreno sono le vere e proprie stanze di abitazione, le dispense, i ripostigli e le cantine, e questa sia l'ambiente riservato a usi speciali, come feste eccezionali, o a lavori che richiedano molto spazio, o anche a distensione di derrate agricole. Nelle feste lo svuotano da ogni impiccio e lo ornano, come è oggi, di rami verdi, di stuoie, di tavole imbandite. Al centro ve ne è una molto ricca, con sopra già delle anfore e piatti colmi di frutta. Lungo la parete di destra, rispetto a me che guardo, un'altra tavola imbandita, ma meno riccamente. Lungo quella di sinistra, una specie di lunga credenza, con sopra piatti con formaggi e altri cibi che mi paiono focacce coperte di miele e dolciumi. In terra, sempre presso questa parete, altre anfore e tre grossi vasi in forma di brocca di rame (su per giù). Le chiamerei giare.
Maria ascolta benignamente quanto tutti le dicono, poi con bontà si leva il manto ed aiuta a finire i preparativi della mensa. La vedo andare e venire aggiustando i letti-sedili, raddrizzando le ghirlande di fiori, dando migliore aspetto alle fruttiere, osservando che nelle lampade vi sia l'olio. Sorride e parla pochissimo e a voce molto bassa. Ascolta invece molto e con tanta pazienza.
Un grande rumore di strumenti musicali (poco armonici in verità) si ode sulla via. Tutti, meno Maria, corrono fuori. Vedo entrare la sposa, tutta agghindata e felice, circondata dai parenti e dagli amici, a fianco dello sposo che le è corso incontro per primo.
4 E qui la visione ha un mutamento. Vedo, invece della casa, un paese. Non so se sia Cana o altra borgata vicina. E vedo Gesù con Giovanni ed un altro che mi pare Giuda Taddeo, ma potrei, su questo secondo, sbagliare. Per Giovanni non sbaglio. Gesù è vestito di bianco ed ha un manto azzurro cupo. Sentendo il rumore degli strumenti, il compagno di Gesù chiede qualcosa ad un popolano e riferisce a Gesù.
«Andiamo a far felice mia Madre» dice allora Gesù sorridendo. E si incammina attraverso ai campi, coi due compagni, alla volta della casa. Mi sono dimenticata di dire che ho l'impressione che Maria sia o parente o molto amica dei parenti dello sposo, perché si vede che è in confidenza.
Quando Gesù arriva, il solito, messo di sentinella, avvisa gli altri. Il padrone di casa, insieme al figlio sposo e a Maria, scende incontro a Gesù e lo saluta rispettosamente. Saluta anche gli altri due, e lo sposo fa lo stesso.
Ma quello che mi piace è il saluto pieno di amore e di rispetto di Maria al Figlio e viceversa. Non espansioni, ma uno sguardo tale accompagna la parola di saluto: «La pace è con te» e un tale sorriso che vale cento abbracci e cento baci. Il bacio tremola sulle labbra di Maria, ma non viene dato. Soltanto Ella pone la sua mano bianca e piccina sulla spalla di Gesù e gli sfiora un ricciolo della sua lunga capigliatura. Una carezza da innamorata pudica.
5 Gesù sale a fianco della Madre e seguito dai discepoli e dai padroni, ed entra nella sala del convito, dove le donne si danno da fare ad aggiungere sedili e stoviglie per i tre ospiti, inaspettati, mi sembra. Direi che era incerta la venuta di Gesù e assolutamente impreveduta quella dei suoi compagni.
Odo distintamente la voce piena, virile, dolcissima del Maestro dire, nel porre piede nella sala: «La pace sia in questa casa e la benedizione di Dio su voi tutti». Saluto cumulativo a tutti i presenti e pieno di maestà. Gesù domina col suo aspetto e con la sua statura tutti quanti. È l'ospite, e fortuito, ma pare il re del convito, più dello sposo, più del padrone di casa. Per quanto sia umile e condiscendente, è colui che si impone.
Gesù prende posto alla tavola di centro con lo sposo, la sposa, i parenti degli sposi e gli amici più influenti. I due discepoli, per rispetto al Maestro, vengono fatti sedere alla stessa tavola.
Gesù ha le spalle voltate alla parete dove sono le giare e le credenze. Non le vede perciò, e non vede neppure l'affaccendarsi del maggiordomo intorno ai piatti di arrosti, che vengono portati da una porticina che si apre presso le credenze.
Osservo una cosa. Meno le rispettive madri degli sposi e meno Maria, nessuna donna siede a quel tavolo. Tutte le donne sono, e fanno baccano per cento, all'altra tavola contro la parete, e vengono servite dopo che sono stati serviti gli sposi e gli ospiti di riguardo. Gesù è presso il padrone di casa ed ha di fronte Maria, la quale siede a fianco della sposa.
Il convito comincia. E le assicuro che l'appetito non manca e neanche la sete. Quelli che lasciano poco il segno sono Gesù e sua Madre (il significato è che poco mangiano e poco bevono), la quale, anche, parla pochissimo. Gesù parla un poco di più. Ma, per quanto sia parco, non è, nel suo scarso parlare, né accigliato né sdegnoso. È un uomo cortese ma non ciarliero. Interrogato risponde, se gli parlano si interessa, espone il suo parere, ma poi si raccoglie in sé come uno abituato a meditare. Sorride, non ride mai. E, se sente qualche scherzo troppo avventato, mostra di non udire. Maria si ciba della contemplazione del suo Gesù, e così Giovanni, che è verso il fondo della tavola e pende dalle labbra del suo Maestro.
Le nozze di Cana, mosaico di Marko Ivan Rupnik gesuita sloveno, sulla facciata della Basilica del Rosario a Lourdes
6 Maria si accorge che i servi parlottano col maggiordomo e che questo è impacciato, e capisce cosa c'è di spiacevole. «Figlio» dice piano, richiamando l'attenzione di Gesù con quella parola. «Figlio, non hanno più vino».
«Donna, che vi è più fra Me e te?». Gesù, nel dirle questa frase, sorride ancor più dolcemente, e sorride Maria, come due che sanno una verità che è loro gioioso segreto, ignorata da tutti gli altri.
7 Gesù mi spiega il significato della frase.
«Quel "più", che molti traduttori omettono , è la chiave della frase e la spiega nel suo vero significato.
Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al momento in cui la volontà del Padre mio mi indicò esser venuta l'ora di essere il Maestro. Dal momento che la mia missione ebbe inizio, non ero più il Figlio soggetto alla Madre, ma il Servo di Dio. Rotti i legami morali verso la mia Genitrice. Essi si erano mutati in altri più alti, si erano rifugiati tutti nello spirito. Quello chiamava sempre "Mamma" Maria, la mia Santa. L'amore non conobbe soste, né intiepidimento, anzi non fu mai tanto perfetto come quando, separato da Lei come per una seconda figliazione, Ella mi dette al mondo per il mondo, come Messia, come Evangelizzatore. La sua terza sublime mistica maternità fu quando, nello strazio del Golgota, mi partorì alla Croce facendo di Me il Redentore del mondo.
"Che vi è più fra Me e te? "Prima ero tuo, unicamente tuo. Tu mi comandavi, Io ti ubbidivo. Ti ero "soggetto". Ora sono della mia missione.
Non l'ho forse detto? (Luca 9, 62; Vol 3 Cap 178; Vol 4 Cap 276) "Chi, messa la mano all'aratro, si volge indietro a salutare chi resta, non è adatto al Regno di Dio". Io avevo posto la mano all'aratro per aprire col vomere non le glebe, ma i cuori, e seminarvi la parola di Dio. Avrei levato quella mano solo quando me l'avrebbero strappata di là per inchiodarmela alla croce ed aprire con il mio torturante chiodo il cuore del Padre mio, facendone uscire il perdono per l'umanità.
Quel "più", dimenticato dai più, voleva dire questo: "Tutto mi sei stata, o Madre, finché fui unicamente il Gesù di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel mio spirito; ma, da quando sono il Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un poco ancora e, finita la missione, sarò da capo tutto tuo; mi riavrai ancora sulle braccia come quand'ero bambino, e nessuno te lo contenderà più, questo tuo Figlio, considerato un obbrobrio dell'umanità, che te ne getterà la spoglia per coprire te pure dell'obbrobrio d'esser madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo, trionfante, trionfante tu pure in Cielo. Ma ora sono di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi ha mandato ad essi".
Ecco quel che vuol dire quel piccolo e così denso di significato "più" ».
8 Maria ordina ai servi: «Fate quello che Egli vi dirà». Maria ha letto negli occhi sorridenti del Figlio l'assenso, velato dal grande insegnamento a tutti i "vocati". E ai servi: «Empite d'acqua le idrie» ordina Gesù.
Vedo i servi empire le giare di acqua portata dal pozzo (odo stridere la carrucola che porta su e giù il secchio gocciolante). Vedo il maggiordomo mescersi un poco di quel liquido con occhi di stupore, assaggiarlo con atti di ancor più vivo stupore, gustarlo e parlare al padrone di casa e allo sposo (erano vicini).
Maria guarda ancora il Figlio e sorride; poi, raccolto un sorriso di Lui, china il capo arrossendo lievemente. È beata.
Nella sala passa un sussurrìo, le teste si volgono tutte verso Gesù e Maria, c'è chi si alza per vedere meglio, chi va alle giare. Un silenzio, e poi un coro di lodi a Gesù.
Ma Egli si alza e dice una parola: «Ringraziate Maria» e poi si sottrae al convito. I discepoli lo seguono. Sulla soglia ripete: «La pace sia a questa casa e la benedizione di Dio su voi» e aggiunge: «Madre, ti saluto».
La visione cessa.
MARIA VALTORTA, Terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria, presso i quali è in corso la causa di beatificazione. (Caserta 14 maggio 1897 – Viareggio 12 ottobre 1961)
Maria Valtorta nacque a Caserta il 14 marzo 1897, figlia unica di un ufficiale di Cavalleria e di una insegnante di francese, entrambi lombardi. Crebbe e si formò in varie città del nord (Faenza, Milano, Voghera)mostrando un carattere forte, spiccate capacità umane e straordinarie doti spirituali. Completò i suoi studi nel prestigioso Collegio Bianconi di Monza.
Durante la prima guerra mondiale fu infermiera "samaritana" nell'Ospedale Militare di Firenze, città in cui abitò a lungo e dove fu segnata dalle prove più dure, procurate dalla terribile mamma, che per due volte infranse il suo legittimo sogno d'amore, e da un sovversivo, che per strada le sferrò una bastonata alle reni. Si ritemprò, in parte, con una vacanze di due anni a Reggio Calabria, presso parenti facoltosi ed affezionati.
Nel 1924 si stabiliva con i genitori a Viareggio, dove fu impegnata in Parrocchia come delegata di cultura per le giovani di Azione Cattolica. Intanto le sue sofferenze aumentavano e la sua ascesi culminava in eroiche offerte di sè per amore a Dio e all'umanità. La sua vera missione, quella di scrittrice mistica, maturò e si svolse negli anni centrali della sua lunga infermità, che la costrinse a letto dal 1934 fino alla morte, avvenuta a Viareggio il 12 ottobre 1961.
Nel 1943, inferma da nove anni, Maria Valtorta aderì ad una richiesta del confessore e scrisse l'Autobiografia. Svelando il suo talento di scrittrice, riempì di getto sette quaderni per narrare senza reticenze la propria vita, umana fino alla passionalità, ascetica fino all'eroismo.
Subito dopo dava inizio ad una produzione letteraria prodigiosa. Stando seduta nel letto, Maria Valtorta scriveva di suo pugno su comuni quaderni, di getto, senza preparare schemi ne correggere. Spesso alternava la stesura degli episodi dell'opera maggiore con quella di altri argomenti, che avrebbero poi dato corpo alle opere minori.
L'epilogo
Finita quasi di scrivere l'opera maggiore, quella in dieci volumi dal titolo "L'Evangelo come mi è stato rivelato", Maria Valtorta fu presa dalla nostalgia del suo Signore, pensando di non doverlo più vedere. Ma Egli venne a consolarla con una promessa: "Io sempre verrò. E per te sola. E sarà ancora più dolce perché sarò tutto per te...ti porterò più su, nelle pure sfere della pura contemplazione....D'ora in poi contemplerai soltanto... ti smemorerò del mondo nel mio amore".
Era il 14 marzo 1947, giorno del suo 50° compleanno.
Già da alcuni anni, il 12 settembre 1944, Gesù le aveva predetto una morte estatica: "Come sarai felice quando ti accorgerai di essere nel mio mondo per sempre e d'esservi venuta, dal povero mondo, senza neppure essertene accorta, passando da una visione alla realtà, come un piccolo che sogna la mamma e che si sveglia con la mamma che lo stringe al cuore. Così Io farò con te".
Sta di fatto che, a partire dal 1956, Maria iniziò a dare segni di un distacco psichico, che gradualmente diventava, negli anni successivi, incomunicabilità, dolce apatia, abbandono totale, ma che non fece mai smorzare sul suo viso la vivezza dello sguardo o alterare la serenità dell'espressione, senza peraltro far trapelare i dolori che ancora dovevano tormentarla.
Si spense nella mattina di giovedì 12 ottobre 1961, mentre un sacerdote le recitava la preghiera degli agonizzanti: "Parti, anima cristiana, da questo mondo". Aveva 64 anni di età ed era a letto da 27 anni e mezzo.
Dodici anni dopo, il 2 luglio 1973, i resti mortali di Maria Valtorta, traslati dal Camposanto della Misericordia in Viareggio, furono tumulati a Firenze, in una cappella nel Chiostro grande della basilica della Ss. Annunziata.
La sua tomba a Firenze e la casa in cui visse in Viareggio sono meta di visitatori devoti e grati i lettori delle sue opere, sparsi nel mondo.
QUESTO EVENTO CI RIGUARDA TUTTI. OGGI, 13 OTTOBRE 2013, NEL VANGELO VIENE RACCONTATO IL MIRACOLO DEI DIECI LEBBROSI. GESU' DICE AL LEBBROSO SANATO: "VA', LA TUA FEDE TI HA SALVATO".
Ritengo opportuno fare una riflessione al riguardo. In questi giorni ho tentato di far conoscere l'evento che stiamo organizzando, ad alcuni amici medici, infermieri, sanitari delle varie specialità, con risultati stupefacenti. Allora, mentre è abbastanza naturale che un medico ateo o agnostico risponda che lui ai miracoli non ci crede, sono rimasto sconvolto dalle persone che frequentano la chiesa alla domenica, magari sono anche operatori di pastorale, animatori ..... e via testimoniando, che con molta determinazione affermano che i miracoli non esistono e quindi non sono interessati all'evento.
Per me che ho passato anni nel mondo della ricerca biomedica, come statistico, è sembrata un'idiozia senza pari. Cioé, il rifiutarsi di ascoltare la relazione scientifica su di un miracolo, o guarigione straordinaria non spiegabile scientificamente, oggi, da parte di chi opera nella medicina.Veramente mi è parso paradossale da parte di chi la medicina dovrebbe conoscerla e così anche il funzionamento del corpo umano, compreso il cervello.Avere una posizione così assurdamente preclusiva,non fa onore né alla cultura scientifica né tantomeno a quella umana. Ma, queste persone sanno che l'emisfero destro governa circa 64.000 funzioni fisiologiche del corpo umano? Sono al corrente che ogni dieci anni le conoscenze sulle centinaia di ormoni, di enzimi, di aminoacidi, di proteine, che sovraintendono a quelle funzioni, vengono rivoluzionate? Perché volersi precludere conoscenze empiriche dimostrate clinicamente?
È un mistero della volontà il rifiutarsi di conoscere l'evidenza scientifica. Parlo soprattutto per chi la fede dovrebbe averla, vista la loro frequentazione, anche ai sacramenti. Mah!
PARROCCHIA DELL’ANNUNCIAZIONE IN OLMO DI MARTELLAGO
DOMENICA 20 OTTOBRE 2013
SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA DOMENICA DEL MALATO ORE 15 30
La Vergine Maria quando è apparsa a Bernadette Soubirous nella grotta di Lourdes, in riva al fiume Gave, il 18 febbraio 1858 durante la terza apparizione, disse alla ragazza: "Non le prometto di renderla felice in questo mondo, ma nell'altro". Era il modo scelto da Maria per comunicare a Bernadette quanto avrebbe patito su questa terra prima di salire al Cielo. Tutti noi siamo consapevoli del nostro destino finale, e pensando a tutte le persone sofferenti, nel corpo e nell'anima, vogliamo inserirci in questo percorso di offerta dei nostri dolori per portarli a Gesù, pregandolo che dalla Croce ci aiuti a portare la nostra croce nella quotidianità. Con questi pensieri vi invitiamo a partecipare a questa stimolante celebrazione per pregare insieme, e per vivere un momento di grande emozione ascoltando la vicissitudine umana e religiosa del nostro caro amico Vittorio.
Il dottor Mario Botta che presenterà il caso clinico con l'ausilio di diapositive e risultati diagnostici pre e post miracolo, è un cardiochirurgo milanese che fa parte della Associazione dei medici del Santuario di Lourdes. Un medico che ne ha viste e ne vede di guarigioni senza spiegazioni scientifiche allo stato attuale delle conoscenze, tutti gli anni.
La chiesa di Olmo dedicata alla La Madonna nella grotta di Lourdes
Annunciazione del Signore
DOPO L’UNZIONE DEGLI INFERMI SEGUIRÀ LA TESTIMONIANZA DI VITTORIO MICHELI, 63° MIRACOLATO DI LOURDES ALLA PRESENZA DI MEDICI E DEL PERSONALE UNITALSI
Il pomeriggio si concluderà con un momento conviviale per tutti i partecipanti.
La Vergine Immacolata nella grotta di Lourdes
Chi va all’inferno secondo Bernadette.
In questo Anno della Fede, abbiamo appena festeggiato la ricorrenza della prima apparizione della Madonna a Lourdes. Era l’11 febbraio 1858 quando nella cittadina della Bigorre, ai piedi della catena pirenaica, Bernadette Soubirous vide una bella signora in un anfratto di una grotta, in riva al fiume Gave.
La bella signora le era apparsa con le mani giunte e una corona del rosario in mano. Bernadette automaticamente prese la sua corona dalla tasca e insieme recitarono il Rosario. Durante quella apparizione non vi furono dialoghi, tutto si svolse con la recita della preghiera mariana.
Vediamo ora come si svolsero le successive apparizioni
14 febbraio: Maria sorride a Bernadette perché la piccola si era portata l’acqua benedetta per aspergere la bella Signora per essere sicura che non si trattasse del diavolo.
18 febbraio: la Vergine chiede a Bernadette di andare alla grotta per quindici giorni e le promette di non renderla felice in questa vita ma nell’altra.
19 -23 febbraio: Maria e Bernadette pregano insieme, conversano tra loro e Bernadette non rivela nulla.
24 febbraio – 1° marzo: è tempo di Quaresima e la Vergine esorta Bernadette con le parole: “Penitenza, penitenza, penitenza. Pregate Dio per la conversione dei peccatori”. La Signora le ordina di camminare in ginocchio nella grotta, di mangiare erbe selvatiche, di scavare nel fondo della grotta con le mai nel fango, di sporcarsi il viso con quel fango, di scavare ancora fino alla scoperta della sorgente miracolosa e infine di lavarsi il viso e le mani. L’acqua della sorgente rappresenta la Grazia santificante che purifica dai peccati.
2 – 4 marzo: la Signora invia Bernadette in missione: “Andate a dire ai sacerdoti che si venga qui in processione e che si costruisca una cappella”. Durante le ultime apparizioni delle quindici promesse da Maria, avvengono i primi miracoli di guarigione.
25 marzo: Bernadette si sente richiamata alla grotta, è il giorno dell’Annunciazione . Bernadette chiede ancora di conoscere il nome della Signora. Il parroco vuol sapere. La Signora le dice: “QUE SOY ERA IMMACULADA CONCEPCIOU”: SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE! Bernadette, che non sapeva cosa volesse dire, va di corsa dal parroco a comunicarlo. Il parroco rimane sconvolto e crede a tutto quanto Bernadette gli aveva comunicato su incarico della Vergine Maria. È assolutamente straordinario che il 25 marzo la Madonna quando comunica chi è, lo fa allargando le braccia come nell’immagine della famosa Medaglia Miracolosa di suor Caterina Labouré, alla quale la Madonna nel 1830 a Parigi aveva dato ordine di coniare la medaglia con la giaculatoria: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”.
Le ultima due apparizioni avvengono il 7 aprile, subito dopo la Pasqua, e il 16 luglio giorno della festa della Madonna del Carmelo.
Il 7 aprile Bernadette va alla grotta seguita da centinai di persone, oramai tutta la Francia ne parla, ci va con un grosso cero; mentre il cero si consuma e la fiamma avvolge la mano della ragazza, avviene l’apparizione. Un medico che aveva il compito di capire cosa stesse succedendo in quella grotta, osserva con stupore come la fiamma non provochi dolore e neanche bruciature.
Il 16 luglio siamo nel pieno della fama delle apparizioni, i giornali ne hanno parlato in tutta la Francia, ovviamente mettendo in dubbio tutto quello che era successo. Le autorità vietano l’accesso alla grotta, che viene transennata. Bernadette si sente chiamata e, non potendo accedere alla grotta, si ferma dall’altra parte del Gave. Dirà che la Signora era più bella del solito.
Ora, le apparizioni della Madre di Gesù Cristo nell’epoca moderna hanno il loro inizio a PARIGI nel 1830, il 27 novembre per la precisione, a una suora dell’Ordine della Carità di san Vincenzo de’ Paoli: Caterina Labouré. Quando suor Caterina viene a sapere quanto sta succedendo a Lourdes alla giovane Bernadette, dirà che la bella Signora è proprio quella Madonna che a lei era apparsa il 27 novembre 1830 nel convento della Rue du Bac.
la Medaglia Miracolosa fatta coniare da suor Caterina su ordine della Madonna.
La Chiesa e il Papa Pio IX non restarono insensibili alle manifestazioni della Rue du Bac, la Madonna aveva parlato chiaro, era stata concepita senza macchia originale. Così verrà proclamato il dogma di fede sull’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1854. Le intuizioni che il beato Giovanni Duns Scoto nel 1300 aveva elaborato dimostrando la verità teologica del dogma, trovano compimento dopo oltre cinque secoli. Questi sono i tempi di Dio e i tempi della Chiesa. Forse è utile e conveniente interiorizzare questi fatti, noi non siamo qui sulla terra per quei pochi anni che viviamo, siamo proiettati più avanti, l’eternità ci sta aspettando e conviene che ne teniamo conto per prepararci. .
APPUNTI DI VIAGGIO DALLA TRE GIORNI DI ASSISI PER LA FORMAZIONE DEGLI ANIMATORI DI PELLEGRINAGGIO. (A cura di Gianfranco Trabuio, animatore)
ANNO 2013: LOURDES, PORTA DELLA FEDE.
La Porziuncola dentro alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, in Assisi, dove Francesco iniziò il suo cammino di santità.
Ad Assisi nei pressi della basilica di Santa Maria degli Angeli, si è svolta la tre giorni di formazione per gli animatori dell’UNITALSI che nel 2013 affronteranno i pellegrinaggi sul tema dell’Anno della Fede, voluto dal Papa Benedetto XVI per tentare di smuovere l’ignavia e l’accidia degli uomini di oggi.
Quello che racconterò in questi appunti è una rassegna di quanto mi ha colpito di più, proprio facendo riferimento al ruolo di animatore che ho accettato qualche anno fa, quando i dirigenti dell’UNITALSI Veneziana me l’hanno proposto.
E qui è necessario riflettere su questa nuova figura voluta fortemente dalla dirigenza nazionale, in particolare dall’avv. Antonio Diella. La sua decisione si sta configurando nel tempo come un’intuizione profetica, una passione che continua a muoverlo e a produrre risultati di grande spessore culturale e religioso. Un uomo di fede si deve valutare anche dalle opere e non solo dalle parole. Ecco, Diella è un personaggio ascrivibile a quella fattispecie di persone di fede che inverano nella loro quotidianità le coordinate portanti degli insegnamenti di Gesù, e che riesce a comunicarle alle persone che incontra.
Sono convinto che alla fine della tre giorni di Assisi tutti i 350 animatori unitalsiani abbiano riempito bene il loro tascapane, e abbiano assimilato come distribuire quel pane ai pellegrini e agli ammalati che incontreranno nei loro pellegrinaggi.
Il tema: “Percorrere i deserti del mondo contemporaneo: cercatori di Dio lungo la strada della verità e della bellezza”, ricorda nella sua complessità accattivante i temi del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, e rimanda alle storiche intuizioni della filosofia scolastica quando affermava che “Ens et verum convertuntur” (Dio e la verità sono la stessa cosa), che “Ens et bonum” covertuntur”, (Dio e il bene sono la stessa cosa), alle quali io aggiungo per completare il tema che “Ens et pulchrum convertuntur” (Dio e la bellezza sono la stessa cosa), e che “Ens et gaudium convertuntur” (Dio e la gioia sono la stessa cosa).
Ecco, partendo da queste premesse credo si possa dipanare la stesura di questi appunti di viaggio, iniziando dalla magistrale relazione di don Sabino Troia su “L’anno della fede come cammino di bellezza e gioia”. La relazione di questo giovane sacerdote prende le mosse dalla lettera del papa “PORTA FIDEI” con la quale ha indetto l’anno della Fede. Il pellegrinaggio deve essere vissuto come un tempo di Grazia e di Bellezza. È un invito a portare il popolo fuori dal deserto e verso il luogo della Vita, in amicizia col Figlio di Dio.
L’uomo non si muove a colpi di ragionamenti ma a colpi di passione, e la conversione è un moto dell’anima mosso dalla passione.
Il problema culturale e religioso di oggi è l’indifferentismo, ma non riguarda solo la religione cristiana. Oggi questa situazione viene vissuta da tutte le religioni, perché le nostre società sono indifferenti alla presenza di Dio nella storia degli uomini. La conseguenza è che oggi l’uomo fa volentieri a meno dell’ipotesi di Dio, e nelle nostre comunità non si nasce più cristiani, ma si deve diventare cristiani nel mondo contemporaneo. Il Papa rivolge un invito pressante ai cristiani di oggi che devono diventare agenti di conversione nei loro ambienti di vita e di lavoro, e il problema concreto è quello di offrire il deposito della Fede della Chiesa con il linguaggio comprensibile per le persone che vivono questo tempo. E allora, cos’è la Fede?
È un dono che viene da Dio, certamente, ma è anche un atto umano di accettazione. A fronte di un Dio che dona, ci deve essere un uomo che accetta, solo che oggi c’è una grande difficoltà a fidarsi l’uno dell’altro. Manca la fiducia e questa mancanza di fiducia genera tra di noi il deserto, è vitale fidarsi di Dio, diversamente non esiste vita di relazione e nelle nostre società siamo tanti atomi autoreferenti e non comunicanti.
Queste sono le caratteristiche del deserto. Come fare, allora, per accompagnare l’uomo di oggi fuori dal deserto, verso Gesù il Cristo? Cosa ci insegna Gesù per uscire da questa terra di desolazione?
LA FESTA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
Sono moltissime le parrocchie che in questo periodo organizzano la tradizionale “Sagra del Rosario”, il 7 ottobre. Ho voluto fare un sondaggio tra preti e fedeli sul perché di questa festa della Madonna del Rosario, e il risultato è stupefacente: uno su 100 mi ha dato una risposta vicina alla verità storica.
Significa che anche nella Chiesa cattolica ormai si sono cancellate le radici popolari della fede e delle devozioni che traggono origine da eventi storici. Il fatto è emblematico di come non solo le istituzioni culturali laiche stiano procedendo alla cancellazione delle radici cristiane della nostra Italia e dell’Europa tutta, ma anche le istituzioni ecclesiastiche procedono alacremente per la loro auto dissoluzione.
Emblematico di queste affermazioni sono due episodi che mi sono capitati di recente. Il primo, durante un incontro internazionale di frati francescani durante il quale conversando con un frate minore sulla storia della difesa dell’Europa dagli eserciti turchi, mi disse che San Giovanni di Capestrano (vittoria di Belgrado, 22 luglio 1456 e il papa Callisto III istituisce la festa della Trasfigurazione di Gesù, simbolo dell'Europa cristiana salvata e trasfigurata), San Lorenzo di Brindisi (vittoria di Alba Reale in Ungheria, 9 ottobre 1601) e altri santi francescani, la Chiesa di oggi non li avrebbe canonizzati. Ricordo che sono i frati che hanno fermato l’avanzata degli eserciti turchi nel cuore dell’Europa e senza dei quali oggi l’Europa sarebbe tutta musulmana. Forse il giovane frate teologo col quale interloquivo era convinto della bontà dell’essere un frate musulmano, invece che francescano. Meno male che al giovane frate teologo è sfuggito il beato Marco d’Aviano, vittoria sui turchi a Vienna (11 settembre 1683). La sua figura poco ricordata in Italia, invece si studia a scuola in Austria e nell’Europa dell’Est. Papa Pio X firmò il decreto d’introduzione della causa di beatificazione e il 27 aprile 2003 è stato beatificato in Piazza s. Pietro a Roma, da papa Giovanni Paolo II. Forse al frate francescano minore era sfuggita la notizia perché il beato era frate francescano sì, ma cappuccino.
Il secondo episodio, mi è capitato proprio in questi giorni conversando con una maestra elementare, cattolica praticante, della vecchia generazione. La quale faceva un parallelo tra la difesa dell’Europa cristiana dall’invasione musulmana dei secoli scorsi, e il terrorismo islamico di oggi. Per la signora sono da mettere sullo stesso piano. Sempre guerre sono! Il buonismo ha messo radici dentro alla Chiesa e ai suoi adepti in modo così profondo da cancellare addirittura la verità storica degli avvenimenti. Veramente sconvolgente, e la dice lunga sulla profezia di Gesù, quando domanda ai suoi apostoli se alla sua venuta sulla terra troverà ancora la sua fede, i suoi credenti. Povero piccolo gregge!
A questo punto ho deciso di mettere mano agli archivi storici per divulgare un po’ di conoscenza sulle nostre radici. Vi propongo il risultato di tale ricerca, con l’augurio che la Madonna del Rosario ancora oggi pregata da milioni di credenti con la corona del rosario, ci aiuti e illumini i nostri pastori sul come manifestare la loro fede e comunicarla al loro gregge.
SAN PIO V E IL ROSARIO. LA SALVEZZA DELL’EUROPA CON LA PREGHIERA ALLA VERGINE LAURETANA.
DAL LIBRO “I PAPI E LA SANTA CASA” di Padre Arsenio d’Ascoli
San Pio V aveva messo sotto la protezione della Vergine di Loreto l’esito della grande battaglia che le Nazioni cristiane combattevano contro i Turchi, che stavano facendo per mare gli ultimi sforzi per aprirsi un varco nel Mediterraneo Occidentale e colpire al cuore la Chiesa Cattolica. Il Santo Pontefice aveva ordinato preghiere continue nella Santa Casa di Loreto, per tutto il periodo dell’ultima grande crociata.
Se la gloria militare della battaglia di Lepanto si riverbera sulla leggendaria figura di Don Giovanni d’Austria, la vittoria fu solo il risultato della preghiera fiduciosa di San Pio V. Egli odiava la guerra, ma l’amore verso la Chiesa in pericolo lo faceva così parlare ai Cardinali riuniti in Concistoro, il 2 aprile 1566: “Mi armo contro i Turchi, ma in ciò mi può giovare solo la preghiera”. Il Papa per le strade di Roma, a piedi nudi, andava in processione per piegare la bontà di Dio verso la sua Chiesa; nello stesso tempo però preparava le armi e alzava torri di vedetta lungo tutta la costa del mare di Roma dove già qualche secolo prima i musulmani arrivsti via mare avevano distrutto la chiesa di San Pietro per due volte.
Il 25 maggio 1571 veniva sottoscritta a Roma la “Lega Cristiana”. Marcantonio Colonna, comandante della flotta pontificia, venne a Loreto con la sposa per mettere nelle mani di Maria la sorte della guerra.
La flotta cristiana salpò dai porti d’Europa e, dopo 20 giorni di navigazione, fu in vista della flotta nemica, forte di 300 navi. Don Giovanni d’Austria con un Crocifisso in mano girò di nave in nave, bello e luminoso in volto come l’arcangelo della vittoria; infuse ardore e coraggio e issò lo stendardo del Papa e la bandiera della spedizione su cui dominava l’immagine della Vergine. Fu per tutte le navi un segnale di preghiera.
Era quello un momento particolarmente solenne. Dietro a loro l’Europa e il Papa erano in ansia. La Vergine di Loreto, invocata con l’ardore dei figli, prese parte alla battaglia gigantesca. Verso mezzogiorno del 7 ottobre 1571 cominciò la furibonda mischia. Alle cinque di sera la battaglia era finita.
MAPPA DELLA DISPOSIZIONE DELLE FLOTTE
San Pio V stava esaminando con diversi prelati il movimento del tesoro pontificio. Tutto d’un tratto, quasi mosso da un impulso irresistibile, si alzò, si accostò a una finestra fissando lo sguardo verso l’oriente come estatico; poi ritornando verso i prelati, con gli occhi brillanti d’una gioia divina: “Non occupiamoci più d’affari - esclamò - ma andiamo a ringraziare Dio. La flotta cristiana ha ottenuto la vittoria”. Congedò i prelati e andò subito in cappella, ove un Cardinale accorso al lieto annunzio lo trovò immerso nel pianto della gioia. San Pio V è noto come il Papa di Lepanto. Preoccupato dalle mire espansionistiche dei turchi, istituì la Lega Santa. Che vinse. Il trionfo venne comunicato “in tempo reale” al Vicario di Cristo con una visione: angeli in coro intorno al trono della Beata Vergine, che teneva in braccio il Bambino Gesù e in mano la Corona del Rosario. Dopo l’evento prodigioso – era mezzogiorno – il Papa diede ordine che tutte le campane di Roma suonassero a festa e da quel giorno viene recitato l’Angelus proprio a quell’ora.
La notizia ufficiale giunse con un certo ritardo per una tempesta di mare che costrinse il messo di Don Giovanni d’Austria a fermarsi.
Al suo arrivo (notte del 21 ottobre 1571) egli lo accolse esclamando: “Il Signore ha esaudita la preghiera degli umili, e non ha sdegnato le loro domande. Siano queste cose tramandate ai posteri, e il popolo che nascerà loderà il Signore”.
Fece coniare una medaglia con incise le parole del Salmista: “La destra del Signore ha fatto cose grandi; da Dio questo proviene”. Passando poi al valoroso Generalissimo applicò a lui il motto dell’Angelo: “Fuit homo missus a Deo cui nomen erat Joannes”. La stessa cosa fu fatta più tardi per Giovanni Sobiescki nel 1683 a Vienna.
Il Pontefice, preso da incontenibile gioia, ordinò a tutti quelli che si trovavano a letto di alzarsi e venire con lui nella Cappella a glorificare la bontà divina.
Il re Filippo II di Spagna stava assistendo ai vespri nella cappella del suo palazzo quando gli venne data la notizia della vittoria dall'ambasciatore veneziano, mentre veniva intonato il "Magnificat".
Terminata la sacra funzione fece leggere il dispaccio e intonare il "Te Deum".
Certamente la vittoria era stata ottenuta grazie alla bravura dei generali e capitani, ma più ancora a ben altre forze secondo la bella espressione del senato veneziano: "Non virtus, non arma,non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit" essendo la vittoria di Lepanto avvenuta nel giorno in cui le confraternite del Rosario facevano tradizionalmente particolari devozioni.
Pio V stabilì che il 7 di ottobre fosse giorno festivo consacrato a S. Maria delle Vittorie sull'Islam, Gregorio XIII trasferì la festa alla prima domenica del mese di ottobre con il nome di Madonna del Rosario.
La vittoria di Lepanto è intimamente legata al Santuario di Loreto. Il culto speciale alla Madonna del Rosario ebbe origine e sviluppo dopo questa storica battaglia. La vittoria fu ottenuta mediante il visibile patrocinio della Vergine Lauretana. L’invocazione “Aiuto dei Cristiani” venne aggiunta alle Litanie Lauretane dopo questa vittoria. Anche San Pio V attribuì la vittoria alla Vergine di Loreto. “Perciò il Papa – dice lo Zucchi – veramente pio, diedesi con private e pubbliche orazioni a conciliarsi il grande Iddio e principalmente ordinò che nella santissima Cella di Loreto continuamente si porgessero caldi prieghi alla Madonna ch’Ella si degnasse di prestar il favore suo ai Cristiani, nel maggior pericolo e bisogno. Né vana fu la speranza del Pontefice Pio e delle altre pie persone” (Martorelli, vol. I, p.531).
Come ricordo e come riconoscenza nei medaglioni degli “Agnus Dei” fece porre l’immagine di Loreto con sopra le magnifiche parole: “Vera Domus florida quae fuit in Nazareth”. Sotto volle che si scrivesse: “Sub tuum praesidium” per far comprendere a tutti a chi si doveva attribuire il merito della vittoria.
Altro fatto che ci fa vedere l’intervento della Vergine Loretana nelle sorti della battaglia. Mentre Marcantonio Colonna, comandante dell’armata papale, partiva per l’Oriente, la moglie Donna Felice Orsini con altre dame si portò a Loreto a pregare per lo sposo e per la vittoria. Passò giorni e notti in devotissima preghiera. Un giovane ebreo vedendo il suo fervore e la sua fede si convertì e ricevette il Battesimo in Santa Casa. Donna Orsini gli fece da madrina e se lo prese come paggio.
Roma preparò un ingresso trionfale al condottiero dell’armata papale, ma il Duce cristiano, riconoscendo che il merito della vittoria non era suo ma della Vergine di Loreto, differì il ritorno alla Capitale e venne a Loreto a ringraziare la Madonna.
Tutta l’armata papale approdò a Porto Recanati. Il comandante, gli ufficiali e i cristiani liberati dai Turchi, a piedi, con il capo scoperto, cantando inni di gioia e di ringraziamento, salirono al colle loretano” (Ivi, Vol. I, pp.430-431).
È importante ricordare come, a seguito della vittoria navale, vennero liberati circa 12.000 schiavi cristiani che erano messi ai remi delle navi turche. Il principe Marcantonio Colonna, comandante delle navi pontificie con gli schiavi liberati fece un pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto, consegnando alla Santa Vergine le catene degli schiavi. Con quelle catene furono costruite tutte le inferriate e i le decorazioni in ferro battuto del Santuario, che ancora oggi si possono ammirare. Altra notizia interessante su Lepanto è che vi partecipò Miguel Cervantes archibugiere imbarcato su di una galea spagnola. L’autore del famoso romanzo “Don Chisciotte della Mancia”, fu ferito a una gamba e da quella volta gli amici lo appellavano col nomignolo di “lo storpio di Lepanto”.
Nel 1576 venne a Loreto Don Giovanni d’Austria. Egli veniva a sciogliere il voto fatto cinque anni prima alla Madonna, quando partì per la battaglia di Lepanto. Fino allora ne era stato sempre impedito da pressanti affari politici e militari. Nel cuore dell’inverno, a cavallo, venne a Loreto da Napoli. Appena vide da lontano il Santuario, si fermò, s’inchinò e si scoprì il capo in segno di riverenza. “Poiché alla benedetta Cella pervenne, fatta una general confessione, alla Madonna grazie infinite rendette; né di ciò appagato, aggiunse allora al voto già adempiuto un ricco dono di danari. Come ebbe soddisfatto al voto ed alla pietà, a Napoli ritornò, seco portando un gran desiderio di quella amabilissima Signora di Loreto” (Ivi, vol. I, pp.433-434).
PARTICOLARE DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO, DEL PITTORE PAOLO VERONESE
Circa 40.000 erano i rematori dell’armata turca a Lepanto. Moltissimi di essi erano cristiani. Quindicimila furono liberati nella grande battaglia e riportati in Europa sulle navi cristiane.
“E’ assai noto che nella medesima giornata, prima che al fatto si desse principio, gli schiavi cristiani dai Turchi posti alle catene per vogare, si votarono a Santa Maria di Loreto per la libertà loro” (Ivi, vol. I, p.431).
Tutti poi o in gruppo o alla spicciolata vollero venire a Loreto a sciogliere il loro voto. “E vollero che quivi restasse di tanto celeste beneficio qualche memoria: lasciarono alla loro Liberatrice le catene che ai remi gli tenevano legati” (Ivi, vol. I, 431).
Queste catene servirono per fabbricare le cancellate dei dodici altari della navata centrale della Basilica, dove rimasero a perenne ricordo per quasi due secoli. Infine “essendosi poste alle dette Cappelle li balaustri di marmo, furono levati quei cancelli, e quel ferro commisto indistintamente con altro fu impiegato in occorrenze di varie fabbriche spettanti all’istesso Santuario” (Ivi, vol. II, p.134).
Con le catene degli schiavi venuti a Loreto furono fatti, oltre le cancellate delle Cappelle, i quattro cancelli della Santa Casa che ancora si conservano al loro posto per ricordo. Con le grandi lance fu fatto un recinto alla fontana del Maderno e con le frecce una caratteristica cancellata a una Cappella della Basilica. Furono infine asportati tutti, perché corrosi dalla ruggine e soprattutto perché un’altra linea s’imponeva nelle Cappelle per armonizzare con i nuovi altari. Al Sacconi però non piacevano queste balaustre di marmo simili ai ripari dei palchetti dei teatri (Cfr. Vogel, Index Hist. 10-5-75).
Dove furono portati? Alcuni nei sotterranei, altri usati per altri scopi, altri al tirassegno comunale.
Fu davvero simpatico il gesto di questi schiavi che vollero donare le loro catene alla loro Liberatrice come segno di riconoscenza e di amore. I quattro cancelli della Santa Casa, anche se semplici e rozzi, stanno lì a cantare le glorie e le vittorie della Vergine e a ricordare a tutti coloro che sono schiavi delle passioni a spezzare le loro catene ai piedi di Maria e a risollevarsi liberi e puri.
Non si sa con certezza se San Pio V, durante il suo Pontificato visitasse la Santa Casa.
Né gli storici loretani, né gli Annali recanatesi ne fanno cenno. Tuttavia il Moroni nel suo dizionario di erudizione storico-ecclesiastica sotto la voce “Ancona” afferma categoricamente che il Papa si portò nella città dorica nel 1566 per ordinare le fortificazioni contro i Turchi. Forse in quell’occasione si recò a visitare la Santa Casa verso la quale aveva mostrato devozione fin da quando era Cardinale.
Anche l’archivista della Santa Casa, Pietro Giannuizzi, pensa la stessa cosa. Egli dice che il Papa visitò Loreto nel 1566 per implorare dalla Vergine aiuto e assistenza per la Chiesa minacciata dai Turchi. Solo il P. Diego Calcagni, nelle memorie della città di Recanati afferma che il Papa visitò Loreto dopo la vittoria navale e si portò processionalmente in Santa Casa.
Per mezzo del Card. Michele Monelli, che si recava a Loreto per ringraziare la Madonna che gli aveva ottenuto la guarigione, inviò alla Basilica un pallio e una magnifica pianeta. (Martorelli, vol. I, 425).
Padre ARSENIO D’ASCOLI, ofmcap